Filippo Maria Visconti: differenze tra le versioni

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Alfonso d'Aragona perciò, accompagnato dai fratelli Giovanni ed Enrico, a cui si unì anche Pietro, tornò nel Napoletano, occupò [[Capua]] e pose l'assedio a [[Gaeta]]; quindi la flotta aragonese affrontò la flotta genovese che, per conto del Visconti, andava a portare vettovaglie agli assediati di Gaeta, ma Alfonso e i suoi fratelli, alla [[Assedio di Gaeta e battaglia di Ponza (1435)|battaglia di Ponza]], furono sconfitti e fatti prigionieri dai [[Genova|Genovesi]] (solo Pietro riuscì a fuggire con due galee. La loro madre [[Eleonora d'Alburquerque|Eleonora]] morì per il dolore, poco dopo aver ricevuto la notizia della cattura di tre dei suoi figli).
 
Catturato dal genovese [[Biagio Assereto]], Alfonso fu consegnato al duca di [[Milano]], Filippo Maria Visconti, per conto del quale la flotta genovese si era recata a Gaeta, e venne imprigionato. Quando ottenne di essere ricevuto dal duca, nell'ottobre di quello stesso anno, Alfonso riuscì a persuadere il suo carceriere a lasciare andare liberi lui e i suoi fratelli senza il pagamento di alcun riscatto e convincendolo che era interesse di Milano non impedire la vittoria della parte aragonese a Napoli, riconoscendolo già re di Napoli. Questa mossa costò molto cara a Filippo Maria, perché Genova si sentì tradita, gli si ribellò con [[Francesco Spinola]] e si proclamò nuovamente repubblica indipendente.
 
Nella tarda primavera del [[1446]], a fronte dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute, Filippo Maria si preoccupò della salvezza della sua anima incaricando un gruppo di teologi di dirimere il dubbio se un "''signore temporale si possa salvare appresso Iddio''". Rassicurato dal responso del collegio degli studiosi che lo invitavano, per la tranquillità dello stato, a pensare alla successione, Filippo Maria tentò un riavvicinamento con Francesco Sforza e la figlia Bianca Maria. I sostenitori dello Sforza presso la corte di Filippo vedevano in Bianca Maria (e quindi in suo marito) il successore naturale e soprattutto colei che (con il marito) li avrebbe difesi dall'avidità veneziana.