Guerra civile romana (44-31 a.C.): differenze tra le versioni

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|Comandante2 = [[Marco Antonio]] †<br />[[Cleopatra]] †
|Effettivi1 = 198.000 legionari<br />400 navi da guerra<ref name=navicombattenti/>
|Effettivi2 = 193.000 soldati<br /><small>(misto tra legioni romani di Antonio ed [[esercito tolemaico|esercito egizio di Cleopatra]])</small><br />400 navi pesanti da guerra (300 egizie della [[Flotta tolemaica di Cleopatra VII]])<br /><ref name=navicombattenti>{{cita|Antonelli|p.96}}.</ref>
|Perdite1 = Sconosciute
|Perdite2 = Sconosciute<sup>*</sup>
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{{Campagnabox Guerre civili romane}}
{{Guerra civile romana (44-31 a.C.)}}
La '''guerra civile romana''' fu il complesso e confuso periodo storico della [[Repubblica romana]] compreso '''tra il [[44 a.C.]] e il [[31 a.C.|30 a.C.]]''' che ebbe inizio con l'[[cesaricidio|assassinio di Cesare]] e terminò con la [[battaglia di Azio]]<ref>{{Cita|Antonelli|pp. 93, 108}}.</ref>. Durante questo periodo si alternarono fasi di contrasto bellico, principalmente tra [[Marco Antonio]], il più abile luogotenente di [[Gaio Giulio Cesare]], e l'erede del dittatore [[Augusto|Cesare Ottaviano]], con periodi di precario accordo tra le due fazioni codificate nel cosiddetto [[secondo triumvirato]]. Nella fase di accordo, i due principali contendenti ebbero modo anche di distruggere insieme la fazione repubblicana dei cesaricidi nella [[battaglia di Filippi]].
 
Dopo un continuo variare di alleanze e alterne vicende, infine l'intento egemonico di Ottaviano e la politica incoerente e orientaleggiante a favore della regina d'[[Storia dell'Egitto greco e romano|Egitto]] [[Cleopatra]] da parte di Marco Antonio resero inevitabile uno scontro finale nel 31-30 a.C. che si concluse con la sconfitta e la morte di quest'ultimo e con il definitivo predominio di Ottaviano, il quale poté ben presto riorganizzare completamente lo stato romano ponendo le basi dell'[[Impero romano|Impero]]<ref>{{Cita|Antonelli|p. 109}}.</ref>.
 
== Contesto storico ==
{{Vedi anche|Repubblica romana|Cesaricidio}}
Il 15 marzo del [[44 a.C.]] un gruppo di [[Senato romano|senatori]], che si consideravano custodi e difensori della [[tradizione]] e dell'ordinamento [[Repubblica romana|repubblicani]], assassinò il [[dittatore]] [[Gaio Giulio Cesare]], convinti che il loro gesto avrebbe avuto il sostegno del [[popolo]].<ref>{{Cita|Antonelli|p. 15}}.</ref> Le loro previsioni si rivelarono però sbagliate e allora, rifugiatisi in [[Campidoglio]], i [[cesaricidio|cesaricidi]] decisero di attendere là l'evolversi degli eventi, lasciando in questo modo l'iniziativa agli stretti collaboratori del defunto dittatore: [[Marco Antonio]] e [[Marco Emilio Lepido (triumviro)|Marco Emilio Lepido]].<ref>{{Cita|Antonelli|pp. 26, 32}}.</ref>
 
Dopo lo sgomento iniziale seguito all'uccisione di Cesare, Antonio prese in mano la situazione e si fece consegnare da Calpurnia, vedova del dittatore, le carte [[politica|politiche]] e il [[denaro]] liquido di quest'ultimo.<ref name=Trium>{{Cita|Antonelli|p. 35}}.</ref> Intanto Lepido, nuovo [[proconsole]] della [[Gallia Narbonense]] e della [[Spagna Citeriore]], lasciava ad Antonio il potere di occuparsi da solo della situazione:<ref name=Trium/> in un primo momento aveva fatto entrare a [[Roma (città antica)|Roma]] alcuni soldati della [[legione romana|legione]] accampata alle porte della [[città]] con l'intento di attaccare il Campidoglio, Lepido decise alla fine di partire per le sue [[provincia romana|province]].<ref>{{Cita|Antonelli|p. 34}}.</ref> Antonio trovò anche un'intesa con il suo vecchio nemico, [[Publio Cornelio Dolabella]], che insieme a lui era stato designato [[console (storia romana)|console]] da Cesare.<ref>{{Cita|Antonelli|p. 39}}.</ref>
 
A questo punto, per guadagnare tempo, con un abile mossa Antonio permise che il [[senato]] concedesse l'[[amnistia]] ai congiurati e cercò il dialogo proprio con la massima assemblea romana. In cambio, il Senato votò la concessione dei funerali di [[stato]] per Cesare. Durante le celebrazioni accadde però che la vista del corpo del dittatore e del [[sangue]] sulla sua [[toga]], la lettura del suo testamento generoso verso i romani e il discorso ad effetto di Antonio, accendessero d'ira l'animo del popolo contro gli assassini.
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Intanto, Cicerone pronunciava 'la terza e la quarta Filippica' contro Antonio, lanciando poi diversi appelli ad agire contro quest'ultimo, accusato dall'oratore di aspirare alla dittatura. Alla fine Cicerone riuscì a far schierare il Senato contro l'ex-collaboratore di Cesare. Il primo gennaio del [[43 a.C.]], Cicerone pronunciò la 'quinta Filippica', con la quale raccomandò l'annullamento delle leggi fatte varare di recente con la forza da Antonio, compresa quella con cui si attribuiva il governo della Cisalpina.
 
Per il momento, il Senato non accettò queste raccomandazioni perché non voleva rompere drasticamente con Antonio, ma gli ordinò di restare fuori dalla Cisalpina. Prevedendo però il suo rifiutò, conferì l’'imperium' ad Ottaviano e ordinò ai consoli [[Aulo Irzio]] e [[Caio Vibio Pansa]] di arruolare nuove truppe.<ref name="SvetonioAugusto10">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 10}}.</ref>
 
Nel frattempo era iniziata la cosiddetta [[guerra di Modena]]; Marco Antonio cingeva d'assedio la città di [[Modena]], dove si era arroccato Bruto. Antonio si mostrò disposto a scendere a compromessi col Senato, ma quest'ultimo, aizzato dalla campagna denigratoria di Cicerone, decise di annullare la legislazione di Antonio, proclamando lo stato d'emergenza nel febbraio del [[43 a.C.]].
 
In aprile Antonio venne prima respinto nella [[battaglia di Forum Gallorum]] dalle legioni dei consoli Irzio e Pansa, rafforzate dai veterani cesariani fedeli al giovane Cesare Ottaviano; dopo pochi giorni la [[battaglia di Modena|battaglia sotto le mura di Modena]] si concluse senza risultati decisivi; i consoli Irzio e Pansa Antonio furono uccisi,<ref name="SvetonioAugusto11">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 11}}.</ref> ma Antonio decise di abbandonare l'assedio e si ritirò nella Transalpina, dove rafforzò il suo esercito con rinforzi provenienti dalla Spagna e dalle Gallie. Alla fine dell'estate, tornò in Italia, conquistando facilmente la Cisalpina, anche perché Ottaviano si era rifiutato di unirsi a Bruto (che morì nella fuga). Poi il senato ordinò a Lepido di dirigersi contro Antonio per finirlo, ma il generale si rifiutò, ritenendo indegno combattere contro un suo vecchio compagno d'armi.
 
== Alleanza tra Ottaviano, Antonio e Lepido: secondo triumvirato (43 a.C.) ==
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{{Citazione|Quando nei pressi di [[Bologna]] si riunirono le truppe dei triumviri, un'aquila, posàtasi sulla sua tenda, sopraffece e gettò a terra due corvi che la attaccavano da una parte e dall'altra: tutto l'esercito intese che un giorno o l'altro ci sarebbe stata tra i colleghi quella discordia che poi effettivamente ci fu, e ne presagì l'esito.|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 96}}.}}
 
Con la ''lex Titia'' del 27 novembre del [[43 a.C.]] nasceva il [[secondo triumvirato]].<ref name="SvetonioAugusto13">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 13}}.</ref> Secondo l'opinione di alcuni storici, questa data segna la fine della [[Repubblica romana]]. I nuovi padroni di Roma scatenarono il terrore con le [[lista di proscrizione|liste di proscrizione]]: a centinaia furono uccisi (e i loro beni confiscati), in un'opera di epurazione che, oltre ad eliminare nemici e oppositori, aveva forse come scopo principale quello di procurarsi i fondi con cui pagare i soldati dei triumviri (che avevano al loro comando 43 legioni). Tra le vittime illustri delle proscrizioni ci fu [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], la cui morte fu chiesta da Antonio ad Ottaviano, che non esitò ad abbandonare colui che sin dall'inizio l'aveva appoggiato.
[[File:Roman-Empire-43BC.png|thumb|upright=3.6|center|La [[Repubblica romana]] nel [[43 a.C.]] dopo gli accordi del [[secondo triumvirato]]: {{Colonne}}
{{legend|#81EE5B|Marco Antonio}}{{legend|#C19666|Lepido}}{{legend|#DE8DE0|Ottaviano}}{{legend|#FF925E|i triumviri insieme}}{{Colonne spezza}}
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[[File:Mvt troupes Perouse -41.png|thumb|upright=1.4|left|Mappa ricostruttiva della [[guerra di Perugia]]]]
{{vedi anche|Guerra di Perugia}}
Dato che era stato Antonio il vero ''flagello dei cesaricidi'', era lui in questo momento a trovarsi in una posizione di maggior forza rispetto a Ottaviano, a cui fu affidato l'ingrato compito di trovare i fondi necessari per pagare i circa 100.000 soldati che avevano combattuto a Filippi e che ora dovevano essere congedati. Le confische territoriali fatte in Italia nel [[41 a.C.]] procurarono ulteriori inimicizie ad Ottaviano, sulle quali fecero leva Fulvia e Lucio Antonio, rispettivamente moglie e fratello del triumviro che ora si trovava in Oriente. Muovendosi però in maniera troppo frettolosa, i due offrirono a Ottaviano il pretesto per agire nella legalità. Lucio Antonio ammassò infatti truppe a [[Preneste]] e si recò poi a Roma, promettendo che il fratello avrebbe restaurato la Repubblica. Il Senato gli conferì l’''imperium'' per muovere contro Ottaviano che non fu però abbandonato dalle sue truppe, che anzi si strinsero compatte intorno al loro condottiero. Alla fine, Lucio Antonio fu assediato nella [[città]] di [[Perugia]] e, lasciato solo dal fratello Marco, si arrese nell'[[inverno]] 41-[[40 a.C.]].<ref name="SvetonioAugusto14">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 14}}.</ref>
 
Dopo la fine della [[guerra di Perugia]], Ottaviano si vendicò sterminando l'[[aristocrazia]] della città [[etruschi|etrusca]]. Fulvia fu esiliata a [[Sicione]] (in [[Grecia]]) dove morì di malattia, mentre Lucio ottenne il [[proconsole|governatorato]] della [[Hispania|Spagna]]. L'erede di Cesare inviò quindi in [[Gallia]] il suo luogotenente [[Quinto Salvidieno Rufo Salvio|Quinto Salvidieno Rufo]] che prese il controllo delle undici legioni che si trovavano in quella provincia e che erano rimaste prive di capi dopo la morte del loro comandante il seguace di Antonio [[Quinto Fufio Caleno]]<ref>R. Syme, ''La rivoluzione romana'', p. 236.</ref>. In questo modo Ottaviano si impossessò di tutto l'Occidente romano.
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Nel [[38 a.C.]] Ottaviano fu battuto in uno scontro navale da Sesto, riportando gravi perdite. Ottaviano richiamò allora dalla Gallia il suo [[Legatus|legato]] [[Marco Vipsanio Agrippa]] e chiese anche aiuto ad Antonio, che gli promise 120 navi in cambio di 20.000 soldati arruolati in [[Italia]].
 
Dopo adeguati preparativi seguiti con grande scrupolo da Agrippa, tra cui l'inaugurazione di ''[[Portus Iulius]]'' presso [[Pozzuoli]]-[[Baia (Bacoli)|Baia]], la costruzione di una terza flotta (dopo che due erano state in precedenza distrutte da una tempesta) e aver liberato e trasformato 20.000 schiavi in altrettanti rematori,<ref name="SvetonioAugusto16">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 16}}.</ref> seguiti con grande scrupolo da Agrippa, nel [[36 a.C.]] Ottaviano attaccò di nuovo Sesto Pompeo che venne sconfitto in [[battaglia di Nauloco|battaglia tra Milazzo e Nauloco]].<ref name="SvetonioAugusto16"/> Fuggito in Oriente, Sesto fu catturato e giustiziato da un ufficiale di Antonio.
 
A quel punto, però, Ottaviano dovette far fronte alle ambizioni di Lepido, il quale riteneva che la Sicilia dovesse toccare a lui e, rompendo il patto di alleanza, mosse per impossessarsene con venti legioni. Sconfitto però rapidamente, dopo che i suoi soldati lo abbandonarono passando dalla parte di Ottaviano, Lepido fu infine confinato al [[Circeo]], pur conservando la carica pubblica di ''[[pontifex maximus]]'' (che egli aveva ricevuto per volere di Antonio dopo la morte di Cesare).<ref name="SvetonioAugusto16"/> Ottaviano, poi, si riconciliò con il Senato e intraprese una serie di [[Campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.)|campagne militari nell'area balcanica]].
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La scelta per Antonio si rivelò esiziale: nel [[34 a.C.]], ad [[Alessandria d'Egitto]], Antonio proclamò pubblicamente che Cesarione (il figlio che Cleopatra aveva avuto da Cesare) era il legittimo erede di Cesare e gli diede il titolo di ''re dei re'' (Cleopatra ''regina dei re''). Madre e figlio poterono esercitare il potere su Egitto e [[Cipro]], mentre i tre figli che Antonio aveva avuto da Cleopatra avrebbero regnato su diverse zone dell'Oriente. Tutto ciò scatenò l'indignazione generale dei romani. Cavalcando questa situazione, Ottaviano riuscì a screditare definitivamente Antonio, dopo che nel [[33 a.C.]], il [[secondo triumvirato|triumvirato]] non venne rinnovato e, cosa ben più grave, Antonio ripudiò la sorella di Ottaviano con un affronto per quest'ultimo intollerabile. Svetonio aggiunge infatti che nel [[32 a.C.]]:
{{Citazione|L'alleanza con Marco Antonio era sempre stata dubbia ed incerta, mal rabberciata da varie riconciliazioni: alla fine egli la ruppe definitivamente, e, per meglio dimostrare che si trattava di un [[cittadinanza romana|cittadino]] degenere, fece aprire e leggere pubblicamente il testamento che quello aveva lasciato a [[Roma (città antica)|Roma]] designando tra gli eredi anche i figli avuti da [[Cleopatra VII|Cleopatra]].|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 17}}.}}
In seguito quando fece dichiarare nemico pubblico Antonio, gli rimandò i suoi parenti e i suoi amici, tra cui i consoli [[Gaio Sosio]] e [[Gneo Domizio Enobarbo (console 32 a.C.)|Domizio Enobarbo]].<ref name="SvetonioAugusto17">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 17}}.</ref>
 
[[File:Battle_of_Actium-it.svg|thumb|upright=1.4|left|Mappa della [[battaglia di Azio]].]]
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===Impatto sulla storia===
Decise di annettere il [[Egitto tolemaico|Regno tolemaico d'Egitto]] ([[30 a.C.]]), compiendo l'unificazione dell'intero bacino del Mediterraneo sotto Roma, e facendo di questa nuova acquisizione la prima provincia imperiale, governata da un proprio rappresentante, il [[prefetto d'Egitto]].<ref name="SvetonioAugusto18">{{cita|Svetonio|''Augustus'', 18}}.</ref> L'''[[imperium]]'' di Ottaviano su questa provincia venne probabilmente sancito da una legge comiziale già nel [[29 a.C.]], due anni prima della messa in opera del nuovo assetto provinciale.
 
Ottaviano era ormai il signore indiscusso di Roma. Tre anni dopo, con l'assunzione del titolo di ''princeps'', Ottaviano avrebbe posto definitivamente fine al regime repubblicano, dando così inizio all'[[Impero romano|età imperiale]], che in questa prima fase è conosciuta col nome di ''[[Principato (storia romana)|Principato]]''.
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