Il cielo sopra Berlino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Fix duplicato
Riga 61:
Damiel, dopo un breve incontro con Falk, decide di diventare umano e abbandona la sua esistenza spirituale. La prima cosa che Damiel sperimenta sono il sangue e il dolore: durante la ''caduta'' dall'immortalità si era ferito alla testa. Damiel per la prima volta vede i colori: l'esperienza da angelo nel film è rappresentata in bianco e nero, e le uniche note di colore fino a quel momento vengono utilizzate dal regista proprio per rappresentare l'allontanamento di Damiel dalla scena. Come umano Damiel sperimenta il caffè caldo, il cibo e altre esperienze della vita quotidiana. Nello stesso periodo Cassiel assiste impotente agli ultimi istanti di vita di un ragazzo che, disilluso della vita, si suicida lanciandosi da un palazzo.
 
{{Citazione necessaria|La presenza di questi angeli che osservano la realtà degli uomini potrebbe essere stata parzialmente ispirata dal testo teatrale "''Sangue sul collo del gatto"'' di R.W.[[Rainer Werner Fassbinder]], nel quale una decina di personaggi raccontano la propria vita in presenza di un'aliena, Phoebe Zeitgeist, giunta sulla Terra per farsi un'idea della democrazia tra gli uomini.}} Alla fine Damiel incontra Marion durante un concerto di Nick Cave e lei gli parla come se si conoscessero da sempre. Il film si conclude con Marion che esegue il suo numero, volteggia come un angelo con Damiel che la assiste. La storia continua in ''[[Così lontano così vicino]],'' prodotto da Wenders nel 1993.
 
== Produzione ==
Riga 67:
[[File:Smichov andel wings of desire.jpg|miniatura|sinistra|Un angelo del film ''osserva'' la gente nel distretto Smíchov a Praga]]
 
Il film venne progettato da Wenders dopo il suo ritorno in Germania. Il regista aveva trascorso otto anni negli Stati Uniti dove aveva girato quattro film in inglese. Wenders in quel periodo stava preparando anche un altro film, ''[[Fino alla fine del mondo]]'', ma si era reso conto che non avrebbe potuto iniziare a girarlo per almeno un altro anno e quindi, dato che aveva comunque una società di produzione con dei dipendenti da pagare, doveva realizzare un lavoro nel frattempo.
Il film venne progettato da Wenders dopo il suo ritorno in Germania.
Il regista aveva trascorso otto anni negli Stati Uniti dove aveva girato quattro film in inglese.
Wenders in quel periodo stava preparando anche un altro film, ''[[Fino alla fine del mondo]]'', ma si era reso conto che non avrebbe potuto iniziare a girarlo per almeno un altro anno e quindi, dato che aveva comunque una società di produzione con dei dipendenti da pagare, doveva realizzare un lavoro nel frattempo.
 
Decise di realizzare un lungometraggio veloce e spontaneo, nella sua lingua nativa, che lo riavvicinasse alla sua essenza di tedesco e alla sua infanzia: decise perciò di ambientarlo a Berlino. Tornato a Berlino Wenders vagò inizialmente per la città annotando sul suo taccuino ciò che vedeva e lo colpiva, cercando ispirazione dalla città: nelle sue passeggiate notò che erano presenti molte raffigurazioni di angeli. In quel periodo stava anche leggendo le poesie di Rilke che spesso evocano angeli. Poco alla volta il regista cominciò a prendere seriamente in considerazione l'idea di un film che avesse angeli custodi come protagonisti.
Line 75 ⟶ 73:
Discusse dell'idea con [[Peter Handke]], il quale la considerò interessante ma si rifiutò di aiutarlo a scrivere per esteso la sceneggiatura. Infatti lo scrittore aveva appena finito di scrivere un libro e si sentiva esaurito, non in grado di affrontare un lavoro così impegnativo. Comunque Handke non rifiutò completamente la proposta di Wenders, ma acconsentì a collaborare scrivendo alcuni testi (il regista inserì per esempio nel film ''Lied vom Kindsein''). Quando Wenders iniziò le riprese aveva solo due dialoghi di Handke, che vennero poi sviluppati ulteriormente durante la realizzazione del film.
 
Il regista decise di girare il film utilizzando alcune zone di Berlino a lui care. In particolare la Biblioteca di Stato era una [[location]] che riteneva molto importante, ma la direzione non aveva concesso il permesso di effettuare le riprese, dato che la biblioteca non era mai chiusa al pubblico. Con perseveranza e con l'aiuto del sindaco della città riuscì a ottenere il permesso di utilizzare la biblioteca per le riprese la domenica mattina.
Il regista decise di girare il film utilizzando alcune zone di Berlino a lui care.
In particolare la Biblioteca di Stato era una [[location]] che riteneva molto importante, ma la direzione non aveva concesso il permesso di effettuare le riprese, dato che la biblioteca non era mai chiusa al pubblico.
Con perseveranza e con l'aiuto del sindaco della città riuscì a ottenere il permesso di utilizzare la biblioteca per le riprese la domenica mattina.
 
Wenders iniziò le riprese del film senza avere un vero copione in mano; aveva deciso a grandi linee le scene e le ambientazioni, ma non aveva fissato una vera tabella di marcia con le scene da svolgere e con le battute da far recitare agli attori. Wenders considerava i dialoghi di Handke come delle isole sicure, che doveva raggiungere con i dialoghi e le scene che improvvisando si venivano a formare. Questa mancanza di copione gli consentì una grande libertà espressiva ma allo stesso tempo era fonte di grandi preoccupazioni. Il regista ha affermato che spesso la notte si coricava sperando in qualche buona idea per il giorno successivo e che a volte non riusciva nemmeno a dormire per la preoccupazione.
Line 83 ⟶ 79:
Wenders voleva un personaggio pubblico molto famoso e inizialmente aveva contattato [[Willy Brandt]]. L'ex-cancelliere rifiutò decisamente la possibilità di recitare in un film e quindi Wenders iniziò a cercare un attore molto famoso disposto a girare una parte secondaria nel film, e dopo alcuni colloqui Falk acconsentì. Le parti girate da Falk e da Curt Bois all'inizio non erano previste nel film. Ma Wenders, parlando con la troupe, si rese conto che gli serviva un ex-angelo per spingere Damiel a fare il grande passo: infatti Peter Falk venne contattato quando le riprese erano iniziate già da due settimane.
 
Quando Peter Falk arrivò in Germania non riuscì a incontrare subito Wenders, ma dovette preoccuparsi di scegliere il vestito adeguato alla situazione, senza aver parlato con il regista e senza avere un copione come guida. Questo rese la scelta del vestito e del cappello molto difficile. Infine Wenders incontrò Falk e l'attore mostrò al regista il vestito e i vari cappelli che aveva provato e le sensazioni che gli davano, ogni cappello con il suo problema. Wenders trovò la situazione simpatica e decise di aggiungere una scena dove Falk, che recitava nel ruolo di sé stesso, cercava il cappello adeguato per il film che doveva girare. Peter Falk interpretava il ruolo di un ex-angelo che spinge Damiel a effettuare il grande passo e a diventare umano.
Peter Falk interpretava il ruolo di un ex-angelo che spinge Damiel a effettuare il grande passo e a diventare umano.
 
Per la parte di Curt Bois, che interpreta il ruolo di un anziano di nome Omero, inizialmente Wenders aveva pensato a un angelo anziano che viveva nella biblioteca. Però Handke non sapeva come sfruttare l'idea. Handke preferì realizzare dei monologhi per un uomo anziano che aveva vissuto nella Berlino degli anni 20, nell'epoca del Nazismo, attraverso la seconda Guerra Mondiale con i suoi bombardamenti, l'occupazione alleata e il muro di Berlino. Quest'uomo rappresenta la memoria storica della città. Solveig Dommartin interpretò la parte di Marion e per poterla interpretare al meglio si allenò per tre mesi al trapezio e alla corda: durante le riprese tutte le sequenze acrobatiche vengono svolte effettivamente dall'attrice senza l'ausilio di reti di protezione o di altri strumenti di sicurezza. Durante le riprese l'attrice eseguendo un esercizio commise un errore cadendo da cinque metri, ma si riprese subito e continuò l'esercizio.
Handke preferì realizzare dei monologhi per un uomo anziano che aveva vissuto nella Berlino degli anni 20, nell'epoca del Nazismo, attraverso la seconda Guerra Mondiale con i suoi bombardamenti, l'occupazione alleata e il muro di Berlino. Quest'uomo rappresenta la memoria storica della città. Solveig Dommartin interpretò la parte di Marion e per poterla interpretare al meglio si allenò per tre mesi al trapezio e alla corda: durante le riprese tutte le sequenze acrobatiche vengono svolte effettivamente dall'attrice senza l'ausilio di reti di protezione o di altri strumenti di sicurezza. Durante le riprese l'attrice eseguendo un esercizio commise un errore cadendo da cinque metri, ma si riprese subito e continuò l'esercizio.
 
Le scene più costose furono quelle realizzate vicino al Muro e nella cosiddetta "striscia della morte" all'interno del Muro. Non era possibile ottenere il permesso di girare in quell'area, e quindi il regista fece necessariamente ricostruire in uno spiazzo aperto 150 metri di Muro, in modo da poter girare le scene. Nei primi giorni di riprese il regista e il costumista non avevano ancora deciso che costume dare agli angeli. Per gli angeli il costumista recuperò tutte le armature e tutti i costumi alati che poteva e li fece provare agli attori, ma Wenders non era soddisfatto dell'effetto scenico e infine decise di fornire gli angeli di un semplice cappotto, abbandonando armature e ali. Solo in una breve scena onirica si vede Damiel che appare in sogno a Marion vestito con l'armatura, la stessa armatura che Damiel venderà per recuperare un po' di soldi.
Line 94 ⟶ 88:
[[File:Staatsbibliothek zu Berlin Haus 2.jpg|miniatura|[[Biblioteca di Stato di Berlino|La biblioteca di Stato]] (Potsdamer Straße)]]
 
Essendo il film girato a Berlino ovviamente l'ambientazione è di tipo urbano, sebbene il film spazi dai luoghi più urbani e comuni come quelli delle vie commerciali di Berlino a quelli più decadenti della zona di nessuno a ridosso del Muromuro di Berlino.
 
Un luogo molto importante nel film è la [[Biblioteca di Stato di Berlino|Biblioteca di Stato]] (''Staatsbibliothek''). Nella biblioteca gli angeli vivono e le scene girate all'interno del film sono tra le più riuscite, grazie alla splendida architettura di [[Hans Scharoun|Scharoun]], una struttura accogliente, non la classica biblioteca dove si preleva un libro per leggerlo a casa ma un luogo dove si prende un libro e lo si legge. Un luogo deputato all'elevazione degli uomini tramite la cultura e dove gli angeli scrutano i lettori e infondono loro coraggio nei momenti di sconforto. Un luogo con un notevole potere simbolico è la ''Siegessäule'', la statua della [[Vittoria (divinità)|Vittoria]] che è posta sulla [[Colonnacolonna della Vittoria]] posizionata al centro di una della principali rotatorie della città. Spesso gli angeli siedono sulla statua della Vittoria e dall'alto osservano la vita dei berlinesi.
[[File:Victoria Goldelse Siegessaeule Berlin.jpg|miniatura|sinistra|La statua della [[Vittoria (divinità)|Vittoria]]]]
 
L'ultimo luogo simbolico nel film è il [[muro di Berlino]]. Il muro è sempre presente nel film, i Berlinesiberlinesi sono coscienti che quel muro è il simbolo di una città divisa, di una nazione separata e occupata che non ha ancora risolto i suoi problemi con il passato. Il muro è presente direttamente nel film o tramite la sua vista o tramite i discorsi dei protagonisti. Significativo è il pensiero di Marion su Berlino: "In ogni caso non ci si può perdere, alla fine si arriva sempre al Muro".
 
=== Fotografia ===
La fotografia del film venne seguita da [[Henri Alekan]], famoso per aver lavorato con [[Jean Cocteau]] a ''[[La bella e la bestia (film 1946)|La bella e la Bestiabestia]]''.
 
Alekan utilizzò il colore per le scene con il punto di vista umano e una tinta monocromatica virata seppia per le scene con il punto di vista degli angeli. Significativa l'ultima scena del film, a colori tranne nell'angolo dove staziona Cassiel, che essendo un angelo rimane monocromatico. L'utilizzo del monocromatico rappresenta il fatto che gli angeli captano le cose essenziali della vita; sono esseri che possono sentire i pensieri più reconditi degli uomini, in grado di conoscere i fatti prima che questi accadano ma allo stesso tempo limitati dal non poter vedere i colori, sentire i sapori e tutte le sensazioni che un essere umano apprezza quotidianamente. Durante la produzione del film Alekan e Wenders utilizzarono una calza di seta come filtro per realizzare le sequenze monocromatiche.
Line 136 ⟶ 130:
Nel 1998 venne prodotto un remake [[Stati Uniti d'America|statunitense]] chiamato ''[[City of Angels - La città degli angeli]]'' (''City of Angels''). L'ambientazione si sposta a [[Los Angeles]] e i protagonisti sono [[Meg Ryan]] e [[Nicolas Cage]].
 
Nel remake gli angeli, se vogliono, possono interagire con gli umani; il film è girato interamente a colori e i dialoghi sono molto più diretti e semplici, meno poetici, non sottintendono i concetti ma li esplicitano direttamente per lo spettatore. Ad esempio, all'angelo che vuole diventare umano vengono spiegati da un ex angelo i passi da compiere, mentre nel film di Wenders non viene spiegato nulla a Damiel: la sua caduta è simbolica, più simile a un percorso spirituale che a una caduta reale.
Ad esempio, all'angelo che vuole diventare umano vengono spiegati da un ex angelo i passi da compiere, mentre nel film di Wenders non viene spiegato nulla a Damiel: la sua caduta è simbolica, più simile a un percorso spirituale che a una caduta reale.
 
== Note ==
Line 144 ⟶ 137:
== Bibliografia ==
* DVD ''Il cielo sopra Berlino'' Produttore Sony Pictures Home Entertainment Data pubblicazione 16 ottobre 2003
* Filippo D'Angelo Filippo, ''Wim Wenders'', L'Unità/Il Castoro, Milano, 1995
* Giovanni Spagnoletti, Michael Töteberg, ''Wim Wenders. Stanotte vorrei parlare con l'angelo''. Scritti 1968-1988, Milano, Ubulibri, 1989 ISBN 88-7748-090-4