Serialismo: differenze tra le versioni

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Il serialismo ha le sue radici nella crisi del sistema tonale all'inizio del '900 e trova la sua prima compiuta espressione nella [[dodecafonia]], o "sistema di composizione con dodici note", di [[Arnold Schoenberg]]. Secondo il metodo di Schoenberg, il brano è costruito su una successione preordinata della [[scala cromatica]] (serie): ognuno dei 12 suoni deve comparire una volta e una sola, per evitare che un suono ripetuto possa assumere una posizione predominante. La serie può essere divisa in gruppi (ad es. 3 gruppi di 4 note) e le "mini-serie" così ottenute possono essere impiegate alla stregua dei temi della [[forma-sonata]], oppure nella formazione del tessuto polifonico.
 
Il metodo dodecafonico proposto da Schoenberg fu applicato in differenti maniere da vari compositori. Tuttavia è evidente che sia Schoenberg che il suo allievo Alban Berg non hanno completamente rotto i ponti con la tradizione. Solo [[Anton Webern]] cominciò a utilizzare senza compromessi ed in completo isolamento la serialità dodecafonica. Questo compositore divenne un modello e un punto di riferimento nei corsi estivi tenuti a [[Darmstadt]] frequentati da Nono, Stockhausen, Berio, Ligeti e altri importanti compositori, musicologi ed interpreti. Con [[Olivier Messiaen]] si ha il primo tentativo di applicare la serie, oltre che alle note della scala cromatica alle altezze, alla dinamica e ad altri parametri musicali. Successivamente con l'articolo ''Schonberg è morto'' di [[Pierre Boulez]] prende avvio il ''serialismo integrale''.
Con [[Anton Webern]] e con gli autori post-weberniani (tra questi [[Pierre Boulez]] e [[Karlheinz Stockhausen]]) il principio seriale si estende oltre il parametro delle altezze configurandosi come ''serialismo integrale''.
 
Il termine "serialismo" non va confuso con "dodecafonia", dato che in teoria è possibile creare musica seriale [[musica modale|modale]] o [[musica tonale|tonale]].