Basilica di San Magno: differenze tra le versioni

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Appena sotto la cupola è presente un [[Tamburo (architettura)|tamburo]] ottagonale che è affrescato con una tonalità più tenue rispetto a quella della volta: ciò è l'opposto di quanto generalmente si è fatto nelle decorazioni delle chiese coeve alla basilica, che sono invece caratterizzate da colori più forti nella parti inferiori e più tenui nelle sezioni architettoniche superiori<ref name="Cita|Turri|p. 22">{{Cita|Turri|p. 22}}.</ref>. Il tamburo è caratterizzato dalla presenza di ventiquattro [[Nicchia|nicchie]] che sono dipinte internamente con una tonalità grigia e con un colore azzurro piuttosto scuro, che fa risaltare la penombra originata dalle rientranze: sui pilastri del tamburo sono rappresentati dei candelabre, che riprendono la decorazione della volta<ref name="Cita|Turri|p. 22"/>.
 
Nel 1923 Gersam Turri dipinse nei [[Pennacchio (architettura)|pennacchi]], ovvero negli spazi tra le arcate maggiori e i capitelli, dodici tondi, uno in ogni elemento architettonico, contenenti i volti altrettanti [[Profeta (ebraismo)|profeti biblici]] (da sinistra e destra, partendo dall'arcata situata in corrispondenza della cappella del [[Santissimo Sacramento]] e dell'andito, [[Gioele (profeta)|Gioele]], [[Daniele (profeta)|Daniele]], [[Giona (profeta)|Giona]], [[Abdia]], [[Amos (profeta)|Amos]], [[Aggeo]], [[Abacuc]], [[Sofonia (profeta)|Sofonia]], [[Ezechiele]], [[Michea]], [[Zaccaria (profeta)|Zaccaria]] e [[Malachia (profeta)|Malachia]]), che si aggiunsero ai quattro profeti dipinti in precedenza: [[Geremia]] e [[Isaia]], che si trovano sopra la cappella maggiore e che furono realizzati presumibilmente da Bernardino Lanino; [[Salomone]] e [[Davide]], dipinti dai fratelli Lampugnani sopra l'arcata della cappella del Santo Crocifisso<ref name="Cita|Turri|p. 22"/>. Questo ciclo di pitture è stato realizzato dal Turri ispirandosi ai volti degli affreschi della cappella maggiore, che sono opera del Lanino<ref name="D'Ilario p. 252"/><ref name="Cita|Turri|p. 22"/>. Le [[Parasta|paraste]] sono state decorate, sempre da Gersam Turri nel 1923, con candelabre su sfondo azzurro: anche queste decorazioni riprendono l'affrescatura della della volta<ref name="Cita|Turri|p. 22"/>. I sottarchi sono invece impreziositi da pitture che raffigurano delle [[Greca (architettura)|greche]]<ref name="Cita|Turri|p. 22"/>. Le paraste, prima dei lavori di affrescatura di Gersam Turri, erano tutti decorate con rigature e riquadrature di colore grigio<ref name="Cita|Turri|p. 22"/>: la stessa colorazione grigia era caratteristica anche dei pennacchi poi affrescati nel 1923<ref name="D'Ilario p. 252"/>.
 
Nel 1967 tutte queste aggiunte furono ridipinte ad affresco da Mosé Turri junior, figlio di Gersam, ispirandosi ai cartoni originali del padre<ref name="D'Ilario p. 252"/>. Mosé Turri junior, nell'occasione, restaurò anche tutti gli affreschi del Lanino della cappella maggiore, che si erano danneggiati nei secoli per problemi di aderenza delle pitture sui muri<ref name="D'Ilario p. 252"/>.