Osteria: differenze tra le versioni

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Nel romanzo francese ''[[Gargantua e Pantagruele]]'' di [[Rabelais]] (XVI secolo) le osterie sono frequentemente menzionate. Il protagonista, Gargantua, è uno straordinario mangiatore e bevitore.<ref>L'aggettivo ''pantagruelico'' significa "insaziabile"</ref><ref>Rabelais parla ad esempio dell<nowiki>'</nowiki>''Osteria del Castello'' (cap. XVII). In un altro passo scrive:" Homenaz ci disse: - Le nostre sante decretali c'impongono e comandano di visitare prima le chiese, che le osterie. Pertanto, senza deflettere dal bel comandamento, andiamo in chiesa, poi andremo a banchettare" (cap. XLIX).</ref>
 
Le osterie sono presenti anche nel ''[[Don Chisciotte della Mancia|Don Chisciotte]]'' di [[Miguel Cervantes]]. Ad esempio, nella prima parte del romanzo, il protagonista, ribaltando realtà e illusione, scambia un'umile osteria per un castello e l'oste per un castellano.<ref>"....appena scorse l'osteria, si figurò fosse un castello con le sue quattro torri e i comignoli d'argento lucido, munito del suo bravo [[ponte levatoio]] e del suo profondo fossato, e con tutti gli accessori con cui sono descritti di solito i castelli".[....] "Don Chisciotte, vedendo l'umiltà del governatore della fortezza (tali gli parvero l'oste e l'osteria), rispose: - Per me, signor castellano, qualunque cosa mi basta, perché i miei arredi son l'armi, e riposo m'è il pugnar"(Don Chisciotte, I, 2).</ref> Nell'osteria Don Chisciotte si fece poi armare cavaliere dall'oste che fingeva "di leggere uno scartafaccio come se recitasse una preghiera" . Infine l'oste "gli dette un sonoro scapaccione, e poi con la sua stessa spada una soda piattonata" (I, 3). In un'osteria si svolge anche la zuffa con gli otri di vino rosso scambiati da Don Chisciotte per il gigante del regno di Micomicone :"... e credendo di dargli al gigante aveva dato tanti colpi di spada agli otri che tutta la stanza era piena di vino" (parte I, cap.35). Il Don Chisciotte riflette altresì i tratti del [[romanzo picaresco]] spagnolo nel quale povere osterie fanno parte dei desolati paesaggi e dei degradati ambienti in cui si muovono i personaggi.<ref>Osterie piene di gente allegra e spensierata sono presenti nel seicentesco romanzo picaresco ''[[L'avventuroso Simplicissimus]]'', opera in stile [[barocco]] dello scrittore tedesco [[Hans Jakob Christoffel von Grimmelshausen]].</ref>
 
Nei ''[[Promessi sposi]]'' di [[Alessandro Manzoni]] [[Renzo Tramaglino]] passa varie vicissitudini in alcune osterie, luoghi di passaggio e di inganno nonché importanti luoghi di snodo delle vicende del romanzo. Nel capolavoro manzoniano gli osti sono presentati come personaggi ambigui che badano al proprio tornaconto. All'osteria con l'insegna della ''Luna Piena'' a [[Milano]] (capitoli XIV e XV)<ref>"Entrò in un usciaccio, sopra il quale pendeva l'insegna della luna piena" (cap. XIV).</ref> Renzo viene arrestato dal notaio criminale dopo essere stato denunciato alle autorità dall'oste. Durante la fuga verso l'[[Adda]] si ferma poi in un'osteria a [[Gorgonzola (Italia)|Gorgonzola]] (capitolo XVI) dove evita le domande degli avventori e sente il racconto di un mercante sui tumulti di Milano a cui egli stesso aveva partecipato.<ref>"Maledetti gli osti!" esclamò Renzo tra sé: "più ne conosco, peggio li trovo" (cap. XVI).</ref> La taverna della ''Malanotte'' si trova invece presso il castello dell'[[Innominato]] (capitolo XX).<ref>"Sur una vecchia insegna che pendeva sopra l'uscio, era dipinto da tutt'e due le parti un sole raggiante, ma la voce pubblica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, talvolta li rifà a modo suo, non chiamava quella taverna che col nome Malanotte".</ref><ref>Nel romanzo manzoniano vi sono altre osterie, nelle quali i proprietari appaiono come personaggi infidi ed ipocriti che agiscono spesso in modo falso ed opportunistico guardando ai propri interessi. Nell’''osteria del paese'' (capp. VI e VII) Renzo organizza il tentato "matrimonio a sorpresa", e i bravi di [[don Rodrigo]] preparano il rapimento di Lucia. Nell’''osteria di Monza'' (cap. IX) si riparano per una breve sosta Renzo, Lucia e Agnese in fuga, la mattina seguente la "notte degli imbrogli" e qui i due fidanzati si separano. Nell’''osteria della Frasca'' (cap. XVI) Renzo fa la sua prima sosta nella sua fuga da Milano verso Bergamo e ottiene informazioni sulla strada verso il confine. Nell’''osteria oltre Adda'' (cap. XVII) Renzo, giunto salvo oltre confine nel territorio della [[Repubblica di Venezia]], spende gli ultimi spiccioli per rifocillarsi e in elemosina.</ref>