Cosimo I de' Medici: differenze tra le versioni

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=== La conquista del potere ===
[[File:Cosimo I de Medici by Jacopo Carucci (called Pontormo).jpg|thumb|left|upright|Cosimo a 19 anni, ritratto del [[Pontormo]], 1538]]
Figlio del condottiero [[Giovanni delle Bande Nere]] e di [[Maria Salviati]], Cosimo salì al potere nel [[1537]], a soli 17 anni, dopo l'assassinio del duca di Firenze [[Alessandro de' Medici (duca di Firenze)|Alessandro de' Medici]]. Il delitto fu ordito da [[Lorenzino de' Medici]], lontano cugino del duca Alessandro che, tuttavia, non seppe cogliere l'occasione di sostituirsi al proprio parente e finì colper fuggire da Firenze. Nessuna delle famiglie più importanti sembrava essere in grado di prendere il posto dei Medici quando Cosimo, allora pressoché sconosciuto, apparve in città, seguito da pochi servi.
 
Egli veniva dal [[Mugello]] dove era cresciuto dopo la morte del padre e riuscì a farsi nominare duca nonostante appartenesse ad un ramo secondario della famiglia. Infatti, vista la sua giovane età ed il suo contegno modesto, molti personaggi influenti della Firenze del tempo speravano di avere a che fare con un giovane debole, svagato, attratto solamente dalla caccia e dalle donne; una persona facile da influenzare. Cosimo venne, quindi, nominato capo del governo con la clausola che il potere sarebbe stato esercitato dal [[consiglio dei Quarantotto]]. Ma Cosimo aveva interamente ereditato lo spirito battagliero del padre e della nonna paterna [[Caterina Sforza]].
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Infatti, appena investito del potere e dopo aver ottenuto un decreto che escludeva il ramo di Lorenzino da qualsiasi diritto di successione, esautorò i consiglieri ed assunse l'assoluta autorità. Restaurò il potere dei [[Medici]] in modo così saldo che da quel momento governarono Firenze e gran parte della Toscana attuale fino alla fine della dinastia, avvenuta con la morte senza eredi dell'ultimo granduca Medici, [[Gian Gastone de' Medici|Gian Gastone]], nel [[1737]]; la struttura del governo creata da Cosimo, durò fino alla proclamazione del [[Regno d'Italia]].
 
Il governo autoritario di Cosimo indusse alcuni importanti cittadini all'esilio volontario. Essi radunarono le loro forze e colgrazie al supporto della [[Francia]] e degli stati vicini di Firenze, nel tentativo di rovesciare militarmente il governo fiorentino, alla fine del luglio [[1537]] marciarono su Firenze sotto la guida di [[Piero Strozzi]].
 
Quando Cosimo seppe che si stavano avvicinando, inviò le sue migliori truppe, comandate da [[Alessandro Vitelli]], a bloccare i nemici. Lo scontro avvenne nei pressi della rocca di [[Montemurlo]] il 1º agosto [[1537]] e, dopo averavere sconfitto l'armata degli esuli, il Vitelli assaltò il [[castello]], dove lo Strozzi ede i suoi compari si erano rifugiati. L'assedio durò solamente poche ore e terminò con la caduta degli assediati, dando a Cosimo la sua prima vittoria militare.
 
I capi della rivolta furono dapprima imprigionati e poi decapitati nel palazzo del [[Museo nazionale del Bargello|Bargello]]. Per tutta la sua vita Cosimo agì in modo spietato contro chi cercava di opporsi ai suoi piani. Occorre precisare che il suo dispotismo si rivolgeva in massima parte a coloro che ponevano in discussione la sua autorità, e quindi non il popolo, ma quei nobili e ricchi borghesi fiorentini che non tolleravano la sua supremazia e il suo potere. In questa etica assolutista è da includere anche la distruzione iniziata il 20/10/1561 da parte di Cosimo I della pregevole [http://www.arezzoperlastoria.it/colle-del-pionta/storia-del-colle-del-pionta-arezzo/ Cattedrale di Arezzo], posta fuori dalle mura della città, al [[Colle del Pionta]], per esservi lì fortificato Piero Strozzi il 20/07/1554([[Gregorio Sinigardi]]).
 
=== Matrimonio ===
[[File:Bronzino - Eleonora di Toledo col figlio Giovanni - Google Art Project.jpg|thumb|left|[[Agnolo Bronzino]], '' [[Ritratto di Eleonora di Toledo cole il figlio Giovanni]]'']]
Inizialmente Cosimo cercò di sposare [[Margherita d'Austria]], figlia dell'imperatore e vedova del duca Alessandro. Ma non ottenne che un secco rifiuto e la pretesa che alla vedova fosse versata una cospicua parte del patrimonio dei Medici. Abbandonato questo progetto, sposò nel [[1539]] [[Eleonora di Toledo]],<ref name="DBI">{{DBI|autore = Elena Fasano Guarini|anno = 1984|volume = 30|accesso = 21 gennaio 2017}}</ref> figlia di Don [[Don Pedro di Toledo|Pedro Alvarez de Toledo]], [[marchese di Villafranca]] e viceré spagnolo di [[Napoli]]. Si incontrarono per la prima volta nella [[villa di Poggio a Caiano]] e si sposarono con grandi fasti nella [[chiesa di San Lorenzo (Firenze)|chiesa di San Lorenzo]]: lui aveva 20 anni e lei 17. Grazie a questo matrimonio Cosimo entrò in possesso delle enormi ricchezze della moglie e si garantì l'amicizia politica del viceré di Napoli, uno dei più fidati luogotenenti dell'imperatore. Il [[Agnolo Bronzino|Bronzino]] eseguì molti ritratti di Eleonora, [[Ritratto di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni|il più famoso dei quali]] è conservato agli Uffizi.
 
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=== L'organizzazione dello stato ===
Sebbene Cosimo esercitasse il potere in modo dispotico, sotto la sua amministrazione la Toscana fu uno stato al passo coicon i tempi. Esautorò da ogni carica, anche formale, la maggior parte delle importanti famiglie fiorentine, non fidandosi dei loro componenti. Scelse piuttosto funzionari di umili origini. Una volta ottenuto il titolo di [[Granduca di Toscana]] dadal [[Papa Pio V]] nel [[1569]], mantenne la divisione giuridica ede amministrativa tra il [[Ducato di Firenze]] (il cosiddetto "Stato vecchio") ede il Ducato di Siena (detto [[Stato Nuovo di Siena|"Stato Nuovo"]], quindi tenendo le due zone sapientemente separate e con magistrature proprie. Rinnovò l'amministrazione della giustizia, facendo emanare un nuovo codice criminale. Rese efficienti i magistrati e la polizia. Le sue carceri erano tra le più temute d'[[Italia]].
 
Spostò la sua dimora dadal Palazzo Medici (oggi [[Palazzo Medici Riccardi]]) aal [[Palazzo Vecchio]], in modo che ogni fiorentino avesse ben chiaro che il potere era tutto nelle sue mani. Anni più tardi si trasferì aal [[Palazzo Pitti]].
 
Introdusse e finanziò la fabbricazione di arazzi. Costruì strade, opere di prosciugamento, porti. Dotò molte città toscane di fortilizi. Rafforzò l'esercito, istituì nel [[1561]] l'[[Ordine marinaresco di Santo Stefano]] con sede a [[Pisa]] nel [[vasariano]] Palazzo dei Cavalieri e migliorò la flotta toscana, partecipando alla [[battaglia di Lepanto]]. Promosse le attività economiche, sia recuperando antiche lavorazioni (come l'estrazione dei marmi a [[Seravezza]]), sia di nuove. I continui aumenti delle tasse, seppur controbilanciati da un incremento dei commerci, posero il germe di uno scontento popolare che si acuirà sempre di più con i suoi successori. Nonostante le difficoltà economiche, fu molto prodigo come mecenate.
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=== Granduca ===
 
[[File:Johann Stradanus Mediceae familiae victoriae et triumphi ubs G 0402 I (2).jpg|thumb|left|[[Giovanni Stradano]], ''Incoronazione di Cosimo I come granduca'']]
Cosimo si adoperò per ricevere un titolo regale che lo affrancasse dalla condizione di semplice feudatario dell'imperatore e che gli desse quindi maggior indipendenza politica. Non trovando alcun appoggio da parte imperiale si rivolse al [[Papato]]. Già con [[Papa Paolo IV|Paolo IV]] aveva cercato di ottenere il titolo di [[re]] o [[arciduca]], ma invano. Finalmente, Nel [[1569]], dopo averavere stipulato un accordo colassieme al Papa secondo il quale avrebbe messo la sua flotta a servizio della [[Lega Santa (1571)|Lega Santa]] che si stava venendo a formare per contrastare l'avanzata ottomana, [[papa Pio V|Pio V]] emanò una [[bolla pontificia|bolla]] che lo creava [[granduca di Toscana]]. Nel gennaio dell'anno successivo fu incoronato dal papa stesso a [[Roma]]. In realtà tale diritto sarebbe spettato all'imperatore e per questo Spagna e Austria si rifiutarono di riconoscere il nuovo titolo minacciando di abbandonare la Lega, mentre Francia ede Inghilterra lo ritennero subito valido e col passare delnel tempo tutti gli stati europei finirono per riconoscerlo. Alcuni storici ipotizzano che l'avvicinamento tra [[papa Pio V|Pio V]] e la conseguente concessione dell'ambito titolo granducale avvenisse con la consegna a tradimento dell'eretico [[Pietro Carnesecchi]], che era rifugiato a Firenze confidando nella protezione del Duca medesimo.
 
=== Gli ultimi anni ===