Grottesca: differenze tra le versioni

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[[ImmagineFile:Domusaurea.jpg|thumb|Le grottesche antiche della [[Domus Aurea]]]]
[[File:Giovanni da Udine Detalle de las decoraciones de la Loggeta del Cardenal Bibbiena.jpg|thumb|Grottesche della scuola di Raffaello, [[Loggetta del cardinal Bibbiena]], [[Palazzi apostolici]], Vaticano]]
 
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==Fasi storiche==
Le grottesche erano utilizzate nell'antichità romana e stando agli scavi delle ville imperiali del Palatino i primi esempi noti risalgono alla seconda metà del I secolo a.C. (42-36 a.C. per la casa di Augusto, 30 a.C. per l'''Aula Isiaca'' che si distingue per l'uso di preziosi inserti a foglia d'oro).
[[Vitruvio]], nel suo ''De architectura'' [http://www.hs-augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lsante01/Vitruvius/vit_ar07.html libro VII, cap. V, §§3-4], condannò la moda di questi ornamenti <ref>edizione italiana del passo citato [https://archive.org/stream/dellarchitettura02vitr#page/208/mode/2up Lib.VII, cap. V, §§3-4]</ref>. La polemica vitruviana si affida tanto ad una criterio estetico (le creazioni ibride contravvenendo alle leggi di Natura sono contrarie al canone della ''mimesis''), quanto ad un criterio morale (le pitture fantasiose sono puro pretesto a sfoggio di ricchezza smodata privilegiando l'uso di colori costosi quali il blu di Armenia o il porpora ed il cinabro, in contrasti cromatici violenti tesi ad impressionnare lo sguardo secondo un gusto alieno alla sobrietà dell'arte ufficiale che vuole opporsi allo stile dell'Oriente ellenistico). Ma allora, come nel Cinquecento, la loro diffusione fu inarrestabile, essendo adottata dalla stessa famiglia imperiale<ref>Oltre agli esempi sopracitati si vedano ancora quelli della villa di Agrippa Postumo a Boscotrecase http://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/20.192.1-.3</ref>.
 
Nel [[1480]], in seguito al ritrovamento di questo genere di decorazione nella [[Domus Aurea]] di [[Nerone]], le grottesche vennero riproposte sotto pretesto della ''imitatio antiquitatis''. Il Vasari dedica loro il capitolo XXVII della sua ''Introduzione alle tre arti del disegno''.<ref>[http://vasari.sns.it/cgi-bin/vasari/Vasari-all?code_f=print_page&work=le_vite&volume_n=1&page_n=143 Capitolo XXVII Come si lavorino le grottesche su lo stucco]</ref> e seguendo l'esempio vitruviano le definì "pitture licenziose e ridicole molto", traendo tuttavia motivo di orgoglio dal fatto che il modello antico sia stato reinterpretato dai moderni con esiti superiori all'archetipo neroniano.
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==Significato metaforico==
Il termine '''grottesco''' col tempo ha cambiato significato, passando dalle arti figurative alla letteratura fantastica<ref>Nella teoretica del [[Corpo grottesco]] M. Bakhtin lo applica al “Gargantua and Pantagruel” di Rabelais, ma elementi si trovano anche nel Don Chisciotte di Cervantes, nei ''Viaggi di Gulliver'' di J. Swift e nel ''Tristram Shandy'' di L. Sterne.</ref>: da lì è entrato nel [[linguaggio comune]] ed oggi indica qualcosa di bizzarro e inconsueto, assumendo poi la connotazione di "ridicolo", ironizzante e caricaturale.
 
La [[Filosofia dell'arte|critica estetica]] vi individuava, già nei secoli scorsi, i caratteri della [[fantasia]]<ref>Ai limiti della stranezza, se è vero che J. W. Goethe, nel sui saggio “About the Arabesque” (1789), non distingueva tra i concetti di "[[arabesco]]" e "grottesco", descrivendoli ambedue coi connotati dello strano e dell'innaturale.</ref>, dell'assenza di proporzioni e della comicità<ref>J. Meser, “The Harlequin, or Protection of the Grotesque and Comic” (1761).</ref>, con una linea di confine assai tenue con il tragico<ref>K. F. Flegel, “History of Comic Grotesque” (1788).</ref>.
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*[[Andrea di Cosimo Feltrini]]
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==Collegamenti esterni==