Storia del fascismo italiano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 105716685 di 93.147.38.42 (discussione) questo è un copia-e-incolla dalla voce Alfredo Cucco
Etichetta: Annulla
Riga 223:
=== La repressione e i rapporti con ''cosa nostra'' ===
{{Vedi anche|Cosa nostra durante il fascismo|Cosa nostra}}
Durante il fascismo la lotta alla mafia venne affidata a [[Cesare Mori]], ricordato come il ''prefetto di ferro'', inviato nell'isola nel maggio del 1924 dove condusse una dura repressione delle attività criminose di [[cosa nostra]] in [[Sicilia]]. In questo periodo venne arrestato il boss [[Vito Cascio Ferro]]. Dopo alcuni arresti eclatanti di capimafia, anche i vertici di Cosa nostra non si sentivano più al sicuro e scelsero due vie per salvarsi: una parte emigrò negli USA, andando ad ingrossare le file di [[Cosa nostra statunitense]], mentre un'altra restò in disparte. Il "prefetto di ferro" coinvolse anche personalità di spicco del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] come [[Alfredo Cucco]], che fu espulso dal partito.====La stagione dei processi====
Presto Cucco entrò in polemica con il prefetto [[Cesare Mori]], inviato da [[Mussolini]] in [[Sicilia]] per contrastare [[cosa nostra]]. Nel suo libro ''Con la mafia ai ferri corti'', pubblicato nel [[1932]], Cesare Mori ripercorse i passaggi che lo portarono allo scontro con Cucco<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 94</ref>.
Il 7 agosto [[1926]]<nowiki/> a Mori arrivò un memoriale scritto da [[Roberto Paternostro]], ex ''leader'' siciliano del [[Associazione nazionale combattenti|Partito dei combattenti]], in cui lanciava numerose e gravi accuse a Cucco. Secondo il memoriale di Paternostro, Cucco era implicato nell'apertura da parte della mafia di un sede a [[Misilmeri]] e di essere stato finanziato da [[Francesco Cuccia]], il sindaco mafioso di [[Piana degli Albanesi]].
Allo stesso tempo, Paternostro tentava nel memoriale di proporsi come il difensore della legalità e del fascismo originario, screditando Cucco che veniva descritto come un [[Francesco Saverio Nitti|nittiano]] che aveva aderito al fascismo solo per convenienza e che sempre era stato sprezzante nei confronti delle squadre d'azione e contrario alla confluenza del [[Associazione Nazionalista Italiana|partito nazionalista]] nel Partito Fascista<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 96</ref>. Molte delle accuse di Paternostro erano evidentemente false. Cucco, infatti, era sempre stato un avversario irriducibile del nittismo e aveva in realtà molto spinto per arrivare alla fusione del Partito Nazionalista con il PNF<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 97</ref>. Al memoriale Paternostro allegò anche una lettera che a suo dire era copia di una missiva inviata al segretario nazionale Turati, in cui diceva di avere collaborato con il Movimento italiano Impero e Lavoro (MIIL), che era stato sciolto per volere del federale Cucco. In realtà, il MIIL era stato sciolto dallo stesso Mori per aver aspramente criticato le operazioni antimafia e per essere costituito principalmente da pregiudicati. Paternostro ebbe ancora un incontro con degli esponenti del MIIL in cui tentò inutilmente di convincerli a confermare le accuse a Cucco, ma la riunione fu spiata da un agente di polizia che riferì a Mori<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 98</ref>.
 
Nel frattempo arrivarono contro Cucco altre accuse che sembrarono almeno in parte confermare le accuse di Paternostro. Da Roma giunse in Sicilia il deputato [[Ernesto Galeazzi]], il quale commissariò nel 1927 la federazione di Palermo con un triumvirato composto da [[Ugo Parodi di Belsito]], [[Ignazio Paternò di Spedalotto]] e [[Concetto Sgarlata]]<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 100</ref>. Il 28 novembre [[1927]] iniziò il primo processo contro Cucco, con l'accusa di "frode militare" per aver permesso l'esonero militare a due giovani. Fin dall'inizio del processo fra i testimoni dell'accusa emersero varie contraddizioni<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 101</ref>. Al termine del processo l'accusa chiese la condanna di Cucco, mentre la difesa, senza aver consultato Cucco, chiese l'assoluzione per insufficienza di prove. Il 3 dicembre Cucco fu assolto per insufficienza di prove<ref name="ref_A">Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 102</ref>. Seguì il processo d'appello e il 6 maggio 1928 Cucco fu assolto con formula piena, inoltre la corte riconobbe la malafede degli accusatori<ref name="ref_A" />.
 
Sulla scorta delle accuse mossegli, nel 1927 Cucco fu espulso dal PNF "per indegnità morale" e sottoposto a processo con l'accusa di aver ricevuto denaro e favori dalla mafia<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', pp. 100-101</ref>. Secondo il castello accusatorio, Cucco sarebbe stato vicino alla famiglia mafiosa Termini di [[San Giuseppe Jato]], i quali, arrestati per numerosi reati, sarebbero stati difesi da Cucco. Sempre secondo l'accusa i Termini avrebbero ripagato l'aiuto con grossi finanziamenti economici. Un rapporto simile avrebbe legato Cucco anche al sindaco di [[Piana dei Greci]] [[Francesco Cuccia]]<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 105</ref>.
 
Il 28 novembre 1927 l'autorità giudiziaria presentò contro Cucco ventisette capi d'accusa e la [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]] diede l'autorizzazione a procedere<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 106</ref>.
La vicenda giudiziaria si concluse il 9 aprile [[1931]], quando la Procura in corte d'Assise chiese il [[proscioglimento]] da tutte le accuse "perché i fatti non sussistono". Il 3 giugno Cucco ottenne l'assoluzione con formula piena<ref>Matteo di Figlia, ''op. cit.'', p. 108</ref>.
 
In quegli anni Cucco si dedicò esclusivamente alla professione medica.
[[File:Ferdinando Mezzasomma inaugura l'anno culturale a Venezia, in mezzo a Cucco e Rahn.jpg|thumb|Cucco, a destra, nel 1944 a Venezia, con il ministro [[Ferdinando Mezzasoma]] e il Plenipotenziario del Reich nella RSI [[Rudolf Rahn]]]]
Rientrò nel [[Partito Nazionale Fascista|partito]] solo nel [[1937]] e nel 1939 tornò a Montecitorio, come consigliere nazionale della [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni]]<ref>[http://storia.camera.it/deputato/alfredo-cucco-18930126/leg-regno-XXX#nav Storia Camera]</ref>.
 
Nell'aprile del [[1943]] Mussolini lo nominò vicesegretario nazionale del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]. Quindi aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]], dove fu membro della direzione del [[Partito Fascista Repubblicano]] e commissario dell'[[Opera nazionale del dopolavoro]]<ref>[http://fondazionersi.org/mediawiki/index.php?title=Alfredo_Cucco Alfredo Cucco - FondazioneRSI<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e dal febbraio [[1944]] fu nominato [[Sottosegretario]] al ministero della Cultura popolare.
 
Tuttavia, secondo alcuni studiosi, questi risultati furono condizionati dalle relazioni che vi furono fra mafiosi ed esponenti politici locali che aderirono al fascismo, che avrebbe strumentalizzato la repressione al fine di ottenere maggior consenso; nonostante ciò le vicende sono ancora oggi oggetto di dibattito e studio nell'ambito della [[storiografia]] italiana.