Primo maresciallo dell'Impero: differenze tra le versioni

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[[File:Rank insignia of primo maresciallo dell'impero of the Italian Army (1940).png|thumb|upright=0.7|Insegna di grado per paramano del primo maresciallo dell'Impero]]
 
'''Primo maresciallo dell'Impero''' fu un [[titolo onorifico]] istituito il 2 aprile [[1938]] per volereiniziativa spontanea di [[Benitoun Mussolini]]gruppo di deputati e senatori fascisti, con l'intento di celebrare il stessoruolo svolto da Benito Mussolini pernel lasuccesso vittoriaottenuto nella [[guerra d'Etiopia]], cui seguì la proclamazione dell'[[Impero coloniale italiano]].
 
Il distintivo del grado era una doppia [[greca (simbolo militare)|greca]] sormontata da un'aquila sul cappello e sulle maniche della giacca.
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== Scopo della legge ==
Il grado di Primo Maresciallo dell'Impero non aveva solo la funzione di equiparare Mussolini a re Vittorio Emanuele III nella gerarchia militare, e dunque tentare in un secondo momento di estromettere il sovrano dalla funzione di comando delle Forze Armate<ref>"L'equiparazione, oltre a ferire il sovrano nella quanto mai sensibile sua corda militare, poneva le basi del comando supremo mussoliniano del 1940. Cosa che sarebbe stata non impossibile ma certo meno facile se la posizione gerarchica militare del duce fosse rimasta quella del 1918: caporale (c’è chi dice sergente) dei bersaglieri": Ceva, Lucio, ''Il Discorso della Corona e i falsi diari'', Italia contemporanea : 265, 4, 2011, p. 624, Milano : Franco Angeli, 2011.</ref>, ma anche un valore ideologico nella costruzione della figura del Duce nella dottrina fascista. Subito dopo la Guerra d'Etiopia e la proclamazione dell'Impero, molti intellettuali di punta del Regime iniziarono a chiedersi come risolvere il problema della "diarchia" nell'ambito della costruzione dello Stato totalitario. Ad esempio [[Carlo Costamagna]] era convinto del fatto che se l'Italia fascista, erede della Roma imperiale, ambiva a dar vita ad una Europa unita, la diarchia doveva necessariamente essere eliminata.
il sovrano nella quanto mai sensibile sua corda militare, poneva le basi del comando
supremo mussoliniano del 1940. Cosa che sarebbe stata non impossibile ma certo
meno facile se la posizione gerarchica militare del duce fosse rimasta quella del
1918: caporale (c’è chi dice sergente) dei bersaglieri": Ceva, Lucio, ''Il Discorso della Corona e i falsi diari'', Italia contemporanea : 265, 4, 2011, p. 624, Milano : Franco Angeli, 2011.</ref>, ma anche un valore ideologico nella costruzione della figura del Duce nella dottrina fascista. Subito dopo la Guerra d'Etiopia e la proclamazione dell'Impero, molti intellettuali di punta del Regime iniziarono a chiedersi come risolvere il problema della "diarchia" nell'ambito della costruzione dello Stato totalitario. Ad esempio [[Carlo Costamagna]] era convinto del fatto che se l'Italia fascista, erede della Roma imperiale, ambiva a dar vita ad una Europa unita, la diarchia doveva necessariamente essere eliminata.
 
Anche [[Giuseppe Bottai]] arrivò alla conclusione che, per entrare nella fase "totalitaria" del Fascismo, ci fosse bisogno di un Duce che assumesse su di sé le più importanti cariche dello Stato (ed il primo maresciallato era una di queste). Nel suo diario Bottai, però, scrisse che "il prossimo duce sarà [[Umberto II di Savoia|Umberto]]". Dunque l'istituzione del grado di Primo Maresciallo dell'Impero poteva non essere un'iniziativa mirante a svuotare l'istituto monarchico delle sue prerogative (nonostante Mussolini avesse pensato più volte in quel periodo di liberarsi della Monarchia); almeno per un ideologo come Bottai essa puntava, anzi, ad amalgamare l'autorità dinastico-monarchica con quella dello "Stato nuovo" costruito dal Fascismo.