Attentato a Hitler del 20 luglio 1944: differenze tra le versioni

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Lo scopo dell'attentato era quello di eliminare Adolf Hitler e, attraverso un [[colpo di Stato]], instaurare un nuovo governo che avesse il compito di negoziare una pace separata con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], allo scopo di evitare la disfatta militare e l'invasione della [[Germania nazista|Germania]]<ref name="Fraser 517">{{cita|Fraser|p. 517}}.</ref>. L'attentato fu pianificato sfruttando la possibilità che offriva il piano Valchiria (in [[lingua tedesca|tedesco]]: ''Walküre''), ossia la mobilitazione della milizia territoriale in caso di colpo di Stato o insurrezione interna, opportunamente modificato dal colonnello von Stauffenberg. L'esplosione dell'ordigno uccise tre ufficiali e uno stenografo, tuttavia il [[Führer]] non morì, subì soltanto ferite più o meno lievi.
 
Il conseguente fallimento del colpo di Stato portò all'arresto di circa 5&nbsp;000 persone, molte delle quali furono successivamente giustiziate o internate nei lager<ref name=Shirer19601393>{{Cita|Shirer, 1960|p. 1393}}.</ref> Lo storico britannico [[Ian Kershaw]], in merito al numero totale di vittime, scrive di circa 200 persone «passate dalle mani del boia».<ref>{{Cita|Kershaw, 2001|p. 1071}}.</ref>
 
== Premesse ==
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[[File:Bundesarchiv Bild 146-1976-130-53, Henning v. Tresckow.jpg|thumb|left|upright|Il [[Gradi dello Heer|generale]] [[Henning von Tresckow]].]]
 
L'opposizione in ambito militare crebbe mano a mano che le sorti del conflitto volgevano a sfavore della Germania, allo scopo di favorire una pace separata con gli Alleati ed evitare così una possibile distruzione del paese<ref name= Winter>Questi sottovalutarono ogni apporto informativo che avrebbe consentito loro di conoscere il piano o addirittura di agevolarlo: cfr. {{cita libro|capitolo=British Intelligence and the July Bomb Plot of 1944: A Reappraisal|titolo= War in History|cognome=Winter|nome=P.R.J.|editore=Sports Industry Market Research, Statistics, Trends and Leading Companies|numero= IV numero|pagine=468-494|anno=2006}}</ref>. Queste idee in virtù del giuramento di fedeltà prestato, non si manifestarono mai apertamente, ma rimasero sommerse nello scontento degli ufficiali<ref name=Fest199705>{{Cita|Fest, 1997|p. 95}}.</ref>. Alcuni piani per un rovesciamento del regime atti a impedire a Hitler di scatenare una nuova guerra mondiale vennero preparati già nel 1938 e nel 1939, ma non furono portati a termine a causa dell'indecisione dei generali dell'esercito [[Franz Halder]] e [[Walther von Brauchitsch]] e della fallimentare strategia delle potenze occidentali nel contrastare la politica aggressiva del Führer<ref name=Thomsett199745>{{Cita|Thomsett, 1997|p. 45}}.</ref>.
 
Ai primi significativi dissensi al regime hitleriano in ambito militare, si andarono ad affiancare altri di tipo religioso, quali quelli del [[cardinale]] [[Clemens August von Galen]] e del [[vescovo]] [[Theophil Wurm]] che protestarono contro l'attuazione dei cosiddetti [[Aktion T4|programma eutanasia]]<ref name=Hoffmann81>{{Cita|Hoffmann|p. 81}}.</ref> e civile promossi da gruppi organizzati quali l'[[Orchestra Rossa]] e la [[Rosa Bianca]]. Questi movimenti iniziarono sommessamente a manifestarsi nel [[1938]], quando gruppi dell'[[Abwehr]] e dello [[Heer (Wehrmacht)|Heer]] cominciarono a pianificare un rovesciamento del regime di Hitler; i primi che ipotizzarono tale opzione furono i [[Gradi dello Heer|generali]] [[Hans Oster]] e [[Ludwig Beck]] ed il [[feldmaresciallo]] [[Erwin von Witzleben]], che stabilirono in seguito contatti con numerose autorità politiche come [[Carl Goerdeler]] e [[Helmuth James Graf von Moltke]]<ref name=Taylor1974224>{{Cita|Taylor, 1974|p. 224}}.</ref>.
 
Nel 1942, anche a seguito dei primi insuccessi della Wehrmacht, il colonnello [[Henning von Tresckow]] membro dello [[Stato Maggiore]] del feldmaresciallo [[Fedor von Bock]], formò un nuovo gruppo di adepti, che divenne presto il centro nevralgico della cospirazione<ref name=Fest1997188>{{Cita|Fest, 1997|p. 188}}.</ref>. Tuttavia la notevole protezione di cui godeva Hitler rappresentava un evidente problema per la progettazione e l'attuazione di un attentato<ref name=Taylor1974226>{{Cita|Taylor, 1974|p. 226}}.</ref>. Nel 1942 l'adesione del generale [[Friedrich Olbricht]], che in qualità di capo del quartier generale dell'ufficio dell'esercito controllava un sistema indipendente di comunicazione delle unità di riserva in tutta la Germania, al gruppo di resistenza di Tresckow, gettò le basi per l'attuazione di un colpo di Stato<ref name=Fest199705/>.
 
Tra il 1942 e il 1943, Tresckow, all'epoca [[capo di stato maggiore]] dell'[[Heeresgruppe Mitte]], aveva partecipato a tre infruttuosi tentativi. Il primo, avvenuto il 17 febbraio a [[Zaporižžja]] nel [[quartier generale]] dell'[[Heeresgruppe Süd]], ma non realmente concretizzatosi a causa dell'opposizione del feldmaresciallo [[Erich von Manstein]]<ref name=Hoffmann148>{{Cita|Hoffmann, 1994|p. 148}}.</ref>, il secondo, avvenuto il 13 marzo a [[Smolensk]] durante la visita di Hitler allo stato maggiore dell'Heeresgruppe Mitte, dove il colonnello [[Fabian von Schlabrendorff]] consegnò ad un ufficiale dello stato maggiore che viaggiava in aereo con il Führer un pacchetto, ufficialmente contenente alcoolici, provvisto invece di due piccole cariche esplosive sufficienti per fare precipitare l'aereo, che tuttavia non esplosero. Il terzo infine, avvenne il 21 marzo a [[Berlino]], quando al colonnello [[Rudolf Christoph Freiherr von Gersdorff]] fu affidato l'incarico di accompagnare Hitler ad una mostra di materiale bellico catturato al nemico; Tresckow chiese a von Gersdorff se fosse disponibile a sacrificarsi facendosi saltare in aria mentre si trovava accanto a lui ma, dopo averne ricevuto l'assenso, la visita del Führer si svolse così rapidamente da non permettere il tempo di azionamento delle spolette, costringendo von Gersdorff ad uscire per disinnescarle.
 
== La pianificazione dell'attentato ==
L'idea di un attentato ai danni del Führer nacque durante un incontro avvenuto nel settembre del [[1943]] tra il feldmaresciallo [[Günther von Kluge]], il generale a riposo [[Ludwig Beck]], il dottor [[Carl Friedrich Goerdeler]] ed il generale Olbricht, riunitisi presso l'appartamento di quest'ultimo<ref>{{Cita|Biagi, 1995|p. 2021}}.</ref>.
Goerdeler fu [[sindaco]] di [[Lipsia]] e per un breve periodo commissario del Reich per il controllo dei prezzi. Fu uno dei maggiori oppositori alla politica del Führer, nonché fautore di una nuova forma di governo nella quale egli stesso avrebbe dovuto ricoprire la carica di [[Cancelliere del Reich|Cancelliere]], mentre il generale Beck, ex [[Stato Maggiore generale tedesco|capo di stato maggiore dell'esercito]], infatti aveva rassegnato le dimissioni dopo l'annessione dell'Austria perché non condivideva la politica aggressiva di Hitler, sarebbe dovuto divenire il nuovo [[Capo di Stato]]<ref name=Fest199705/><ref name=Thomsett199740>{{Cita|Thomsett, 1997|p. 40}}.</ref>. Il motivo della riunione risiedeva nella richiesta del feldmaresciallo von Kluge (comandante dal 16 dicembre [[1941]] al 27 ottobre [[1943]] dell'Heeresgruppe Mitte sul fronte orientale), di un incontro con il generale Beck per esprimere la sua preoccupazione sull'andamento della guerra e sull'impossibilità di proseguirla su due fronti, e in merito alla necessità di prendere una decisione per eliminare Hitler dalla scena politica e militare, ritenendo che questo avrebbe impedito la distruzione del paese e l'invasione [[Unione sovietica|sovietica]] della Germania.<ref name=Thomsett199746>{{Cita|Thomsett, 1997|p. 46}}.</ref>
 
Le condizioni per la realizzazione di un attentato tuttavia peggioravano sempre di più poiché Hitler non appariva quasi più in pubblico e raramente si recava a Berlino<ref name=Taylor1974226/>; egli infatti, dal 24 giugno [[1941]], due giorni dopo l'inizio dell'[[operazione Barbarossa]], aveva spostato il suo quartier generale a Rastenburg, nella ''Wolfsschanze'', spostandosi solo occasionalmente nella sua residenza estiva nell'[[Obersalzberg]], il [[Berghof]]. Heinrich Himmler e la [[Gestapo]] inoltre nutrivano sospetti sulla possibilità di un complotto contro Hitler, sospettando un coinvolgimento da parte degli ufficiali dello Stato maggiore generale<ref>Peter Hoffmann, ''Peace through Coup d'État: The Foreign Contacts of the German Resistance 1933-1944'', Central European History, Vol. 19, No. 1 (Mar., 1986), pp. 3-44.</ref>.
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[[File:Bundesarchiv Bild 183-1983-0210-507, Berlin, Staatsakt für Admiral von Trotha.jpg|thumb|Il [[generale]] [[Friedrich Fromm]] (quarto da sinistra), comandante dell'esercito territoriale.]]
 
Olbricht suggerì che questo piano avrebbe potuto essere utilizzato per mobilitare l'esercito territoriale non contro la minaccia preventivata, ma viceversa contro le SS e i vertici del partito. Tra l'agosto e il settembre 1943 venne quindi redatto un nuovo piano Walküre da von Tresckow, che introdusse nuovi ordini supplementari per l'occupazione dei ministeri del governo di Berlino, del quartier generale di Himmler nella Prussia orientale, delle stazioni radio e delle centrali telefoniche, oltreché per la liberazione dei campi di concentramento<ref name=Fest1997219>{{Cita|Fest, 1997|p. 219}}.</ref><ref>In precedenza, si credeva che fosse il tenente colonnello Claus Schenk von Stauffenberg il principale responsabile del piano Walküre, ma i documenti recuperati da parte dell'Unione Sovietica dopo la guerra e pubblicati nel 2007 suggeriscono che il piano fu sviluppato da Tresckow entro l'autunno del 1943.</ref>. L'operazione Valchiria poteva essere messa in atto esclusivamente dal generale [[Friedrich Fromm]], comandante dell'esercito territoriale, che quindi si trovò nella posizione di dover partecipare alla congiura oppure essere arrestato assieme agli altri funzionari governativi e ai militari che fossero rimasti fedeli ad Hitler.
 
Il ruolo di Stauffenberg era indispensabile per l'attuazione del piano. Durante il colpo di Stato che avrebbe seguito la morte del Führer, Stauffenberg avrebbe dovuto fare immediatamente ritorno a Berlino per prendere il comando della milizia territoriale mentre il capo ufficio segnalazioni [[Erich Fellgiebel|Fellgiebel]], avrebbe dovuto telefonare a Berlino per dare la notizia della morte di Hitler, e ricevuta la notizia, il generale Friedrich Olbricht assieme al nuovo [[capo di Stato Maggiore]], al colonnello [[Albrecht Mertz von Quirnheim]] e ad altri ufficiali favorevoli al rovesciamento del governo, avrebbero avviato il piano Walküre. Questo era tuttavia debole in diversi punti: il generale Fromm era a conoscenza del complotto, ma fino a quel momento non aveva fatto nulla per fermarlo, e tra i congiurati si era fatta largo la convinzione che parimenti non avrebbe fatto nulla per ostacolarlo. Egli tuttavia aveva condizionato la sua adesione alla riuscita del colpo di Stato, ossia non ne avrebbe preso parte fino a quando il successo non fosse stato assicurato<ref name=Hoffmann155>{{Cita|Hoffmann, 1994|p. 155}}.</ref>, quindi, in caso di fallimento era lecito pensare che si sarebbe schierato contro i partecipanti. In questo modo il suo eventuale rifiuto di inoltrare gli ordini relativi al piano, avrebbe impedito ai comandanti dei distretti militari la loro conferma, con il pericolo che questi avrebbero potuto opporre il rifiuto di eseguirli<ref name=Hoffmann155 />.
 
La verifica della morte di Hitler era un'altra delle variabili essenziali alla riuscita del piano, poiché, se l'attentato fosse fallito, le possibilità di iniziare l'operazione Valchiria erano praticamente inesistenti dato che i comandanti dei distretti non avrebbero obbedito ad ordini provenienti dalla milizia territoriale, se questi si fossero basati sulla notizia inesatta della morte del Führer. Il tempo necessario a von Stauffenberg per fare ritorno a Berlino, pari a circa tre ore, aggiungeva difficoltà al piano, poiché gli ordini per la mobilitazione della riserva territoriale erano firmati da Olbricht e da von Quirnheim; tuttavia, se dai distretti militari fosse pervenuta la richiesta, questi avrebbero dovuto essere confermati da Fromm, e di conseguenza von Stauffenberg non avrebbe potuto confermare nessun ordine prima del suo ritorno a Berlino. Inoltre se gli ordini non fossero partiti o se il blocco delle comunicazioni non avesse retto, lo stato maggiore di Hitler avrebbe potuto emanare i relativi contrordini<ref name=Galante19811112>{{Cita|Galante, 1981|pp. 11-12}}.</ref>.
 
== L'attentato ==
=== I giorni precedenti l'attentato ===
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1984-079-02, Führerhauptquartier, Stauffenberg, Hitler, Keitel crop.jpg|thumb|A sinistra il [[colonnello]] [[Claus Schenk von Stauffenberg]] durante l'incontro con [[Adolf Hitler]] alla [[Wolfsschanze]], a destra il [[feldmaresciallo]] [[Wilhelm Keitel]] e, di spalle il [[generale]] [[Karl-Heinrich Bodenschatz]], 15 luglio 1944.]]
Sabato 1º luglio 1944, Stauffenberg venne nominato capo di stato maggiore del generale Fromm presso la sede dell'esercito territoriale al Bendlerblock, nel centro di Berlino; il nuovo incarico permise a von Stauffenberg di partecipare alle riunioni informative di Hitler, sia alla Wolfsschanze che a [[Berchtesgaden]], offrendogli la possibilità di uccidere personalmente Hitler. Nel frattempo nuovi elementi si aggiunsero alle file dei congiurati e tra questi il generale [[Carl-Heinrich von Stülpnagel]], comandante militare in Francia, il quale, dopo la morte di Hitler, avrebbe preso il controllo di [[Parigi]] con l'intento di negoziare un armistizio con le forze Alleate<ref name=Fest1997228>{{Cita|Fest, 1997|p. 228}}.</ref>.
 
Il 7 luglio il generale Stieff ebbe la possibilità di uccidere Hitler durante una mostra di nuove divise presso il [[castello di Klessheim]] vicino a [[Salisburgo]], senza tuttavia riuscire ad agire, mentre l'11 luglio von Stauffenberg partecipò ad una conferenza alla presenza di Hitler, portando una bomba nella sua valigetta, ma a causa della precedente decisione dei cospiratori, che ritenevano imprescindibile uccidere il Führer eliminando contemporaneamente [[Hermann Göring]] ed [[Heinrich Himmler]], l'attentato non venne realizzato a causa della mancata presenza di quest'ultimo<ref name=Taylor1974226/>.
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[[File:Attentato a Hitler del 20 luglio 1944 (schema).JPG|thumb|left|[[Adolf Hitler]] (in blu) si trovava al centro della sala congressi della [[Wolfsschanze]]; le persone decedute (in rosso) si trovavano alla sua destra, in prossimità della bomba]]
 
Una volta giunto a Rastenburg, von Haeften ordinò al pilota di tenersi pronto a ripartire per la capitale da mezzogiorno in avanti e, lasciato l'aeroporto, i tre si diressero in automobile alla Wolfsschanze; il dispositivo di sorveglianza del quartier generale di Hitler era formato da tre anelli, difesi da [[Campo minato|campi minati]], [[Casamatta|casematte]] e barriere di [[filo spinato]], superabili attraverso tre [[Posto di blocco|posti di blocco]] e ogni ufficiale aveva a disposizione un lasciapassare, valido una sola volta, e tutti dovevano essere soggetti alla perquisizione da parte di un ufficiale delle [[SS]]; i due cospiratori, convocati personalmente da Hitler, riuscirono facilmente a oltrepassare il dispositivo, presentandosi all'interno della "tana del lupo" intorno alle ore 11.00<ref name=Biagi199520204>{{Cita|Biagi, 1995|p. 2024}}.</ref>.
 
La riunione in cui avrebbe dovuto essere presente il Führer era in programma per le 13.00 e i due ufficiali, dopo una breve colazione, si recarono dal generale Fellgiebel che insieme al generale Stieff avrebbe dovuto trasmettere la notizia della morte di Hitler e quindi bloccare qualunque comunicazione verso l'esterno, per dare tempo ai cospiratori di avviare l'operazione Valchiria. Poco dopo le ore 12:00, von Stauffenberg si recò dal feldmaresciallo [[Wilhelm Keitel]] per sottoporgli il contenuto della sua relazione e, dopo averne ottenuto l'approvazione, venne informato dell'anticipo della riunione alle 12.30 a causa dell'arrivo di [[Benito Mussolini]] che sarebbe giunto in visita nel pomeriggio. Il cambiamento di orario rese necessario accelerare l'operazione di innesco degli ordigni e von Stauffenberg chiese al feldmaresciallo il permesso di ritirarsi per qualche minuto per lavarsi e cambiarsi la camicia, chiedendo di essere accompagnato dal suo attendente. Il nervosismo di von Haeften tuttavia rischiò di compromettere l'operazione. Mentre von Stauffenberg era a colloquio con gli ufficiali, l'attendente lasciò l'esplosivo incustodito in una borsa su una scrivania avvolto in una camicia, tanto che un sottufficiale delle SS gli chiese di cosa si trattasse, ma l'arrivo di von Stauffenberg risolse la situazione<ref>{{Cita|Hoffmann, 1994|p. 156}}.</ref>.
 
Una volta rimasti soli, i due iniziarono la preparazione dei due ordigni, ma dopo l'innesco del primo, vennero richiamati dal feldmaresciallo Keitel poiché la riunione era già iniziata: un sergente bussò alla porta e fece ingresso nella stanza, vedendo i due ufficiali manipolare un oggetto e, dopo che Keitel disse ad alta voce «Stauffenberg si sbrighi», il sottufficiale rimase davanti alla porta aperta fino a che il colonnello non uscì con la borsa sotto il braccio, non riuscendo quindi a innescare la seconda bomba. Per non attirare troppo l'attenzione su di sé Stauffenberg rinunciò a proseguire i preparativi, ritenendo erroneamente che il calore prodotto dall'esplosione di uno degli ordigni avrebbe fatto deflagrare anche il secondo. Una volta diretto verso la sala riunioni, il maggiore Ernst John von Freyend, l'attendente di Keitel, cercò di prendergli la borsa per affrettarsi, ma il colonnello non glielo permise e percorse velocemente i 500 metri che separavano la baracca dove aveva sostato dalla sala dove era in svolgimento la riunione, diversamente dalle informazioni in possesso di von Stauffenberg che riteneva che questa si sarebbe tenuta nel bunker di cemento, che avrebbe amplificato la potenza dell'esplosione<ref>{{Cita|Hoffmann, 1994|p. 158}}.</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1972-025-64, Hitler-Attentat, 20. Juli 1944.jpg|thumb|left|Un soldato mostra i pantaloni di Hitler, distrutti dalla deflagrazione della bomba]]
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La sala riunioni era un comune edificio in mattoni e legno, con larghe finestre, protette da serrandine di acciaio per difendere i presenti dalle schegge, che, a causa del caldo opprimente di quel giorno, erano tutte aperte; von Stauffenberg iniziò a pensare che la carica potesse essere insufficiente, ma a quel punto era impossibile fermarsi. All'interno dell'edificio, il colonnello chiese all'attendente di Keitel di essere posizionato vicino al Führer a causa dei suoi problemi di udito; l'ufficiale diede il suo assenso e appoggiò la cartella di von Stauffenberg dietro al [[tenente generale]] [[Adolf Heusinger]], che in quel momento stava presentando il suo rapporto in merito al [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]]. Si presume che il colonnello [[Heinz Brandt]], che era in piedi accanto a Hitler, spinse con il piede la cartella dietro la gamba del tavolo, evitando così l'uccisione di Hitler, ma causando la propria morte<ref name=Spiegel>{{Cita web|url =http://www.spiegel.de/panorama/0,1518,309271,00.html|titolo =Der Anschlag|editore=Spiegel Online|lingua=de|accesso=19 marzo 2011}}</ref>.
 
Nella stanza si trovavano 24 persone e il feldmaresciallo Keitel richiamò l'attenzione di Hitler dicendogli «Stauffenberg è arrivato, non vuole sentirlo su questo punto?» ma questi, dopo avere salutato il colonnello con un cenno del capo, rispose «più tardi, lasciamo finire Heusinger» immediatamente dopo von Stauffenberg chiese all'attendente di Keitel di potere uscire per fare una telefonata e i due lasciarono insieme la stanza e, una volta giunti all'apparecchio telefonico, von Stauffenberg chiese di essere messo in comunicazione con il generale Fellgiebel; l'attendente fece ritorno nella stanza mentre il colonnello, sollevato e riagganciato il ricevitore, uscì dall'edificio<ref name=Biagi199520230>{{Cita|Biagi, 1995|p. 2030}}.</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1969-071A-03, Hitler-Attentat vom 20. Juli 1944.jpg|thumb|[[Adolf Hitler]], scampato all'attentato, visita insieme a [[Benito Mussolini]] ciò che resta della sala riunioni.]]
 
Mentre von Stauffenberg stava percorrendo a piedi i circa 300 metri che lo separavano dall'automobile che lo attendeva, il generale Heusinger stava terminando la sua relazione e la sua frase «se non facciamo ritirare immediatamente il nostro gruppo di armate che si trova accanto al lago Peipus, una catastrofe...», fu interrotta dall'esplosione che avvenne alle 12.42<ref name=Spiegel/><ref name=Biagi1992398>{{Cita|Biagi, 1992|p. 398}}.</ref>. Il colonnello, insieme al tenente von Haeften, salì in macchina e ordinò all'autista di partire; egli ritenne che l'attentato fosse riuscito ma, nella confusione e nella fretta, non era riuscito a vedere nulla di quanto fosse realmente accaduto, mentre il generale Fellgiebel vide un uomo barcollante uscire dall'edificio distrutto, appoggiato al braccio di Keitel e quell'uomo era Adolf Hitler, sopravvissuto quasi incolume all'attentato; egli riportò infatti solo alcune bruciature alla gambe e la perforazione del timpano destro.<ref name=Spiegel/> Lo scoppio della bomba aveva invece ucciso tre ufficiali, tra cui il colonnello Brandt, e lo stenografo<ref name=Biagi1992398/>. A testimonianza del suo medico [[Erwin Giesing]], Hitler accusò un costante dolore all'orecchio destro, con sporadiche e copiose uscite di sangue dallo stesso. Tuttavia le lesioni ai timpani avrebbero potuto essergli fatali: uscendo dalla sala riunioni qualcuno aveva voluto pulirgli le orecchie con dell'acqua, ma all'ultimo momento gli era stato impedito di farlo; consultando in seguito per una cura, il professor Carl von Eicken, stimato otorinolaringoiatra dell'ospedale della Charité di Berlino, aveva spiegato a Hitler che introdurre acqua, per di più sporca, non sterile, nei canali uditivi avrebbe sicuramente causato la sua morte<ref>Bernd Freytag von Loringhoven, ''Nel bunker di Hitler'', Gli struzzi Einaudi, pag. 64.</ref>.
 
Alle 12.44 Von Stauffenberg uscì dalla tana del lupo telefonando a un ufficiale dello stato maggiore con cui aveva fatto colazione, per convincere il sottufficiale di guardia a lasciarlo passare<ref name=Hoffmann161>{{Cita|Hoffmann, 1994|p. 161}}.</ref>, e a recarsi all'aeroporto. Durante il tragitto von Haeften riuscì a liberarsi della seconda bomba, che fu in seguito ritrovata dalla Gestapo, ed entrambi s'imbarcarono sull'aereo messogli a disposizione dal generale [[Eduard Wagner]] per fare ritorno a Berlino<ref name=brOnline>{{Cita web|url=http://www.br-online.de/bayern1/mittags-in-mainfranken/regionalnews-frankenmagazin-stauffenberg-ID1279545336073.xml|titolo=Einer der Letzten, die Stauffenberg lebend sahen|lingua=de|editore=Br Online|accesso=24 aprile 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110605073429/http://www.br-online.de/bayern1/mittags-in-mainfranken/regionalnews-frankenmagazin-stauffenberg-ID1279545336073.xml|dataarchivio=5 giugno 2011}}</ref>.
 
== Le conseguenze ==
=== L'inizio dell'operazione Valchiria ===
[[File:Bundesarchiv Bild 146II-728, Berlin, Olympiade, Hitler, v. Witzleben, Dietrich.jpg|thumb|Il [[feldmaresciallo]] [[Erwin von Witzleben]], al centro tra [[Adolf Hitler]] e [[Josef Dietrich]], alla [[cerimonia di apertura dei Giochi olimpici]] di [[Giochi della XI Olimpiade|Berlino del 1936]].]]
Dopo l'esplosione, da Rastenburg il generale Fellgiebel doveva informare Berlino dell'accaduto, ma i segnali a sua disposizione erano solo due, ossia quello di avvio dell'operazione Valchiria e quello di arresto; non era stata presa in considerazione l'ipotesi che la bomba scoppiasse dando quindi avvio al colpo di Stato, ma che Hitler potesse comunque sopravvivere all'attentato<ref name=Biagi19952031>{{Cita|Biagi, 1995|p. 2031}}.</ref>. Nell'impossibilità di contattare von Stauffenberg, le comunicazioni con l'ufficio del generale Olbricht furono confuse, e il generale per non compromettere definitivamente il colonnello, parlando con il generale [[Fritz Thiele]], disse semplicemente «è successa una cosa terribile, il Führer è vivo»<ref name=Hoffmann1994426>{{Cita|Hoffmann, 1994|p. 426}}.</ref>. La confusione delle informazioni fu tale che la milizia territoriale non venne messa in movimento fino all'arrivo a Berlino di von Stauffenberg. Questi diede il via al piano comunicando a tutti i distretti la morte del Führer, nonostante il rifiuto del generale Fromm a collaborare<ref name=Taylor1974227>{{Cita|Taylor, 1974|p. 227}}.</ref>. Fromm infatti aveva parlato personalmente con il feldmaresciallo Keitel, il quale gli aveva riferito che il Führer era vivo, Hitler aveva ripreso il controllo della situazione.
 
Nonostante il ritardo nell'avvio delle operazioni, riprese solo alle 16.00, furono diramate per radio le nomine per il nuovo regime, ma queste comunicazioni iniziarono a essere smentite dai messaggi provenienti da Rastenburg: la lentezza e le esitazioni nell'attuazione delle operazioni, unite al fallimento dell'attentato, furono fatali ai cospiratori.
 
=== La repressione ===
Verso le 18.00 il comandante del III gruppo della difesa, generale [[Joachim von Kortzfleisch]], fu convocato al Bendlerblock ma si rifiutò di obbedire agli ordini di Olbricht, sostenendo che il Führer non era morto. Venne così arrestato e tenuto sotto sorveglianza, e al suo posto venne nominato il generale [[Karl Freiherr von Thüngen]], che tuttavia non fu in grado di mobilitare le sue truppe. Il generale [[Fritz Lindemann]] che avrebbe dovuto leggere alla radio un proclama al popolo tedesco non si presentò<ref name=Fest1997270-272>{{Cita|Fest, 1997|pp. 270-272}}.</ref>, né la radio né il quartier generale della Gestapo vennero occupati, e alle 18.45 la radio tedesca iniziò a diffondere ripetutamente un messaggio che spiegava che il Führer era stato oggetto di un attentato che l'aveva però lasciato illeso e che era in atto un colpo di stato.
 
Inutilmente von Stauffenberg cercò di smentire la notizia, a [[Praga]] e [[Vienna]] i comandanti territoriali che avevano iniziato ad arrestare le SS, liberarono i prigionieri ristabilendo l'ordine. Alle 19:00 circa Hitler effettuò diverse telefonate mentre il ministro della propaganda [[Joseph Goebbels]] si attivò per smentire la notizia della sua morte. Il maggiore [[Otto Ernst Remer]], che si era presentato per arrestare lo stesso Goebbels, dallo stesso ministro fu messo in contatto con Hitler, che lo rassicurò sulle sue condizioni, lo promosse colonnello, e gli ordinò di fermare il colpo di stato e arrestare i cospiratori<ref name=Taylor1974227/>.
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1972-109-19A, Berlin, Soldaten und Waffen-SS im "Bendlerblock".jpg|thumb|Soldati ed SS nel [[Corte (architettura)|cortile interno]] del Bendlerblock, [[quartier generale]] e luogo della [[fucilazione]] dei congiurati.]]
Remer, prima di assolvere il suo compito, ricevette la notizia che un'unità corazzata allertata dai cospiratori, si era radunata nella Fehrbelliner Platz agli ordini del generale [[Heinz Guderian]]. Remer si mise immediatamente in contatto con questi, e nonostante l'autorità di comando su tutte le forze armate disponibili nella capitale che Hitler gli aveva conferito, ricevette risposta che l'unità avrebbe obbedito solo agli ordini di Guderian. L'eventuale intervento di un'unità corazzata avrebbe messo i cospiratori in una condizione di vantaggio rispetto ai reparti della [[Panzergrenadier-Division Großdeutschland|divisione Großdeutschland]] che lui comandava; tuttavia la situazione venne risolta dal [[tenente colonnello]] Gehrke che convinse gli equipaggi dei panzer della stabilità della situazione, richiamando la loro fedeltà al Führer<ref name=Fraser499>{{Cita|Fraser|p. 499}}.</ref>.
 
Il colonnello Remer ordinò alle sue truppe di circondare ed isolare il Bendlerblock, senza entrare nell'edificio<ref name=Galante1981209>{{Cita|Galante, 1981|p. 209}}.</ref>. Alle ore 20:00 Witzleben arrivò al Bendlerblock, dove discusse con Stauffenberg che insisteva ancora sul proseguimento del colpo di stato. Nello stesso momento, il sequestro del governo di Parigi venne interrotto quando il feldmaresciallo [[Günther von Kluge]] venne a sapere che Hitler era vivo. Alle 20.30 il feldmaresciallo Keitel diffuse un messaggio in cui si affermava che [[Heinrich Himmler]] era stato nominato comandante dell'esercito territoriale al posto di Fromm e che da quel momento si sarebbe dovuto obbedire solo agli ordini che provenivano da lui. Alle 22.30, dopo una breve sparatoria all'interno del Bendlerblock, i principali congiurati vennero arrestati dal generale Fromm. Poco dopo la mezzanotte del 21 luglio, il colonnello [[Claus von Stauffenberg]], il generale [[Friedrich Olbricht]], il colonnello [[Albrecht Mertz von Quirnheim]] ed il tenente [[Werner von Haeften]], su ordine del generale Fromm vennero arrestati e fucilati nel cortile del Bendlerblock. Pochi minuti dopo lo [[Gradi delle Schutzstaffel|Standartenführer]] [[Otto Skorzeny]] arrivò con una squadra di SS e, dopo aver vietato altre esecuzioni, arrestò i congiurati rimasti e li consegnò alla Gestapo, che immediatamente si attivò per scoprire tutte le persone coinvolte nell'attentato<ref name=Taylor1974227/>.
 
=== Il processo ===
[[File:Bundesarchiv Bild 151-39-21, Volksgerichtshof, Reinecke, Freisler, Lautz.jpg|thumb|Il processo ai partecipanti del complotto del 20 luglio, presieduto dal [[giudice]] [[Nazismo|nazista]] [[Roland Freisler]].]]
 
Nelle settimane successive, la Gestapo catturò quasi tutti coloro che avevano la più remota connessione con l'attentato; la scoperta di lettere e diari nelle case e negli uffici degli arrestati rivelò i piani dei congiurati fin dal 1938, portando ad una serie di arresti, tra cui quello di [[Franz Halder]], condotto poi in un campo di concentramento. Seguendo il cosiddetto [[Sippenhaft]], l'arresto per motivi di parentela, vennero arrestati tutti i parenti dei principali congiurati. Alla fine furono circa 5.000 le persone arrestate dalla Gestapo e circa 200 i giustiziati;<ref name=Kershaw2009693>{{Cita|Kershaw, 2009|p. 693}}.</ref> non erano tutti collegati con la congiura, tuttavia la polizia politica colse l'occasione per regolare i conti con molte altre persone sospettate di avere simpatie con l'opposizione nazista<ref name=Fest1997301>{{Cita|Fest, 1997|p. 301}}.</ref>. Anche [[Erwin Planck]], il figlio del famoso fisico [[Max Planck]], venne giustiziato per il suo coinvolgimento<ref>{{Cita web|url =https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Holocaust/Plotzensee1.html|titolo =Alleged July Plot Conspirators Executed in Plötzensee Prison|editore =JewishVirtualLibrary.org|accesso =24 aprile 2011|urlmorto =sì|urlarchivio =https://www.webcitation.org/5glwSeWmw?url=http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Holocaust/Plotzensee1.html|dataarchivio =14 maggio 2009}}</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 151-58-16, Volksgerichtshof, Dr.Carl Goerdeler.jpg|thumb|left|[[Carl Friedrich Goerdeler]] durante un momento del processo.]]
 
I partecipanti al complotto vennero processati dal [[Volksgerichtshof]] ("Tribunale del Popolo"), presieduto dal giudice [[Roland Freisler]], il quale [[Pena di morte|condannò a morte]] tutti gli imputati a seguito di processi brevissimi svolti tra il 7 e l'8 agosto.<ref name="Shirer19601070–1071">{{Cita|Shirer, 1960|p. 1070–1071}}.</ref> Pochissimi tra i congiurati cercarono di fuggire o di negare le loro colpe. I processi vennero condotti senza una vera e propria difesa e senza alcun riguardo nei confronti delle persone accusate, obbligate a presentarsi ai processi privi di cinture e con indosso abiti fuori misura<ref name=Fest199705/> allo scopo di renderli grotteschi<ref name=Gallo1970351>Durante l'interrogatorio al feldmaresciallo von Witzleben, il giudice Freiser gli si rivolse gridandogli: «Witzleben, la smetta di tirarsi su continuamente i pantaloni, è disgustoso. Non può trovare il modo di tenerli a posto?» {{Cita|Gallo, 1970|p. 351}}</ref>. Hitler stesso volle che i colpevoli venissero "impiccati e appesi come bestiame al macello"<ref name="Shirer19601070–1071"/><ref name=Fest1997295>{{Cita|Fest, 1997|p. 295}}.</ref>.
 
Anche il tentativo di Fromm di scampare al processo, ordinando l'immediata esecuzione di Stauffenberg e di altri congiurati, fu infruttuoso: venne arrestato il 21 luglio e in seguito condannato a morte dal Tribunale del Popolo<ref name=Taylor1974227/>. Nonostante il suo coinvolgimento nella cospirazione venne accusato esclusivamente di scarso rendimento nelle sue funzioni. Fu giustiziato a [[Brandeburgo sulla Havel]], Hitler in persona commutò la condanna a morte per impiccagione alla "più onorevole" fucilazione.
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[[File:Bundesarchiv Bild 101I-719-0240-22, Pas de Calais, Speidel, Lang, Rommel.jpg|thumb|Il [[feldmaresciallo]] [[Erwin Rommel]], qui insieme al [[generale]] [[Hans Speidel]], fu indotto a suicidarsi per la sua adesione formale alla congiura.]]
 
Pochissimi riuscirono a sfuggire al Tribunale del Popolo, tra questi il feldmaresciallo von Kluge ed i generali Wagner e von Tresckow che si suicidarono; quest'ultimo prima della sua morte disse a [[Fabian von Schlabrendorff]]: «Il mondo intero ora ci diffamerà, ma io sono ancora del tutto convinto che abbiamo fatto la cosa giusta. Hitler è l'acerrimo nemico non solo della Germania, ma del mondo intero».<ref name=Hoffmann1996187>{{Cita|Hoffmann, 1996|p. 187}}.</ref> Durante un interrogatorio, [[Karl-Heinrich von Stülpnagel]] fece il nome del feldmaresciallo [[Erwin Rommel]]; pochi giorni dopo, il consigliere personale di Stülpnagel, [[Cesare von Hofacker]] ammise sotto tortura che Rommel era un membro attivo della cospirazione e nonostante non vi fosse stata alcuna partecipazione diretta da parte sua, il feldmaresciallo fu costretto a togliersi la vita il 14 ottobre 1944<ref name=Shirer1990>{{Cita|Shirer, 1960|}}.</ref>.
 
[[File:Gedenkstaette Ploetzensee01.jpg|thumb|left|La stanza delle [[Pena di morte|esecuzioni]] per i congiurati, nel [[Prigione|carcere]] [[Berlino|berlinese]] di [[Charlottenburg|Plötzensee]].]]
 
L'esecuzione delle prime condanne avvenne nel [[carcere di Plötzensee]], a poche ore dalla lettura della sentenza. I condannati vennero impiccati con corde di pianoforte ed i loro corpi appesi poi a ganci da macellaio.<ref name=Thomsett1997231>{{Cita|Thomsett, 1997|p. 231}}.</ref><ref>{{cita|Goldhagen|pag. 413}}.</ref>
Hitler fu subito messo al corrente dell’avvenute esecuzioni capitali. Bernard Freytag von Loringhoven, giovane ufficiale aiutante di campo del Generale Guderian, che era presente in una riunione nella tana del lupo, quando appunto arrivò la notizia, affermó: “stavo ascoltando Guderian parlare della situazione sul fronte orientale quando Fegelein aveva fatto irruzione nella sala, interrompendo bruscamente la relazione e gettando un fascio di fotografie sul tavolo delle carte del Führer. Con mio grande stupore -continua- mi resi conto che si trattava delle esecuzioni dell'8 agosto. Hitler inforcó Gli occhiali, afferrò avidamente le macabre immagini e le guardò a lungo, con una sorta di godimento morboso“.<ref> Bern Freytag von Loringhoven ”Nel bunker di Hitler” Gli Struzzi Einaudi pag 44-45</ref>
Tutte le esecuzioni furono filmate in maniera meticolosa e dettagliata per circa quattro ore di filmato, questo venne mostrato a Hitler, che lo aveva commissionato, e successivamente ad altri gerarchi, non pochi dei quali si sentirono male e dovettero abbandonare la sala di proiezione. Il filmato venne proiettato per l'ultima volta nel 1950 e da allora occultato a Berlino<ref name="Shirer19601070–1071"/>.
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* [[Friedrich Olbricht]], intendente generale dell'esercito territoriale.
* [[Henning von Tresckow]], capo di Stato Maggiore del gruppo d'armate di centro sul fronte orientale.
* [[Erich Fellgiebel]], capo ufficio segnalazioni a Rastenburg; non riuscì nel suo intento di bloccare le comunicazioni<ref name=SP561>{{Cita|Salmaggi e Pallavisini, 1989|p. 561}}.</ref>
* [[Werner von Haeften]], aiutante di von Stauffenberg.
* [[Albrecht Mertz von Quirnheim]], capo di stato maggiore del generale Olbricht.