Presidente della Repubblica Italiana: differenze tra le versioni

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Nella prassi ogni presidente ha interpretato in modo diverso il proprio ruolo e la propria sfera di influenza, con maggiore o minore attivismo; in generale la potenziale rilevanza delle prerogative a essi conferite è emersa soprattutto nei momenti di crisi dei partiti e delle maggioranze di governo, rimanendo più in ombra nelle fasi di stabilità politica. Tra tali prerogative, il potere di rinvio - connesso alla funzione di [[promulgazione]] delle leggi - è uno degli strumenti più utili allo scopo.
 
La ''moral suasion''<ref>M. Calise,”Il nuovo presidenzialismo all’italiana”all'italiana”, Il Messaggero, 30 ottobre 2011.</ref> sotto la presidenza [[Carlo Azeglio Ciampi|Ciampi]] si esercitò facendo conoscere innanzi tempo il suo avviso, ad esempio lasciando filtrare indiscrezioni di stampa sui messaggi che avrebbe potuto inviare alle Camere innanzi a disegni di legge di dubbia costituzionalità (...) Più frequentemente il potere di rinvio previsto dall’artdall'art. 74 Cost. non venne esercitato grazie a un gentlemen agreement in virtù del quale venivano apportare delle modifiche in corso d’opera, previamente concordate fra gli organi tecnici del Quirinale e di Palazzo Chigi. Non si trattava di una procedura del tutto inedita, dato che già [[Luigi Einaudi|Einaudi]] - il cui pensiero era ben noto a Ciampi che ne aveva letto ''Le Prediche inutili'' - aveva fatto valere le sue perplessità su disegni di legge di iniziativa governativa in sede di autorizzazione per la relativa presentazione al Parlamento.<ref>Tito Lucrezio Rizzo, ''Parla il Capo dello Stato'', Gangemi, 2012, p. 233.</ref>
 
In stretta connessione con quest'approccio "interventista" è emersa anche la critica, rara in passato, alla natura ''[[super partes]]'' del Capo dello Stato, negata da chi vi ha visto comunque l'espressione di un'esperienza politica riconosciuta (e premiata) dalla maggioranza che l'ha votato. A tale critica ha risposto il presidente [[Giorgio Napolitano]], affermando anzitutto che "quella del Capo dello Stato, potere neutro al di sopra delle parti e fuori della mischia politica, non è una finzione, è la garanzia di moderazione e di unità nazionale posta consapevolmente nella nostra Costituzione come in altre dell'Occidente democratico". Ciò non va confuso con l'estrazione politica di provenienza, come ha precisato lo stesso Napolitano: "Tutti i miei predecessori - a cominciare, nel primo settennato, da Luigi Einaudi - avevano ciascuno la propria storia politica: sapevano, venendo eletti Capo dello Stato, di doverla e poterla non nascondere, ma trascendere. Così come ci sono stati presidenti della Repubblica eletti in Parlamento da una maggioranza che coincideva con quella di governo, talvolta ristretta o ristrettissima, o da una maggioranza eterogenea, e contingente. Ma nessuno di loro se ne è fatto condizionare".<ref>Testimonianza del presidente Napolitano alla cerimonia in occasione del centenario della nascita di Norberto Bobbio, Torino, 15/10/2009, consultabile sul [http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=1662 sito del Quirinale]: quanto a se stesso, Napolitano ha dichiarato che dal contesto politico di provenienza "mi sono via via distaccato quanto più ero chiamato ad assumere ruoli non di parte, a farmi carico dei problemi delle istituzioni che regolano la nostra vita democratica, i diritti e i doveri dei cittadini. L'approccio partigiano, naturale in chi fa politica, è qualcosa di cui ci si spoglia in nome di una visione più ampia".</ref>
 
== La Presidenza della Repubblica ==