Antonio José de Sucre: differenze tra le versioni

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=== Campagna dell'Ecuador ===
[[File:SALAS ANTONIO CAPITULACION2.JPG|thumb|left|"La Capitulación de la Batalla de Pichincha", olio su tela di Antonio Salas]]
Nel [[1821]] riceve l'incarico da parte di Bolívar di andare a Guayaquil, città che si era resa indipendente l'anno prima ed era in quel momento una [[Provincia Libera di Guayaquil|provincia libera]], con il compito di incorporarla alla [[Grande Colombia]], nazione nata dai resti del [[Vicereame della Nuova Granada]] dopo il dissolvimento dell'impero spagnolo nella parte settentrionale del Sudamerica. Arrivato a Guayaquil, Sucre propone alla Giunta di Governo, formata da José Joaquín de Olmedo, Francisco Roca y Rafael Jimena, di conservare la propria sovranità, ma sotto la protezione della Colombia. La Giunta di Guayaquil approva la proposta di Sucre, il cui scopo principale era quello di unificare le forze per preparare la conquista di Quito. Nell'agosto del 1821 i realisti guidati da [[Melchor Aymerich]] tentano un'offensiva su Guayaquil; tuttavia Sucre, con l'esercito unito formato da grancolombiani e Guayaquileñi, li respinge nella vittoriosa [[battaglia di Yaguachi]] del 19 agosto 1821, che darà a Guayaquil la definitiva libertà dall'impero spagnolo. In settembre Sucre viene sconfitto nella sua avanzata verso Quito dall'esercito di Francisco González e si ritira a Guayaquil, dove ricostituisce l'esercito, aumentandolo di numero con gli arrivi di altri soldati dalla Grande Colombia nell'ottobre dello stesso anno<ref name="venezdig">{{cita web|url=http://www.venezueladigital.net/biografias/sucre.htm Antonio José de Sucre|titolo=Antonio José de Sucre|editore=venezueladigital.net|accesso=13 settembre 2014}}</ref><ref>{{cita|Gonzalez|pp. 117-118}}.</ref>
 
Nel dicembre 1821 Sucre incontra i governanti del Perù, che avevano mandato a Guayaquil due generali per prendere il comando della provincia. Sucre li convince che bisognava combattere il nemico comune, i realisti, e non lasciarsi sfuggire l'occasione di scacciarli definitivamente da quelle terre, raggiungendo un accordo che frutta a Sucre l'invio di truppe peruviane da parte di [[José de San Martín]], comandate da [[Andrés de Santa Cruz]], per la liberazione di Quito<ref name="venezdig"/><ref>{{cita|Gonzalez|pp. 123-124}}.</ref>. L'avanzata verso Quito inizia nel gennaio del 1822, e dopo aver facilmente liberato [[Cuenca]], all'inizio di maggio Sucre conquista [[Latacunga]], dove rimane una decina di giorni aspettando rinforzi provenienti da [[Panama]]. Dopo l'avanzata fino alle porte di Quito, ai piedi del [[Pichincha (vulcano)|vulcano Pichincha]], il 24 maggio [[1822]] Sucre riporta la vittoria nella [[battaglia di Pichincha]], che risulta decisiva per la definitiva indipendenza dell'Ecuador<ref>{{cita web|url=http://www.seuhistory.com/hoy-en-la-historia/en-la-batalla-de-pichincha-se-asegura-la-independencia-de-ecuador|titolo=En la batalla de Pichincha se asegura la independencia de Ecuador|editore=seuhistory.com|accesso=13 settembre 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140913170132/http://www.seuhistory.com/hoy-en-la-historia/en-la-batalla-de-pichincha-se-asegura-la-independencia-de-ecuador|dataarchivio=13 settembre 2014}}</ref>, e, a metà giugno, entra assieme a Bolívar in città<ref>{{cita libro|titolo=Venezuela en el tiempo: cronología desde la Conquista hasta la fundación de la República, Volume 2|autore=Manuel Guevara Baro|anno=2007|editore=El Nacional|pagina=60|isbn=980-388-358-5}}</ref>, dove viene promosso da Bolívar a [[Generale di Divisione]] e riceve il comando civile e militare come Intendente del Dipartimento di Quito<ref>{{cita |Gonzalez|pp. 136-142}}.</ref>.
 
=== Alto Perù ===
[[File:Capitulación de Ayacucho1.jpg|thumb|left|La ''Capitulación de Ayacucho'', pittura a olio di Daniel Hernández.]]
In Perù intanto, la situazione si era fatta delicata e incerta: Simón Bolívar era stato chiamato dal Congresso del Perù che gli aveva richiesto aiuto per liberare definitivamente le terre della Sierra, ancora in mano realista. Non potendo essere immediatamente presente, Bolivar manda Sucre, come ministro plenipotenziario, a trattare con i governanti di [[Lima (Perù)|Lima]]. Riva Aguero, capo dell'esecutivo a Lima, che era stato recentemente sconfitto dai realisti a [[Moquegua]], consegna a Sucre il comando generale delle truppe. Il generale realista [[José de Canterac]], che aveva sconfitto gli indipendentisti a Moquegua e a [[Ica (città)|Ica]], occupa per breve tempo Lima, saccheggiandola, mentre Sucre ritira gli indipendentisti nel porto di [[Callao]]<ref>{{cita|Gonzalez|p. 150}}.</ref>.
 
Nel 1824 Bolívar si proclama Dittatore del Perù e arriva personalmente sul campo per liberare definitivamente l'Alto Perù, istruendo e consigliando il suo miglior luogotenente, Sucre, sulle azioni da eseguire. La [[battaglia di Junín]], del 6 agosto [[1824]] fu una delle vittorie più importanti degli indipendentisti sui realisti del generale Canterac<ref>{{cita|Gonzalez|p. 158-159}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://historiaperuana.com/periodo-colonial/emancipacion/batalla-junin/|titolo=La batalla de Junin|editore=http://historiaperuana.com/|accesso=13 settembre 2014}}</ref>.
 
Con la vittoria di Junín il morale di Sucre e del suo esercito era salito alle stelle e alcuni mesi più tardi, il 9 dicembre, nella [[battaglia di Ayacucho]] Sucre cattura la maggior parte delle forze spagnole, compreso il [[viceré]] [[José de la Serna e Hinojosa]], presso [[Ayacucho]], l'ultimo viceré rimasto in territorio sudamericano. Questa vittoria fu decisiva per la liberazione e l'indipendenza del [[Perù]] e dell'[[Alto Perù]], che fu poi ribattezzato [[Bolivia]]. Come ricompensa per il suo operato venne insignito del più alto titolo onorario di ''Grande Maresciallo di Ayacucho''<ref name="venezuelatuya">{{cita web|url=http://www.venezuelatuya.com/biografias/sucre.htm|titolo=Antonio José de Sucre|editore=Venezuelatuya.com|accesso=13 settembre 2014}}</ref><ref name="venezueladigital"/>.
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Un decreto designò il nome del nuovo stato in "Bolívar", e il Libertador venne designato Padre della Repubblica e [[Capo di Stato|Capo Supremo dello Stato]]. Bolívar, che aveva dovuto accettare il volere del popolo riguardo alla totale indipendenza della nuova nazione ringraziò, ma declinò l'offerta, proponendo il nome di Sucre per quell'incarico<ref name=Bolivia/>. Passò un po' di tempo, e un deputato propose che, come [[Roma]] deriva da [[Romolo]], da Bolívar deriverà il nome "[[Bolivia]]"<ref>{{cita libro|autore=Alejandro Farieta|url=http://books.google.com.ec/books?id=c7sGntGaaUIC&pg=PA36&dq=Manuel+Mart%C3%ADn+Cruz+romulo+roma+bolivar+bolivia&hl=it&sa=X&ei=9bwZVOGXL4ivggTwmoKICQ&redir_esc=y#v=onepage&q=Manuel%20Mart%C3%ADn%20Cruz%20romulo%20roma%20bolivar%20bolivia&f=false|titolo=Diccionario de los nombres de las aves de Colombia|editore=Universidad El Bosque|anno=2011|isbn= 978-958-99201-1-4}}</ref>.
 
Fu eletto [[presidente della Bolivia]] nel [[1826]] ma gli sviluppi politici lo lasciarono insoddisfatto. Nel [[1828]] sorse un forte movimento di opposizione contro [[Simon Bolivar|Bolivar]], i suoi seguaci e la costituzione che lui aveva scritto per il paese. Sucre, che era stato ferito in una rivolta, rassegnò le dimissioni e si trasferì a [[Quito]], la sua città del cuore e città natale di sua moglie Mariana de Carcelén y Larrea, marchesa di Solanda ([[Quito]]<ref>{{cita|Gonzalez|p. 138}}.</ref>, 27 luglio [[1805]] - [[Quito]], 15 dicembre [[1861]]).
 
== Guerra Gran Colombia-Perù ==
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Già in quel periodo tuttavia iniziarono a emergere sentimenti contrari al Libertador, come quelli del suo vice presidente [[Francisco de Paula Santander]], per via della differente visione politica: Bolivar infatti era per una grande nazione col potere centralizzato, mentre Santander era favorevole invece ad un sistema federale. Nel 1830 Sucre si trasferisce quindi a Bogotà in un momento in cui il paese si stava già disintegrando, principalmente a causa di movimenti separatisti interni, come quello de "La Cosiata" nella sua nativa Venezuela, comandata dal generale [[José Antonio Páez]], che diventerà poi presidente del Venezuela nel gennaio 1830<ref>{{cita web|url=http://www.colombianosenelexterior.com/index.php?idcategoria=68|titolo=La Grande Colombia|editore=colombianosenelexterior.com|accesso=16 settembre 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090306120007/http://www.colombianosenelexterior.com/index.php?idcategoria=68|dataarchivio=6 marzo 2009}}</ref>.
 
Bolivar chiede poi a Sucre di dirigersi verso il Venezuela per trattare con Paez, ma arrivato a [[Táriba]], al confine, il generale [[Santiago Mariño]] gli impedisce l'ingresso in territorio venezuelano, sua patria natia, obbligandolo a tornare a [[Cúcuta]]. Qui parlerà per tre giorni con Mariño e altri due rappresentanti di Paez, senza successo, prima di far ritorno a Bogotà<ref>{{Cita|Sucre|p. 474}}.</ref>.
 
Nella riforma costituzionale della Gran Colombia nel 1830, i suoi nemici riescono a inserire la regola che per essere presidente o vice presidente bisognava aver compiuto 40 anni (Sucre ne aveva 35). I mandanti del suo futuro assassinio erano da ricercarsi probabilmente tra i suoi nemici politici, suoi e di Bolívar: Con Sucre vivo, sarebbe continuata la visione politica di Simón Bolívar e l'unità della Grande Colombia. Il ''Libertador'' descrisse la grandezza di Sucre in una biografia nella quale si leggono citazioni come questa:
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Sucre conosceva i pericoli sul cammino, sapeva dei numerosi nemici che si era fatto Bolivar e sapeva che questi conoscevano benissimo le intenzioni del Libertador che l'aveva designato come unico degno successore, ma partì lo stesso, con un deputato di Cuenca, Andrés García Tréllez, il suo fedele servo di nome Francisco, il sergente di cavalleria Ignacio Colmenares e due assistenti ai cavalli e muli. Nella selva non lontano da Pasto una scarica lo colpiì alla testa, al collo e al petto. Il corpo di Sucre rimase a terra mentre gli altri componenti della comitiva fuggirono terrorizzati, e solo il giorno seguente il cadavere fu recuperato e sepolto<ref name="Tulene"/>.
 
I dettagli dell'omicidio non sono chiari ma ci sono diverse ipotesi; l'autore materiale dell'assassinio fu il colonnello Apolinar Morillo, condannato 12 anni dopo da un processo iniziato alla morte di Sucre ma poi interrotto. Un'ipotesi largamente accreditata è che il mandante fosse [[José María Obando]], a quel tempo Comandante Generale del [[Dipartimento di Cauca]], incolpato dallo stesso Morillo. Tuttavia non fu mai provata la colpevolezza di Obando: le testimonianze di Morillo non furono sempre plausibili. Un altro indiziato, che si accusò a vicenda con Obando dell'assassinio di Sucre, fu [[Juan José Flores]], il primo presidente dell'Ecuador e compatriota e compagno di numerose battaglie del Mariscal, che temeva la sua popolarità e aveva saputo del suo ritorno a Quito proprio mentre stava nascendo la prima repubblica dell'Ecuador<ref>Julio Barreiro Rivas [http://www.farandulo.net/ayacucho.pdf Quien matò el Mariscal Sucre?] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131101052257/http://www.farandulo.net/ayacucho.pdf |data=1º novembre 2013 }} farandulo.net</ref><ref>{{cita web|autore=Enrique Ayala Mora|url=http://www.educabolivia.bo/files/textos/TX_El_asesinato_de_Sucre.pdf|titolo=El asesinado del Mariscal Sucre}}</ref><ref>{{cita|Paredes|pp. 106-107}}.</ref><ref>{{cita libro|autore=José Manuel Restrepo|titolo=Historia de la revolución de la República de Colombia en la América Meridional, volume 4|anno=1858|editore=J. Jacquin|pp. 610-613}}</ref>.
 
[[File:Antonio José de Sucre y Mariana Carcelén de Guevara.jpg|thumb|Antonio José de Sucre e sua moglie, la quiteña Mariana Carcelén de Guevara, VIII Marchesa di Solanda.]]