Marghera: differenze tra le versioni
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Al [[2006]], delle aziende che erano ivi insediate rimangono [[Vinyls|Ineos Vinyls Italia]] (ciclo del cloro), [[Gruppo Sapio]], [[Solvay Group|Solvay Fluor Italia]], Arkema, [[Montefibre]], [[Eni]] (direttamente, con la Raffineria di Venezia ma anche con [[Syndial]] - ciclo del cloro e [[Polimeri Europa]] - cracker etilene)<ref>[http://ricerca.gelocal.it/nuovavenezia/archivio/nuovavenezia/2007/10/23/VB1VM_VB101.html La Nuova Venezia, 13 ottobre 2007]</ref>: aveva già chiuso [[Dow Chemical|Dow Poliuretani Italia]]<ref>Ministero dello Sviluppo Economico - Protocollo di Intesa su Porto Marghera - 14 dicembre 2006</ref><ref>[http://www.ilpost.it/2013/06/01/dimenticate-venezia/4/ ilpost.it]</ref>.
All'apice della sua storia ([[1971]]), tutto l'insediamento industriale (per la maggior parte occupato da aziende del gruppo [[Montedison]] ed Eni<ref name="Centro Studi Luccini">
Secondo l'analisi di Anthony Candiello, riportata nel suo saggio ''Marghera 2009. Dopo l’industrializzazione'', il declino di Porto Marghera è scaturito dal fatto che la classe dirigente del tempo ha preferito puntare sullo ''status quo'', mantenendo certamente inalterato il livello occupazionale ma non richiedendo alle imprese ulteriori investimenti in [[ricerca e sviluppo]] (il Centro Studi Luccini parla di lentezze nel processo di adeguamento tecnologico, scientifico, organizzativo): a ciò poi si sono aggiunte l'[[austerity]] e le normative ambientali più stringenti, unite ad una crescita delle rivendicazioni sindacali, e quindi ai fenomeni di [[delocalizzazione (economia)|delocalizzazione]]<ref name="Centro Studi Luccini"/><ref>[http://www.ingmaurogallo.com/sito%20di%20interesse%20nazionale%20di%20Porto%20Marghera.html ingmaurogallo.com]</ref><ref>[http://lucamanisera.nova100.ilsole24ore.com/2016/01/23/la-riqualificazione-urbana-di-porto-marghera-parte-dal-vega-e-ha-la-forma-di-un-albero/ ilsole24ore.com]</ref>. L'[[OECD]], nel suo ''Territorial Reviews - Venezia Metropoli'', fa infine notare come negli anni sessanta i paesi fornitori delle materie prime inviate a Marghera per essere raffinate abbiano iniziato a costruire sul proprio suolo gli impianti per questo genere di lavorazione, contribuendo alla crisi del Petrolchimico. <br />
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