Scienza: differenze tra le versioni

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== Storia ==
{{vedi anche|Storia della scienza}}
L'interesse dell'uomo verso la comprensione dei [[fenomeno|fenomeni]] [[natura]]li nel mondo fisico va di pari passo con la storia stessa dell'uomo essendo infatti esistito sin dai tempi remoti preistorici con le scoperte primitive e sviluppatosi via via nel corso dei secoli a partire dalle civiltà del mondo antico ([[Antica Grecia|Greca]], [[civiltà romana|Romana]], [[civiltà egizia|Egizia]], [[civiltà mesopotamica|Mesopotamica]] ecc...) con la cosiddetta [[filosofia naturale]]. Riflessioni sulla storia, sul senso, sulla validità e sulla portata delle conoscenze scientifiche sono espresse all'interno della [[filosofia della scienza]].
 
[[Platone]] sostenne che la scienza fosse più valida delle rette [[opinione|opinioni]] perché legava queste ultime con ragionamenti [[Causalità naturale|causali]], cioè governati dal [[principio di causalità|principio di causa-effetto]]. [[Aristotele]] elaborò una teoria più articolata secondo la quale la scienza è conoscenza dimostrativa, in quanto va alla ricerca delle quattro [[causa (filosofia)|cause]] di un oggetto, le quali fanno in modo che un oggetto non possa essere diverso da come è. Secondo gli [[Stoici]], la scienza era la comprensione sicura, certa, immutabile, basata sulla [[ragione]].
 
[[Platone]] sostenne che la scienza fosse più valida delle rette [[opinione|opinioni]] perché legava queste ultime con ragionamenti [[Causalità naturale|causali]], cioè governati dal [[principio di causalità|principio di cau]]{{vedi anche|Metodo scientifico}}
Riflessioni filosofiche sul metodo più consono da utilizzare e in generale sulla conoscenza empirica si hanno in tutto il [[Medioevo]], sia in Occidente che in Oriente, trovando sbocco nel [[Rinascimento]] prima e poi definitivamente nel [[XVII secolo|Seicento]] con la [[Rivoluzione scientifica]] e la formulazione ufficiale del [[metodo scientifico]], da parte di [[Galileo Galilei]] che pose le "''dimostrazioni necessarie''" sullo stesso piano delle "''sensate esperienze''".<ref>Alan Cromer, ''Physics for the Life Sciences'', pag. 3, McGraw-Hill, 1977.</ref> L'ideale geometrico della scienza dominò poi il pensiero di [[Cartesio]] e [[Isaac Newton]] stabilì il concetto descrittivo della scienza contrapponendo il "''metodo dell'analisi''" al "''metodo della sintesi''". L'[[empirismo]] esalterà poi il valore assoluto delle conoscenze empiriche aprendo la strada verso la [[scienza moderna]] attraverso gli effetti socio-economici delle [[rivoluzione industriale|rivoluzioni industriali]] e il pensiero [[positivista]].
Le regole che governano il procedimento di acquisizione di conoscenze scientifiche sono generalmente conosciute come [[metodo scientifico]]. Gli elementi chiave del metodo scientifico so{{citazione|La scienza non è un insieme di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza: non può mai pretendere di aver raggiunto la [[verità]], e neppure un sostituto della verità come la probabilità.|[[Karl Popper]], ''[[Logica della scoperta scientifica]]'', 1959}}
 
La scienza inoltre si propone spesso di pervenire a una conoscenza siacononzia ''qualitativa'' che ''quantitativa'' dei fenomeni osservati, sebbene la ricerca delle «[[qualità (filosofia)|qualità]]» o delle «[[essenza (filosofia)|essenze]]» della realtà, che erac un tratto tipico della scienza platonicoplati-aristotelicaristotel, sia stata soppiantatatata nel Seicento dalla visione galileiana<ref>«Il tentar l'essenza, l'ho per impresa non meno impossibile e per fatica non men vana nelle prossime sustanze elementari, che nelle remotissime e celesti» (Galileo Galilei, ''Terza lettera del sig. Galileo Galilei al sig. Marco Velseri delle macchie del sole'', Villa delle Selve, 1º dicembre 1612).</ref> esclusivamente quantitativa e [[matematica]] della scienza,<ref>Gabriele Mangiarotti, ''Galileo Galilei: mito e realtà. Itinerario antologico'', pag. 123, CE.SE.D., 1997.</ref> il cui unico obiettivo diventa quello di estrapolare [[teoria|teorie]] interpretative dei fenomeni con capacità ''predittive''.<ref>Gli aspetti predittivi della scienza sono analizzati con cura da [[Hans Reichenbach]] nel saggio ''La nascita della filosofia scientifica''.</ref>
{{citazione necessaria|[[Claude Bernard]]}} enunciò che la semplice constatazione dei fatti non poteva mai costituire da sola una scienza; per istruirsi bisognava ragionare sulle osservazioni, paragonare i fatti e giudicarli con altri fatti aventi la funzione di controllo. Uno degli ultimi paradigmi è quello dello stabilimento di leggi scientifiche, comprendendo la natura delle leggi e il modo di stabilirle<ref>Per un primo orientamento sul concetto di scienza nella sua storia, si veda Storia del pensiero filosofico e scientifico a cura di [[Ludovico Geymonat]], Garzanti Libri, 1997 11 voll., 6450 p.</ref>.
 
Questo processo consentirebbe il raggiungimentoraggiungimentoi di unn corpooro di conoscenze in grado di prevedere conseguenze oggettive dalle proprie teorie,<ref>[[Einstein]], ad esempio, sfidava gli scienziati sul terreno delle previsioni, sostenendo che «se non esistesse lo spostamento delle righe spettrali verso il rosso a opera del campo gravitazionale, allora la [[teoria della relatività generale]] risulterebbe insostenibile» ([[Albert Einstein]], Relatività: esposizione divulgativa, p. 140, trad. it., Boringhieri, Torino 1967).</ref> sottoponibili a controlli in modo indipendente da parte di personeprirsone diverse.
== Descrizione ==
{{vedi anche|Metodo scientifico}}
Le regole che governano il procedimento di acquisizione di conoscenze scientifiche sono generalmente conosciute come [[metodo scientifico]]. Gli elementi chiave del metodo scientifico sono l'[[esperimento|osservazione sperimentale]] di un evento naturale, la formulazione di un'[[ipotesi]] generale sotto cui questo evento si verifichi e la possibilità di controllo dell'ipotesi mediante osservazioni successive, dirette in [[natura]] o attraverso la [[riproducibilità]] tramite [[esperimento|esperimenti]] in [[laboratorio]].
 
Secondo l'approccio [[induzione|induttivista]], uno degli elementi essenziali affinché un complesso di conoscenze possa essere ritenuto ''scientifico'', come noto nell'ambito dell'[[epistemologia]] e della [[filosofia della scienza]], è la sua possibilità di essere ''[[verificazionismo|verificabile]]'' sulla base di determinati casi empirici che ne comprovino la validità.<ref>Andrea Pinazzi, Federica Buongiorno, ''Liberalismo e democrazia'', "Lo Sguardo", n. 7, pag. 101, ottobre 2011.</ref> A questo tipo di approccio si è venuto nettamente a contrapporre quello ''[[deduzione|deduttivo]]''-''[[Falsificabilità|falsificazionista]]'', formulato da [[Karl Popper]],<ref>Marco Paolini, ''Contro il monismo epistemologico'', pp. 77-82, Milano, EDUCatt, 2014.</ref> per il quale invece nessuna verifica empirica, per quanto ripetuta più volte, potrà mai comprovare la validità di una teoria conoscitiva: questa potrà essere al massimo «corroborata» dall'esperienza,<ref>Antonella Corradini, ''Epistemologia delle scienze umane'', pagg. 69, 70, 115, Milano, EDUCatt, 2005.</ref> ma mai verificata, neppure nel senso di una maggiore o minore "probabilità".<ref>«Non esiste alcun ''metodo scientifico'' in nessuno di questi tre sensi: [...] non c'è alcun metodo per scoprire una realtà scientifica; non c'è alcun metodo per accertare la verità di un'ipotesi scientifica, cioè nessun metodo di verificazione; non c'è alcun metodo per accertare se un'ipotesi è ''probabilmente vera''» (Karl R. Popper, prefazione a ''La non esistenza del metodo scientifico'' [1956], poscritto alla ''Logica della scoperta scientifica. Il realismo e lo scopo della scienza'', pag. 44, trad. it. di M. Benzi e S. Mancini, Il Saggiatore, 2009).</ref>
{{citazione|La scienza non è un insieme di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza: non può mai pretendere di aver raggiunto la [[verità]], e neppure un sostituto della verità come la probabilità.|[[Karl Popper]], ''[[Logica della scoperta scientifica]]'', 1959}}
 
La scienza inoltre si propone spesso di pervenire a una conoscenza sia ''qualitativa'' che ''quantitativa'' dei fenomeni osservati, sebbene la ricerca delle «[[qualità (filosofia)|qualità]]» o delle «[[essenza (filosofia)|essenze]]» della realtà, che era un tratto tipico della scienza platonico-aristotelica, sia stata soppiantata nel Seicento dalla visione galileiana<ref>«Il tentar l'essenza, l'ho per impresa non meno impossibile e per fatica non men vana nelle prossime sustanze elementari, che nelle remotissime e celesti» (Galileo Galilei, ''Terza lettera del sig. Galileo Galilei al sig. Marco Velseri delle macchie del sole'', Villa delle Selve, 1º dicembre 1612).</ref> esclusivamente quantitativa e [[matematica]] della scienza,<ref>Gabriele Mangiarotti, ''Galileo Galilei: mito e realtà. Itinerario antologico'', pag. 123, CE.SE.D., 1997.</ref> il cui unico obiettivo diventa quello di estrapolare [[teoria|teorie]] interpretative dei fenomeni con capacità ''predittive''.<ref>Gli aspetti predittivi della scienza sono analizzati con cura da [[Hans Reichenbach]] nel saggio ''La nascita della filosofia scientifica''.</ref>
 
Questo processo consentirebbe il raggiungimento di un corpo di conoscenze in grado di prevedere conseguenze oggettive dalle proprie teorie,<ref>[[Einstein]], ad esempio, sfidava gli scienziati sul terreno delle previsioni, sostenendo che «se non esistesse lo spostamento delle righe spettrali verso il rosso a opera del campo gravitazionale, allora la [[teoria della relatività generale]] risulterebbe insostenibile» ([[Albert Einstein]], Relatività: esposizione divulgativa, p. 140, trad. it., Boringhieri, Torino 1967).</ref> sottoponibili a controlli in modo indipendente da parte di persone diverse.
 
===Scienze umane===
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===Scienza e tecnica===
La scienza è strettamente alla [[tecnica|tcn]] e [[tecnologia|tecgia]] pica dell'adde
La scienza è strettamente legata alla [[tecnica]] e alla [[tecnologia]] dal momento che alcune conoscenze scientifiche sono prese a prestito dalle [[scienze applicate]] per la [[progettazione]] e [[implementazione|realizzazione]] di oggetti, strumenti, opere e infrastrutture; viceversa la tecnica offre alla scienza strumenti di indagine sempre più avanzati, come la misurazione e l'osservazione selettiva. Se dunque la tecnica rappresenta da un lato un fattore di [[progresso tecnico]] e [[progresso scientifico|scientifico]], d'altro lato vi è chi, come [[Karl Popper|Popper]], considera «un grande pericolo» la passività tecnica tipica dell'addestramento scientifico, temendo «l'eventualità che ciò divenga una cosa normale, proprio come vedo un grande pericolo nell'aumento della specializzazione, che è anch'esso un fatto storico innegabile: un pericolo per la scienza e, in verità, anche per la nostra [[civiltà]]».<ref>K. Popper, ''La scienza normale e i suoi pericoli'', in AA.VV., ''Critica e crescita della conoscenza'' (1970), pp. 123-124, trad. di G. Gioriello, Milano, Feltrinelli, 1984.</ref>
 
=== Obiettivi ===
Lo scopo ultimo della scienza è la comprensione e la modellizzazionemodellone della natura al fine di potere prevedere lo sviluppo di uno o più fenomeni. Ogni teoria scientifica sviluppa un [[modello fisico|modello]] che permette la rappresentazionerappresetzione matematicaaematica o, più in generale, razionale del fenomeno, al fine di potere fare delle previsioni. Esistono inoltre casi in cui lo sviluppo di un modellomodelo in un certo ramo della scienza può facilitare lo sviluppo di altri modelli in altri rami della scienza senza che questi siano necessariamente legati.le
 
Nonostante le aspettative che da sempre gli uomini ripongono nellanel scienza, compresi gli atteggiamenti più degenerati dovuti allo [[scientismo]], il suo obiettivo non sarebbe più, come un tempo, dare una risposta a qualsiasiquaias domanda dell'uomo, né una soluzione a qualsiasi suo problema, ma solo a quelli pertinenti alle leggi che regolano le manifestazioni della [[realtà|realà]] fisicafisia, divenendo per certuni persino estranea a qualsiasi problematica di tipo [[metafisica|metafisico]], mentre altri, come [[Imre Lakatos]], proprio su questo punto abbianoabbiaostenuto sostenuto l'importanzaportanza dell'indagine metafisica nella scienza, che a loro dire è costituita da veri e propri ''programmi di ricerca'' non falsificabili di perpr sè, e perciòpci metafisicimtafisici.<ref name=lakatos>Imre Lakatos, ''La metodologia dei programmi di ricerca scientifici'', Il Saggiatore, 2001.</ref> Per lo stesso [[Karl Popper|Popper]], inoltre, la metafisica è perfettamente dotata di senso, significato, e funge da stimolo al progresso scientifico, fornendoforno quegliqu «idealideali regolativi» che lo guidano [[kant]]ianamente.<ref>Francesco Bellino, ''Ragione e morale in Karl Popper: nichilismo, relativismo e fallibilismo etico'', pag. 236, Levante, 1982.</ref> La scienza infatti non è mai neutra ma sempre intrisa di teorie metafisiche, che dirigonochedirigono la scelta diei quali siano gli interrogativi ai quali la scienza debba rispondere.<ref>«Non penso più come un tempo che ci sia una differenza fra scienza e metafisica, e ritengo che una teoria scientifica sia simile a una metafisica; [...] nella misura in cui una teoria metafisica può essere razionalmente criticata sarei disposto a prendere sul serio la sua rivendicazione ad essere considerata vera» (Karl Popper, ''Congetture e confutazioni'', Il Mulino, Bologna 1972).</ref>
 
Da questo punto di vista, la scienza non è in grado di dimostrarediostrare, né produrre, [[verità]] assolute, ma semmai di indicare gli errori e di scartare le falsità, tramite il controllo costante e coerente delle ipotesi sui diversi aspetti del mondo fisico. Questo è il criterio per distinguere lo spirito critico dallo scientismo dogmatico.
{{citazione|Se lo [[scientismo]] è qualcosa, esso è la [[fede]] cieca e [[dogma]]tica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico. [...] Non si può designare nessuno dei grandi scienziati come ''scientista''. Tutti i grandi scienziati furono critici nei confronti della scienza. Furono ben consapevoli di quanto poco noi conosciamo.|Karl Popper, ''Simposio'', cit. da ''Il futuro è aperto: il colloquio di Altenberg insieme con i testi del simposio viennese su Popper'', pp. 72-73, Rusconi Editore, Milano 1989}}