Colonialismo italiano: differenze tra le versioni

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Il '''colonialismo italiano''' ebbe inizio alla fine del [[XIX secolo]], con l'[[Contratto di acquisto della Baia di Assab|acquisizione]] pacifica dei porti [[africa]]ni di [[Assab]] e [[Massaua]], sul [[mar Rosso]].
#RINVIA [[Impero coloniale italiano]]
[[File:Flag of the colony governor of the Kingdom of Italy.svg|upright=1.4|miniatura|Bandiera dei governatori di colonia]]
Il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] raggiunse la sua massima estensione all'inizio del suo ingresso nella [[seconda guerra mondiale]]: il suo territorio fu esteso dal [[Rodano]] ai [[penisola balcanica|Balcani]] ([[Occupazione italiana della Francia meridionale|Francia meridionale]], [[Governatorato della Dalmazia|Dalmazia]], [[Stato Indipendente di Croazia|Croazia]], [[Regno del Montenegro (1941-1944)|Montenegro]], [[Occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)|Albania]] e [[Campagna italiana di Grecia|Grecia]]), nonché sulle [[Isole italiane dell'Egeo|isole dell'Egeo]], su quattro territori [[africa]]ni ([[Eritrea italiana|Eritrea]], [[Somalia italiana|Somalia]] ed [[Etiopia italiana|Etiopia]] che formavano l’[[Africa Orientale Italiana|AOI]] e la [[Libia italiana|Libia]]), sulle piccole [[concessione internazionale|concessioni]] [[Cina|cinesi]] di [[Concessione italiana di Tientsin|Tientsin]], [[Concessione internazionale di Shangai|Shangai]] ed [[Xiamen|Amoy]]<ref name=Concessione>{{Cita libro
|titolo = Enciclopedia Italiana
|autore = Agostino Curti Gialdino
|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/concessione_%28Enciclopedia-Italiana%29/
|editore = Treccani
|città = Roma
|anno = 1948
|volume = II Appendice
|capitolo = Concessione
|citazione = [...] l'Italia rinuncia ai suoi diritti sulle concessioni di T'ien-tsin, Shanghai ed Amoy.
|accesso = 25 agosto 2017
}}</ref> (conquiste di un [[corpo di spedizione italiano in Cina]]) e su altri territori.
 
La [[seconda guerra mondiale]] suggellò, però, il tramonto dell'Impero. Di fatti allo stato italiano, seppur schieratosi a fianco degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] nel 1943, vennero imposte dure condizioni a fine conflitto, con numerose amputazioni territoriali. Tra i territori confiscati erano ovviamente incluse tutte le colonie, a eccezione della Somalia, [[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia|amministrazione fiduciaria]] fino al [[1960]].
 
== Premesse storiche ==
Nel periodo delle [[Esplorazioni geografiche#Le grandi scoperte|grandi esplorazioni geografiche]] del [[XV secolo]], alcuni paesi europei cominciano ad estendere i propri domini oltreoceano e a creare dei veri e propri [[Impero coloniale|imperi coloniali]], [[Colonizzazione europea delle Americhe|in particolare nelle Americhe]] ad opera di [[Francia]], [[Repubblica delle Sette Province Unite|Paesi Bassi]], [[Inghilterra]], [[Spagna]] e [[Portogallo]]. Gli Stati della penisola italiana non parteciparono a tali espansioni. Il 29 maggio 1537 dallo [[Stato Pontificio]] il [[Papa Paolo III|Papa Paolo III Farnese]] pubblicò la bolla&nbsp;''[[Veritas Ipsa]]''&nbsp;(conosciuta anche come&nbsp;''Sublimis Deus'') nella quale condannava duramente la riduzione in schiavitù degli amerindi (indifferentemente se questi ultimi fossero o meno cattolici) da parte dei colonizzatori, minacciando i trasgressori di [[scomunica]].
 
[[Ferdinando I de' Medici|Ferdinando I]] [[Granducato di Toscana|granduca di Toscana]] fece l'unico tentativo italiano di creare colonie in America organizzando nel 1608 una [[Spedizione Thornton|spedizione nel nord del Brasile]], sotto il comando del capitano inglese [[Robert Thornton]]. Tuttavia Thornton, al suo ritorno dal viaggio preparatorio nel 1609 (era stato sul [[Rio delle Amazzoni]]), trovò Ferdinando I morto e il suo successore, [[Cosimo II de' Medici|Cosimo II]], abbandonò il progetto.
 
Per scorgere l'inizio della attività coloniale italiana bisognò arrivare dunque alla creazione del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] a seguito dell'[[Risorgimento|unificazione italiana]] e agli anni settanta del [[XIX secolo]] dato che, a differenza delle altre potenze europee, l'Italia nel suo complesso mostrò scarso interesse per l'[[Asia]], dove la sua attività coloniale si limitò alle piccole [[concessione internazionale|concessioni]] [[Cina|cinesi]] di [[Concessione italiana di Tientsin|Tientsin]] e [[Concessione internazionale di Shangai|Shangai]] e all'[[Occupazione italiana di Adalia|occupazione dell'Anatolia sudoccidentale]].
 
Il neonato Regno d'Italia puntava dunque a stabilire il proprio dominio sulla vicina [[Tunisia]], Paese sulla sponda opposta mediterranea, in cui si era stabilita da qualche anno una nutrita comunità di connazionali. Tuttavia, la Francia [[Schiaffo di Tunisi|se ne impadronì]] nel 1881, provocando una indispettita reazione del [[Governo Depretis IV|governo Depretis]] e una svolta nella politica estera italiana. Fu proprio per l'azione improvvisa della Francia che l'Italia intraprese i contatti diplomatici con la [[Germania]] e l'[[Impero austro-ungarico|Impero Austro-Ungarico]] che portarono alla firma del trattato della [[Triplice alleanza (1882)|Triplice Alleanza]] nel 1882, determinando così l'interruzione del processo di riunificazione nazionale con il [[Trentino]] e la [[Venezia Giulia]] ancora in mano all'Impero austriaco.
 
Frizioni con la Francia si ebbero, nel medesimo periodo, anche in [[Algeria]], dove a [[Annaba|Bona]] era attiva una [[Pescatori di corallo italiani in Algeria|comunità italiana di pescatori di corallo]].
 
== Storia ==
<gallery widths="250px" caption="Variazioni territoriali">
Italian empire 1914.png|I possedimenti coloniali italiani nel 1914.
File:Italy and Posessions September 1939.png|I possedimenti coloniali italiani nel 1939.
File:Italian Empire maximum extent 1942-43.png|I possedimenti coloniali italiani tra il 1940 ed il 1943
</gallery>
=== Mire in Asia e concessione a Sabah (Borneo) ===
Nei due decenni dopo l'Unità, l'Italia guardava con un certo appetito ai pochi territori asiatici ancora liberi da altre potenze coloniali, in particolare la [[Thailandia]], l'[[Dinastia Konbaung|Alta Birmania]], il sultanato di [[Aceh]], le isole [[Andamane e Nicobare]]. Nel 1880 il Barone [[Overbeck|Von Overbeck]], console dell'[[Impero austro-ungarico]] ad [[Hong Kong]], visto il rifiuto del proprio governo di Vienna di un aiuto nella sua concessione del [[Borneo]] settentrionale, l'attuale stato di [[Sabah]] della [[Malaysia]], chiese al [[Governo della Repubblica Italiana|governo Italiano]] se fosse stato interessato ad acquisire la concessione e creare la prima colonia italiana nell'Asia insulare ([[Borneo]]), ma il progetto naufragò per il rifiuto di Roma di intervenire, lasciando così mano libera alla [[Gran Bretagna]], che occupò successivamente la concessione, inglobandola nella [[Malaysia Britannica]]. La motivazione iniziale di Von Oberbeck riguardava la possibilità di creare una colonia penale del governo italiano nell'area di [[Sabah]]:
{{Citazione|... analoghi passi e proprio in quei mari (della Malesia) - oltre che in Argentina - avrebbe fatto, pochi anni dopo, il governo italiano, desideroso di confinare lontano dalla madrepatria i detenuti più pericolosi, specialmente dopo la repressione del Brigantaggio meridionale (1860-64); tentativi che, peraltro, non ebbero esito positivo.<ref>{{cita web|url=http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=34775|titolo=Riferimento al tentativo di creare colonie penali italiane nel Borneo}}</ref>}}
 
Del resto alla fine del 1869 l'esploratore Emilio Cerruti fu mandato nella [[Nuova Guinea]] per allacciare rapporti con le popolazioni locali, ottenendo buoni risultati per la creazione di un'eventuale colonia commerciale e/o colonia penale, ma il timore di inimicarsi il [[Regno Unito]] e i [[Paesi Bassi]] fece fallire tutto<ref>Franchini, Vittorio. ''Storia economica coloniale: lezioni di storia economica'' p.526</ref>. Cerruti infatti era tornato nel 1870 a [[Firenze]] con bozze di trattati firmati dai sultani delle isole di [[Isole Aru|Aru]], [[Isole Kai|Kai]] e Balscicu nella Nuova Guinea, dove veniva accettata da loro la sovranità italiana (il Cerruti aveva finanche preso possesso di alcuni settori della costa settentrionale ed occidentale nella Nuova Guinea in nome dell'Italia).<ref>[http://books.google.it/books?id=UvYsAAAAYAAJ&pg=PA275&lpg=PA275&dq=esploratore+Cerruti+in+nuova+guinea&source=bl&ots=21INjT8L9x&sig=2c97yv2CIzDwjA5wrW2BCtOkRsg&hl=it&ei=5wTfTeDcEoXXiAL1qojtCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBkQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false L'esploratore Cerruti in Nuova Guinea]</ref>
 
Nel 1883 il governo italiano chiese a quello inglese per via diplomatica se avrebbe accettato che la Nuova Guinea potesse divenire una colonia italiana: al rifiuto britannico l'Italia abbandonò ogni tentativo di colonizzazione nel [[Oceano Pacifico|Pacifico]] asiatico.<ref>{{cita web|url=http://books.google.com/books?id=vKVFAauDdHkC&pg=PA42&lpg=PA42&dq=emilio+cerruti+in+new+guinea+1870&source=bl&ots=a6DlZoluQY&sig=z_gMRBnafb83XpnAUqBHnninY5M&hl=en&ei=tg3fTcyQNYTGsAOdsY2TBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CDAQ6AEwBg#v=onepage&q=emilio%20cerruti%20in%20new%20guinea%201870&f=false|titolo=Ultimo tentativo italiano in Nuova Guinea nel 1883}}</ref>
 
=== Il primo tentativo nel Corno d'Africa ===
{{vedi anche|guerra d'Eritrea}}
[[File:AT1304 map.png|upright=0.7|miniatura|Il territorio di Assab, acquisito nel 1882]]
In Africa fin dal 1861 con [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]] vi fu un tentativo poco conosciuto - stroncato prontamente da inglesi e francesi - di creare una piccola colonia, inizialmente commerciale, sulla costa della [[Nigeria]] e nell'isola portoghese del [[Príncipe]]<ref>{{cita web|url=http://www.xmasgrupsom.com/public/index.php?showtopic=2231|titolo=La mancata colonia di Lagos in Nigeria}}</ref>.
 
Tuttavia, i primi tentativi di acquisire veri e propri possedimenti coloniali risalgono ai tempi della [[Sinistra storica|Sinistra]] di [[Agostino Depretis]] e di [[Francesco Crispi]], anche se alcuni governi precedenti avevano appoggiato, sebbene non in maniera esplicita, alcune iniziative private, come l'acquisizione della [[baia di Assab]] da parte della Compagnia di Navigazione [[Raffaele Rubattino|Rubattino]].
 
Nel corso degli [[Anni 1880|anni ottanta]] del [[secolo XIX]] vi furono almeno tre tentativi ufficiali del governo italiano per l'acquisizione di un porto nel [[mar Rosso]] il quale potesse fungere da base verso un futuro impero coloniale in [[Asia]] o in [[Africa]].
 
==== Eritrea e Somalia ====
{{vedi anche|Somalia Italiana|Africa Orientale Italiana}}
Oltre all'acquisto di Assab dalle mani della compagnia Rubattino (nel [[1882]]), lo Stato italiano cercò di acquistare ed occupare il porto di Zeila, a quel tempo controllato dagli egiziani, ma senza esito. Quando gli egiziani dovettero ritirarsi dal [[Corno d'Africa]] nel corso del [[1884]], i diplomatici italiani fecero un accordo con la [[Gran Bretagna]] per l'occupazione del porto di [[Massaua]] che assieme ad Assab formò i cosiddetti possedimenti italiani nel mar Rosso (dal [[1890]] denominati [[Colonia eritrea]]).
 
[[File:Possessions italiennes en Afrique-1896.jpg|miniatura|Possedimenti italiani nel 1896 nel Corno d'Africa, includendo il rigettato protettorato abissino e l'area sudanese di Cassala]]
Per i governi crispini, la città di Massaua diventò il punto di partenza per un progetto che doveva sfociare nel controllo dell'intero Corno d'Africa. Agli inizi degli anni ottanta questa zona era abitata da popolazioni etiopiche, dancale, somale e [[oromo]] autonome o sottoposte formalmente a diversi dominatori: gli egiziani (lungo le coste del mar Rosso), sultani ([[Harar]], [[Sultanato di Obbia|Obbia]] e [[Sultanato di Zanzibar|Zanzibar]] i più importanti), emiri o capi tribali. Diverso il caso dell'[[Etiopia]], allora retta dal Negus Neghesti ("Re dei Re") [[Giovanni IV d'Etiopia|Giovanni IV]], ma con la presenza di un secondo Negus (re) nei territori del sud: [[Menelik II d'Etiopia|Menelik]].
 
Attraverso gli studiosi e i commercianti italiani che frequentavano la zona già dagli [[Anni 1860|anni sessanta]], l'Italia cercò di dividere i due Negus al fine di penetrare, dapprima politicamente e in seguito militarmente, all'interno dell'altopiano etiopico. Tra i progetti vi furono l'occupazione della città santa di Harar, l'acquisto di Zeila dai britannici e l'affitto del porto di [[Chisimaio]] posto alla foce del [[Giuba (fiume)|Giuba]] in [[Somalia]]. Tutti e tre i progetti non si conclusero positivamente, in particolare la presa della città di Harar da parte delle forze etiopiche di Menelik impedì l'esecuzione di un'operazione simile da parte delle forze italiane. È senz'altro da ricordare, anche per l'eco suscitata in patria, la disfatta nella [[battaglia di Dogali]] del 1887, durante un tentativo di espansione italiana.
 
Nel [[1889]] l'Italia ottenne, tramite un accordo da parte del console italiano di [[Aden]] con i rispettivi sultani, i protettorati sul [[sultanato di Obbia]] e su quello della [[Migiurtinia]]. Nel [[1892]] il [[sultano]] di Zanzibar concesse in affitto i porti del [[Benadir]] (fra cui [[Mogadiscio]] e [[Brava (Somalia)|Brava]]) alla società commerciale "Filonardi". Il [[Benadir]], sebbene gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno d'Italia come base di partenza per delle spedizioni esplorative verso le foci del Giuba e dell'[[Omo]] e per l'assunzione di un protettorato sulla città di [[Lugh]].
 
==== Abissinia: il primo tentativo di conquista dell'Etiopia ====
{{vedi anche|guerra di Abissinia}}
A seguito della sconfitta e della morte dell'imperatore [[Giovanni IV d'Etiopia|Giovanni]] in una guerra contro i [[dervisci]] sudanesi, l'esercito italiano di stanza a [[Massaua]] occupò una parte dell'altopiano etiopico, compresa la città di [[Asmara]], sulla base di precedenti ambigui accordi fatti con Menelik il quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi riconoscere Negus Neghesti. Con il trattato che seguì, Menelik accettò la presenza degli italiani sull'altopiano e di utilizzare l'Italia come canale di relazione con paesi esteri. Quest'ultimo riconoscimento venne trascritto come obbligatorio nella versione italiana del trattato, comunicata alle altre potenze europee, ma come semplice opzione nella versione in [[lingua amarica]]. Per le leggi internazionali dell'epoca riconoscere l'obbligo a servirsi di un certo paese significava l'accettazione di un protettorato.
 
Queste differenti interpretazioni del trattato posero le basi per lo scoppio di un conflitto e la successiva [[Guerra di Abissinia|avanzata italiana in Abissinia]] (ora [[Etiopia]]). Dopo la sconfitta che l'Italia subì, il 1º marzo [[1896]] nella [[Battaglia di Adua]]( nella quale caddero sul campo circa 7.000 uomini, più che in tutte le guerre del Risorgimento), il 26 ottobre [[1896]] fu conclusa la [[Trattato italo-etiope del 1928|pace di Addis Abeba]], con la quale l'Italia rinunciava alle sue mire espansionistiche in Abissinia. La disfatta provocò forti reazioni in tutta Italia, dove vi fu chi propose un immediato rilancio del progetto coloniale e chi, come una parte del partito socialista, propose di abbandonare immediatamente queste imprese.
 
==== Sudan ====
La sconfitta dei [[Guerra Mahdista|mahdisti]] ad Agordat (Eritrea), da parte delle truppe italiane ed ascare, spinse il generale [[Oreste Baratieri]] ad ordinare un'incursione oltre il confine con il [[Sudan]]. Il 16 luglio [[1894]], Baratieri condusse personalmente una colonna di 2.600 tra ascari ed italiani verso la città sudanese di [[Cassala]], [[Battaglia di Cassala|conquistandola dopo un breve combattimento]]; a Cassala venne lasciato un presidio al comando del maggiore Domenico Turitto, mentre Baratieri con il grosso delle truppe rientrò in Eritrea. Nelle intenzioni degli italiani, Cassala doveva fare da trampolino di lancio per una campagna contro lo stato mahdista da tenersi in collaborazione con i [[Impero britannico|britannici]], ma questi ultimi rifiutarono l'aiuto italiano, temendo che esso celasse mire espansionistiche in Sudan.
 
La guarnigione italiana di Cassala venne ritirata nel dicembre del [[1897]], quando la città venne restituita agli anglo-egiziani; la rivolta madhista sarà infine schiacciata dagli anglo-egiziani con la vittoria nella [[battaglia di Omdurman]] il 2 settembre [[1898]].
 
=== La Cina e la concessione di Tientsin ===
{{vedi anche|corpo di spedizione italiano in Cina}}
Durante la [[Rivolta dei Boxer]] in Cina (1899-1901), l'Italia intervenne nel Paese asiatico con un [[corpo di spedizione italiano in Cina|corpo di spedizione]], al fianco delle altre [[Grandi Potenze]]. Alla fine del conflitto, il governo cinese concesse all'Italia una piccola [[Concessione italiana di Tientsin|zona nella città di Tientsin]].
 
=== La conquista della Libia ===
{{vedi anche|guerra italo-turca|Africa Settentrionale Italiana}}
[[File:Generale Giovanni Ameglio.jpg|miniatura|upright=0.7|[[Giovanni Ameglio|Giovanni Battista Ameglio]], governatore della Cirenaica dal 1913 al 1918.]]
Nel 1911-12 il [[Governo Giolitti IV|Governo Giolitti]], dopo una serie di accordi con la [[Gran Bretagna]] e la [[Francia]], che ribadivano le rispettive sfere d'influenza nell'[[Africa settentrionale]], dichiarò guerra all'[[Impero ottomano]]. Per costringere la Turchia alla resa, gli Italiani spostarono le operazioni militari nel mar Egeo e occuparono Rodi e le isole del Dodecaneso. La Turchia dovette cedere con la pace di Losanna nel 1912 e l'Italia occupò la [[Tripolitania]] e la [[Cirenaica]], dando vita alla formazione della colonia della [[Libia italiana]], il cui possesso venne consolidato nel corso degli [[Anni 1920|anni venti]] e [[anni 1930|trenta]].<ref>{{cita web|url=http://www.regioesercito.it/campagne/libia/camplibia4.htm|titolo=Conquista della Libia interna}}</ref>
 
Successivamente un trattato del 1935 tra l'Italia e la Francia, rispettivamente potenze coloniali in Libia e in Ciad, assegnò la [[Striscia di Aozou]] alla Libia italiana: si trattava del cosiddetto [[Trattato Mussolini-Laval]], {{Senza fonte|peraltro mai ratificato ufficialmente.}}
 
La guerra italo-turca fu combattuta dal Regno d'Italia contro l'Impero ottomano tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per conquistare le regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica.
Le ambizioni coloniali spinsero l'Italia ad impadronirsi delle due province ottomane che nel 1934, assieme al Fezzan, avrebbero costituito la Libia dapprima come colonia italiana ed in seguito come Stato indipendente. Durante il conflitto fu occupato anche il Dodecaneso nel Mar Egeo; quest'ultimo avrebbe dovuto essere restituito ai turchi alla fine della guerra, ma rimase sotto amministrazione provvisoria da parte dell'Italia fino a quando, con la firma del trattato di Losanna nel 1912, la Turchia rinunciò a ogni rivendicazione, e riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sui territori perduti nel conflitto.
 
Nel corso della guerra, l'impero ottomano si trovò notevolmente svantaggiato, poiché poté rifornire il suo piccolo contingente in Libia solo attraverso il Mediterraneo. La flotta turca non fu in grado di competere con la Regia Marina e gli Ottomani non riuscirono ad inviare rinforzi alle province nordafricane. Pur se minore, questo evento bellico fu un importante precursore della prima guerra mondiale, perché contribuì al risveglio del nazionalismo nei Balcani. Osservando la facilità con cui gli italiani avevano sconfitto i disorganizzati turchi ottomani, i membri della Lega Balcanica attaccarono l'Impero prima del termine del conflitto con l'Italia.
 
La guerra registrò numerosi progressi tecnologici nell'arte militare tra cui, in particolare, l'impiego dell'aeroplano (furono schierati in totale 9 apparecchi) sia come mezzo offensivo che come strumento di ricognizione. Il 23 ottobre 1911 il pilota capitano Carlo Maria Piazza sorvolò le linee turche in missione di ricognizione, e il 1º novembre dello stesso anno l'aviatore Giulio Gavotti lanciò a mano la prima bomba aerea (si disse grande come un'arancia) sulle truppe turche di stanza in Libia. Altrettanto significativo fu l'impiego della radio con l'allestimento del primo servizio regolare di radiotelegrafia campale militare su larga scala, organizzato dall'arma del genio sotto la guida del comandante della compagnia R.T. Luigi Sacco e con la collaborazione dello stesso Guglielmo Marconi. Infine, il conflitto libico registrò il primo utilizzo nella storia di automobili in una guerra: le truppe italiane furono dotate di autovetture Fiat e motociclette SIAMT.
 
Nel novembre 1912 il [[Governo Giolitti IV|quarto governo Giolitti]] istituì il [[ministero delle Colonie]].
 
=== Gli anni venti (Anatolia) e trenta (Abissinia) ===
Una delle richieste italiane durante la stesura del [[Trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles del 1919]], dopo la fine della [[prima guerra mondiale]], fu quella di ricevere la [[Gibuti|Somalia francese]] e il [[Somaliland]] Britannico in cambio della rinuncia alla ripartizione delle ex [[colonie]] tedesche tra le forze dell'[[Intesa]]. Fu l'ultimo tentativo dello stato liberale di perseguire la politica di penetrazione nel [[Corno d'Africa]]. Dopo il trattato, però, l'Italia ottenne solo l'[[Oltregiuba]] dalla Gran Bretagna, da annettere alla [[Somalia italiana]] ed una ridefinizione dei confini della [[Libia italiana]], che venne così ampliata.
 
Nel 1919 e nei primi anni venti si ebbe l'[[occupazione italiana di Adalia]] in Anatolia, che finì dopo soli tre anni con un nulla di fatto una volta che [[Kemal Atatürk]] riconobbe la sovranità italiana nel Dodecaneso. Infatti il 9 marzo 1919, il governo italiano fece sbarcare truppe italiane ad Adalia e successivamente furono occupate anche le località vicine: Makri Budrun, Kuch-Adassi, Alanya, [[Konya]], Ismidt e [[Eskişehir]]. Nell'autunno 1922 le truppe italiane lasciarono l'Anatolia.
 
Il colonialismo italiano venne rilanciato quindi dal [[Fascismo#L'Etiopia|regime fascista]] soprattutto durante gli anni trenta e portò alla conquista dell'[[Etiopia]] nel 1935/36.
 
==== Altre mire del governo italiano ====
[[File:Italy aims Europe 1936.png|miniatura|upright=1.4|Ambizioni dell'Italia fascista in Europa nel 1936<ref name=B&J467>Bideleux and Jeffries, p. 467</ref>
Legenda:{{Legenda|#073A09|Italia metropolitana e territori dipendenti}}{{Legenda|#0F7612|Stati clienti}}{{Legenda|#083A39|Territori rivendicati da annettere}}{{Legenda|#107776|Territori da trasformare in Stati clienti}}L'Albania, che era uno stato cliente, era considerata un territorio da annettere.]]
Il secondo tentativo di creare un vasto [[impero coloniale]] si poneva come obiettivo il controllo di una zona di territorio che andasse dal [[mar Mediterraneo]]<ref>Andrea Gabellini, ''IL FASCISMO E I MANDATI NEGLI ANNI VENTI: Il caso siriano tra nazionalismo arabo ed espansione economica e culturale (1923-1930)'', Il Politico, Vol. 61, No. 2 (177) (Aprile-Giugno 1996), pp. 273-314.</ref> al [[Golfo di Guinea]]. Allo stesso tempo si considerò la possibilità di ottenere l'Angola dal [[Portogallo]].
 
* '''Ciad'''
Il progetto non venne mai esplicitato pubblicamente, ma fu strategicamente chiaro durante le trattative per il [[Trattato di Versailles (1919)]] e causò frizioni diplomatiche con la [[Francia]]. Per realizzare questo progetto, avendo già formale possesso della [[Libia]], il corpo diplomatico italiano chiese di avere la colonia tedesca del [[Camerun]] (o quella del [[Togo]]<ref>[http://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/0061/MOD-VP-06-1-26_963_1.pdf Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.746]</ref>) e cercò di ottenere, come compenso per la partecipazione alla guerra mondiale, il passaggio del [[Ciad]] dalla Francia all'Italia.
 
Il progetto fallì quando il Camerun venne assegnato alla [[Francia]]. l'Italia ottenne solamente l'[[Oltregiuba]] dal [[Regno Unito]], qualche correzione favorevole del confine libico e la [[Striscia di Aozou|striscia Aouzou]] dalla Francia, inoltre per compensare la perdita dell'Oltregiuba, ai britannici fu concesso 1/5 del Camerun ex tedesco che sarebbe poi stato unito alla colonia della Nigeria.
 
* '''Angola'''
Anche l'[[Angola]] portoghese fu ambita nelle trattative per il trattato di Versailles.<ref>[http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf Ambizioni italiane sull'Angola (p.10-11)]</ref>
 
Una richiesta alternativa del programma delle rivendicazioni coloniali italiane riguardava la [[colonia (territorio)|colonia]] portoghese dell'Angola (anche per il [[Congo belga]] fu fatta richiesta analoga).<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.739</ref>
 
Infatti il governo italiano a [[Parigi]] dichiarava che il [[Portogallo]] aveva un impero sproporzionato rispetto alle sue piccole dimensioni, al contrario dell'Italia che si trovava in una situazione opposta. Furono avanzate due proposte:
* il riconoscimento all'Italia da parte del Portogallo di concessioni agricole in Angola per emigranti italiani;
* nel caso che il Portogallo venisse privato di alcune sue colonie, la Gran Bretagna e la Francia avrebbero riconosciuto all'Italia il diritto sull'Angola.
 
Contemporaneamente il governo italiano promosse la costituzione da parte delle 11 banche italiane più importanti di una "Società Coloniale per l'Africa Occidentale" per la gestione delle concessioni agricole in Angola. Comunque questo progetto trovò una ferma opposizione da parte delle autorità portoghesi.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.759,847,854</ref>
 
Alla proposta italiana poi definita "assurda" risposero con fermezza [[Regno Unito]] e [[Francia]] in difesa portoghese ribadendo che le colonie portoghesi erano frutto di una conquista coloniale secolare da parte dei lusitani e che non c'era alcuna ragione concreta a che il Portogallo che pure aveva (molto limitatamente) partecipato alla [[I guerra mondiale]] cedesse la colonia all'Italia, dato che anch'esso figurava tra i vincitori del conflitto. L'Italia a giudizio franco-britannico aveva ottenuto già abbastanza con la conquista del [[Trentino-Alto Adige]] e dell'[[Istria]] nonché le rettifiche territoriali sempre a vantaggio italiano nell'Oltregiuba.
 
* '''Georgia'''
Nel 1919 il Re d'Italia [[Vittorio Emanuele III]], invocando uno dei diritti italiani stabiliti in favore delle potenze vincitrici del 1° conflitto mondiale, all'articolo n. 9 del celeberrimo "Patto di Londra" dell'aprile 1915, chiese ed ottenne l'assenso di un'altra potenza vincitrice, l'Impero Britannico, attraverso i buoni uffici di [[Lloyd George]], per l'invio in [[Georgia]], terra in fermento indipendentista sia verso l'[[impero russo]] e sia verso la [[Turchia]], di un contingente italiano di ben 85.000 uomini agli ordini del generale [[Giuseppe Pennella]].<ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/disfacimentoitaliani.htm|titolo=Gli italiani nel Caucaso}}</ref>
 
Pennella avrebbe dovuto difendere l'indipendenza della Georgia e sostenere la neonata ''Federazione delle Repubbliche Transcaucasiche'' (Georgia, [[Armenia]] e [[Azerbaigian]]) per controbattere una possibile ingerenza dell'imperialismo russo dei Soviet. In altri termini, si può dire che la proposta di Lloyd George ricalcava gli esordi dell'espansione coloniale italiana nel [[Mar Rosso]], nel penultimo decennio dell'Ottocento, che erano stati, in fondo, un episodio collaterale delle difficoltà britanniche nel Sudan all'epoca del ritiro delle guarnigioni egiziane dall'Eritrea e, poi, della grande insurrezione mahdista.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' (Introduzione, p.3,232,754,755,800)</ref>
 
Del resto il [[governo Orlando]], poco prima di cadere, decise con un apposito decreto, la spedizione italiana in Georgia e ne stabilì perfino i termini e le date. Ma il successivo [[Governo Nitti I|governo Nitti]] decise di soprassedere per non compromettere le nuove relazioni tra l'Italia e la neocostituita [[Unione Sovietica]]. Successivamente Mussolini, nel 1941, cercò di creare una Georgia "Protettorato italiano" sfruttando anche i legami tra le due nazioni, originati da Pennella nel 1919<ref>[http://pizeroblog.splinder.com/post/20727704/piano-geopolitico-di-mussolini-sulla-georgia Mussolini e la Georgia] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110716120537/http://pizeroblog.splinder.com/post/20727704/piano-geopolitico-di-mussolini-sulla-georgia |data=16 luglio 2011 }}</ref>.
 
* '''Yemen'''
In questa fase la colonia eritrea, sotto l'amministrazione del Governatore [[Jacopo Gasparini]] cercò di ottenere nel 1926 un protettorato sullo [[Yemen]] e creare una base per un impero coloniale sulla penisola araba.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.733,778</ref>
 
[[Benito Mussolini|Mussolini]] non volle però inimicarsi la [[Gran Bretagna]] e fermò il progetto. Infatti tergiversò e si lasciò sfuggire il possibile controllo di un'interessante area petrolifera. Del resto in quegli anni Mussolini era in continuo contatto epistolare con [[Winston Churchill]] (allora suo amico), che lo convinse a non appoggiare il governatore Gasparini.<ref>Nicola D'Aroma. ''Vite parallele: Churchill e Mussolini''. Roma, 1962 p.47</ref>
 
* '''Area centroeuropea e Balcani'''
Il regime fascista non si limitò a rivendicare il territorio, per secoli veneziano, della [[Dalmazia]], già obiettivo dei padri del Risorgimento nel contesto del processo di unificazione nazionale, ma coltivò disegni imperiali per [[Albania]], gran parte della [[Slovenia]], [[Croazia]], [[Bosnia ed Erzegovina]], [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] e [[Grecia]], fondati sui precedenti dell'antica dominazione romana di queste regioni.<ref name="Robert Bideleux 1998. Pp. 467">Robert Bideleux, Ian Jeffries. ''A history of eastern Europe: crisis and change''. London, England, UK; New York, New York, USA: Routledge, 1998. Pp. 467.</ref> Il regime cercò inoltre di stabilire un rapporto di protezione patrono-cliente con l'[[Austria]], l'[[Ungheria]], la [[Romania]] e la [[Bulgaria]] trascurando il fatto che i rapporti fra Ungheria e Romania erano tesi e che la Romania era sotto protezione francese dapprima e poi, a partire dal 1941, controllata dalla Germania nazista per le sue materie prime.<ref name="Robert Bideleux 1998. Pp. 467"/>
 
=== La conquista dell'Etiopia e la nascita dell'AOI ===
{{vedi anche|Guerra d'Etiopia}}
[[File:Colonie italiane.jpg|miniatura|L'impero coloniale italiano dal 1936 al 1941]]
[[File:Cartolina celebrativa della conquista dell'Impero.jpg|miniatura|sinistra|Cartolina celebrativa della conquista dell'Impero: le frasi sono brani di discorsi pronunciati da Mussolini]]
Il [[fascismo]] cercò inizialmente di presentarsi in maniera propositiva nei confronti dell'[[Etiopia]] cercando di attuare un trattato di amicizia con l'amministrazione del reggente [[Hailé Selassié]]. Tale accordo si concretizzò nel [[1928]].
 
[[File:Flag of viceroy of the Kingdom of Italy.svg|miniatura|Insegna del viceré dell'Africa Orientale Italiana]]
[[File:Flag of the colony governor of the Kingdom of Italy.svg|miniatura|Insegna dei governatori di colonia]]
A seguito della completa conquista della Libia, avvenuta alla fine degli [[Anni 1920|anni venti]], [[Benito Mussolini|Mussolini]] manifestò l'intenzione di dare un Impero all'Italia e l'unico territorio rimasto ''libero'' da ingerenze straniere era l'[[Abissinia]], nonostante fosse membro della [[Società delle Nazioni]]. Il progetto d'invasione iniziò all'indomani della conclusione degli accordi sul trattato di amicizia e si concluse con l'ingresso dell'esercito italiano ad Addis Abeba il 5 maggio [[1936]]. Quattro giorni dopo, il 9 maggio, con la dichiarazione della sovranità del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] sull'[[Etiopia]] e l'incoronazione di [[Vittorio Emanuele III]] come [[Imperatore d'Etiopia]] (con il titolo di ''Qesar'', anziché quello di "Negus Neghesti")<ref>(r.d.l. n. 754, 9 maggio 1936 - [http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1936;754 Normattiva, r.d.l. 9 maggio 1936, n 754]</ref>, l'[[impero coloniale]] trovò la sua ufficializzazione.
 
A seguito dell'uccisione di civili e militari italiani in Libia ed Etiopia negli anni venti e trenta<ref>Antonicelli, Franco. ''Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945'' p. 67</ref>, durante il dominio coloniale italiano in Africa furono usate armi vietate, quali [[Armi chimiche#Gas asfissianti .28o soffocanti.29|gas asfissianti]] e [[iprite]].<ref>Angelo Del Boca. ''Italiani, brava gente?'', Editore Neri Pozza, 2005.</ref><ref>Angelo Del Boca. ''A un passo dalla forca. Atrocità e infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini'', Baldini Castoldi Dalai, 2007</ref> La successiva pacificazione attuata dal [[fascismo]] nelle colonie africane, talora brutale, fu totale in Libia, Eritrea e Somalia (mentre in Abissinia, dopo meno di cinque anni, nel 1940 oltre il 75% del territorio era completamente controllato dagli Italiani) e risultò in un notevole sviluppo economico dell'area<ref>Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington: GPO for the Library of Congress, 1987</ref>, accompagnato da una consistente emigrazione di coloni italiani.<ref>{{cita web|url=http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf|titolo=Emigrazione italiana nelle colonie africane}}</ref>
 
Con la conquista di gran parte dell'Etiopia si procedette ad una ristrutturazione delle colonie del [[Corno d'Africa]]. [[Somalia]], [[Eritrea]] ed [[Abissinia]] vennero riunite nel vicereame dell'[[Africa Orientale Italiana]] (AOI). Il progetto coloniale terminò con l'occupazione britannica dei territori soggetti al dominio italiano nel [[1941]].
 
=== Ultime ambizioni del regime ===
[[File:Map of Greater Italia (coloured).svg|miniatura|La visione mussoliniana della "''Grande Italia''"]]
[[File:ProgettoImperoItaliano.jpg|miniatura|Il progetto mussoliniano di un ingrandito Impero italiano – dopo l'eventuale vittoria dell'Asse – includeva l'Egitto, il Sudan, Gibuti e il Kenya orientale: questo impero ingrandito (limiti in verde) doveva essere la continuazione in Africa della ''Grande Italia'']]
 
Nel settembre [[1923]] il neo-primo ministro [[Mussolini]] fece occupare per circa un mese l'isola di [[Corfù]], con mire annessionistiche ([[Crisi di Corfù]]). Nel corso della [[seconda guerra mondiale]], Corfù fu rioccupata dall'[[Esercito Italiano]] nell'aprile [[1941]]. Tale occupazione durò fino al settembre [[1943]]: durante questo periodo, sempre insieme alle [[Isole Ionie]], venne amministrata come entità separata rispetto alla Grecia con l'intento di prepararne l'annessione al [[Regno d'Italia]].
 
Mussolini richiese anche, come risarcimento del suo intervento nella [[guerra civile spagnola]], l'isola di [[Minorca]] nelle Baleari allo scopo di farvi una base aeronavale italiana, ma la ferrea opposizione di [[Francisco Franco]] annullò ogni pretesa italiana. Secondo storici come Camillo Berneri, Mussolini ambiva non solo le Baleari, ma anche il [[Marocco spagnolo]] (specialmente l'area di [[Ceuta]], che confinava con il Territorio Internazionale di [[Tangeri]] nel quale l'Italia era co-garante dal 1928).<ref>{{cita web|url=https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:CRlYtCP0B_gJ:www.iperteca.it/download.php%3Fid%3D1636+ceuta+italiana+(richiesta+di+mussolini)&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESiUxlOMWvWnAI9eUDe011a2h5lwLoVmLwIcD1nhDM5te0bGQJoF1Rk0AzR0xoFKKi9QWuZAtyUohCd-GH4VQjzVkmUUP5gN384Gq5IWlOUBzB3Q8fXE0nQjZdBwUkR2QK0VJuKd&sig=AHIEtbRVEf9-avQEp4_v7M1AfQrC7KIGww|titolo=Le ambizioni mussoliniane in Spagna}}</ref>
 
Nel corso della seconda guerra mondiale Mussolini e altri suoi gerarchi progettarono un ingrandimento dell'Impero italiano, qualora si fosse fatta una conferenza di pace dopo la vittoria dell'Asse.<ref>Maravigna, General Pietro. ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi''. p. 127</ref> Il progetto, basato sul congiungimento delle due sezioni dell'Impero italiano nel 1939 (la Libia e l'Africa Orientale Italiana) tramite la conquista dell'[[Egitto]] e del [[Sudan]]<ref>Rovighi, Alberto. ''Le Operazioni in Africa Orientale'' pag. 83</ref> - cui si sarebbero poi aggiunti la Somalia inglese (occupata temporaneamente nell'estate del 1940), [[Gibuti]] e la parte orientale del [[Kenya]] britannico<ref>Antonicelli, Franco (1961). ''Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945'' pag. 107</ref> - prevedeva una notevole colonizzazione di italiani (oltre un milione da trasferire principalmente in Etiopia ed Eritrea e circa mezzo milione in Libia)<ref>'Systematic "demographic colonization" was encouraged by Mussolini's government. A project initiated by Libya's governor, Italo Balbo, brought the first 20,000 settlers--the ventimilli--to Libya in a single convoy in October 1938....Plans envisioned an Italian colony of 500,000 settlers by the 1960s' (Una sistematica "colonizzazione demografica" fu incoraggiata dal governo di Mussolini. Un progetto iniziato dal governatore della Libia, Italo Balbo, portò i primi 20.000 coloni, detti Ventimilli, in Libia nell'ottobre 1938.....Progetti visionavano una colonia italiana di 500.000 coloni negli anni sessanta) da Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington: GPO for the Library of Congress, 1987</ref> e il controllo del [[canale di Suez]].<ref>Maravigna, General Pietro. ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi.''pag. 183</ref>
 
[[File:Grande Italia.jpg|miniatura|sinistra|Mappa della Grande Italia secondo il progetto del 1940: {{Legenda|#CB0000|Territori da includere nell'Italia metropolitana}}{{Legenda|#CA9001|Aree da includere nell'Impero coloniale italiano}}]]
Dopo l'occupazione, tra il [[1939]] e il [[1941]], di alcune zone della [[Dalmazia]], del [[Montenegro]], dell'[[Albania]], del [[Kosovo]] e della [[Somaliland|Somaliland inglese]], da parte delle truppe italiane, l'obiettivo di Mussolini fu quello di estendere la presenza italiana anche a [[Malta]], [[Tunisia]], [[Gibuti|Somalia francese]] e [[Corsica]].
 
Dopo la [[Campagna di Francia|caduta della Francia]], l'illusione di una vittoria sulla [[Gran Bretagna]] spinse Mussolini e il Ministro degli Esteri [[Galeazzo Ciano|Ciano]] ad iniziare una serie di colloqui con gli ambiti civili di [[Algeria]], [[Egitto]] e [[Sudan]]. I colloqui vennero ben presto ostacolati dall'alleato tedesco e terminarono con la controffensiva britannica in Cirenaica.
 
Ai primi di novembre 1942, a seguito degli [[Operazione Torch|sbarchi alleati in Marocco e Algeria]], l'Italia con l'[[operazione Anton]] occupò la Corsica e una fascia di territorio francese larga all'incirca 200&nbsp;km a ovest del confine.<ref>Davide Rodogno. Fascism's European Empire. Cambridge University Press, 2006. ISBN 0-521-84515-7</ref> Con quest'operazione (e le successive occupazioni della Tunisia<ref>Maravigna, General Pietro (1949). ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi.'' pag. 214</ref> e del [[Principato di Monaco]]) il territorio occupato dall'Italia nel Mediterraneo raggiunse la sua massima estensione, ma si trattò di un successo apparente, in quanto negli stessi giorni la [[seconda battaglia di El Alamein]] e il successivo crollo del fronte libico portarono alla perdita dell'Africa settentrionale e al successivo crollo dell'Italia.
 
Sul finire del [[1941]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] e [[Germania nazista|Germania]] intavolarono una trattativa per occupare militarmente e politicamente la [[Svizzera]], progetto poi mai andato in opera. Prevedeva la spartizione in due parti: alla [[Germania nazista|Germania]] la parte settentrionale di [[lingua tedesca]] e [[Lingua francese|francese]], all'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] il [[Canton Ticino]], il [[Vallese]] e i [[Grigioni]] oltre a [[Canton Ginevra|Ginevra]] aggregata alla Savoia italiana.<ref>{{cita web|url=fonte|titolo=televisione della Svizzera italiana}}</ref>
 
=== Fine dell'impero ===
L'[[Impero coloniale italiano|Impero italiano]] tramontò definitivamente nel corso del [[1943]], dopo l'espulsione del regio esercito ad opera delle forze britanniche e del ''[[Commonwealth]]'', prima dall'Africa orientale ([[Campagna Alleata in Africa Orientale]]), nel novembre del [[1941]], e successivamente dal Nord Africa ([[Campagna del Nord Africa]]), nella primavera del 1943.
 
Le truppe italiane in [[Albania]], nel [[Dodecaneso]] e nelle altre isole greche, non senza episodi cruenti come la [[Strage di Cefalonia]], vennero ritirate a partire dal settembre [[1943]] dopo la [[caduta di Mussolini]] e la successiva resa dell'Italia, che pose fine al sogno di fare dell'Italia una "potenza mondiale".<ref>Ion Smeaton Munro, ''Trough Fascism to World Power: A History of the Revolution in Italy'' (1971), pag. 96.</ref>
 
Formalmente l'Italia venne privata di tutti i propri possedimenti con il [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di Parigi del 1947]].
 
Fu così che si vide costretta ad attuare piccole rettifiche sulla frontiera con la [[Francia]] e a cedere alla Jugoslavia [[Fiume (Croazia)|Fiume]], il territorio di [[Zara]], le isole di [[Lagosta (isola)|Lagosta]] e [[Pelagosa]], l'alta valle dell'[[Isonzo]] e gran parte dell'[[Istria]] e del [[Carso]] triestino e goriziano.
 
Infine, il trattato determinò la perdita di tutte le colonie fasciste, mentre per quelle prefasciste le decisioni spettarono all'[[ONU]], che scelse di attribuire il [[Dodecaneso]] alla [[Grecia]], affidare la [[Libia]] ad un'amministrazione anglo-francese e cedere l'[[Eritrea]] alla [[Gran Bretagna]]<ref>Saul Kelly, ''Cold War in the Desert: Britain, the United States and the Italian Colonies, 1945–52'', 978-1-349-41443-7, 978-0-333-98532-8, 978-0-333-79482-1 Palgrave Macmillan UK 2000.</ref>.
 
All'Italia, l'[[ONU]] concesse solo di esercitare un protettorato sulla [[Somalia italiana|Somalia]], che terminò il 1º luglio [[1960]] con la nascita della [[Somalia|Repubblica indipendente di Somalia]]<ref>[[Giuseppe Mammarella]], ''Storia d'Europa dal 1945 a oggi'', ed. Laterza, Roma-Bari, 2006, pag. 8.</ref>, formata dall'unione del protettorato con lo [[Stato del Somaliland]].
 
== Le colonie italiane ==
{{vedi anche|Impero coloniale italiano#Possedimenti coloniali|possedimenti temporanei dell'Italia}}
[[File:Italian empire 1940.PNG|upright=1.4|miniatura|L'Impero italiano nel 1940]]
 
=== Eritrea (1882-1947) ===
{{Vedi anche|colonia eritrea|governatorato dell'Eritrea}}
L'area del [[mar Rosso]] fu una delle zone che suscitò il maggior interesse dei governi della [[Sinistra storica|Sinistra]] italiana.
 
Primo nucleo della futura colonia Eritrea fu l'area commerciale stabilita dalla società [[Rubattino]] nel [[1869]] presso la baia di [[Assab]]. Abbandonata per una decina d'anni, fu poi acquistata dallo Stato italiano nel [[1882]], venendo a costituire il più antico fra i possedimenti coloniali italiani in Africa e nel resto del mondo. Nel [[1885]] anche il porto di [[Massaua]] cadde sotto il dominio italiano.
 
Con il [[trattato di Uccialli]] i possedimenti italiani vennero estesi nell'entroterra fino alle sponde del fiume [[Mareb]]. Di conseguenza il 1º gennaio [[1890]] fu istituzionalizzato il possesso di quei territori con la creazione di una colonia retta da un governatore (il primo ad occupare tale carica fu il generale [[Baldassarre Orero]]), e avente capoluogo la città di [[Asmara]] (climaticamente più confortevole per gli italiani rispetto a Massaua).
 
La massima espansione dei suoi confini fu raggiunta agli inizi del [[1896]], quando il Governatore della colonia, [[Oreste Baratieri]] dovette tramutare in realtà il progetto di occupazione dell'entroterra etiopico. Nel [[1894]] aveva fatto occupare la città sudanese di [[Cassala]], allora possedimento [[derviscio]], mentre nel [[1895]] durante la [[campagna d'Africa Orientale]], occupò ampie zone del Tigrè, comprendenti la città di [[Axum]]. A seguito della sconfitta nella battaglia di [[Adua]], i confini della colonia ritornarono ad essere quelli stabiliti dal Trattato e tali rimasero fino alla Guerra d'Etiopia.
 
Primo governatore non militare fu [[Ferdinando Martini]] a quel tempo convinto sostenitore della necessità per lo Stato italiano di possedere colonie. A costui toccò il compito di ristabilire contatti pacifici con l'Etiopia, di migliorare i rapporti fra italiani e popolazioni indigene e di creare un corpo di funzionari che portasse avanti l'amministrazione della colonia. Fu grazie alla sua politica che la colonia ebbe degli Ordinamenti Organici e dei codici coloniali.
 
Uno degli ufficiali più attivi presso il Commissariato di Adua in Eritrea fu il friulano [[Giovanni Ellero]].
 
Durante il [[fascismo]], la colonia fu oggetto di un ambizioso progetto di modernizzazione, voluto dal Governatore [[Jacopo Gasparini]], che cercò di tramutarla in un importante centro per la commercializzazione dei prodotti e materie prime. [[Asmara]], la capitale dell'[[Eritrea italiana]] popolata nel [[1939]] da 53.000 [[Italo-eritrei]] su un totale di 98.000 abitanti, fu luogo di un notevole sviluppo urbanistico/architettonico.
 
La colonia [[Eritrea]] venne inglobata nell'[[Africa Orientale Italiana]] nel [[1936]], diventando uno dei sei governi in cui era diviso il vicereame, i confini della colonia vennero riportati a quelli del [[1895]] con l'annessione del territorio del Tigrè.
 
Nella primavera del [[1941]] la colonia venne occupata, insieme al resto dell'[[Africa Orientale Italiana]], dalle truppe britanniche.
 
=== Somalia italiana (1890-1960) ===
{{Vedi anche|Somalia italiana}}
La prima colonia italiana fu stabilita nel sud della [[Somalia]] tra il [[1889]] e il [[1890]], inizialmente come [[protettorato]]. Nel giugno [[1925]] la sfera di influenza italiana venne estesa fino ai territori dell'[[Oltregiuba]] e le [[isole Giuba]], fino ad allora parte del [[Kenya]] inglese e cedute come ricompensa per l'entrata in guerra a fianco degli [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati]] durante la [[prima guerra mondiale]].
 
Negli anni venti e trenta si ebbe l'insediamento di numerosi [[Italo-somali|coloni italiani]] a [[Mogadiscio]] e nelle aree agricole come [[Villabruzzi]], con notevole sviluppo della colonia.
 
Dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale (10 giugno 1940), nell'agosto [[1940]] [[Conquista italiana della Somalia Britannica|le truppe italiane occuparono la Somalia britannica]] ([[Somaliland]]), {{Senza fonte| che fu amministrativamente incorporata nella Somalia italiana}}. Nei primi mesi del [[1941]] le truppe inglesi occuparono tutta la Somalia italiana e riconquistarono anche il [[Somaliland]].
 
Dopo l'invasione da parte delle truppe alleate nella [[seconda guerra mondiale]] la [[Somalia Italiana]] fu consegnata all'[[Italia]] in amministrazione fiduciaria decennale nel [[1950]].
 
=== Libia (1911-1943) ===
{{Vedi anche|Libia italiana}}
[[File:Territorial growth of Italian Libya.svg|upright=1.4|miniatura|Crescita del territorio della Libia italiana]]
[[File:Italoturca1.jpg|miniatura|sinistra|Truppe italiane sparano contro i turchi a Tripoli (1911)]]
Dopo una breve [[Guerra Italo-Turca|guerra]] contro l'[[Impero ottomano]] nel [[1911]], l'Italia acquisì il controllo della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]], ottenendo il riconoscimento internazionale a seguito degli accordi del [[Trattato di Losanna (1912)|trattato di Losanna]]. Le mire italiane sulla Libia vennero appoggiate dalla [[Francia]], che vedeva di buon occhio l'occupazione di quel territorio in funzione anti-britannica. Con il [[fascismo]], alla Libia venne attribuito l'appellativo di ''quarta sponda'' negli [[Anni 1930|anni trenta]], dopo che negli anni venti vi fu la [[Pacificazione della Libia|pacificazione della colonia]] ad opera di [[Rodolfo Graziani]].
 
Nel [[1934]], Tripolitania e Cirenaica vennero riunite per formare la colonia di ''Libia'', nome utilizzato 1.500 anni prima da [[Diocleziano]] per indicare quei territori. Il governatore [[Italo Balbo]] avviò un piano di colonizzazione che portò decine di migliaia di [[Italo-libici|italiani in Libia]], con un conseguente enorme sviluppo socio-economico della Libia.
 
L'Italia perse il controllo sulla Libia quando le forze italo-tedesche si [[Campagna di Tunisia|ritirarono in Tunisia]] nel [[1943]]. Dopo la fine della guerra, la Libia venne provvisoriamente amministrata dalla [[Gran Bretagna]] e dalla [[Francia]] nel [[Fezzan]] fino al conseguimento definitivo dell'indipendenza nel [[1951]].
 
=== Etiopia (1936-1941) ===
{{Vedi anche|Africa Orientale Italiana}}
L'Abissinia (l'odierna [[Etiopia]]) fu conquistata dalle truppe italiane, comandate dal [[maresciallo d'Italia|maresciallo]] [[Pietro Badoglio]] dopo la [[Guerra d'Etiopia|guerra del 1935-1936]]. La vittoria fu annunciata da Benito Mussolini il 9 maggio [[1936]], il [[Re d'Italia]] [[Vittorio Emanuele III]] assunse il titolo di Imperatore d'Etiopia; Mussolini quello di Fondatore dell'Impero, e a Badoglio fu concesso il titolo di Duca di [[Addis Abeba]].Il 21 maggio 1936 il maresciallo Badoglio ritornò in Italia e cedette il comando supremo al maresciallo [[Rodolfo Graziani]].
 
Con l'annessione dell'Etiopia, i possedimenti italiani in Africa Orientale (Etiopia, [[Somalia]] ed [[Eritrea]]) furono unificati sotto il nome di [[Africa Orientale Italiana]] A.O.I., e posti sotto il governo di un Viceré che inizialmente fu il maresciallo Graziani sostituito nel dicembre 1937 da [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo Duca d'Aosta]].
 
L'Etiopia, insieme all'Eritrea, fu molto interessata dalla [[Italo-etiopici|emigrazione italiana]] e dalla costruzione di nuove strade, grandi infrastrutture (ponti, ecc.) e anche dalla sistemazione delle città, specie della capitale Addis Abeba secondo un piano regolatore prestabilito (nuovi quartieri, una nuova ferrovia). La breve presenza italiana, di soli 5 anni, e le difficoltà di pacificazione della zona, non permise la sistemazione totale della città, che sarebbe dovuta essere il fiore all'occhiello del colonialismo italiano; la resistenza etiopica degli ''[[arbegnuoc]]'' ("patrioti") fu infatti attiva e pericolosa durante tutti gli anni del dominio italiano. Inoltre, quale membro della [[Lega delle Nazioni]], l'Italia ricevette la condanna internazionale per l'occupazione dell'Etiopia, che ne era uno Stato membro.
 
Nei primi mesi del [[1941]] le truppe britanniche sconfissero gli italiani e occuparono l'Etiopia, anche se alcuni focolai di resistenza italiana si mantennero attivi a Gondar fino all'autunno del [[1941]]. Inoltre si ebbe anche una [[Guerriglia italiana in Africa Orientale|guerriglia italiana]] durata fino al 1943. I britannici reinsediarono il deposto [[Negus]], [[Hailé Selassié]], esattamente cinque anni dopo la sua cacciata.
 
=== Albania (1939-1943) ===
{{Vedi anche|occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)|Albania|Kosovo}}
[[File:Flag of Albania (1939).svg|miniatura|Bandiera dell'Albania sotto il governo fascista di [[Shefqet Vërlaci]]]]
[[File:Flag of luogotenente generale in Albania of the Kingdom of Italy.svg|miniatura|Bandiera distintivo di Luogotenente Generale in Albania]]
L'[[Albania]] era sotto la [[sfera di influenza]] italiana dagli anni venti, e l'isola di [[Saseno]] davanti [[Valona]] era parte integrante del Regno d'Italia dai tempi della pace di Parigi ([[1919]]).
 
Dopo alterne vicende, l'Albania venne occupata militarmente da truppe italiane nel [[1939]]. Alla base di questa decisione, vi fu il tentativo di [[Benito Mussolini|Mussolini]] di controbilanciare l'alleanza con la sempre più potente [[Germania nazista]] di [[Adolf Hitler|Hitler]], dopo l'[[Anschluss|occupazione dell'Austria]] e della [[Cecoslovacchia]]. L'invasione dell'Albania, iniziata il 7 aprile [[1939]] fu completata in cinque giorni. Il re [[Zog I di Albania|Zog]] si rifugiò a [[Londra]].
 
[[Vittorio Emanuele III]] ottenne la corona albanese, e venne insediato un governo fascista guidato da [[Shefqet Vërlaci]]. Le forze dell'esercito albanese vennero incorporate in quello italiano.
 
Nel [[1941]] vennero uniti all'[[Albania]] i territori dove predominava l'etnia albanese: il [[Kosovo]], alcune piccole aree del [[Montenegro]] ed una parte della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] (territori già [[Regno di Jugoslavia|iugoslavi]]).
 
La [[resistenza albanese]] contro l'occupazione italiana iniziò nell'estate [[1942]] e si fece più violenta e organizzata nel [[1943]]: nell'estate del [[1943]] le montagne interne erano difatti sotto il controllo diretto della resistenza albanese guidata da [[Enver Hoxha]]. Nel settembre [[1943]], dopo la [[Caduta del fascismo|caduta di Mussolini]], il controllo sull'Albania venne assunto dalla Germania nazista.
 
=== Il Dodecaneso (1912-1943) ===
{{Vedi anche|isole italiane dell'Egeo}}
Tra l'aprile e l'agosto del [[1912]], durante la fase conclusiva della guerra in Libia contro l'[[impero ottomano]], l'Italia decise di occupare dodici [[Isole egee|isole dell'Egeo]] sottoposte al dominio turco: il cosiddetto [[Dodecaneso]]. A seguito del [[Trattato di Losanna (1912)|trattato di Losanna]], l'Italia poté mantenere l'occupazione militare delle dodici isole fino a quando l'esercito turco non avesse abbandonato completamente l'area libica. Questo processo avvenne lentamente, anche perché alcuni ufficiali ottomani decisero di collaborare con la resistenza libica, per cui l'occupazione dell'area nel mar Egeo venne mantenuta nei fatti fino al 24 maggio [[1915]], giorno in cui l'Italia, entrata nella [[prima guerra mondiale]] assieme le forze dell'[[Intesa]], riprese le ostilità contro l'Impero Ottomano.
 
Durante la guerra e l'[[occupazione italiana di Adalia]] l'isola di [[Rodi]] fu sede di un'importante base navale per le forze [[Royal Navy|marine britanniche]] e [[Marine Nationale|francesi]].
 
Dopo la vittoria nella [[prima guerra mondiale]], il Regno d'Italia intendeva consolidare formalmente la propria presenza nell'area dell'Egeo e lungo le coste turche. Tramite un accordo con il governo greco all'interno del [[trattato di Sèvres]] del [[1919]], si stabilì che Rodi diventasse italiana anche dal punto di vista formale, mentre le altre undici isole sarebbero passate alla Grecia, come la totalità delle altre isole del mar Egeo. In cambio, l'Italia avrebbe ottenuto dallo Stato greco il controllo della parte sud-ovest dell'Anatolia ([[occupazione italiana di Adalia]]), che si estendeva da Konya fino ad Alanya e che comprendeva il bacino carbonifero di [[Antalia|Adalia]]. La sconfitta dei greci nella guerra contro la Repubblica di Turchia nel [[1922]] rese impossibile l'accordo e l'Italia mantenne l'occupazione di fatto delle isole fino a quando, con il [[Trattato di Losanna (1923)|trattato di Losanna del 1923]], l'amministrazione dell'arcipelago non le fu riconosciuto internazionalmente.
 
Negli [[Anni 1920|anni venti]] e [[Anni 1930|trenta]] l'amministrazione fascista da un lato portò degli ammodernamenti, come la costruzione di ospedali e acquedotti, ma si distinse anche per il tentativo di italianizzare con diversi provvedimenti le dodici isole, i cui abitanti erano a maggioranza di [[lingua greca]], con la presenza di minoranze, [[Lingua turca|turca]] ed [[lingua ebraica|ebraica]].
 
Nel settembre [[1943]] dopo l'[[armistizio di Cassibile]], i soldati del [[Terzo Reich]] occuparono le isole. L'8 maggio del [[1945]] le forze britanniche presero possesso dell'isola di Rodi e tramutarono il Dodecaneso in un protettorato. Con il [[Trattato di Parigi (1947)|trattato di Parigi]], gli accordi fra Grecia e Italia stabilirono il possesso formale delle isole da parte dello Stato greco, che assunse pieno controllo amministrativo solamente nel [[1948]].
 
=== L'Anatolia (1919-1922) ===
{{vedi anche|occupazione italiana di Adalia}}
[[File:TreatyOfSevres (corrected).PNG|miniatura|upright=1.8|Mappa della zona di influenza italiana in [[Turchia]] ([[1919]]-[[1922|22]]), a seguito del [[trattato di Sèvres]] del 1920.]]
Per quasi quattro anni dopo la fine della ''Grande Guerra'', l'Italia cercò di creare una colonia in [[Anatolia]] dove occupò militarmente la fascia costiera tra Smirne ed Adalia.
 
Infatti a partire dal 1912, dopo l'occupazione del [[Dodecaneso]], l'Italia fece degli studi per una penetrazione sulla costa anatolica più prossima all'arcipelago. La città di [[Adalia]] rappresentava il centro di tale interesse, non escludendo anche la pianura del fiume Meandro e la città portuale di [[Smirne]], considerata la porta commerciale dell'intera [[Turchia]] asiatica.
 
L'entrata in guerra al fianco dell'[[Intesa]] rappresentò per il governo di Roma un'occasione propizia per imporre le sue mire sull'[[Anatolia]], tuttavia reciproci sospetti e incomprensioni tra gli italiani e gli scomodi alleati anglo-francesi portarono a un nulla di fatto, che si aggravò nel 1919 con la conferenza di Versailles. Infatti, conclusasi la guerra, la Grecia, che aveva gli stessi interessi italiani sulla zona dell'Egeo, oltre a pretendere la cessione del Dodecaneso da Roma, era favorita dalle simpatie di Londra e Parigi per ereditare dall'Impero ottomano tutte quelle zone della costa anatolica abitate oltre che dai turchi da una popolazione greca.
 
L'Italia, non potendo ottenere nulla in sede diplomatica, agì di conseguenza, inviando nella primavera del 1919 una spedizione militare di circa 12.000 uomini con base Rodi e destinata ad occupare i principali centri e porti tra Adalia e Smirne. Quest'ultima città tuttavia nel frattempo fu concessa dal tavolo della pace ad [[Atene]] durante l'abbandono per protesta da parte della delegazione italiana, e quindi non fu mai occupata dalle truppe italiane.
 
Il comando italiano, su indicazioni del governo, mantenne per circa tre anni i suoi presidi, sperando che la situazione internazionale si sbloccasse in favore di Roma, arretrando però gradualmente le posizioni in relazione agli sviluppi diplomatici e all'inaspettata avanzata di [[Mustafa Kemal]].
 
Le pesanti sconfitte inflitte dai kemalisti agli ellenici e la comprensione dell'escalation di violenza e di poca redditività politico-economica di tutta l'operazione, portò l'Italia a decidere il completo abbandono di un grande sogno nel [[Mediterraneo orientale]]. Nell'autunno del 1922 gli ultimi reparti lasciarono la terra ferma, per rientrare a Rodi, concludendo qualsiasi ambizione politica e militare sul territorio ex ottomano.<ref>[[Giovanni Cecini]], ''Il Corpo di Spedizione italiano in Anatolia (1919-1922)'', Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, Roma 2010.</ref>.
 
=== Tientsin, Cina (1901-1947) ===
{{Vedi anche|corpo di spedizione italiano in Cina|concessione italiana di Tientsin}}
[[File:Italian Concession of Tientsin. Piazza Regina Elena and WWI monument..jpg|miniatura|sinistra|Il monumento commemorativo della prima guerra mondiale a Piazza Regina Elena, nella concessione italiana di Tientsin]]
Nel [[1901]], come a molte altre potenze straniere, fu garantito all'Italia una [[Concessione internazionale|concessione]] commerciale nell'area della città di Tientsin (l'odierna [[Tianjin]]) in [[Cina]]. La concessione italiana, di 46 [[ettari]], fu una delle minori concessioni concesse dall'impero cinese alle potenze europee. Dopo la fine della [[prima guerra mondiale]] la concessione austriaca nella stessa città fu inglobata in quella italiana. I termini di tale concessione vennero ridiscussi, e infine la stessa concessione venne di fatto sospesa, a seguito di un accordo tra la [[Repubblica Sociale Italiana]] e il governo filo-giapponese della [[Repubblica di Nanchino]] (che inglobò la concessione) nel [[1944]]. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, la guarnigione italiana a Tientsin combatté contro i giapponesi, ma dovette poi arrendersi e pagare con la prigionia in [[Corea]]. La concessione di Tientsin, così come i quartieri commerciali italiani a [[Concessione internazionale di Shangai|Shanghai]], [[Hankow]] e [[Pechino]], furono nuovamente annessi dalla Cina con il trattato di pace del [[1947]].<ref>{{cita web|url=http://www.discovertianjin.org/map/e1938map.htm|titolo=Mappa}}</ref>
 
== Massima estensione ==
[[File:Cartolina celebrativa della giornata dell'Impero.jpg|miniatura|Cartolina celebrativa della giornata dell'Impero]]
Nel 1939, alla vigilia della [[seconda guerra mondiale]], i territori controllati dall'Italia erano così suddivisi:
{|class="wikitable"
!Territori!! Nome !! Area (km²) !! Note
|-
|1 || [[Italia]] metropolitana || 310.190<ref>{{cita web|url=http://www.cinquantamila.it/storyTellerThread.php?threadId=censimento1936|titolo=Censimento del 1936}}</ref> ||
|-
|2 || [[Libia italiana]] || 1.873.800 || Compresa la [[striscia di Aozou]]
|-
|3 || [[Africa Orientale Italiana]] || 1.749.600 || Comprese le [[isole Hanish]]
|-
|4 || [[Albania]] || 28.750 ||
|-
|5 || [[Isole italiane dell'Egeo]] || 2.690 ||
|-
|6 || [[Concessione italiana di Tientsin]] || 0,5 ||
|-
|Totale || || 3.965.030,5 ||
|}
 
L'Impero raggiunse la sua massima estensione nell'estate del [[1940]], quando oltre alla [[Somaliland|Somalia settentrionale]] furono sottratti all'[[Impero britannico]] territori [[sudan]]esi ([[Cassala]]), [[kenia]]ni ([[Moyale]]) ed [[Egitto|egiziani]] (con la prima [[invasione italiana dell'Egitto]] si giunse fino a [[Sidi Barrani]]). La simultanea occupazione di territori [[Francia|francesi]] ([[Mentone]]), [[Illiria|illirici]] e [[Grecia|greci]] fece sì che l'Impero superasse, all'inizio del 1941, i 4.100.000&nbsp;km² occupati.
 
== Le canzoni del colonialismo italiano ==
{{vedi categoria|Canzoni del colonialismo italiano}}
[[File:Mappa impero coloniale italiano piazza delle erbe.JPG|miniatura|Mappa dell'impero in [[Piazza delle Erbe (Padova)]]]]
Le guerre coloniali avevano bisogno dell'appoggio della popolazione. A tale scopo vennero lanciate diverse canzoni propagandistiche, che nel testo quasi sempre trasformavano la guerra di conquista in guerra di liberazione.
* ''[[A Tripoli|Tripoli bel suol d'amore]]''
* ''Africanella''
* ''Carovane del Tigrai''
* ''Sul lago Tana''
* ''[[Ti saluto, vado in Abissinia]]''
* ''[[Faccetta nera]]''
* ''[[Adua (brano musicale)|Adua]]''
* ''Canzone d'Africa''
* ''Ritorna il legionario''
* ''In Africa si va''
* ''L'Abissino vincerai''
* ''C'era una volta il Negus''
* ''Povero Selassiè''
* ''Africanina''
* ''Africa nostra''
* ''Amba Alagi''
* ''Avanti Italia''
* ''Cantate dei legionari''
* ''Canto dei volontari''
* ''Etiopia''
* ''Marcia delle Legioni''
* ''O morettina''
 
== Simboli e stemmi del colonialismo ==
<gallery>
File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|Bandiera del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e dell'Impero italiano
File:Flag of the colony governor of the Kingdom of Italy.svg|Bandiera dei governatori delle colonie
File:Flag of Italy.svg|Il tricolore italiano, usato nell'[[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia|A.F.I. della Somalia]]
File:Scudo Africa Orientale Italiana.svg|Stemma dell'[[Africa Orientale Italiana]]
File:Eritrea COA.svg|Emblema della [[Colonia eritrea]]
File:Coat of arms of Lybia (1940).svg|Stemma della [[Libia italiana]]
File:Italian Somaliland COA.svg|Stemma della [[Somalia italiana]]
File:Emblem of Italy.svg|Stemma utilizzato dall'[[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia]]
</gallery>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
[[File:Africa1898.png|miniatura|Mappa francese dell'Africa (circa [[1911]])]]
* {{cita libro|Franco|Antonicelli|Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945|1961|Mondadori|Torino}}
* [[Luigi Visintin]] e [[Mario Baratta]] ''Atlante delle colonie italiane'' IGDA Novara, 1928
* [[Luigi Vittorio Bertarelli]], ''Guida d'Italia: Possedimenti e colonie'', [[Touring Club Italiano]], Milano, 1929
* [[Giovanni Cecini]], ''Il Corpo di Spedizione italiano in Anatolia (1919-1922)'', Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, Roma 2010. ISBN 978-88-96260-15-9
* [[Ferruccio Caressa]]. Manuale linguistico per l'Africa Orientale, coi principali vocaboli delle lingue amarica-galla-tigrina e versione in italiano e francese ad uso dei militari, funzionari, uomini d'affari, turisti, ecc., Torino, Edizioni SIPES, 1935 (Tip. G.B. Boccardo). 16°, pp.&nbsp;95-(+1). Cartolina a colori dell'A.O. applicata, 5 fotografie e 3 ill. n.t.
* {{cita libro|Hellen|Chapin Metz|Libya: A Country Study|1987|GPO for the Library of Congress|Washington|lingua=en}}
* {{cita libro|Angelo|Del Boca|Italiani in Africa Orientale: Dall'Unità alla Marcia su Roma|1985|Laterza|Bari|isbn=88-420-2638-7}}
* {{cita libro|Angelo|Del Boca|Italiani in Africa Orientale: La conquista dell'Impero|1985|Laterza|Bari|isbn=88-420-2715-4}}
* {{cita libro|Angelo|Del Boca|Italiani in Africa Orientale: La caduta dell'Impero|1986|Bari|Laterza|isbn=88-420-2810-X}}
* {{cita libro|Pietro|Maravigna|Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi|1949|Tipografia L'Airone|Roma}}
* {{cita libro|Anthony|Mockler|Haile Selassie's War: The Italian-Ethiopian Campaign, 1935-1941|1984|Random House|New York|lingua=en|isbn=0-394-54222-3}}
* {{cita libro|Davide|Rodogno|Fascism's European Empire|2006|Cambridge University Press|Cambridge|lingua=en|isbn=0-521-84515-7}}
* {{cita libro|Alberto|Rovighi|Le Operazioni in Africa Orientale|1952|Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico|Roma}}
* {{cita libro|Ion|Smeaton Munro|Trough Fascism to World Power: A History of the Revolution in Italy|1971|Ayer Publishing|Manchester|lingua=en|isbn=0-8369-5912-4}}
* Angelo Del Boca. ''L'Africa nella coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori e sconfitte.'' Milano, Mondadori, 1992.
* Angelo Del Boca. ''Una sconfitta dell'intelligenza. Italia e Somalia.'' Bari, Laterza, 1993.
* Angelo Del Boca. ''Il negus. Vita e morte dell'ultimo re dei re.'' Bari, Laterza, 1995.
* Angelo Del Boca. ''I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia.'' Roma, Editori Riuniti, 1996.
* Angelo Del Boca. ''Gli italiani in Libia. Vol. 1: Tripoli bel suol d'Amore''. Milano, Mondadori, 1997.
* Angelo Del Boca. ''Gli italiani in Libia. Vol. 2''. Milano, Mondadori, 1997.
* D'Aroma, Nicola. ''Vite parallele: Churchill e Mussolini'' Roma, 1962
* Franchini, Vittorio. ''Storia economica coloniale''. Ed. Università di Bologna (GUF). Bologna, 1941.
* Marco Iacona, ''La politica coloniale del Regno d'Italia (1882 - 1922)''. Chieti, Solfanelli 2009.
* Nicola Labanca. ''In marcia verso Adua''. Torino, Einaudi, 1993. ISBN 88-06-12912-0
* Nicola Labanca. ''Oltremare. Storia dell'espansione coloniale italiana''. Bologna, Il Mulino, 2007. ISBN 88-15-12038-6
* Nicola Labanca (ed.), Simone Bernini, Annalisa Pasero e Antonietta Trataglia. ''Un nodo. Immagini e documenti sulla repressione coloniale italiana in Libia.'' Roma, Lacaita 2002
* Arnaldo Mauri, ''Il mercato del credito in Etiopia'', Giuffrè, Milano 1967.
* Arnaldo Mauri, ''Le credit dans la colonie italienne d'Erythrée, 1882-1935'', "Revue Internationale d'Histoire de la Banque", n. 20-21, 1980, pp.&nbsp;170–198.
* Silvana Palma, '' L'Italia coloniale''. Roma, Editori Riuniti, 1999.
* Nicoletta Poidimani,{{collegamento interrotto|1=[http://www.sensibiliallefoglie.it/libri_scheda_completa.asp?ID=161 ''"Difendere la “razza”. Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini"''] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}, 2009, [[Sensibili alle foglie]], ISBN 978-88-89883-27-3.
* Nicoletta Poidimani,[https://web.archive.org/web/20110722043513/http://www.nicolettapoidimani.it/docs/faccettanera.pdf "Faccetta nera. I crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d'Africa"]. ''Crimini di guerra. Il mito del bravo italiano tra repressione del ribellismo e guerra ai civili nei territori occupati''. Guerini e associati, 2006, ISBN 88-8335-768-X
* Antonio Schiavulli (a cura di), La guerra lirica. Il dibattito dei letterati italiani sull'impresa di Libia (1911-1912), Ravenna, Giorgio Pozzi Editore, 2009.
* Barbara Sorgoni, Parole e corpi. Antropologia, discorso giuridico e politiche sessuali interrazziali nella colonia Eritrea (1890-1941), Napoli, Liquori, 1998.
* Gabriele Zaffiri, ''L'Impero che Mussolini sognava per l'Italia'', The Boopen editore, Pozzuoli (Napoli), ottobre 2008.
* Gabriele Zaffiri, ''Piano geopolitico di Mussolini sulla Georgia''; 24 luglio 2012 ([https://web.archive.org/web/20120922231017/http://enigmitopsecret.bloog.it/piano-geo-politico-di-mussolini-sulla-georgia-caucasica.html]).
* ''Guida dell'Africa Orientale Italiana'', [[Consociazione Turistica Italiana]], Milano 1938
* Ministero Affari Esteri. ''I Documenti Diplomatici italiani'' Volume III. Libreria dello Stato. Roma, 2008 ([http://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/0061/MOD-VP-06-1-26_963_1.pdf]).
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''1911 Guerra di Libia: L'esercito italiano visto da un cronista francese. Il riferimento di Jean Carrère, giornalista amico dell'Italia, e il suo arrivo a Napoli acclamato dalla folla - (Brillante penna Carrère anticipa un senso dannunziano della vita, insieme all'attivismo dei futuristi italiani)'', 11/12 giugno 2011.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''L'Italia, gli italiani e la Libia'', 12 febbraio 2012.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''La guerra psicologica e quella umanitaria (Italia 1911 in Libia e la dottrina del generale Douhet sulla forza aerea)'', 3 giugno 2012.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'analisi', ''Libia. La vocazione all'incivilimento dei popoli del Mare Nostrum'', 22 gennaio 2013.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''Libia. Un po' di chiarezza sul colonialismo italiano'', 11 febbraio 2013.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''Due regioni ai confini della Grande Italia'', 14 maggio 2013.
* Baratta Mario, Visintin Luigi. ''Atlante delle colonie italiane'', [[1928]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=166])
* Calace, Francesca (a cura di), ''«Restituiamo la Storia» – dagli archivi ai territori. Architetture e modelli urbani nel Mediterraneo orientale.'' Gangemi, Roma, 2012 (collana PRIN 2006 «Restituiamo la Storia»)
* Castro, Lincoln. ''Etiopia: terra, uomini e cose'', [[1936]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=168])
* Franchini, Vittorio. ''Storia economica coloniale: lezioni di storia economica'', [[1941]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=169])
* Martini, Ferdinando. ''Nell'Affrica italiana: Impressioni e Ricordi'', [[1895]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=171])
* Onor, Romolo. ''La Somalia italiana'', [[1925]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=167])
* Vannutelli Lamberto, Citerni Carlo. ''L'Omo: viaggio d'esplorazione nell'Africa Orientale'', [[1899]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=172])
* {{cita web|url=http://books.google.com/books?id=ZcUNELPsQQsC&pg=RA9-PR3&source=gbs_selected_pages&cad=0_1&sig=S3TS_z6ZjsTZm3VxG-wPQqyMLoY#PRA7-PA129,M1|titolo=''Fascism's European Empire''|lingua=en}}
* Gianni Dore, Irma Taddia, ''I documenti inediti di Giovanni Ellero'' in ''Africa'', Roma, Istituto Italo-Africano, 1993.
* Gianni Dore, ''Etnologia e storia nella ricerca di Giovanni Ellero'' in ''Africa'' Sot la nape, Udine, Società Filologica Friulana, 1993.
* Giovanni Ellero, ''Antropologia e storia d'Etiopia – Note sullo Scirè, l'Endertà, i Tacruri e il Uolcaìt'', Udine, [[Campanotto Editore]], 1995.
* Uoldelul Chelati Dirar, Alessandro Gori, Irma Taddia, ''Lettere Tigrine. I documenti etiopici del Fondo Ellero'', Torino, L'Harmattan Italia Editrice, 1997.
* Uoldelul Chelati Dirar, Gianni Dore, ''Carte coloniali. I documenti italiani del Fondo Ellero'', Torino, L'Harmattan Italia Editrice, 2000.
* Alessandro Bausi, Gianni Dore, Irma Taddia, ''Materiale antropologico e storico sul "Rim" in Etiopia ed Eritrea'', Torino, L'Harmattan Italia Editrice, 2001.
* Uoldelul Chelati Dirar, Silvana Palma, Alessandro Triulzi, Alessandro Volterra, ''Colonia e postcolonia come spazi diasporici. Attraversamenti di memorie, identità e confini nel Corno d'Africa'', Roma, Carocci, 2011.
* Gianni Dore, ''Quaderni storici'', Bologna, Il Mulino, 2002.
* Gianni Dore, ''Scritture di colonia. Lettere di Pia Maria Pezzoli dall'Africa orientale a Bologna (1936-1943)'', Bologna, Pàtron Editore, 2004.
* Gianni Dore, Joanna Mantel Niecko, Irma Taddia, ''I quaderni del Walqayt: Documenti per la storia sociale dell'Etiopia'', Torino, L'Harmattan Italia Editrice, 2005.
* Valeria Isacchini, ''L'onda gridava forte. Il caso della Nova Scotia e di altro fuoco amico su civili italiani'', Milano, Mursia Editore, 2008.
* Massimo Boddi, ''Letteratura dell'impero e romanzi coloniali (1922-1935)'', Minturno, Caramanica Editore, 2012.
 
== Voci correlate ==
* [[Africa Orientale Italiana]]
* [[Africa Settentrionale Italiana]]
* [[Àscari]]
* [[Armoriale delle colonie italiane]]
* [[Cronologia del colonialismo italiano]]
* [[Divisione amministrativa delle colonie italiane]]
* [[Etiopia italiana]]
* [[Governatori delle colonie italiane]]
* [[Letteratura coloniale italiana]]
* [[Museo africano]]
* [[Regno d'Italia (1861-1946)]]
* [[Somalia italiana]]
* [[Spedizione Thornton]]
* [[Territori coloniali provvisori d'Italia]]
* [[Territorio Militare del Sud]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|testo=Inno delle Colonie Italiane|testo_preposizione=dell'|testo_etichetta=Inno delle Colonie Italiane}}
 
== Collegamenti esterni ==
=== Video ===
* {{cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=377|titolo=Video sulla guerra di Libia tratto da "La storia siamo noi"|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070829102805/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=377|dataarchivio=29 agosto 2007}}
* [https://web.archive.org/web/20110521090236/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=2024 Video Gli italiani in Libia 1911-1931 - Parte prima, tratto da "La storia siamo noi"] con intervista iniziale a [[Mu'ammar Gheddafi|Gheddafi]]
* {{cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=1680|titolo=Video sulla guerra d'Etiopia tratto da "La storia siamo noi"|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110521090320/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=1680|dataarchivio=21 maggio 2011}}
* {{cita web|url=http://www.territorioscuola.com/videores/search/videos?search=Africa%20Orientale%20Italiana&startpage=1|titolo=Video su: Africa Orientale Italiana - TerritorioScuola VideoRes}}
* [http://www.raistoria.rai.it/articoli/colonialismo-italiano-in-africa/33290/default.aspx ''Colonialismo italiano in Africa''] [[Puntate de Il tempo e la storia|puntata de "Il tempo e la storia"]] (produzione RAI)
 
=== Immagini ===
* [http://blog.libero.it/wrnzla/ Ascari: I Leoni di Eritrea] Eritrea coloniale. Storia, immagini, filmati, cartografia. Guerra di Libia, Guerra d'Etiopia.
* [https://www.flickr.com/photos/37179284@N03/sets/ Ascari d'Eritrea] Circa 200 immagini suddivise per categorie. Cartoline, foto, medaglie, stampe.
* Silvana Palma, '' L'Africa nella collezione fotografica dell'Isiao. Il fondo Eritrea-Etiopia'', Roma, Isiao-Università di Napoli "l'Orientale", 2005.
 
{{imperi coloniali}}
{{colonialismo italiano}}
{{Portale|fascismo|guerra|politica|storia d'Italia}}
 
[[Categoria:Colonialismo italiano| ]]
[[Categoria:Imperi coloniali]]