Vittorio Emanuele III di Savoia: differenze tra le versioni

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A seguito dell'avvicinamento tra [[Italia fascista]] e [[Germania nazista]], simboleggiato dalla nascita dell'[[Asse Roma-Berlino]] dell'ottobre [[1936]] e della firma del [[Patto d'Acciaio]] del 22 maggio [[1939]], il 10 giugno [[1940]] [[Benito Mussolini]] dichiarò guerra a [[Francia]] e [[Gran Bretagna]], schierandosi a fianco dei tedeschi nella [[seconda guerra mondiale]]. Il Re aveva inizialmente espresso il proprio parere contrario alla guerra sia perché conscio dell'impreparazione militare italiana, sia perché da sempre filo-britannico e avverso alle politiche della Germania nazista. Nei mesi precedenti, Vittorio Emanuele III, tramite il ministro della Real Casa [[Pietro d'Acquarone|Acquarone]], aveva messo in atto un tentativo di rovesciare Mussolini; la legalità formale sarebbe stata salvaguardata ottenendo un voto di sfiducia dal [[Gran consiglio del fascismo]] e [[Galeazzo Ciano|Ciano]], che rifiutò, sarebbe stato chiamato a guidare il nuovo governo<ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/fascismo/fascismo8a.htm 1940, quando il re progettò il golpe contro Mussolini].</ref>. Lo schema sarebbe stato ripreso tre anni dopo a guerra ormai persa.
 
[[File:Vittorio Emanuele III e nipote.JPG|thumb|Vittorio Emanuele III e il nipote [[Vittorio Emanuele di Savoia]]]]
Dopo qualche effimero successo in [[Egitto]] e nell'Africa orientale, i disastri che sopravvennero fra l'autunno [[1940]] e la primavera [[1941]] (fallito [[Campagna italiana di Grecia|attacco]] alla [[Grecia]], sconfitte navali di [[notte di Taranto|Taranto]] e [[battaglia di Capo Matapan|Capo Matapan]], perdita di gran parte dei territori italiani in [[Libia italiana|Libia]], perdita totale dei possedimenti in [[Africa Orientale Italiana|Africa orientale]]) rivelarono la debolezza delle forze italiane, che dovettero essere tratte d'impaccio dall'alleato tedesco sia nei [[Balcani]] (primavera [[1941]]) che in [[Africa]] settentrionale.