La città di Dio: differenze tra le versioni

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L'opera nasce in un contesto storico-politico delicato: il lento decadere dell'[[Impero romano d'Occidente]] dovuto alle continue [[Invasioni barbariche del V secolo|invasioni barbariche]]. In particolare, il [[Sacco di Roma (410)|Sacco di Roma]] compiuto dai [[Visigoti]] di [[Alarico I]] nel 410 aveva causato grande impressione: mentre alcuni avevano interpretato la caduta della città eterna come un presagio della fine del mondo altri, i seguaci della religione romana tradizionale avevano sostenuto che fosse venuta meno la protezione accordata dalle antiche divinità, e ritenendo responsabili i cristiani e la loro opera di proselitismo.
 
La grande occasione data dall'evento sollecita Agostino a riflettere; così nel 413 comincia l'opera che lo impegnerà fino al 426 e diverrà uno dei pilastri della cultura occidentale e della storia della filosofia in particolare. Il [[cristianesimo]] fu accusato dai pagani di aver prodotto un indebolimento delle solide basi morali dell'impero, che avrebbe esposto quest'ultimo alle penetrazioni dei [[barbari]]. In realtà vanno presi in considerazione due fattori complementari: da una parte, il cristianesimo aveva creato un insieme di valori antitetici a quelli pagani, dall'altra, e per la maggiore, il motivo della caduta dell'impero è da ricercare nella fragilità politica di base.
 
=== Concezione della storia e differenza delle "città" ===
{{Vedi anche|Pensiero di Agostino d'Ippona#La visione escatologica della storia}}
L'opera appare come il primo tentativo di costruire una visione organica della [[storia]] dal punto di vista cristiano. Per controbattere alle accuse della società pagana contro i cristiani, Agostino afferma che la vita umana è dominata dall'alternativa fondamentale tra il vivere secondo la carne e il vivere secondo lo spirito. A queste due possibilità corrispondo opposti stili di vita: la ''Civitas Terrena'', ossia la città della carne e del diavolo, fondata da Caino; e la ''Civitas Dei'', ossia la città dello spirito, la città celeste fondata da Abele. Importante notare anche la simbologia scritturistica: Caino è un contadino e in quanto tale strettamente legato alla terra, allo sfruttamento delle sue risorse e al guadagno; Abele invece è un pastore, gode della terra ma non vi è legato e tende, per un certo verso, a una meta più ambita e fruttifera: il cielo.
{{Citazione|L'amore di sé portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l'amore di Dio portato fino al disprezzo di sé genera la città celeste. Quella aspira alla gloria degli uomini, questa mette al di sopra di tutto la gloria di Dio. [...] I cittadini della città terrena son dominati da una stolta cupidigia di predominio che li induce a soggiogare gli altri; i cittadini della città celeste si offrono l'uno all'altro in servizio con spirito di carità e rispettano docilmente i doveri della disciplina sociale.|''La città di Dio'', XIV, 28}}
 
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Ognuno potrà capire a quale città appartiene solo interrogando se stesso.
 
Agostino, in corrispondenza dei sei giorni (''[[Exameron]]'') della creazione distingue sei periodi storici:
* [[Adamo]] - [[Noè]];
* Noè - [[Abramo]];
* Abramo - [[Davide]];
* Davide - [[Esilio babilonese]];
* Cattività babilonese - [[Cristo]];
* Cristo - [[Parusia|Ritorno di Cristo]] e fine del mondo (''[[escatologia|eschaton]]'').
 
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