Filippo V di Macedonia: differenze tra le versioni

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Nel frattempo, Filippo intraprese una spedizione contro gli Illiri conquistando la regione fino alle valli solcate dai fiumi Apsus e Genusus (l'odierno Shkumbini in Albania) che intendeva usare come basi d'appoggio per poter inviare rapidamente rinforzi, una volta che fosse sbarcato in Italia<ref>{{Cita|Polibio|V, 108}}.</ref>.
 
All'inizio dell'estate, Filippo ritenne che fosse ormai giunto il momento per lo sbarco e comandò pertanto alla sua flotta di radunarsi ad [[Apollonia (Albania)|Apollonia]]; tuttavia, mentre la marina macedone costeggiava l'isola di [[Saseno]], il sovrano ricevette la notizia dell'arrivo della flotta romana diede l'ordine di ritirarsi; in realtà la flotta avversaria era composta da 10 navi e, dando l'ordine della ritirata, il re aveva perso la migliore occasione oltre che parte della reputazione<ref>{{Cita|Polibio|V, 110}}.</ref>.
 
Umiliato ma non domato, Filippo inviò messaggeri per contattare Annibale con il quale concluse un trattato di alleanza (215 a.C.)<ref>{{Cita|Polibio|VII, 9}}; {{cita|Periochae|23.13}}.</ref> i cui termini sono riportati in tale modo da Tito Livio:
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In ogni caso, dopo il 196 a.C., mantenne relazioni positive con Roma: l'anno seguente, infatti, la Macedonia partecipò al consiglio di Corinto ove era in discussione la possibilità di dichiarare guerra a [[Nabide]] appoggiando apertamente l'opzione militare<ref>{{Cita|Livio|XXXIV, 24}}.</ref> ed inviando in sostegno a Flaminino 1.500 soldati e 400 cavalieri tessali<ref>{{Cita|Livio|XXXIV, 26}}.</ref>.
 
Il sostegno macedone a Roma fu confermato nel 192 a.C. quando il re di Siria, [[Antioco III]] e la [[lega etolica]], entrarono in ostilità contro Roma<ref>{{Cita|Appiano|12}}.</ref>.
 
Infatti, non appena Antioco III invase la Tessaglia, antico possedimento di Filippo, questi, timoroso di essere accerchiato tra i siriani e gli etoli, decise di inviare messaggeri al console [[Manio Acilio Glabrione (console 191 a.C.)|Manio Acilio Glabrione]] e di stipulare un'alleanza difensiva contro i siriani<ref>{{Cita|Appiano|16}}.</ref>.
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Nel corso dei due anni seguenti, mentre i romani erano impegnati in Asia Minore contro i [[Seleucidi]], Filippo V non solo assicurò ai Romani un passaggio sicuro attraverso i suoi territori ma li provvide di viveri e rifornimenti<ref>{{Cita|Livio|XXXVII, 7}}.</ref> e continuò la guerra contro gli Etoli con alterna fortuna: infatti, nel 188 a.C., gli Etoli respinsero le truppe macedoni ed il re dovette richiedere aiuto al console [[Marco Fulvio Nobiliore]]<ref>Floro, ''Epitoma di Storia Romana'', I, 25</ref> che, dopo aver assediato Ambracia, ottenne la resa definitiva della lega etolica<ref>{{Cita|Livio|XXXVIII, 1-11}}.</ref><ref>{{Cita|Polibio|XXI, 25-32}}.</ref>.
 
In ogni caso, Filippo non si fermò ed intraprese diverse spedizioni in Tracia (tra cui le importanti città di Aenus e Maroneia) e nella Tessaglia meridionale che, tuttavia, impensierirono il re di Pergamo, [[Eumene II]] il quale decise di informare il [[Senato romano|Senato]]: Roma impose a Filippo di rinunziare a queste conquiste e di ritornare ai confini concessi da Glabrione o avrebbe subito un nuovo intervento romano; furibondo (della sua furia, furono vittima gli abitanti di Maroneia che furono massacrati), ma impotente, il re ottemperò alle richieste <ref>{{Cita|Livio|XXXIX, 23-29, 33}}.</ref>.
 
=== Gli ultimi anni e la morte ===
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