Display fluorescente a vuoto: differenze tra le versioni

Inventata in [[Giappone]] nel [[1967]], questa tecnologia è stata inizialmente sfruttata per le [[Calcolatrice|calcolatrici]] e altri elettrodomestici. Al contrario del display [[Schermo a cristalli liquidi|LCD]], un VFD emette luce propria con un alto contrasto grazie al fenomeno della [[catodoluminescenza]] e può visualizzare elementi di diverso colore. I display VFD possono visualizzare numeri a [[Display a sette segmenti|sette segmenti]], caratteri alfanumerici a più segmenti oppure possono essere realizzate [[Dot matrix|matrici di punti]] per visualizzare caratteri o simboli arbitrari. Ogni anno vengono prodotti centinaia di milioni di unità.<ref>{{cita|Joseph A. Castellano|pp. 176}}.</ref>

Il visualizzatore consiste in un [[catodo]] caldo ([[Filamento|filamenti]]), alcuni [[anodo|anodi]] ([[fosforo]]) e delle griglie incapsulate in un involucro di [[vetro]] in condizione di [[Vuoto (fisica)|vuoto spinto]]. Il catodo è costituito da sottili [[Filo|fili]] di [[tungsteno]] rivestiti da [[Ossido|ossidi metallici]] [[base (chimica)|alcalini]] i quali emettono [[Elettrone|elettroni]] quando riscaldati da una corrente elettrica. Questi elettroni sono controllati e diffusi dalle griglie costituite da metallo sottile. Se gli elettroni si scontrano sulla placca ricoperta di fosforo, questa per effetto della [[fluorescenza]] emette luce. Contrariamente ai catodi incandescenti delle [[Valvola termoionica|valvole termoioniche]], i catodi dei display VFD lavorano a basse temperature rendendoli sostanzialmente invisibili.<ref>{{cita|Joseph A. Castellano|Capitolo 7 ''Vacuum Fluorescent Displays'' pp. 163 e seguenti}}.</ref> Un altro vantaggio rispetto ad altri visualizzatori a vuoto (come i [[nixie]]) è la bassa tensione di esercizio, nell'ordine di poche decine di volt.