Guerre romano-persiane: differenze tra le versioni

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La sistemazione dell'Oriente approntata da Germanico garantì la pace fino al [[34]]: in quell'anno il re Artabano II di Partia, convinto che Tiberio, ormai vecchio, non avrebbe opposto resistenza da Capri, pose il figlio [[Arsace I di Armenia|Arsace]] sul trono di Armenia dopo la morte di Artaxias.<ref>{{cita|Tacito|VI, 31.}}</ref> Tiberio, allora, decise di inviare [[Tiridate III di Armenia|Tiridate]], discendente della dinastia arsacide a contendere il trono partico ad Artabano, e sostenne l'insediamento di [[Mitridate di Armenia|Mitridate]], fratello del re di [[Iberi]]a, sul trono di Armenia.<ref>{{cita|Tacito|VI, 32.}}</ref><ref name="Scullard332">Howard H. Scullard, ''Storia del mondo romano'', p.332.</ref> Mitridate riuscì ad impossessarsi del trono di Armenia.<ref>{{cita|Tacito|VI, 33.}}</ref> Artabano, temendo un nuovo massiccio intervento da parte dei Romani, rifiutò di inviare altre truppe contro Mitridate, e abbandonò le proprie pretese sul regno di Armenia.<ref>{{cita|Tacito|VI, 36.}}</ref> Contemporaneamente Artabano fu costretto a lasciare il trono all'arsacide Tiridate e a ritirarsi, anche se solo provvisoriamente.<ref>{{cita|Tacito|VI, 37.}}</ref> Poco tempo più tardi, infatti, Artabano, radunato un grosso esercito, marciò contro Tiridate cacciandolo dal trono, tanto che Tiberio dovette accettare che lo stato dei Parti continuasse ad essere governato da un sovrano ostile ai Romani.<ref>{{cita|Tacito|VI, 44.}}</ref>
 
Morto [[Tiberio]] nel [[37]], i [[Parti]] costrinsero ancora un volta l'Armenia a sottomettersi<ref>{{cita|Tacito|II.3}}.</ref>), anche se sembra che i Romani nel [[47]] ottennero nuovamente il controllo del regno, a cui offrirono lo ''status'' di [[Regno cliente (storia romana)|cliente]]. La situazione era in continuo divenire. [[Nerone]], preoccupato dal fatto che il re della [[Parti]]a, [[Vologese I]], avesse posto sul trono del [[regno d'Armenia]] il proprio fratello [[Tiridate I di Armenia|Tiridate]], decise di inviare un suo valente generale, [[Gneo Domizio Corbulone]], a capo delle [[Campagne armeno-partiche di Corbulone|operazioni orientali]]. Quest'ultimo, una volta riorganizzato l'esercito, penetrò nel [[58]] in Armenia e giunto fino alla capitale [[Artaxata]] riuscì ad impadronirsene dopo aver battuto lo stesso Tiridate. L'anno successivo fu la volta di [[Tigranocerta]]. Al termine delle operazioni, nel [[60]], pose [[Tigrane V]] sul trono di [[Armenia]].
Scoppiata una nuova crisi nel [[62]], Corbulone fu costretto ad intervenire nuovamente. Egli infatti raggiunse un accordo definitivo con il "[[Vologese I|re dei re]]" nel [[63]], restaurando il prestigio di [[Roma]], e concludendo con [[Tiridate I di Armenia]] (sostituitosi a Tigrane V) un accordo che riconosceva nell'Armenia un [[Regno cliente (storia romana)|protettorato romano]], che rimase pressoché invariato fino al principato di [[Traiano]] ([[98]]-[[117]]).
 
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{{Citazione|[[Ardashir I]] fu il primo re persiano che ebbe il coraggio di lanciare un attacco contro il regno dei [[Parti]] e il primo a riuscire a riconquistare l'impero per i Persiani.|[[Erodiano]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio '', VI, 2.6.}}
 
I [[Sasanidi]], che si consideravano discendenti dei [[Persiani]], rivendicavano il possesso di tutto l'impero che era stato degli [[Achemenidi]], ivi compresi i territori, ora romani, dell'Asia Minore e del Vicino Oriente fino al [[mar Egeo]].<ref name="Dione80,4.1">{{cita|Dione|LXXX, 4.1}}.</ref><ref name="ErodianoVI,2.2">{{cita|Erodiano|VI, 2.2.}}</ref>
{{Citazione|[Ardashir] Credendo che l'intero continente di fronte all'[[Europa]], separato dal [[Mar Egeo]] e dalla [[Propontide]], e la regione chiamata [[Asia]] gli appartenessero per diritto divino, egli intendeva recuperarlo per l'Impero persiano. Egli dichiarò che tutti i paesi della zona, tra [[Ionia]] e [[Caria]], erano stati governati da satrapi persiani, a partire da [[Ciro il Grande]], che per primo trasferì il regno dalla [[Media (satrapia)|Media]] ai [[Persiani]], fino a [[Dario III di Persia|Dario III]], l'ultimo dei sovrani persiani, il cui regno fu distrutto da [[Alessandro Magno|Alessandro il Grande]]. Così secondo lui era giusto restaurare e riunire per i Persiani, il regno che avevano precedentemente posseduto.|[[Erodiano]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio '', VI, 2.2.}}
 
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Sembra che nel [[229]]/[[230]], Sasanidi e Romani si scontrarono per la prima volta.
Sappiamo infatti che le armate persiane [[assedio (storia romana)|assediarono]] nel [[229]], seppure inutilmente, la città [[Regno cliente (storia romana)|"alleata"]] ai Romani di [[Hatra]] (per farne una base di attacco contro questi ultimi.<ref name="Millar149">F.Millar, ''The Roman near East (31 BC - AD 337)'', Cambridge Massachusetts & London 1993, p.149.</ref><ref name="Southern61">Pat Southern, ''The Roman Empire: from Severus to Constantine'', p. 61.</ref><ref name="Dione80,3.3">{{cita|Dione|LXXX, 3.3}}.</ref><ref>{{cita|Agatangelo|I, 18-23.}}</ref> L'anno successivo i Sasanidi avanzarono nella [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia romana]] ponendo sotto assedio molte guarnigioni ad ovest dell'[[Eufrate]]<ref name="ErodianoVI,2.3-5">{{cita|Erodiano|VI, 2.3-5.}}</ref> forse invadendo le [[province romane]] di [[Siria (provincia romana)|Siria]] e [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]].<ref name="Zonara12.15">[[Zonara]], ''L'epitome delle storie'', XII, 15.</ref><ref>[[Giorgio Sincello]], ''Selezione di cronografia'', 437, 15-25 (pp. 673, 17-674).</ref>
 
La reazione romana non si fece attendere. Nel [[232]], col supporto del [[regno d'Armenia]], i Romani invasero la [[Media (satrapia)|Media]] puntando alla capitale [[Ctesifonte]], già diverse volte occupata dalle [[esercito romano|armate romane]] al tempo dei Parti. L'esito di [[Campagna sasanide di Alessandro Severo|questa campagna sasanide]] ad opera di [[Alessandro Severo]] non modificò di fatto ''status quo ante bellum''.<ref>''[[Historia Augusta]]'', ''Severus Alexander'', 55-57; {{cita|Vittore|XXIV}}; {{cita|Eutropio|VIII, 23}}; [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]], ''[[Chronicon (Girolamo)|Chronicon]]'', 223; [[Paolo Orosio|Orosio]], ''Historiarum adversos paganos'', VII, 18.7.</ref><ref name="vittoriapersiana">Nind Hopkins, ''The Life of Alexander Severus'', p. 230.</ref> [[Ardashir I]] mise così da parte temporaneamente le sue mire espansionistiche ad Occidente e si concentrò nel consolidamento del suo potere ad oriente.
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La cattura di [[Valeriano]] da parte dei [[Persiani]] lasciò l'Oriente romano alla mercé di [[Sapore I]], il quale riuscì ad occupare oltre a [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]] ed [[Antiochia di Siria|Antiochia]], anche tutta la [[Mesopotamia (provincia romana)|provincia romana di Mesopotamia]] e parte della [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]].<ref name=grant231>{{cita|Grant|p. 231.}}</ref>
La controffensiva romana portò il [[prefetto del pretorio]], [[Ballista]], a sorprendere i Persiani presso Corycus in [[Cilicia]] ed a respingerli fino all'[[Eufrate]].<ref name=grant231 /> Frattanto Odenato decise di abbracciare la causa di Roma contro i Persiani, infliggendo agli stessi una pesante sconfitta.<ref>{{cita|Arborio Mella|p. 360}}.</ref>
 
Nel [[262]] [[Odenato]], nominato da [[Gallieno]] ''rector Orientis'', tornò ad occupare tutta la [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia romana]], recuperando gran parte degli antichi territori orientali romani<ref name=grant231 /> e costringendo [[Sapore I]] alla fuga dopo averlo battuto in battaglia.<ref>[[Historia Augusta]], ''Trenta tiranni'', ''Odenato'', 15.3.</ref> L'anno successivo una [[campagne sasanidi di Odenato|campagna militare]] lo condusse ad occupare la stessa capitale dei Persiani, [[Ctesifonte]].<ref>[[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 10; [[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I, 39.2.</ref><ref>[[Historia Augusta]], ''Trenta tiranni'', ''Odenato'', 15.4.</ref>
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{{Vedi anche|Guerra romano-persiana del 502-506}}
 
Ai due brevi conflitti scoppiati sotto il regno di Teodosio II seguirono cinquant'anni di pace nel corso dei quali l'Impero sasanide divenne tributario degli [[Eftaliti]] o Unni Bianchi. Nel 502 lo scià persiano [[Kavad I|Cavade I]], trovatosi in debito in debito con il re degli Eftaliti, chiese in prestito del denaro all'Imperatore d'Oriente [[Anastasio I Dicoro|Anastasio]], ma al rifiuto di questi, dichiarò guerra all'Impero.<ref name=ProcI7>{{cita|Procopio|I, 7}}.</ref> Cavade, con una campagna rapida, saccheggiò tutta l'Armenia espugnando nel [[503]] [[Teodosiopoli]]<ref>{{Cita|Giosuè Stilita|[http://www.tertullian.org/fathers/joshua_the_stylite_02_trans.htm XLIII]}}<br />* {{cita|Greatrex–Lieu (2002)| II, 62}}</ref> e [[Diyarbakır|Amida]].<ref name=ProcI7/> Anastasio reagì allestendo quattro eserciti<ref name=ProcI8>{{cita|Procopio|I, 8}}.</ref> ma questi, a causa della loro lentezza e imprudenza, vennero sconfitti agevolmente dall'esercito di Cavade ([[503]]).<ref name=ProcI8/> Dopo aver saccheggiato l'[[Arzanene]], i Romani riuscirono a comprare la resa di Amida versando una certa somma di denaro ([[504]]).<ref name=ProcI9>{{cita|Procopio|I, 9}}.</ref> Il protrarsi del conflitto contro gli Eftaliti convinse infine Cavade a concludere una pace con l'Impero d'Oriente, che venne firmata nel [[506]].<ref name=ProcI9/>
 
Negli anni successivi la tensione tra i due imperi venne alimentata dalla decisione dell'Imperatore Anastasio di fortificare [[Dara]], che suscitò le proteste di Cavade, che sosteneva che la costruzione di nuove fortificazioni nella frontiera tra i due imperi violava i trattati di pace precedenti.<ref>{{cita|Procopio|I, 10}}.</ref> Nonostante le proteste, le mura vennero completate nel [[507]]–[[508]].<ref>{{cita|Giosuè Stilita|[http://www.tertullian.org/fathers/joshua_the_stylite_02_trans.htm XCIII–XCIV]}}<br />* {{Cita|Greatrex–Lieu (2002)|II, 77}}</ref> Vennero riparate anche le fortificazioni di Edessa, [[Batne]] e Amida.<ref>{{cita|Giosuè Stilita| [http://www.tertullian.org/fathers/joshua_the_stylite_02_trans.htm XC]}}<br />* Greatrex–Lieu (2002), II, 74</ref>
 
===== Guerra iberica (526-532) =====
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[[File:Roman-Empire 477ad.jpg|thumb|left|upright=1.4|I due imperi romano e persiano nel 477, e le nazioni confinanti con essi, che spesso vennero coinvolte nei loro conflitti]]
 
Nel 524-525, Cavade propose all'Imperatore Giustino I di adottare Cosroe ma l'Augusto rifiutò.<ref>{{cita|Procopio|I, 11}}.</ref> Le tensioni tra i due imperi si mutarono in conflitto quando l'[[Iberia (Caucaso)|Iberia]] passò dall'influenza sasanide all'alleanza con i Romani; il sovrano Kavad I aveva infatti cercato di convertire forzatamente gli Iberici, cristiani, allo [[Zoroastrismo]], causando (524/525) la rivolta degli Iberici, governati dal re Gurgene, che chiesero aiuto all'Imperatore di Costantinopoli. Giustino I intervenne quindi in soccorso del re iberico Gurgene, ma gli aiuti furono insufficienti, e Gurgene fu costretto a fuggire a Costantinopoli.<ref name=ProcI12>{{cita|Procopio|I, 12}}.</ref> I primi anni di guerra furono favorevoli ai Persiani: oltre a sedare la rivolta iberica, riuscirono anche a respingere un'offensiva romana contro Nisibi e [[Thebetha]] e ad impedire, con alcuni attacchi, agli eserciti romani di fortificare [[Thannuris]] e [[Melabasa]].<ref name="Gl83">Zacharias Rhetor, ''Historia Ecclesiastica'', IX, 2<br />* Greatrex–Lieu (2002), II, pp. 83, 86</ref>
 
Nel [[527]], morto Giustino II, divenne imperatore [[Giustiniano I|Giustiniano]], il quale riorganizzò l'[[esercito bizantino|esercito]] nel tentativo di porre rimedio a queste sconfitte.<ref>Greatrex–Lieu (2002), II, 85</ref> Il nuovo imperatore nominò [[Belisario]] ''magister militum per orientem'', affidandogli il comando della guerra contro i Sasanidi.<ref>{{cita|Procopio|I, 13}}.</ref> La scelta si rivelò felice, e Belisario diede prova del suo valore sconfiggendo, grazie alla sua superiore abilità tattica, l'esercito sasanide nella [[battaglia di Dara]] ([[530]]).<ref>{{cita|Procopio|I, 14}}.</ref> Vennero poi respinte varie incursioni sasanidi in territorio romano, i Persiani occuparono due fortezze in Lazica, i Romani occuparono alcune fortezze in Persarmenia e sottomisero la nazione degli Tzani.<ref>{{cita|Procopio|I, 15}}.</ref> Nel [[531]] i Persiani sferrarono una grande offensiva nel Commagene, sperando di impadronirsi di Antiochia: ma, pur infliggendo una sconfitta a Belisario [[Battaglia di Callinicum|presso Callinicum]], si ritirarono con pesanti perdite senza aver espugnato una città.<ref>{{cita|Procopio|I, 18}}.</ref> Dopo la battaglia di Callinicum, Belisario venne rimosso dal suo incarico mentre Ermogene tentò invano di negoziare una pace con Cavade.<ref>{{cita|Procopio|I, 21}}.</ref> Nel 532, in seguito alla morte di Cavade, il suo successore Cosroe firmò con l'Impero d'Oriente una ''pace eterna'', che prevedeva il pagamento per i Romani di 110 centenaria ai Sasanidi e il mantenimento dello ''status quo'' antecedente alla guerra.<ref>{{cita|Procopio|I, 22}}.</ref>
 
===== Giustiniano I contro Cosroe I (540-561) =====
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La pace durò otto anni durante i quali Giustiniano, per mezzo di Belisario, riuscì a impadronirsi del Nord Africa e di gran parte dell'Italia, compresa Roma. Nella primavera del 540 però [[Cosroe I]], su pressanti richieste dei Goti e degli Armeni, decise di infrangere il trattato:<ref>{{cita|Procopio|II, 2}}.</ref> invase dunque la Siria e la Mesopotamia, espugnando e distruggendo varie città inclusa [[Antiochia di Siria|Antiochia]],<ref>{{cita|Procopio|II, 10}}.</ref> la cui popolazione venne deportata in Persia.<ref name="BrJustFPW">{{cita|Greatrex–Lieu (2002)|II, p. 102}}.</ref><ref>{{cita|Procopio|II, 14}}.</ref> Alla notizia di questi avvenimenti l'Imperatore Giustiniano richiamò immediatamente il suo generale migliore, Belisario, dall'Italia per inviarlo contro i Persiani. Giunto in Mesopotamia nella primavera del [[541]], Belisario invase il territorio persiano, riuscendo sì ad espugnare con grossa difficoltà la fortezza di Sisauron ma fallendo nell'assedio di Nisibi.<ref name=ProcII19>{{cita|Procopio|II, 19}}.</ref> Un malore che colpì parecchi soldati romani, forse non abituati al clima della Persia, lo costrinse infine a svernare a Costantinopoli nell'inverno del 541.<ref name=ProcII19 /> Nel 542 Cosroe invase l'Eufratense ma fu persuaso al ritiro da Belisario.<ref>{{cita|Procopio|II, 21}}.</ref> L'anno successivo i Romani assaltarono senza successo [[Dvin]] mentre nel 544 a condurre l'offensiva furono i Persiani che cercarono invano di espugnare [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]].<ref name="GL113">{{cita|Greatrex-Lieu (2002)| II, p. 113}}.</ref> Infine, nel [[545]], fu firmata una tregua tra i due imperi (aiutata dal pagamento di 20 centenaria), secondo cui i Persiani accettavano di non attaccare il territorio bizantino per i successivi cinque anni.<ref>{{cita|Procopio|II, 28}}.</ref>
 
[[File:Roman-Persian Frontier, 565 AD.png|left|upright=1.4|thumb|La frontiera nel 565.]]
 
All'inizio del 548 il re Gubaze di Lazica, trovando oppressivo il [[protettorato]] persiano, chiese a Giustiniano di restaurare il protettorato romano sulla regione. L'imperatore colse l'occasione per dichiarare guerra ai Persiani e invase la Lazica; le prime battaglie furono per lui vittoriose, anche se l'esercito combinato bizantino-lazico riuscì ad espugnare la fortezza chiave di [[Petra (Giordania)|Petra]] solo nel 551; proprio in quell'anno, però, i Persiani, condotti dal generale [[Mihr-Mihroe]], sferrarono un'offensiva vincente, riuscendo a occupare la Lazica orientale.<ref>{{cita|Treadgold (1997)|pp. 204–207}}.</ref> A quel punto le due potenze rinnovarono la tregua del 545, che non era però valida per la Lazica, dove il conflitto si protrasse in situazione di stallo fino al [[557]], anno in cui Cosroe, minacciato dagli Unni Bianchi, decise di sospendere le ostilità anche in Lazica. Nel [[561]] gli inviati di Giustiniano e Cosroe firmarono una pace di 50 anni, in base alla quale i Persiani accettarono di evacuare la Lazica e ricevettero un sussidio annuale di 30.000 nomismata all'anno.<ref>Menandro Protettore, ''Storia'', fram. 6.1. Secondo Greatrex (2005), 489, a molti Romani questo accordo "appariva pericoloso e indicativo di debolezza".</ref> Entrambe le parti, inoltre, si fecero promesse reciproche di non costruire nuove fortificazioni lungo la frontiera.<ref name="EvJu">Evans, [http://www.roman-emperors.org/justinia.htm Justinian (527–565&nbsp;AD)]</ref>
 
===== Guerra per il Caucaso (572-591) =====
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<li> I Bizantini si erano rifiutati di pagare il tributo annuale di 500 libbre d'oro stabilito dalla pace del 562.</li>
</ol></ref>
[[Giustino II]] pose l'Armenia sotto la sua protezione, mentre le truppe romane comandate dal nipote di Giustino, Marciano, saccheggiarono l'[[Arzanene]] e invasero la Mesopotamia persiana.<ref>Treadgold (1997), 222</ref> I Persiani tuttavia riuscirono a respingere l'offensiva romana e a prendere l'iniziativa, saccheggiando la Siria ed espugnando la strategicamente importante Dara.<ref>{{cita|Teofilatto|III, 11}}.</ref><ref>Il grande bastione della frontiera romana era in mano persiana per la prima volta (Whitby [2000], 92–94).</ref> I Romani riuscirono a ottenere una tregua di un anno in Mesopotamia (poi estesa a cinque anni) al prezzo di 45.000 ''[[Solido (moneta)|solidi]]'',<ref>Greatrex–Lieu (2002), II, 152; Louth (2005), 113</ref> ma la guerra continuò nel Caucaso e nella frontiera desertica.<ref>Teofane, ''Cronaca'', 246.11–27<br />Whitby (2000), pp. 92–94</ref> Nel [[576]], Cosroe I invase l'Anatolia e saccheggiò Sebasteia, ma subì una pesante sconfitta presso [[Malatya|Melitene]] ad opera del generale [[Giustiniano (generale)|Giustiniano]].<ref>{{cita|Teofilatto|III, 14}}.</ref>
 
[[File:Persia 600ad.jpg|upright=1.4|thumb|L'impero sasanide e gli stati confinanti (incluso l'[[impero romano d'Oriente]]) nel [[600]].]]
 
I Romani sfruttarono il momento favorevole penetrando profondamente in territorio persiano e saccheggiando l'Atropatene ma la loro avanzata fu fermata dal generale sasanide Tamkhusro,<ref name="TW96">Treadgold (1997), 224; Whitby (2000), pp. 95–96</ref> la cui vittoria spinse lo scià a rifiutare le proposte di pace bizantine.<ref>{{cita|Teofilatto|III, 15}}.</ref> Dopo questi avvenimenti, [[Tiberio II Costantino|Tiberio II]] decise di rimuovere dal comando Giustiniano e sostituirlo con Maurizio; quest'ultimo ottenne vari successi militari, spingendo Cosroe ad aprire di nuovo le negoziazioni di pace; la morte dello scià fermò le negoziazioni in quanto il suo successore [[Ormisda IV]] (579-590) preferì proseguire la guerra.<ref>Soward, [http://www.humanities.uci.edu/sasanika/pdf/Theophylact.pdf Teofilatto Simocatta e i Persiani] {{webarchive|url=https://www.webcitation.org/5hIrcwbxD?url=http://www.humanities.uci.edu/sasanika/pdf/Theophylact.pdf |data=5 giugno 2009 }} (PDF); Treadgold (1997), p. 225; Whitby (2000), p. 96</ref> Maurizio nel 582 sconfisse i Sasanidi presso Constantina, battaglia in cui venne sconfitto e ucciso Tamkhusro.<ref>{{cita|Teofilatto|III, 18}}.</ref> Proprio nel 582 morì l'Imperatore Tiberio II il quale designò quale suo successore proprio [[Maurizio (imperatore)|Maurizio]].
 
La guerra proseguì per alcuni anni in stato di stallo fino a quando nel 589 il generale persiano Bahram Chobin si rivoltò contro lo scià Ormisda IV. Ormisda venne assassinato in una congiura nel 590; gli succedette il figlio Cosroe II.<ref>{{cita|Teofilatto|IV, 7}}.</ref> Cosroe II non riuscì però a sedare la rivolta di Bahram, che si impossessò della capitale e del trono, costringendo il figlio di Ormisda alla fuga in territorio romano.<ref>{{cita|Teofilatto|IV, 10}}.</ref> Con l'aiuto militare offertogli da Maurizio, Cosroe riuscì tuttavia a deporre [[Bahram VI]] e a ritornare sul trono di Persia. Riconoscente ai Romani, Cosroe non solo restituì loro Dara e Martiropoli ma cedette loro anche la parte occidentale dell'Iberia e più della metà dell'Armenia persiana (591).<ref>Teofilatto, V, ''Storia'', I, [http://www.humanities.uci.edu/sasanika/pdf/Theophylact.pdf 3.11] {{webarchive|url=https://www.webcitation.org/5hIrcwbxD?url=http://www.humanities.uci.edu/sasanika/pdf/Theophylact.pdf |data=5 giugno 2009 }} (PDF) e [http://www.humanities.uci.edu/sasanika/pdf/Theophylact.pdf 15.1] {{webarchive|url=https://www.webcitation.org/5hIrcwbxD?url=http://www.humanities.uci.edu/sasanika/pdf/Theophylact.pdf |data=5 giugno 2009 }} (PDF)<br />* Louth (2005), 115; Treadgold (1997), pp. 231–232</ref>
 
===== Eraclio contro Cosroe II (602-628) =====