Anticlericalismo: differenze tra le versioni
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{{Citazione|I preti alla vanga!|[[Giuseppe Garibaldi]]<ref>[[Mino Milani]], ''Giuseppe Garibaldi: biografia critica'', Mursia, 1982, p. 511</ref>}}
[[File:Giuseppe Garibaldi 1861.jpg|thumb|left|upright|Giuseppe Garibaldi]]
L'anticlericalismo italiano ebbe notevole sviluppo nella lotta al [[potere temporale]] del papa, che costituiva oggettivo impedimento all'unificazione sotto la monarchia sabauda ed alla modernizzazione del Paese. [[Papa Pio VII]], rientrato in Italia, tornò a segregare gli ebrei nel [[ghetto di Roma]], dove resteranno fino alla liberazione nel [[1870]].
In questo clima, anche tra gli stessi cattolici liberali italiani presero corpo posizioni di stampo anticlericale; ad esempio, una violenta polemica oppose il padre del cattolicesimo liberale italiano, [[Vincenzo Gioberti]] (1801-1852), ai gesuiti e ai cattolici reazionari. [[Giuseppe Garibaldi]], l'[[eroe nazionale]] italiano, fu il più celebre degli anticlericali del [[Risorgimento]] e definì la Chiesa cattolica una «setta contagiosa e perversa»<ref>«Il 28 aprile 1861 ad esempio, egli scriveva alla Società operaia napoletana, che sarebbe stato un sacrilegio continuare nella religione dei preti di Roma. "Essi sono i più fieri e terribili nemici dell'Italia. Dunque fuori dalla nostra terra quella setta contagiosa e perversa"». Ernesto Rossi in ''Pagine anticlericali''. Massari Editore</ref>, mentre rivolse a [[papa Pio IX]] l'epiteto di "metro cubo di letame"<ref>E, tra l'altro, diede nome Pionono al proprio asino.</ref>
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