Giovanni Maria Vianney: differenze tra le versioni

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Il nuovo parroco vi giunse a piedi - percorrendo i trenta chilometri che separavano Ars da Ecully in compagnia della vedova Bibost, che l'aveva accudito durante gli anni in seminario - con pochi bagagli e i libri ereditati da don Balley. Non conoscendo l'esatta ubicazione del villaggio e a causa di una fitta nebbia che s'era diffusa per tutta la campagna, non riuscirono a trovare facilmente la parrocchia. Fu quindi necessario al curato chiedere aiuto a un gruppo di giovani pastorelli che vigilava in quel momento sul gregge; in particolare si informò presso uno di loro, tale Antonio Givre, e alla sua risposta proferì la frase che ancora oggi è incisa sul monumento che ricorda questo incontro fra il sacerdote e il suo primo parrocchiano: "''Tu mi hai indicato la strada per Ars, io ti insegnerò la strada del Paradiso''"<ref>''Catherine Lassagne, Processo apostolico, p.404''</ref>.
 
Giunto finalmente a destinazione, si inginocchiò a pregare<ref>Michele Tournassoud, ''Processo apostolico'', p.1143</ref> e, come testimoniò successivamente il suo assistente Frère Athanase, aggiunse che un giorno quella parrocchia sarebbe stata troppo piccola per accogliere tutta la gente che sarebbe accorsa<ref>Frere Athanase, ''Processo dell'ordinario'', p.667</ref>. Entrato in chiesa continuò la sua preghiera, invocando particolarmente l'[[angelo custode]] della sua nuova parrocchia<ref>Abbè Rougemont, ''Processo apostolico'', p.743</ref>, dopodiché cominciò a far conoscenza con i nuovi parrocchiani, non molti in verità, essendo passato quasi inosservato l'arrivo del nuovo curato. Il mattino del [[10 febbraio]] celebrò la sua prima messa ad Ars<ref>Contessa Des Garets, ''Processo dell'ordinario'', p.774,</ref> con pochissimi fedeli, essendo quel piccolo villaggio rimasto privo dell'assistenza spirituale durante il periodo successivo alla rivoluzione[[Rivoluzione francese]].
 
Domenica [[13 febbraio]] ebbe luogo la cerimonia d'investitura, presenti le autorità municipali e il parroco di [[Misérieux]], don Ducreux, che gli impose la [[Stola (liturgia)|stola]] e lo condusse ai luoghi più significativi della parrocchia: l'[[altare]], il [[confessionale]], il [[pulpito]], il [[fonte battesimale]]. Quasi l'intero villaggio era presente alla celebrazione, e molti rimasero affascinati dalla figura ieratica e raccolta del giovane sacerdote<ref>Catherine Lassagne, ''Processo apostolico'', p.114; Abbé Raymond, ''Processo dell'ordinario'', p.284</ref>. Conclusa la cerimonia, il curato prese possesso della nuova canonica, cinque locali, che affidò interamente alla vedova Bibost perché se ne prendesse cura. Dei begli arredamenti, regalo dei conti des Garets, non tenne per sé che lo stretto necessario, preferendo dare tutto il superfluo ai poveri del paese<ref>''Processo apostolico'', p.1021</ref>. Cominciò così la sua attività pastorale ad Ars, e il suo primo intento fu quello di fare conoscenza con le famiglie dei parrocchiani: in poche settimane visitò circa una sessantina di case, informandosi con ciascuno del proprio lavoro e della propria educazione. Si rese ben presto conto che la preparazione spirituale degli abitanti di Ars, perfino a livello di nozioni elementari, era pressoché nulla<ref>Marthe Miard, ''Processo apostolico'', p.830</ref>.