Bernard-René Jourdan de Launay: differenze tra le versioni

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Visto il presidio circondato, pur avendo la forza per respingere l'attacco<ref name=gaxotte>Pierre Gaxotte, ''La rivoluzione francese'', Edizioni Oscar Mondadori, 1989, Milano, pag. 128.</ref>, tentò di parlamentare con tre rappresentanti del Comitato Permanente, provenienti direttamente dall'[[Hôtel de Ville (Parigi)|Hôtel de Ville]], e alla fine si arrivò all'accordo di far allontanare i cannoni e far visitare la fortezza a quegli stessi rappresentanti, pur di evitare un bagno di sangue.<ref name=gaxotte/> Tuttavia, a differenza di Sombreuil, che aveva accettato immediatamente le richieste dei rivoluzionari in precedenza quel giorno, riconosceva solo gli ordini del re e non aveva alcuna intenzione di fornire alla folla [[polvere da sparo]] e cartucce conservati nelle cantine, ne tantomeno di aprire le porte e consentire all'occupazione della Bastiglia da parte della milizia borghese, ribadendo con fermezza che avrebbe aperto il fuoco solo se attaccato. Nel frattempo, però, gli insorti riuscirono a rompere le catene che reggevano il primo ponte levatoio (più piccolo del secondo; divideva dalla città il cortile esterno della Bastiglia, fuori dalle mura) e si riversarono all'interno del cortile esterno della fortezza. La guarnigione della Bastiglia, su ordine del comandante, aprì il fuoco sulla folla.<ref>Jacques Godechot, ''La rivoluzione francese - Cronologia commentata 1787-1799'', Tascabili Bompiani, pag. 56.</ref><ref>{{cita libro|autore=George Rudé|autore2=Harvey J. Kaye|titolo=Revolutionary Europe, 1783-1815|anno=2000|lingua=en|p=73}}</ref> Dopo un quarto e ultimo tentativo di mediazione, senza risultato, sia la guarnigione che gli assedianti aprirono il fuoco, causando circa 100 vittime tra la folla esposta<ref>{{cita|Schama|p. 404.}}</ref>, ma solo una morte e tre feriti tra i difensori ben protetti che sparavano da scappatoie e merli. La folla scatenata tirò colpi di fucile isolati per circa quattro ore, senza fare alcun danno alle grosse e mute torri.<ref name=":0">{{cita libro|nome=Simon|cognome=Schama|titolo=Citizens : a chronicle of the French Revolution|url=https://www.worldcat.org/oclc/21036771|accesso=23 dicembre 2018|data=1989|editore=Viking|lingua=en|p=403|cid=Schama|OCLC=21036771|ISBN=0-670-81012-6}}</ref> Il governatore prendeva tempo, attendendo rinforzi che però non sarebbero mai arrivati.<ref>Atlanti del Sapere, ''La rivoluzione francese - La nascita della società moderna'', Giunti, pag. 40.</ref> Fu allora che arrivò un gruppo di 61 guardie francesi "disertori", comandati dai sottotenenti [[Pierre-Augustin Hulin]] e André Jacob Elié, che si trascinarono dietro sei cannoni, presi dalla loro caserma, che cambiarono completamente l'assediamento. Questa artiglieria venne puntata contro le porte e i ponti levatoi. Gli uomini del regio esercito, accampati nel vicino [[Campo di Marte (Parigi)|Campo di Marte]], non intervennero.
 
La stessa guarnigione supplicò il governatore di arrendersi, essendo inoltre senza fonte di acqua e solo forniture alimentari limitate all'interno, ma von Flüe si oppose. Il governatore, eccitato, piuttosto che arrendersi e lasciare ai ribelli il custodito arsenale, corse nel suo ufficio e scrisse un biglietto, dicendo che avrebbe acceso i 20.000 chili di polvere da sparo all'interno della fortezza, facendo esplodere se stesso e tutti gli altri, se l'assedio non fosse stato revocato e la folla non si ritirasse.<ref>{{cita libro|autore=Hans-Jurgen Lusebrink|autore2=Rolf Reichardt|autore3=Nobert Schurer|titolo=The Bastille: A History of a Symbol of Despotism and Freedom|anno=1997|lingua=en|p=43}}</ref> Von Flüe, stupito, cercò di assicurargli che tali estremi non erano necessari, ma, seguendo gli ordini, glii leali svizzeri distribuirono il biglietto attraverso un buco nel ponte levatoio primario. Fuori la folla respinse le richieste, urlando di abbassare il ponte levatoio della fortezza. Si recò quindi nei sotterranei della Torre della Libertà con la torcia accesa di uno cannonieri sui bastioni per dare fuoco ai 250 barili di polvere da sparo, seppellendo sotto le sue rovine assediati e difensori, ma due Invalidi, i sottufficiali Ferrand e Biguard, lo fermarono proprio mentre, tremando violentemente, stava per compiere la detonazione fatale. Minacciandolo di morte con la baionetta sul petto visto che cercava ancora di raggiungere il suo scopo, alcuni degli Invalidi della guarnigione gli si affollarono intorno. Li supplicò allora, almeno, che riprendessero le torri, ma dichiararono che non avrebbero più combattuto contro i loro concittadini, imponendo poi una capitolazione. Non potendo resistere, di malavoglia, dovette piegarsi.<ref>Otto Scott, ''Robespierre: The Voice of Virtue'', pp. 58-60.</ref> Di conseguenza, solidali con i rivoluzionari, alcuni Invalidi mandarono Rouf e Biguard sulle torri ad issare bandiera bianca al suono del tamburo e, ottenuta la promessa delle guardie francesi che non sarebbero stati massacrati e chiedendo il permesso di lasciare il forte con gli onori di guerra, il caporale Guiard ed il soldato Perreau, spaventati che il popolo intransigente stesse per usare i cannoni, aprirono da soli la porta ed abbassarono il grande ponte levatoio, consegnando la fortezza.<ref name=":0"/> La Bastiglia fu quindi conquistata dai ribelli solo perché il governatore venne abbandonato dalle sue truppe.
 
Poiché era l'oggetto delle comuni ricerche, si travestì. In sua vece fu adocchiato il supplente Du Puget, tenente del re e comandante del vicino arsenale, ma questi per sbarazzarsi indicò ai rivoluzionari il governatore, che indossava un frac grigio e un nastro color papavero all'occhiello. Riconosciuto, prevedendo il supplizio che lo attendeva, cercò di uccidersi con un bastone da spada, ma Joseph Arné, un granatiere delle guardie francesi, glielo strappò di mano. Fu catturato dagli insorti Hulin ed Elié per essere condotto in Municipio. La spada con la testa d'oro e il bastone di rango gli furono strappati. Per confondere le arie, Hulin lo coprì con il suo cappello, cosa che comunque non gli permise di condurlo sano e salvo fino al Municipio, dove egli stesso corse il rischio di finire vittima del furore del popolo. Nonostante il tentativo di mediazione del procuratore reale di Parigi, dopo essere stato gettato a terra lungo la strada, in piazza de Grève, fu colpito ripetutamente e brutalmente da colpi di baionetta, poi agonizzante fu trascinato nei pressi di un ruscello, dove fu finito da numerosi colpi di pistola. Secondo alcuni testimoni, egli stesso pregò gli insorti di ucciderlo, affinché la sua macabra agonia cessasse immediatamente, e prese a calci nell'inguine François Desnot, un cuoco disoccupato che lo aveva strappato dalle mani di Hulin, per difendersi. Il cuoco lo ferì con un colpo di baionetta al ventre e la folla inferocita lo finì.<ref>Jacques Godechot, ''La presa della Bastiglia''</ref> Dopo l'uccisione, un macellaio, Mathieu Jouve Jourdan, che era stato suo [[palafreniere]], ne decapitò il cadavere con un coltellino da tasca. La testa fu portata in giro per la città, infilzata su una picca in segno di vittoria, prima di essere gettata nella [[Senna]] il giorno dopo<ref>{{cita libro|nome=Ruth|cognome=Scurr|titolo=Fatal purity : Robespierre and the French Revolution|url=https://www.worldcat.org/oclc/77795437|accesso=23 dicembre 2018|data=2007|editore=Vintage|lingua=en|p=84|OCLC=77795437|ISBN=978-0-09-945898-2}}</ref>, inaugurando così un macabro rituale destinato a ripetersi fin troppe volte.<ref>Pierre Benoit, ''Tutti alla Bastiglia'', articolo su Historia n° 92, luglio 1965, pag. 72.</ref>