Bruno Tassan Din: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Laureato a pieni voti all'[[Università Bocconi]] di [[Milano]], colto, dotato di una energia instancabile<ref name = "ene">{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/12/29/parigi-morto-tassan-din.html|titolo=Parigi, è morto Tassan Din|autore=Cinzia Sasso|sito=repubblica.it|data=29 dicembre 2000|accesso=6 luglio 2017}}</ref> e mente brillante in campo finanziario,<ref>Alberto Mazzuca, op. cit. p. 310</ref> inizia alla [[Chatillon]] dove diventa uno dei pupilli di [[Furio Cicogna]] per poi essere nominato direttore amministrativo e finanziario della [[Fidenza Vetraria]].<ref>Alberto Mazzuca, op. cit., p. 310</ref> Nel settembre [[1973]] entra nel gruppo [[RCS MediaGroup|Rizzoli-Corriere della Sera]], pochi mesi prima dell'acquisto del quotidiano milanese e su segnalazione di [[Mino Spadacini]], presidente del collegio sindacale della casa editrice, per occuparsi del settore finanziario e amministrativo.
Laureato a pieni voti all'[[Università Bocconi]] di [[Milano]], nel [[1973]] entra nel gruppo [[RCS MediaGroup|Rizzoli-Corriere della Sera]] per occuparsi del settore finanziario e amministrativo. Pochi anni dopo diviene [[direttore generale]]. Entra nel consiglio d'amministrazione del gruppo con il 10% delle azioni<ref>[[Cesare Lanza]], ''Un grande talento rovinato da un'avventura disperata'', in «[[La Verità (quotidiano)|La Verità]]», 29 ottobre 2017, pag. 16.</ref>.
 
Laureato a pieni voti all'[[Università Bocconi]] di [[Milano]], nel [[1973]] entra nel gruppo [[RCS MediaGroup|Rizzoli-Corriere della Sera]] per occuparsi del settore finanziario e amministrativo. Pochi anni dopo diviene [[direttore generale]]. Entra nel consiglio d'amministrazione del gruppo con il 10% delle azioni<ref>[[Cesare Lanza]], ''Un grande talento rovinato da un'avventura disperata'', in «[[La Verità (quotidiano)|La Verità]]», 29 ottobre 2017, pag. 16.</ref>.
 
Coinvolto nello scandalo del [[Banco Ambrosiano]] e della [[P2]] ([[1981]]), finisce in carcere per le vicende legate all'amministrazione dell'azienda. Nel processo per il [[Fallimento (ordinamento italiano)|fallimento]] della casa editrice viene condannato a sei anni e quattro mesi di detenzione, in quello inerente al [[Banco Ambrosiano]] subisce una pena iniziale di quattordici anni, successivamente patteggiata a otto anni e due mesi.
 
Si ritira a [[Venezia]] dove nel 1994 acquisisce La Stamperia, una gloriosa casa editrice chiusa per problemi economici, specializzata in libri d'arte.<ref name = "ene"/> Due anni più tardi, nel 1996, rileva una piccola casa editrice dando vita alla Canal & Stamperia Editrice.<ref name = "ene"/>
Da tempo malato di [[sclerosi multipla]], muore a [[Parigi]] a 65 anni<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/12/29/parigi-morto-tassan-din.html|titolo=Parigi, è morto Tassan Din|autore=Cinzia Sasso|sito=repubblica.it|data=29 dicembre 2000|accesso=6 luglio 2017}}</ref>.
 
Da tempo malato di [[sclerosi multipla]], muore a [[Parigi]] a 65 anni.<ref name = "ene"/>
 
==Note==
<references/>
 
== Bibliografia ==
{{Portale|biografie|economia}}
* Alberto Mazzuca, ''La erre verde. Ascesa e declino dell'impero Rizzoli'', Milano, Longanesi & C., 1991 ISBN 88-304-0999-5
 
{{Portale|biografie|economia|editoria}}
 
[[Categoria:Appartenenti alla P2]]