Tiberio Sempronio Longo (console 218 a.C.): differenze tra le versioni

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| data di morte = [[210 a.C.]]
| luogo di morte =
| consolato = [[218 a.C.]]<ref name="Livio21,6,3"/>
| tribunato consolare =
| dittatura =
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Mentre si accingeva a completare i preparativi per l'invasione in Africa, fu richiamato dal Senato per unirsi alle legioni di Scipione, in seguito alla avanzata di Annibale.<ref>{{cita|Polibio|III, 61, 9-12; 68, 12-15}}.</ref> Nel frattempo Scipione aveva affrontato il nemico presso il [[Battaglia del Ticino|Ticino]] e lo stesso console romano era stato ferito.<ref>{{cita|Eutropio|III, 9}}; {{cita|Polibio|III, 65}}; {{cita|Periochae|21.5-6}}.</ref> Subito dopo il suo arrivo in dicembre e contro il parere dello stesso Scipione,<ref>{{cita|Polibio|III, 70, 3-6}}.</ref> Sempronio attaccò il nemico [[Battaglia della Trebbia|presso il fiume Trebbia]]. Il suo esercito cadde in una trappola e venne circondato dalle truppe del più giovane fratello d'Annibale, [[Magone Barca|Magone]]. Sebbene si trattasse di una disfatta, Longo e circa 10.000 fanti s'aprirono un passaggio nelle retrovie Cartaginesi e si salvarono.<ref>{{cita|Polibio|III, 71-74}}.</ref> Poco dopo, fece ritorno a Roma dove presiedette i [[comizi centuriati]] per l'elezione dei nuovi consoli dell'anno 217 a.C.. Una volta nominati i nuovi consoli fece ritorno ai [[hiberna|quartieri d'inverno]].<ref>{{cita|Livio|XXI, 57.4}}.</ref>
 
Nel gennaio del [[217 a.C.]] Sempronio ritornò a Roma sia per supervisionare le elezioni dei nuovi consoli, ma soprattutto per appoggiare la candidatura di [[Gaio Flaminio Nepote]]<ref>{{cita|Livio|XXI, 15}}.</ref>.
Dopo l'elezione di Flaminio, ritornò al campo invernale delle sue legioni,<ref>{{cita|Livio|XXI, 63}}.</ref> dove la sua permanenza non fu per nulla tranquilla. Al contrario dovette per due volte fronteggiare l'armata cartaginese [[Battaglia di Piacenza (217 a.C.)|riuscendo a resistere ai continui attacchi]] del nemico.<ref>{{cita|Livio|XXI, 57 e 59}}.</ref>