Brigate Garibaldi: differenze tra le versioni

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Il 10 aprile 1945 il Comando generale delle Brigate Garibaldi diramò la "direttiva n. 16" che allertava tutti i combattenti delle formazioni a prepararsi per l'insurrezione generale in tutta l'Alta Italia per precedere l'arrivo delle truppe Alleate e cooperare nella disfatta delle residue forze nazifasciste. Il comando generale delle brigate ed il Partito comunista enfatizzarono al massimo l'importanza dell'insurrezione, da effettuare a tutti i costi, senza accettare accordi, proposte, tregue con il nemico che potessero limitare l'azione delle forze partigiane. Venne stesi piani dettagliati per entrare nelle città, per salvaguardare le fabbriche e gli impianti, per impedire la fuga delle forze nazifasciste<ref>G. Bocca, ''Storia dell'Italia partigiana'', p. 507.</ref>. L'insurrezione ebbe quindi inizio il 24 e il 25 aprile nelle grandi città del Nord<ref>P. Ginsborg, ''Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi'', pp. 84-86.</ref>, dopo la diffusione del messaggio in codice comunicato dai vari comandi regionali: "Aldo dice 26x1"<ref>G. Bocca, ''Storia dell'Italia partigiana'', p. 511.</ref>.
[[File:Partigiani dell'Oltrepò al Castello di Pavia.jpg|thumb|"Garibaldini" il 25 aprile al castello di Pavia]]
In questa fase finale i reparti garibaldini, ormai organizzati in "Divisioni" e "Gruppi di Divisioni" (come il raggruppamento della Valsesia, Verbano, Ossola guidato da Moscatelli e Gastone) ebbero un ruolo centrale nei combattimenti nelle varie città del nord Italia. Le brigate partigiane di montagna scesero in pianura e marciarono sui centri principali, mentre nei nuclei urbani venne proclamato lo sciopero insurrezionale e i reparti GAP e [[Squadre di azione patriottica|SAP]] iniziarono la lotta. In [[Liguria]] le Divisioni "Cichero",guidata da "Bisagno" (Aldo Gastaldi) e "Miro" ([[Antonio Ukmar]]), "Pinan-Cichero", "Mingo", giocarono un ruolo decisivo nella liberazione di Genova, impedirono la distruzione del porto e accettarono la resa delle forze tedesche del generale [[Günther Meinhold]]. In [[Piemonte]] le Divisioni Garibaldi di Pompeo Colajanni "Barbato", Vincenzo Modica e Giovanni Latilla "Nanni" entrarono a Torino insieme agli autonomi di "Mauri", mentre le forti Divisioni "Pajetta" e "Fratelli Varalli" di Gastone e Moscatelli dopo aver liberato Novara entrarono a Milano il 28 aprile, già raggiunta il giorno prima dai garibaldini dell'Oltrepò pavese guidati da [[Italo Pietra]] e [[Luchino Dal Verme (partigiano)|Luchino Dal Verme]]
<ref>G. Bocca, ''Storia dell'Italia partigiana'', pp. 513-520.</ref>. In Lombardia la 2ª Divisione Garibaldi "Redi" (comandata da Aldo Aniasi "Comandante Iso") e le Divisioni "Lombardia", coordinate da [[Pietro Vergani]] ("Fabio", vicecomandante del CVL) bloccarono i passi alpini e occuparono la [[Valtellina]], impedendo la fuga dei gerarchi fascisti. [[Benito Mussolini]] fu catturato dalla [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"]] del comandante "Pedro" ([[Pier Luigi Bellini delle Stelle]]), dipendente dalla 1ª Divisione Garibaldi Lombardia, e fucilato dagli inviati del comando garibaldino di Milano, [[Walter Audisio]] e [[Aldo Lampredi]]; gli altri gerarchi vennero invece presi e fucilati a [[Dongo (Italia)|Dongo]] dai partigiani della 3ª Divisione Garibaldi Lombardia, agli ordini di [[Alfredo Mordini]] "Riccardo".