Francesco Algarotti: differenze tra le versioni

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Aperto al progresso e alla conoscenza razionale, esperto di [[arte|arti]] (si prodigò come fautore di [[Andrea Palladio|Palladio]]), fu - rispetto alla [[scienza]] - un grande assertore delle teorie di [[Isaac Newton]] (sul conto del quale scrisse uno dei suoi più noti saggi, ''Il newtonianesimo per le dame'', pubblicato nel [[1737]]).
 
Viene considerato una sorta di ''Socrate veneziano'' e per comprendere la sua statura di insigne studioso con un'infinita sete di sapere e divulgare è sufficiente porsi davanti al suo innumerevole campo di interessi. Al di là del suo ruolo di spicco nell'[[illuminismo (letteratura)|illuminismo letterario]], fu anche un [[diplomazia|diplomatico]] e un procacciatore d'arte. In particolare viaggiò cercando opere d'arte per conto di [[Augusto IIIII di Polonia|Augusto IIIII di Sassonia]]. È noto che fu Algarotti a comprare a Venezia nel 1741 il capolavoro di [[Jean-Étienne Liotard|Liotard]], il pastello de ''[[La cioccolataia]]'', che poi divenne una delle perle della [[Gemäldegalerie Alte Meister|Galleria di Dresda]].
 
Uomo di bell'aspetto, dotato di un aristocratico naso aquilino (esiste al [[Rijksmuseum]] di Amsterdam uno suo ritratto a pastello, sempre di Liotard, che è riprodotto nell’''incipit'' della presente voce), l'Algarotti nel ''Saggio sopra Orazio'' non perdeva occasione di far notare come questi fosse [[Ambidestria|ambidestro]], e tanto lodava i vantaggi di questa disposizione, che c'è chi suppone che egli la condividesse col poeta. Ebbe a scrivere praticamente su tutto, affrontando - con l'acuta attenzione dello scienziato - pressoché ogni aspetto dello scibile umano. Basti ricordare i saggi che scrisse a proposito della [[pittura]] (''Sopra la pittura''), dell'[[architettura]] (''Sopra l'architettura''), dell'[[opera lirica]] (''Sopra l'opera in musica''), del [[commercio]] (''Sopra il commercio'').