Brigata Ebraica: differenze tra le versioni
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== Attività di supporto alle popolazioni ebraiche ==
Già durante il periodo bellico, a fianco del ruolo militare, la brigata ebraica svolse, a livello assolutamente spontaneo, anche un importante compito civile a favore soprattutto delle comunità ebraiche liberate, sconvolte dalla guerra e dalla persecuzione
A [[Milano]], in via Cantù 5, presso i locali del club della Brigata ebraica, si installò un vero e proprio ufficio fantasma di emigrazione, diretto da [[Jehudah Arazi]], dal quale nel 1945-46 passarono migliaia di profughi diretti in Palestina, attraverso i porti italiani. A [[Selvino]] nelle Prealpi bergamasche nell'ex-colonia fascista di [[Sciesopoli]] fu aperto un centro di accoglienza per circa 800 bambini ebrei orfani sopravvissuti all'Olocausto (i cosiddetti [[Bambini di Selvino]]), per prepararli all'emigrazione in Israele.<ref>Aharon Megged, "''Il viaggio verso la terra promessa. La storia dei bambini di Selvino''", Milano, Mazzotta, 1997</ref>. A [[Magenta (Italia)|Magenta]] fu presa in affitto una fattoria semidistrutta che serviva come campo di addestramento sia militare sia al lavoro agricolo per i profughi validi.<ref>Annie Sacerdoti, ''Guida all'Italia ebraica'', Marietti, Genova 1986.</ref> Ben presto la Brigata venne in contrasto con i comandi britannici che cercavano di evitare tali attività in supporto dell'emigrazione clandestina verso la terra di Israele. L'unità fu trasferita, pertanto, nell'ambito delle forze di occupazione alleate, in [[Belgio]] e [[Paesi Bassi]], infine smobilitata nel luglio del [[1946]] per ordine del governo britannico, anche per le crescenti tensioni che si registravano in [[Medio Oriente]].
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