Shirō Emiya: differenze tra le versioni

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== Periodo precedente alla quinta Guerra ==
[[File:ShiroUBW.png|miniatura|302x302px|left|Shirō superstite dal grande incendio di Fuyuki|alt=]]
Nel 1994, dieci anni prima degli eventi di ''Fate/stay night'', Shirō era un bambino normale che viveva con i suoi genitori a Shinto, nella città di Fuyuki. Il grande incendio causato dalla fuoriuscita del contenuto del Santo Graal durante la [[quarta Guerra del Santo Graal]], però, uccise entrambi i suoi genitori e lo ferì mortalmente. Fu salvato da Kiritsugu Emiya, abbattuto per aver causato l'incendio e desideroso di salvare almeno una persona, inserendo Avalon nel suo corpo. Successivamente, in ospedale, gli chiese se volesse diventare suo figlio adottivo, rivelando la sua identità di mago. Il ragazzo accettò e trascorse gli anni chiedendo al padre di addestrarlo nelle arti magiche, non riuscendo però a convincerlo. Alla fine, però, Kiritsugu accettò, sebbene ancora riluttante, consigliando a Shirō di praticarle in segreto, così da poter aiutare le persone senza attirare sospetti. Le conoscenze impartitegli erano molto semplici ed incomplete, e lo portavano su un sentiero pericoloso e con pochi risultati. Inoltre, Kiritsugu trasmise al figlio il suo voler essere un {{Nihongo|paladino della giustizia|正義の味方|seigi no mikata}}, capace di salvare chiunque si trovasse in difficoltà.
 
Cinque anni prima della quinta Guerra del Santo Graal, Kiritsugu, sempre più indebolito a causa dell'effetto della melma del Santo Graal, morì, lasciando Shirō frustrato, depresso e solo. Successivamente venne visitato da Taiga Fujimura, la sua insegnante di inglese al liceo, e le sue spese di vitto e alloggio furono prese in carico da suo nonno, Raiga Fujimura. Frequentò una scuola media dove incontrò Shinji Matō, verso l'ottobre del secondo anno, quando dovette rifare l'insegna del festival culturale secondo il design degli studenti del terzo anno in una sola sera. Shinji, che lo supervisionò, gli disse «Hmm ... sei un idiota, ma in realtà fai un buon lavoro» e si mise a ridere.