Aldo Moro: differenze tra le versioni

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De Lorenzo, il 25 marzo [[1964]], si era incontrato con i comandanti delle divisioni di [[Milano]], [[Roma]] e [[Napoli]] e aveva proposto loro un piano finalizzato a far fronte a una ipotetica situazione di estrema emergenza per il Paese. Per l'attuazione del piano si prevedeva l'intervento dell'Arma dei [[carabinieri]] e "solo" di essi: da qui il nome di "[[Piano Solo]]". Era inclusa una lista di 731 uomini politici e sindacalisti di sinistra che i carabinieri avrebbero dovuto prelevare e trasferire in [[Sardegna]] nella base militare segreta di [[Capo Marrargiu]]. Il piano prevedeva inoltre il presidio della [[Rai|RAI-TV]], l'occupazione delle sedi dei giornali di sinistra e l'intervento dell'Arma in caso di manifestazioni filocomuniste. Il piano prevedeva infine l'uccisione di Moro per mano del tenente colonnello dei paracadutisti Roberto Podestà.<ref>{{Cita news|nome=Davide|cognome=Gravina|url=http://www.periodicodaily.com/2017/02/19/sulle-tracce-di-aldo-moro-il-racconto-del-tenente-colonnello-roberto-podesta/|titolo=Sulle tracce di Aldo Moro. Il racconto del tenente colonnello Roberto Podestà.|pubblicazione=Periodico Daily|data=19 febbraio 2017|accesso=4 aprile 2018|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180405025541/http://www.periodicodaily.com/2017/02/19/sulle-tracce-di-aldo-moro-il-racconto-del-tenente-colonnello-roberto-podesta/|dataarchivio=5 aprile 2018}}</ref> Il 10 maggio De Lorenzo aveva presentato il suo piano a Segni, che ne rimase particolarmente impressionato, tanto che nella successiva sfilata militare per l'[[Festa della Repubblica Italiana|anniversario della Repubblica]], lo si vide piangere commosso alla vista della modernissima brigata meccanizzata dei carabinieri, allestita dallo stesso De Lorenzo. Tuttavia sia [[Giorgio Galli]] che [[Indro Montanelli]] ritengono che non fosse nelle intenzioni del Presidente Segni eseguire un [[colpo di Stato]], ma agitarlo come uno spauracchio a fini politici.
 
La contrapposizione politica che si stabilì, a livelli quasi di scontro, fra il Capo dello Stato ed il premier uscente riguardava appunto il centrosinistra: alle proposte di Moro (cui peraltro Segni doveva buona parte delle sue fortune politiche, compreso il Quirinale), che avrebbe aperto alla sinistra con maggior fiducia, colcon il sostegno di una parte della [[Democrazia Cristiana|DC]] e un tiepido avvicinamento del [[Partito Comunista Italiano|PCI]], Segni rispose proponendo, o forse minacciando, un governo di tecnici sostenuto dai militari.
 
Il 17 luglio, invece, Moro si recò al Quirinale, con l'intenzione di accettare l'incarico per formare un nuovo esecutivo di centrosinistra. Durante le trattative, infatti, il [[Partito Socialista Italiano|PSI]], su impulso di [[Pietro Nenni]], aveva accettato il ridimensionamento dei suoi programmi riformatori. La crisi rientrò, nessun carabiniere dovette muoversi.
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La benevolenza con cui il PCI guardò al governo Moro, unitamente al prestigio di cui il leader democristiano godeva in ampi settori del paese, la leale cooperazione del partito di La Malfa, garantirono una certa tranquillità al governo consentendogli una capacità di agire che andava oltre le premesse che l'avevano visto nascere.
 
Il [[Governo Moro IV|quarto governo Moro]], con [[Ugo La Malfa|La Malfa]] vicepresidente, avviò quindi un primo dialogo colcon il [[Partito Comunista Italiano|PCI]] di [[Enrico Berlinguer]] nella visione di una necessaria nuova fase finalizzata al compimento del percorso avviato con la costruzione del sistema democratico italiano. Nel [[1975]] il suo governo concluse il [[Trattato di Osimo]], con cui si sanciva l'appartenenza della Zona B del [[Territorio Libero di Trieste]] alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]]. Altri risultati ottenuti da questo governo furono l'introduzione della [[Legge Reale|Legge ''Reale'']] (dal nome dell'esponente del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] [[Oronzo Reale]]) per il contrasto del terrorismo, la [[Legge 22 luglio 1975, n. 382|nuova legge sul decentramento amministrativo]] e la [[riforma del diritto di famiglia italiano del 1975]].
 
Nel [[1976]] il segretario socialista [[Francesco De Martino]] ritirò l'appoggio esterno del PSI al [[Governo Moro V|quinto governo Moro]] determinandone la caduta.
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* ''[[Il caso Moro]]'': film di [[Giuseppe Ferrara]], [[1986]]. Il protagonista è nuovamente Gian Maria Volonté.
* ''[[L'anno del terrore]]'': film di [[John Frankenheimer]], [[1991]]. Tratto dal romanzo ''Year of The Gun'' di Michael Mewshaw; il personaggio dello statista compare brevemente in alcune scene ed è interpretato da Aldo Mengolini.
* ''[[Piazza delle Cinque Lune]]'': film di [[Renzo Martinelli]], [[2003]]. Il vero Moro appare in immagini di repertorio. Quello finto è interpretato da un [[caratterista]] mai in primo piano. Il film è dedicato all'allora ventisettenne nipote [[Luca Bonini Moro]], che compare sui titoli di coda in veste di cantautore, interpretando il brano ''Maledetti voi''; sullo sfondo del ragazzo (figlio di Maria Fida Moro e spesso affettuosamente citato nelle lettere dello statista durante la prigionia), alcune fotografie di lui a due anni colcon il nonno nei giorni immediatamente precedenti il sequestro.
* ''[[Buongiorno, notte]]'': film di [[Marco Bellocchio]], [[2003]]. Moro è interpretato da [[Roberto Herlitzka]].
* ''Nel cuore dello Stato'': film documentario di Alberto Castiglione, scritto con Fabrizio Scibilia, presentato a Palermo il 18 marzo 2008.