Intelletto: differenze tra le versioni

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==Kant==
[[Immanuel Kant]] accuserà questa dottrina di «intellettualizzazione dei fenomeni»<ref>Kant in ''Anfibolia dei concetti della riflessione'', appendice della ''Analitica trascendentale'' (''Critica della ragion pura'')</ref> e restaurerà una netta distinzione tra la conoscenza sensibile e quella intellettuale, distinzione che tuttavia lo esporrà a sua volta alle accuse di cadere in un [[dualismo]] insanabile tra concetto e intuizione [[organi di senso|sensibile]],<ref>«...se la nostra esperienza si fonda su questi due fattori, come mai la nostra ragione può farli interagire tra loro, se essi sono del tutto eterogenei?» ([http://www.emsf.rai.it/scripts/interviste.asp?d=58#1 Vittorio Hösle: da Kant a Hegel] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140420074811/http://www.emsf.rai.it/scripts/interviste.asp?d=58#1 |date=20 aprile 2014 }}, intervista a cura dell'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche).</ref> o tra [[fenomeno (filosofia)|fenomeno]] e [[noumeno]]. Per Kant, mentre la sensazione è passiva nella ricezione intuitiva dei dati sensoriali, l'intelletto opera attivamente come capacità di sintetizzare ''[[a priori]]'' la molteplicità dei fenomeni tramite le [[categoria (filosofia)#Categorie kantiane|categorie]], distinte dalle forme ''a priori'' della sensibilità ([[spazio (fisica)|spazio]] e [[tempo]]), elaborando così concetti, pensando cioè concetti che hanno per contenuto i dati materiali che provengono dalla sensibilità, mettendo così in atto una collaborazione tra sensibilità ed intelletto.
 
Per mezzo dei sensi un oggetto ci è "dato"; per mezzo dell'intelletto un oggetto è "pensato". I pensieri dell'intelletto presuppongono infine una suprema attività ordinatrice che è l'''[[io (filosofia)|io penso]]'', il quale opera appunto tramite i giudizi dell'intelletto. Riducendo il pensiero ad attività di mediazione, sensibilità e intelletto diventano in tal modo del tutto eterogenei tra loro e non potrà pertanto esistere un intelletto intuitivo, che pensi in modo immediato come fa l'intuizione sensibile. «L'intelletto non può intuire nulla e i sensi non possono pensare nulla.»<ref>Kant, ''Introduzione alla Logica trascendentale'' (''Critica della ragion pura'')</ref> Solo Dio possiamo pensare che abbia un intelletto intuitivo ma questo perché egli nello stesso momento che pensa ''crea'' le cose e quindi le conosce sino in fondo, mentre l'uomo non può far altro che limitare la sua conoscenza ai fenomeni, alle cose come sensibilmente si presentano nell'apparenza fenomenica ai nostri sensi, inquadrandoli nelle forme di spazio e tempo, funzioni ''a priori'' della mente umana. La conoscenza dell'uomo sarà sempre finita nello spazio e nel tempo e pretendere una conoscenza che superi i limiti della sensibilità è l'origine del «fanatismo filosofico» e delle «fantasticherie metafisiche» che si sono succedute nella storia della filosofia a cominciare da Platone.<ref>Kant, ''Storia della ragion pura'' (''Critica della ragion pura'')</ref>
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