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|Attività=generale
|Nazionalità=italiano
|PostNazionalità = veterano della [[guerra italo-turca]] e della [[prima guerra mondiale]], che nel corso della [[seconda guerra mondiale]] ricoprì l'incarico di comandante della [[37ª Divisione fanteria "Modena"]] nella [[campagna di Grecia]], e della [[25ª Divisione fanteria "Bologna"]] nell'offensiva finale dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]], che portò gli italiani ad [[El Alamein]] ([[Egitto]]) nell'estate [[1942]]. Rientrato in Patria il 6 dicembre 1942, assunse poi il comando del [[V Corpo d'armata (Regio Esercito)|V Corpo d'armata]] in [[Dalmazia]], e a partire dal luglio 1943 del [[XXXV Corpo d'armata (Regio Esercito)|XXXV Corpo d'armata]] di stanza a [[Bolzano]]. Cercò di impedire l'ingresso delletruppe tedesche in Italia dopo la [[caduta del fascismo]], arrivando aanche a minacciare l'intervento armato contro i reparti germanici. Decorato con la [[Ordine militare di Savoia|Croce di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia]], di cinque [[Valor militare|Medaglie di bronzo al valor militare]] e della [[Ordine della Corona d'Italia|Croce di Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia]]
}}
 
==Biografia==
Nacque a Roma il 7 luglio 1883,<ref name="aw"/> figlio di Gaspare a Maria Sacchi. Arruolatosi nel [[Regio Esercito]], il 3 novembre [[1901]] fu ammesso a frequentare la [[Accademia Reale di Torino|Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio]] di [[Torino]], al termine della quale è assegnato all'[[arma di artiglieria]] come [[sottotenente]] in data 7 settembre [[1903]].
Promosso prima [[tenente]] e poi [[capitano]], combatté in [[Libia]] nelle fine del 7°º Reggimento [[artiglieria da campagna]] durante la [[guerra italo-turca]] ([[1911]]-[[1912]]) e poi presso il 32°º Reggimento artiglieria da campagna durante il corso della [[Grande Guerra]].
 
Promosso [[maggiore]] al termine del conflitto, passò successivamente a prestare servizio presso il 19°º Reggimento artiglieria pesante campale, e nel [[1920]] fu trasferito in servizio presso il Comando della [[Divisione (unità militare)|Divisione Militare]] di Torino. Dopo un lungo periodo quale insegnante presso la locale [[Scuola di guerra]] divenne [[tenente colonnello]] e poi [[colonnello]] nel [[1930]], passando a disposizione del Comando del [[Corpo d'Armata]] della Città Sabauda. In seguito assunse il comando dell'[[8º Reggimento artiglieria terrestre "Pasubio"|8°º Reggimento artiglieria pesante campale]],<ref name="aw"/> e divenne [[giudice]] supplente presso il [[tribunale militare]] territoriale di [[Roma]] dal 1 luglio [[1931]] al 10 febbraio [[1933]].
 
Tra il 26 giugno [[1933]] e il 30 settembre [[1935]] prestò servizio presso lo [[Stato maggiore]] dell'esercito a Roma, e dal 1 ottobre 1935 al 1 febbraio [[1937]] fu comandante del 17°º Reggimento artiglieria "Sforzesca"<ref name="aw"/> per poi esser assegnato al Corpo d'armata di [[Alessandria]].<ref name="aw"/>
 
Promosso [[generale di brigata]] il 1º luglio [[1937]]<ref name="aw"/> fu nominato comandante del III settore di copertura, ricoprendo tale incarico fino al 10 aprile [[1938]] quando divenne vice comandante della 3ª [[Brigata]] fanteria "Monferrato".<ref name="aw"/> Il 31 marzo [[1939]] fu nominato comandante dell'[[artiglieria contraerea]] di [[Genova]].
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Il 24 novembre 1940 partì urgentemente con la sua Unità per il [[Campagna di Grecia|fronte greco albanese]] ed il 29 rimase ferito e venne sostituito dal generale [[Luigi Trionfi]].<ref name=P0p116/> Riassunse il comando della "[[Modena]]" nel gennaio [[1941]],<ref name=P0p116/> rimanendo in [[Grecia]] anche dopo la fine delle operazioni in quel settore, avvenuta nel mese di aprile.<ref name=P0p116/> Il 5 maggio assunse il comando del [[XXVI Corpo d'armata (Regio Esercito)|XXVI Corpo d'armata]].<ref name=P0p88>{{Cita|Pettibone 2010|p.88}}.</ref> Il 25 agosto 1941 fu trasferito in Libia (dove giunse il 31 agosto) al comando della [[25ª Divisione fanteria "Bologna"]]<ref name=P0p135>{{Cita|Pettibone 2010|p.135}}.</ref> svolgendovi tutto il ciclo operativo sino a lla [[Seconda battaglia di El Alamein|battaglia di El Alamein]] nel novembre [[1942]]. Rimpatriato in Italia il 6 dicembre, il 15 dello stesso mese fu promosso [[generale di corpo d'armata]]<ref name="aw"/> rimanendo a disposizione del Ministero della guerra sino al 9 gennaio [[1943]], quando viene assegnato al comando del [[V Corpo d'armata (Regio Esercito)|V Corpo d'armata]] operante in [[Dalmazia]].<ref name=P0p80>{{Cita|Pettibone 2010|p.80}}.</ref>
 
Dal 5 maggio dello stesso anno rientrò a Roma, rimanendovi sino al 27 luglio, quando fu assegnato al comando del [[XXXV Corpo d'armata (Regio Esercito)|XXXV Corpo d'Armata]] avente [[Quartier generale]] a [[Bolzano]].<ref name=P0p89>{{Cita|Pettibone 2010|p.89}}.</ref> Per quanto il [[Maresciallo d'Italia]] [[Pietro Badoglio]] avesse dichiarato, subito dopo la [[caduta del fascismo]], avvenuta il 25 luglio, che la guerra sarebbe continuata a fianco della Germania, ai tedeschi appariva oramai chiaro che il governo italiano stava trattando la resa con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]].<ref name="as">{{Cita|Cultuta Trentino||as}}.</ref>
Decisi a contrastare tale proposito le truppe tedesche, anziché transitare dal [[Brennero]] per raggiungere le zone di operazioni, incominciarono ad attestarsi nelle valli alpine, occupando, oltre ai valichi alpini, le località strategicamente più importanti.<ref name="as"/> Egli tentò in ogni modo di opporsi a tali operazioni,<ref group=N>La gravità di tale situazione era ben nota al Comando dell'[[Arma dei Carabinieri]] di [[Trento]], che manteneva sotto controllo il transito delle truppe e degli armamenti tedeschi. Da alcune fonti si era venuti a conoscenza che il generale [[Albert Kesselring]], nel corso di una riunione segreta tenutasi ad [[Egna]] il 3 settembre, aveva annunciato l'imminente occupazione della regione.</ref> ma non riuscì ad opporsi energicamente ai tedeschi, disposti anche allo scontro armato con gli italiani per arrivare al loro scopo.<ref name="as"/> Tuttavia quando da [[Innsbruck]] il comandante del neocostituito ''Auffrischungsstab München'', generale [[Valentin Feurstein|Valentin Peter Feuerstein]], gli comunicò l'ingresso in territorio italiano della [[44. Infanterie-Division]], egli rispose bruscamente che tale unità non poteva entrare, arrivando a minacciare l'intervento armato per opporvisi.
 
All'atto dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] dell'8 settembre 1943 fu catturato dai [[Germania|tedeschi]] il giorno dopo, presso il suo comando,<ref group=N>Venne catturato alle 2:00 della notte del 9 settembre da elementi della 44. I.D. tedesca presso la sede del Comando Truppe Alpine a Bolzano.</ref> e poi internato nel [[campo di concentramento]] per generali 64/Z di Shokken (oggi [[Skoki]]), in [[Polonia]].<ref name="aw"/> Rientrò in Italia dopo la fine del conflitto, nell'ottobre [[1945]], venendo collocato in congedo assoluto il 7 luglio [[1956]]. Si spense a [[Genova]] il 24 ottobre [[1970]].
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|nome_onorificenza=Medaglia di bronzo al valor militare
|collegamento_onorificenza=Valor militare
|motivazione=''Comandante di una divisione di fanteria impegnata contro munitissime posizioni, conscio del duro sacrificio imposto ai combattenti, si portava tra i battaglioni più avanzati, incuorando con l'esempio, guidandoli egli stesso nel vivo dell'organizzazione nemica. Ufficiale generale di strenuo valore. Monte Grammondo- Monte Razet, 21-24 giugno 1940.
|data=
}}