Camillo Benso, conte di Cavour: differenze tra le versioni

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=== Di fronte all'Impresa dei Mille ===
[[File:Francesco Hayez 041.jpg|thumb|left|upright=0.8|Cavour diffidò dell'Impresa dei Mille, che considerava foriera di rivoluzione e dannosa per i rapporti con la Francia.<ref>Ritratto di [[Francesco Hayez]].</ref>]]
 
Cavour era al corrente che la Sinistra non aveva abbandonato l'idea di una spedizione in Italia meridionale e che [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], circondato da personaggi repubblicani e rivoluzionari, era in contatto a tale scopo con Vittorio Emanuele II. Il Conteconte considerava rischiosa l'iniziativa, alla quale si sarebbe decisamente opposto, ma il suo prestigio era stato scosso dalla cessione di Nizza e Savoia e non si sentiva abbastanza forte<ref>{{Cita|Romeo|pp. 457-458}}</ref>.
 
Cavour riuscì, comunque, attraverso [[Giuseppe La Farina]], a seguire le fasi preparatorie dell'[[Impresa dei Mille]], la cui partenza da [[Quarto dei Mille|Quarto]] fu meticolosamente sorvegliata dalle autorità piemontesi. Ad alcune voci sulle intenzioni di Garibaldi di sbarcare nello Stato Pontificio, il Conteconte, preoccupatissimo per la eventuale reazione della Francia, alleata del Papa, dispose il 10 maggio 1860 l'invio di una nave nelle acque della Toscana "per arrestarvi Garibaldi"<ref>{{Cita|Romeo|pp. 459-460}}</ref>.
 
Il [[Giuseppe Garibaldi|generale]] invece puntò a Sudsud e, dopo il suo [[sbarco a Marsala]] (11 maggio 1860), Cavour lo fece raggiungere e controllare (per quanto possibile) da La Farina. In campo internazionale, intanto, alcune potenze straniere, intuendo la complicità di Vittorio Emanuele II nell'impresa, protestarono con il governo di Torino, che poté affrontare con una certa tranquillità la situazione data la grave crisi finanziaria dell'Austria, in cui era anche ripresa la rivoluzione ungherese<ref>{{Cita|Romeo|pp. 460, 462-463}}</ref>.
 
Napoleone III, d'altra parte, si attivò subito nel ruolo di mediatore e, per la pace fra garibaldini ed esercito napoletano, propose a Cavour l'autonomia della Sicilia, la promulgazione della [[costituzione]] a Napoli e a Palermo e l'alleanza fra Regno di Sardegna e Regno delle due Sicilie. Immediatamente il regime borbonico si adeguò alla proposta francese, instaurando un governo liberale e proclamando la costituzione. Tale situazione mise in grave difficoltà Cavour, per il quale l'alleanza era irrealizzabile. Nello stesso tempo non poteva scontentare Francia e Gran Bretagna, che premevano almeno per una tregua.
 
Il governo piemontese decise allora che il Rere avrebbe inviato un messaggio a Garibaldi con il quale gli si intimava di non attraversare lo [[stretto di Messina]]. Il 22 luglio 1860 Vittorio Emanuele II inviò sì la lettera voluta da Cavour, ma la fece seguire da un messaggio personale nel quale smentiva la lettera ufficiale<ref>{{Cita|Romeo|pp. 464-465}}</ref>.
 
=== Garibaldi a Napoli ===