Loggia della Signoria: differenze tra le versioni

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Caso quasi unico nel panorama mondiale, nelle tre arcate della loggia sono ospitate sculture di eccezionale pregio risalenti all'età classica e al periodo del [[manierismo]], veri capolavori da [[museo]], tutti originali, e fruibili liberamente giorno e notte gratuitamente. Un servizio di sorveglianza continua delle opere, attivo 24 ore su 24, vigila sul rispetto di alcune minime restrizioni.
 
La ''[[Feldherrnhalle]]'' di [[Monaco di Baviera]] è un omaggio [[Secolo XIX secolo|ottocentesco]] a questa loggia.
 
[[File:The Lodge of the Lancers (i.e. Loggia dei Lanzi), Florence, Italy-LCCN2001700796.jpg|thumb|upright=1.4|La loggia tra il 1890 e il 1900.]]
 
== Le sculture ==
Ai fianchi della gradinata d'ingresso vigilano due leoni [[marmo]]rei, uno di [[epoca romana]] (a destra), e l'altro realizzato nel [[1600]] da [[Flaminio Vacca]] (a sinistra): tradizionalmente i leoni simboleggiano la guardia e la protezione dei luoghi da presenze negative, secondo una tradizione [[Iconografia|iconografica]] che risale addirittura alle [[CiviltàStoria mesopotamicadella Mesopotamia|civiltà mesopotamiche]].
 
Il capolavoro più importante è il già citato ''[[Perseo con la testa di Medusa|Perseo]]'' di [[Benvenuto Cellini]], una grande statua in [[bronzo]] alta 3,20 metri compreso il [[piedistallo]] istoriato da [[bassorilievi]] di tema [[mitologico]]. Il corpo ben proporzionato e la posizione plastica di [[Perseo]], appoggiato su una sola gamba mentre solleva con il braccio sinistro la testa di [[Medusa (mitologia)|Medusa]] decapitata. Fu sistemato nella loggia nel [[1554]] e, a parte il periodo del [[restauro]] nel [[1999]], è sempre rimasto qui collocato.
 
Ancora più complesso è il ''[[Ratto delle Sabine (statuaGiambologna)|Ratto delle Sabine]]'', capolavoro in marmo del [[Giambologna]] ([[1583]]). Oltre all'originale, nel [[Museo dell'Accademia]] si trova il modello a grandezza naturale in [[gesso (materiale)|gesso]], eseguito dallo stesso Giambologna come preparazione per l'esecuzione della statua in marmo. Sempre del [[Giambologna]] è l<nowiki>'</nowiki>''[[Ercole e il centauro Nesso]]'', dal sensazionale effetto di movimento espresso dal corpo in tensione del [[centauro]] sottomesso dall'[[Ercole|eroe greco]] ([[1599]]).
 
Sono sculture di epoca romana ''[[Patroclo e Menelao]]'', copia di [[arte flavia|epoca flavia]] di un originale greco del 230-240 a.C., dono di [[Pio V]] a [[Cosimo I]], e le sei figure di donna vicine alla parete di fondo. Si ritiene che possano provenire dal [[Foro di Traiano]] a [[Roma]], furono comunque trovate verso la metà del [[Secolo XVI secolo|Cinquecento]] e, dopo aver decorato a lungo [[Villa Medici]], arrivarono a Firenze nel [[1789]]. Delle figure muliebri, le prime due non sono state identificate come personaggi, mentre la terza da sinistra rappresenta [[Thusnelda]], una prigioniera barbara moglie di [[Arminio]]. Le ultime tre rappresentano matrone romane di rango imperiale, scolpite più finemente e con marmo più pregiato. È invece un'opera ottocentesca il ''[[Ratto di Polissena]]'' dello scultore [[Pio Fedi]] ([[1865]]), che riprende lo stile del vicino ''Menelao''.
 
Sulla parete destra un'iscrizione in [[lingua latina|latino]] ricorda l'adozione del [[calendario]] comune, che incomincia il 1º gennaio, a Firenze, avvenuta solo nel [[1750]] (fino ad allora il capodanno fiorentino si celebrava il 25 marzo). Un'altra iscrizione del [[1863]] ricorda le tappe dell'[[unificazione italiana]].