Polimero: differenze tra le versioni

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* I polimeri prodotti da monomeri tutti uguali sono detti '''omopolimeri''',<!-- no wikilink perché [[omopolimero]] è un redirect a questa sezione--><ref>{{Cita web|url=http://goldbook.iupac.org/html/H/H02854.html|titolo=IUPAC Gold Book - homopolymer|autore=International Union of Pure and Applied Chemistry|sito=goldbook.iupac.org|lingua=en|accesso=2019-05-13}}</ref> mentre quelli prodotti da monomeri rappresentati da due o più [[specie chimica|specie chimiche]] differenti sono detti '''[[copolimero|copolimeri]]'''.<ref name=":2">{{Cita libro|cognome=Callister, William D., Jr., 1940-|titolo=Materials Science and Engineering : an Introduction ; Interactive Materials Science and Engineering, 3r. e.|edizione=5th ed|data=2000|editore=Wiley|lingua=EN|p=451|OCLC=605357401|ISBN=0471352438}}</ref>
* A seconda della loro struttura, possono essere classificati in polimeri lineari, ramificati o reticolati.<ref>{{Cita|Callister|pp. 455-457}}.</ref>
* In relazione alle loro proprietà dal punto di vista della deformazione, si differenziano in [[Polimeri termoplastici|termoplastici]], [[Polimeri termoindurenti|termoindurenti]] ed [[Elastomero|elastomeri]].
* Esistono polimeri naturali ''[[composto organico|organici]]'' (ad esempio [[cellulosa]] e [[caucciù]]), polimeri artificiali, ossia ottenuti dalla modificazione di polimeri naturali (come l'[[Diacetato di cellulosa|acetato di cellulosa]]) e polimeri sintetici, ossia polimerizzati artificialmente (ad esempio [[Cloruro di polivinile|PVC]] e [[polietilene|PET]]).
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La struttura dei polimeri viene definita a vari livelli, tutti tra loro interdipendenti e decisivi nel concorrere a formare le proprietà reologiche del polimero, dalle quali dipendono le applicazioni e gli usi industriali. L'architettura delle catene è un fattore che influenza, ad esempio, il comportamento del polimero al variare della temperatura e la sua densità. Si può distinguere infatti tra catene lineari (alta densità), ramificate (bassa densità) e reticolate.<ref>{{Cita libro|cognome=Callister, William D., 1940-|titolo=Scienza e ingegneria dei materiali|edizione=3. ed|data=2012|editore=EdiSES|lingua=Inglese|capitolo=14.7|OCLC=875276100|ISBN=9788879597241}}</ref>
 
I polimeri lineari sono quelli nei quali le unità ripetitive di una singola catena sono unite da un estremo all'altro. Tra queste catene si possono instaurare numerosi legami di Van del Waals e a idrogeno. I polimeri ramificati hanno catene da cui si dipartono ramificazioni laterali, che riducono le capacità di compattazione delle catene. Materiali come il polietilene possono essere lineari o ramificati.<ref>{{Cita|Callister1}}.</ref>
 
====Classificazione in base alla struttura chimica====
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===Classificazione in base al peso molecolare===
 
I polimeri (al contrario delle molecole aventi peso molecolare non elevato o delle proteine) non hanno peso molecolare definito, ma variabile in rapporto alla lunghezza della catena polimerica che li costituisce. Lotti di polimeri sono caratterizzati da un parametro tipico di queste sostanze macromolecolari ovvero dall'[[indice di polidispersione]] (PI), che tiene conto della distribuzione di pesi molecolari (DPM) riferibile a una sintesi. Il peso molecolare sarà quindi espresso tramite un valore medio, che può essere definito in diversi modi: come media numerica su intervalli dimensionali o come media pesata su intervalli di peso.<ref>{{Cita|Callister|cap. 14.5}}.</ref>
 
Si fa inoltre uso del [[grado di polimerizzazione]], che indica il numero di unità ripetitive costituenti il polimero,<ref>{{Cita|Gedde|p. 11}}.</ref> e che può essere:
* basso: sotto 100 unità ripetitive;
* medio: tra 100 e 1 000 unità ripetitive;
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I '''polimeri semi-cristallini''' sono generalmente plastiche rigide; le catene di polimero, ripiegandosi, riescono a disporre regolarmente loro tratti più o meno lunghi gli uni a fianco degli altri, formando regioni cristalline regolari (dette "[[cristallite|cristalliti]]") che crescono radialmente attorno a "siti di nucleazione", questi possono essere molecole di sostanze capaci di innescare la cristallizzazione ("[[agenti nucleanti]]") o altre catene di polimero stirate dal flusso della massa del polimero.
 
Una situazione intermedia tra i polimeri amorfi e i polimeri semi-cristallini è rappresentata dai polimeri a cristalli liquidi (LCP, ''[[Liquid-crystal polymer|Liquid-Crystal Polymers]]''), in cui le molecole mostrano un orientamento comune ma sono libere di scorrere in maniera tra loro indipendente lungo la direzione longitudinale, modificando quindi la loro struttura cristallina.<ref>{{Cita|Gedde|p. 14}}.</ref>
 
Per un polimero amorfo il volume specifico cresce linearmente fino alla temperatura di transizione vetrosa, in corrispondenza della quale il comportamento cambia da vetroso a gommoso per il fatto che la mobilità delle catene polimeriche aumenta con l'aumentare della temperatura. La transizione è quindi di tipo cinetico e non termodinamico.
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Quando il polimero è costituito da due unità ripetitive di natura diversa, si dice che esso è un [[copolimero]].
 
Nell'ipotesi di avere due monomeri, vi sono 4 modi di concatenamento delle unità ripetitive A e B che derivano da tali monomeri:<ref>{{Cita|Brisi|pp. 433-434}}.</ref>
 
* random: le unità ripetitive A e B si avvicendano in maniera casuale;
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==Caratterizzazione dei polimeri==
 
La caratterizzazione dei polimeri avviene tramite l'utilizzo di numerose tecniche standardizzate dall'[[ASTM International|ASTM]], [[Society of the Plastics Industry|SPI]] e [[Society of Plastics Engineers|SPE]], tra cui (accanto a ciascuna tecnica s'indicano le grandezze misurate)<ref>{{Cita|Gedde|p. 10}}.</ref>:
 
* analisi dei [[gruppo funzionale|gruppi]] terminali: [[peso molecolare]] medio numerico<ref name=":3">{{Cita web|url=https://pslc.ws/italian/weight.htm|titolo=Molecular Weight|sito=pslc.ws|accesso=13 maggio 2019}}</ref>;