Teatro dell'Africa e del Medio Oriente della seconda guerra mondiale: differenze tra le versioni

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L'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania il 10 giugno 1940 aprì un nuovo fronte di operazioni per le forze Alleate: le truppe italiane dislocate in [[Libia]] e nell'[[Africa Orientale Italiana]] (o AOI, corrispondente alle attuali [[Etiopia]], [[Eritrea]] e [[Somalia]]) si trovavano in posizione ottimale per minacciare i possedimenti britannici in [[Sudan]] ed [[Egitto]], ed in particolare il [[canale di Suez]], importantissima via d'acqua che garantiva i collegamenti più rapidi tra il Regno Unito e le sue colonie in [[India]] ed [[Estremo Oriente]]. Le unità navali italiane dislocate nell'AOI costituivano poi una minaccia potenziale anche per i convogli che transitavano per il [[Mar Rosso]], unica via alternativa alle rotte passanti per il [[mar Mediterraneo|Mediterraneo]] per rifornire rapidamente le truppe britanniche dislocate in Egitto.
 
Allo scoppio della guerra, le forze italiane dislocate in AOI potevano contare su una certa superiorità numerica, almeno sotto il profilo delle forze terrestri: il [[viceré]] [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo di Savoia-Aosta]] comandava tra gli 85.000<ref>{{Cita|Molinari 2007|p. 106|Molinari2007}}.</ref> ed i 91.000<ref name=Rochat-pp298-299>{{Cita|Rochat 2005|pp. 298 - 299|Rochat2005}}.</ref> soldati nazionali, oltre a poco più di 200.000 soldati indigenti reclutati localmente; di per contro, le forze britanniche dislocate a difesa di Sudan, [[Kenya]] e [[Somalia Britannica]] ammontavano verso la fine del 1939 a circa 20.000 uomini (tra truppe nazionali, reclutate localmente o provenienti dai [[Dominion]]), incrementati a circa 100.000 alla fine del 1940 tramite l'invio di due [[divisione (unità militare)|divisioni]] indiane e di tre [[brigata|brigate]] [[sudafrica]]ne<ref>{{Cita|Molinari 2007|pp. 110 - 111|Molinari2007}}.</ref>. In ambito aeronautico le forze dei due contendenti si equivalevano, mentre in campo navale la [[Regia Marina]] poteva schierare solo 8 [[sommergibile|sommergibili]], 7 [[cacciatorpediniere]] e poco altro naviglio minore, forze troppo esigue per contrastare efficacemente le più numerose unità britanniche.
 
Il vero punto debole della posizione italiana in AOI era il suo essere completamente isolata dalla madrepatria e quasi del tutto tagliata fuori dai rifornimenti<ref name=Rochat-pp298-299 />: il controllo di Suez e [[Gibilterra]] da parte dei britannici impedivano rifornimenti regolari dall'Italia, e solo pochi mercantili provenienti dal [[Giappone]] o gli aerei da trasporto decollati dalla Libia garantivano un esiguo approvvigionamento di materiale bellico<ref>{{Cita|Molinari 2007|p. 109|Molinari2007}}.</ref>. Le scorte ammassate in Etiopia prima dello scoppio delle ostilità erano cospicue ma costituite in massima parte da materiali bellici vecchi ed obsoleti, soprattutto sotto il profilo delle artiglierie e del munizionamento<ref name=Rochat-pp298-299 />. A ciò si aggiungeva l'endemica presenza nella zona di bande di guerriglieri etiopi, formatesi dopo la [[Guerra d'Etiopia|campagna del 1935 - 1936]] e mai del tutto debellate dagli italiani; allo scoppio delle ostilità, i britannici si premunirono di inviare aiuti e rifornimenti ai guerriglieri, particolarmente forti nelle regioni occidentali dell'Etiopia, nonché di allestire in Sudan una forza mista di truppe britanniche, sudanesi ed etiopi (la ''[[Gideon Force]]'') sotto il comando del [[colonnello]] [[Orde Charles Wingate]]<ref>{{Cita|Willmot 2004|p. 86|Willmot2004}}.</ref>.
 
=== Regno Unito ===
La stessa regione del Medio Oriente era di fondamentale importanza per i britannici: i giacimenti petroliferi di [[Mosul]] in Iraq e la raffineria di [[Abadan]] in Iran fornivano tutto il [[petrolio]] di provenienza non [[Stati Uniti|americana]] importato dal Regno Unito negli anni '30 - '40<ref name=Lyman-pp7-8 />; questi giacimenti costituivano quindi obiettivi di importanza strategica per i britannici, e di conseguenza erano importanti bersagli per le forze dell'Asse<ref name=Lyman-pp7-8>{{Cita|Lyman 2009|pp. 7 - 8|Lyman2009}}.</ref>. I dirigenti politico-militari britannici avevano costituito fin dalla prima guerra mondiale il [[Middle East Command]] che coordinava tutte le forze disponibili nell'intero teatro mediororientale; le limitate forze terrestri erano rinforzate dalla componente aerea fornita dal [[RAF Middle East Command]].
 
=== Iraq ===
L'Iraq era formalmente un alleato del Regno Unito, legato a questo da un [[Trattato anglo-iracheno del 1930|trattato di mutua assistenza]] firmato nel 1930: in cambio del supporto militare britannico alla difesa del paese, l'Iraq concedeva al Regno Unito l'uso di due basi aeree (la [[RAF Shaibah]] vicino [[Bassora]] e la [[RAF Habbaniyya]] tra [[Ramadi]] e [[Falluja]]), importanti punti di rifornimento sulla rotta aerea che univa l'Egitto all'India<ref name=Lyman-pp9-12>{{Cita|Lyman 2009|pp. 9 - 12|Lyman2009}}.</ref>; sul finire degli anni '30, tuttavia, il sentimento nazionalista ed anti-britannico si fece molto forte nel paese, ed in particolare all'interno delle sue forze armate, virtualmente dominate dal ''[[Quadrato d'oro]]'' (i quattro più importanti esponenti militari del paese)<ref name=Lyman-pp9-12 />. L'esercito iracheno era una formazione numerosa e ben equipaggiata con materiali bellici forniti dai britannici, ma mancava di esperienza<ref name=Lyman-pp25-27>{{Cita|Lyman 2009|pp. 25 - 27|Lyman2009}}.</ref>; l'aeronautica era una forza composita dotata di velivoli di provenienza britannica, americana ed italiana, mentre la marina, la più debole delle tre forze armate, disponeva solo di un pugno di navi leggere<ref name=Lyman-pp25-27 />.
 
=== Iran ===
Più complessa era la situazione dell'Iran: allo scoppio della guerra, lo [[scià]] [[Reza Pahlavi]] aveva proclamato la neutralità del paese, cercando di mantenere una posizione di equidistanza tra i due blocchi; questo atteggiamento era dettato da un lato dal timore di un'invasione [[Unione Sovietica|sovietica]] del paese, dall'altro dai buoni rapporti sorti tra Iran e Germania nazista negli anni '30<ref>{{Cita|Willmo t2004|p. 89|Willmot2004}}.</ref>, vista la collaborazione da parte di numerosi tecnici tedeschi ai progetti di modernizzazione avviati dallo scià. L'esercito iraniano era una forza numerosa ma male equipaggiata e peggio addestrata; l'aviazione disponeva di una sessantina di apparecchi obsoleti, mentre la marina schierava alcune unità leggere.
 
=== Francia ===
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[[File:KAR soldiers collecting arms at Wolchefit Pass.jpg|thumb|left|Soldati inglesi raccolgono i fucili catturati alle forze coloniali italiane al passo di Uolchefit, il 28 settembre 1941]]
Persa la Somalia britannica in marzo, le truppe italiane furono respinte verso il centro dell'[[Etiopia]], sino a giungere alla resa con l'[[onore delle armi]] di Amedeo d'Aosta sulle alture dell'Amba Alagi dopo la [[seconda battaglia dell'Amba Alagi]]. Il 6 aprile, [[Hailé Selassié]] entrò a Debra Marcos e venne informato che le avanguardie di Cunningham erano giunte alle porte della capitale. Lo stesso giorno, infatti, Renzo Mambrini, Maggiore Generale della [[Polizia dell'Africa Italiana]], cui erano stati conferiti tutti i poteri civili politici e militari dal Governatore dell'Africa Orientale Italiana,<ref>{{Cita|Del Boca 1999|vol. 3, "La caduta dell'Impero"}}.</ref> aveva comunicato la resa di [[Addis Abeba]] al generale Wetherall, comandante dell'11ª Divisione africana.<ref>{{Cita web|url=http://ibiblio.org/hyperwar/UN/SouthAfrica/EAfrica/index.html|titolo=HyperWar: East African and Abyssinian Campaigns|sito=ibiblio.org|lingua=en|accesso=2 aprile 2016}}</ref>
 
A Combolcià, sulle postazioni difensive italiane, il raggruppamento sudafricano del generale Dan Pienaar impegnò l'artiglieria italiana con i suoi cannoni, mentre la fanteria raggiungeva le alture sui {{formatnum:1800}} metri. I sudafricani impiegarono tre giorni per raggiungere gli obiettivi e, unitisi ad un gruppo di etiopi del capo [[Abebe Aregai]], presero d'assalto le postazioni italiane, il 22 aprile, subendo 9 morti e 30 feriti e facendo {{formatnum:8000}} prigionieri.<ref>{{Cita web|url=http://www.lasecondaguerramondiale.it/africa_orie_2.html/|titolo=II Guerra Mondiale - La perdita dell'Africa Orientale Italiana|dataarchivio=2 agosto 2009|urlarchive=https://web.archive.org/web/20090802101751/http://www.lasecondaguerramondiale.it/africa_orie_2.html|accesso=8 settembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090802101751/http://www.lasecondaguerramondiale.it/africa_orie_2.html#|urlmorto=sì}}</ref>
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[[File:AUSTRALIAN FORCES IN LEBANON, 1941 AUS533.jpg|thumb|right|Soldati australiani in Libano]]
{{Vedi anche|Campagna di Siria (1941)}}
La campagna di Siria del giugno-luglio 1941 durò fu l'invasione britannica del [[mandato francese della Siria e del Libano]], rimasto fedele alla [[Francia di Vichy]]. Il 1º aprile 1941, l'Iraq fu protagonista di un colpo di stato che mise il paese nella mani dei nazionalisti guidati da [[Rashid Ali al-Kaylani]], che chiese supporto ai tedeschi. La conseguente guerra con il Regno Unito segnò la sconfitta dei nazionalisti e l'instaurazione in Iraq di un governo fantoccio in mano agli inglesi. Con la formazione del Governo di Vichy, i britannici invasero la Siria e il Libano, per impedire alla Germania di usare i territori del mandato francese, fedele a Vichy, come basi per attacchi all'Egitto, in particolare dopo la vittoria dell'Asse in Grecia e a Creta. Nel frattempo i britannici stavano preparando l'[[Operazione Battleaxe]], per rompere l'[[assedio di Tobruch]], e stavano ancora combattendo in Africa Orientale.
 
I primi scontri si verificarono il 9 giugno, quando gli australiani attraversarono il fiume Litani, diretti verso [[Beirut]], dalla [[Palestina]]. Sempre lungo questa direttrice, vi furono poi degli scontri presso [[Jezzine]], [[Sidone]], [[Marjayoun]], Damour e Beirut stessa. Un'altra direttrice partiva sempre dalla Palestina ma era diretta verso [[Damasco]]; lungo la via si verificarono degli scontri armati presso la capitale siriana e presso al-Kiswah. Un altro gruppo armato britannico giunse invece dall'Iraq e trovò resistenza presso [[Palmira]], mentre si dirigeva verso [[Tripoli (Libano)|Tripoli]].
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=== La situazione palestinese ===
Nonostante la netta vittoria riportata dai britannici nella [[grande rivolta araba (1936-1939)|grande rivolta araba]] del 1936 - 1939, la situazione in [[Palestina]] (sotto [[Mandato britannico della Palestina|Mandato britannico]] fin dal 1920) rimaneva turbolenta: il [[Gran Mufti di Gerusalemme]] [[Amin al-Husseini]] (una delle maggiori autorità politiche e religiose arabe della regione, ispiratore della precedente rivolta) intratteneva da tempo rapporti con i tedeschi in chiave anti-britannica, ed il 10 maggio 1941 dichiarò, dal suo rifugio di Baghdad, un ''[[jihād]]'' contro il Regno Unito<ref>{{Cita|Lyman 2009|p. 43|Lyman2009}}.</ref>; costretto a fuggire dall'Iraq dopo l'invasione britannica, riparò prima in Iran e poi in Europa dove si pose al servizio dei tedeschi, contribuendo al reclutamento dei musulmani [[bosnia]]ci nella ''[[13. Waffen-Gebirgs-Division der SS "Handschar"]]''<ref>{{Cita|Lyman 2009|p. 21|Lyman2009}}.</ref>. Sebbene gli atti di ostilità rimasero minimi, la maggior parte degli arabi palestinesi continuò a mantenere un atteggiamento anti-britannico per tutta la durata del conflitto<ref name=Morris-p42>{{Cita|Morris 2008|p. 42|Morris2008}}.</ref>.
 
Anche da parte ebraica vi fu una notevole resistenza militare all'occupazione britannica: i gruppi armati dell'[[Haganah]] e dell'[[Irgun Zvai Leumi|Irgun]] erano da tempo particolarmente attivi nel condurre azioni di sabotaggio ed attentati dinamitardi contro le forze britanniche. Nei primi mesi del 1940 tuttavia, anche grazie agli sforzi di [[David Ben-Gurion]], le autorità britanniche ed ebraiche giunsero ad una tregua, e gli ebrei accettarono di collaborare contro la minaccia delle forze dell'Asse<ref name=Morris-p42 />. Nel 1941, davanti alla prospettiva di un'invasione da parte delle forze italo-tedesche provenienti dalla Libia, l'Haganah creò il [[Palmach]], formazione militare semi-regolare ed in parte addestrata dai britannici, incaricata di condurre operazioni di guerriglia in caso di invasione<ref name=Morris-p51>{{Cita|Morris 2008|p. 51|Morris2008}}.</ref>; membri del Palmach parteciparono, in qualità di esploratori, alla campagna di Siria combattendo a fianco delle truppe Alleate<ref name=Morris-p51 />, ma in seguito i britannici osteggiarono la formazione che entrò in clandestinità. Nel 1943, dopo lunghi negoziati con l'Haganah, le autorità britanniche crearono la [[Brigata Ebraica]], formazione militare regolare forte di circa 5.000 uomini che si batté a fianco degli Alleati durante la [[campagna d'Italia (1943-1945)|campagna d'Italia]]; un totale di circa 26.000 ebrei palestinesi combatté nelle forze britanniche durante il conflitto<ref name=Morris-p51 />.
 
L'ala più estremista del gruppo paramilitare ebraico dell'Irgun non accettò la tregua con i britannici, e nel 1940 si separò dando vita alla formazione del [[Lohamei Herut Israel]] (meglio noto con il soprannome di "Banda Stern"); schierata su posizioni fortemente di destra, in almeno un paio di occasioni la "Banda Stern" tentò di stabilire dei contatti con la Germania nazista in chiave anti-britannica, senza ottenere esito<ref name=Morris-p52-53>{{Cita|Morris 2008|pp. 52 - 53|Morris2008}}.</ref>. La "Banda Stern" continuò a condurre limitate azioni di sabotaggio ed attentati per tutto il periodo della guerra, anche se subì un duro colpo il 12 febbraio 1942, quando il suo leader [[Avraham Stern]] venne ucciso dalla polizia britannica<ref name=Morris-p52-53 />. La tregua con gli altri movimenti guerriglieri ebraici resse fino al febbraio del 1944, quando l'Irgun riprese con i suoi attentati<ref name=Morris-p52-53 />.
 
=== Operazioni minori ===
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Altri raid aerei, sempre da parte di velivoli di base nel Dodecaneso, vennero inoltre lanciati contro le installazioni britanniche in Palestina. Il 29 luglio 1940, dieci bombardieri italiani attaccarono il porto e le raffinerie di [[Haifa]], provocando vittime tra i civili ed incendi lungo l'oleodotto per Mosul<ref>[http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,764261,00.html Time Magazine - Souther Theatre: God's Time]</ref>; il 9 settembre seguente, un secondo raid aereo venne lanciato contro la città di [[Tel Aviv]], colpendo duramente il quartiere di Nordiya e provocando 107 vittime tra la popolazione civile<ref>[http://www.isracast.com/article.aspx?ID=470&t=Why-Italian-Planes-Bombed-Tel-Aviv? IsraCast.com - Italian Planes Bomb Tel-Aviv]</ref>.
 
Il 27 febbraio 1945 i neo-indipendenti stati di Siria e Libano dichiararono guerra a Germania e Giappone, seguiti il 1º marzo seguente dall'Arabia Saudita<ref>[http://worldatwar.net/timeline/other/diplomacy39-45.html The World at War - Diplomatic Timeline 1939-1945]</ref>; queste azioni, che non ebbero di fatto alcuna influenza sulla situazione militare, avevano più che altro una finalità politico-diplomatica, volta a garantire l'entrata di queste nazioni nella costituenda organizzazione delle [[Nazioni Unite]]<ref>{{Cita|Morris 2008|p. 49|Morris2008}}.</ref>.
 
== Note ==