Paolo Veronese: differenze tra le versioni

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La prima biografia del Veronese venne realizzata nella prima metà del [[XVII secolo]] dal pittore e scrittore [[Carlo Ridolfi]] che ne curò anche il catalogo delle opere, inserito nel suo ''Le Maraviglie dell'arte'', dove provò anche a valutarne il carattere.<ref>{{cita|von Schlosser, 1996|p. 531}}.</ref> Per tutto il secolo Paolo viene considerato uno dei più grandi esponenti della [[pittura veneta|scuola coloristica veneziana]] e, nel 1691, viene pubblicata la sua prima antologia di pitture riprodotte da vari incisori, quali [[Antonio Carracci|Antonio]] e [[Agostino Carracci]] e successivamente [[Agostino Mitelli|Mitelli]], [[Jacob Faber|Faber]], [[Nicolas Cochin|Cochin]]. È comunque da rilevare che l'incisione delle sue opere avvenne molto più tardi rispetto ad altri artisti del suo tempo.<ref name="P8"/>
Nel [[XVIII secolo|settecento]], con l'affermarsi del [[neoclassicismo]], la fortuna di Paolo accusa una battuta d'arresto. Sebbene [[Francesco Algarotti]] (1762) e [[Luigi Antonio Lanzi]] (1795) siano generosi di elogi verso Veronese, dimostrano di non aver compreso appieno il suo stile muovendogli alcune critiche alla scarsa fedeltà storica nei costumi e nei personaggi presenti nei suoi dipinti, oltre che per le sue numerose licenze pittoriche. Nel 1771, [[Anton Maria Zanetti (1706-1778)|Anton Maria Zanetti]], lo rimprovera di "poca eleganza nelle figure ignude", ma è anche il primo critico d'arte a riconoscendogli una notevole acutezza nel "colore delle ombre e dei riflessi", un aspetto che poi verrà riconosciuto come fondamentale nel linguaggio stilistico del Veronese.<ref name="cita|Pignatti, 1976|pp. 8P8-9"/>
 
La vera riscoperta del Veronese si ha con l'affermarsi del [[romanticismo]], tanto che il pittore francese [[Eugène Delacroix]] arriva a scrivere nel suo ''journal'' che "deve tutto a Paolo Veronese", indicandolo come il primo ad aver utilizzato la luce senza violenti contrapposti dipingendo ''[[en plain air]]'' e contribuendo così all'affermarsi della teoria che vede Paolo come il precursore tecnico dell'[[impressionismo]] e del [[divisionismo]], tesi ripresa anche agli inizi del [[XX secolo]]. Anche la pittrice [[Mary Cassat]] ebbe ad esprimere lodi per la ritrattistica del Veroense e in particolare nutrendo una ammirazione per la sua tela ''Ritratto di Livia da Porto Thiene con la figlia Porzia''.<ref>{{cita|Garton, 2008|p. 176}}.</ref> È proprio in questo periodo, grazie all'apprezzamento generale che suscita nel pubblico Veronese, che si hanno le maggiori acquisizioni dei suoi dipinti da parte dei musei di tutto il mondo.<ref name="P9">{{cita|Pignatti, 1976|p. 9}}.</ref>