Marajó: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|Marajoara}}
[[Image:Burian urn, AD 1000-1250, Marajoara culture - AMNH - DSC06177 b.jpg|thumb|Urna funeraria, [[American Museum of Natural History]]]]
Dal 1870 la grande isola è stata oggetto della ricerca archeologica brasiliana. Nei suoi tumuli sono state trovate ceramiche di vari formati color grigio crema; alcuni esemplari di giare da acqua, ovali o cilindriche, con bocche larghe o strette, ornato da rilievi, presentano pitture a disegno geometrico intrecciato di color rosso o bruno su fondo crema, sia all'interno che all'esterno. Alcune giare ovali recano una un'ornamentazione geometrica incisa. Le urne funerarie, di forma troncoconica, possono talvolta presentare una decorazione a rilievo con figure umane coperte da disegni geometrici a forma di T o di H. Nel complesso le urne venivano decorate a larghe forme curvilinee rosse su fondo crema.
 
È possibile, anche se la datazione non è ancora precisa, che la cultura di Marajó, che sembra tuttora attestata nei primi secoli della nostra era, sia esistita sin dal primo millennio a.C.. Se ne trovano testimonianze nelle raccolte del [[Musée de l'Homme]] a Parigi e dell'''University Museum'' di Philadelphia<ref>* [[Ernst Gombrich]], ''Dizionario della Pittura e dei Pittori'', Einaudi Editore, 1997</ref>.
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Le attività economiche più importanti sono lo sfruttamento delle foreste e la produzione di [[caucciù]]. Parte della foresta originaria ha lasciato il posto a grandi tenute terriere dove si allevano i [[bufali]].
 
Tipiche delle popolazioni indigene dell'isola erano le [[ceramica|ceramiche]] [[marajoara]] rinvenute in scavi archeologici. Oggi la replica di tali ceramiche è una un'attività artigianale diffusa.
 
Nel corso dell'[[epidemia]] di [[Influenza spagnola|spagnola]] del [[1918]] – [[1919]] l'isola di Marajó fu la sola area con una popolazione consistente ad essere risparmiata dall'epidemia.