Vittorio Emanuele III di Savoia: differenze tra le versioni

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Il Re si mostrò particolarmente ostile alle innovazioni istituzionali del regime, all'introduzione di nuove onorificenze e cerimonie che contribuivano a rafforzare il peso del capo del Governo, ai progetti di "modifica dei costumi italiani", come l'introduzione del [[saluto fascista]], la questione del lei e, maggiormente, la questione razziale<ref>Si veda ad esempio [[Galeazzo Ciano]], ''Diario 1937-1943'', BUR, 17 luglio 1938.</ref>. Questa opposizione, sia pur non espressa pubblicamente, esasperò le relazioni con Mussolini e gli ambienti più radicali del partito fascista, fedeli al programma originario del partito e sostenitori della scelta repubblicana del regime.
 
[[File:Rank insignia of primo maresciallo dell'impero of the Italian Army (1940).png|thumb|]]
Mussolini scrisse che il sovrano aveva cominciato a odiarlo fin dalla legge di costituzionalizzazione del [[Gran consiglio del fascismo]] (9 dicembre [[1928]]), ma ritenne che la vera causa di frattura fu il titolo di [[Primo Maresciallo dell'Impero]], approvato per acclamazione dalla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera]] il 30 marzo [[1938]] (sotto l'impulso di Starace, Costanzo e [[Galeazzo Ciano]] e certo non all'insaputa del duce) e conferito sia al Presidente del Consiglio che al Re (secondo [[Luigi Federzoni|Federzoni]], allora Presidente del Senato "''non si poteva non usare un riguardo, del resto puramente formale, al Re''"<ref>L.Federzoni, ''Italia di ieri per la storia di domani'', Milano 1967, p. 167.</ref>): in un incontro privato, riferito dallo stesso Mussolini, Vittorio Emanuele III, pallido di collera, gli disse che avrebbe preferito abdicare piuttosto che subire quell'affronto<ref>Questi episodi sono riportati in R.De Felice, ''Mussolini il Duce Vol. 2 - Lo stato totalitario (1936 - 1940)'', Einaudi 1996, ISBN 978-88-06-19568-7.</ref>.