Salvator Gotta: differenze tra le versioni

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Il Risorgimento resterà la principale fonte di ispirazione dell'autore anche nel secondo dopoguerra, soprattutto nell'enorme ciclo ''La saga de i Vela'', pubblicato nel 1954, che comprende ''Ottocento'' e una dozzina di altri romanzi. L'ambizione di Gotta, dichiarata fin dal sottotitolo, è quella di narrare la storia nazionale attraverso "cento anni di vita d'una famiglia italiana". Sempre in relazione all'epopea risorgimentale, dagli anni Cinquanta si dedicò anche alla divulgazione storica.
 
Abbandonata la retorica nazionalista, nel 1953 ritornò alla letteratura per l'infanzia con ''La più bella novella del mondo e altre memorie e storie'', mentre il suo gusto per la rievocazione nostalgica si esprime al meglio in ''L'almanacco di Gotta'' (1959), una galleria di ritratti di maestri e amici conosciuti lungo tutta la vita. A partire dagli anni Sessanta, con il mutare del clima culturale, la sua fortuna letteraria andò incontro al declino. Prove di un dialogo mai interrotto con le giovani generazioni sono i testi divulgativi degli anni Settanta, come ''L'avventuroso Murat'' (1971), e soprattutto la rubrica di posta dei piccoli lettori tenuta su ''[[Topolino (libretto)|Topolino]]''. L'ultima opera significativa, ''Tre maestri: Fogazzaro, Giacosa, Gozzano'' (1975), è un'altra opera autobiografica, una commossa rievocazione di alcune figure fondamentali per la sua formazione intellettuale.
 
Salvator Gotta morì a Rapallo il 7 giugno 1980.