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L'Anschluss fu il soggetto di un dibattito inconcludente precedente alla [[guerra austro-prussiana]] del [[1866]], in cui la sconfitta dell'[[Impero austro-ungarico]] permise a [[Otto von Bismarck]] di costruire nel [[1871]] l'[[Impero tedesco]]. Dopo la sconfitta nella [[prima guerra mondiale]], l'articolo 80 del [[Trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles del 1919]] vietò esplicitamente l'inclusione dell'[[Prima Repubblica austriaca|Austria]] nella [[Repubblica di Weimar|Germania]]; stesso divieto fu ribadito dall'articolo 88 del [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattato di Saint-Germain-en-Laye]]. Secondo il quotidiano francese ''[[Le Figaro]]'' «l'Anschluss fu il fatto più grave e carico di conseguenze dalla fine del primo conflitto mondiale».<ref>Vallette/Bouillon, ''Monaco'', Cappelli, Rocca San Casciano 1968.</ref>
 
== L'AnschlussIl delcontesto 1938storico ==
=== La svolta autoritaria in Austria ===
Per mettere in scacco il potere dei nazisti austriaci, che pretendevano l'unione con la [[Germania nazista]], il cancelliere austriaco [[Engelbert Dollfuss]] nel [[1933]] mise fine al [[Sistema parlamentare|parlamentarismo]] e instaurò un governo autoritario di matrice fascista (ma non nazista) simile a quello di [[Benito Mussolini]], e si orientò verso l'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia fascista]]. Nel 1934 il Fronte Patriottico (di cui Dollfuss era leader) fu dichiarato unico partito legale in Austria. In seguito, il 17 marzo [[1934]], l'Austria, l'Italia e l'Ungheria firmarono i Protocolli di Roma, secondo i quali l'Italia sarebbe intervenuta militarmente a favore dell'Austria, se essa si fosse trovata in pericolo.
 
Il 25 luglio [[1934]] i nazisti austriaci tentarono di effettuare un colpo di Stato. Il tentativo fallì, ma nell'azione Dollfuss e molti suoi sostenitori furono uccisi. Il Presidente della Repubblica austriaco [[Wilhelm Miklas]] nominò quindi Cancelliere [[Kurt Alois von Schuschnigg]]. Von Schuschnigg, fermamente intenzionato a difendere l'indipendenza dell'Austria, fece condannare a morte tutte le persone coinvolte nel fallito tentativo di colpo di Stato e, dopo aver accusato [[Adolf Hitler]] di esservi stato coinvolto, chiese aiuto militare all'Italia, in ottemperanza dei Protocolli di Roma. L'Italia mobilitò allora alcune armate e le schierò al confine italo-austriaco, pronte ad intervenire in favore dell'Austria, se necessario.
 
Von Schuschnigg, fermamente intenzionato a difendere l'indipendenza dell'Austria, fece condannare a morte tutte le persone coinvolte nel fallito tentativo di colpo di Stato e, dopo aver accusato [[Adolf Hitler]] di esservi stato coinvolto, chiese aiuto militare all'Italia, in ottemperanza dei Protocolli di Roma. L'Italia mobilitò allora alcune armate e le schierò al confine italo-austriaco, pronte ad intervenire in favore dell'Austria, se necessario.
 
=== La rimilitarizzazione della Renania ===
{{Vedi anche|Rimilitarizzazione della Renania}}
Dopo la rimilitarizzazione tedesca della Renania (7 marzo 1936), Von Schuschnigg cominciò a preoccuparsi per la sempre maggior invadenza della Germania e scese a patti con Hitler. L'11 luglio del 1936 fu sottoscritto un trattato fra Germania ed Austria con il quale la prima si impegnava a non interferire negli affari interni della seconda, ma al trattato erano allegate alcune clausole segrete con le quali l'Austria si impegnava ad amnistiare gli autori del tentativo di colpo di Stato nel quale era rimasto ucciso Dollfuss e a inserire nel proprio governo esponenti del partito filonazista austriaco, impegno che il Cancelliere austriaco cercò di differire il più a lungo possibile.
 
=== L'ingerenza tedesca nel governo ===
Convocato il 12 febbraio del 1938 a Berchtesgaden, nella residenza montana di Hitler in Baviera, Von Schuschnigg fu costretto, pena l'occupazione militare dell'Austria da parte della Germania nazista, a inserire tre filonazisti nel governo austriaco: [[Edmund Gleise von Horstenau]] come Ministro della Guerra, [[Hans Fischböck]] come Ministro delle Finanze e [[Arthur Seyss-Inquart]] come Ministro degli Affari Interni. Inoltre doveva essere revocato il divieto di ricostituzione del Partito Nazista Austriaco. Si trattava di un vero e proprio ''ultimatum'' e Schuschnigg firmò le condizioni (la formula fu "un perfezionamento del Trattato dell'11 luglio 1936" e Hitler concesse a Schuschnigg non più di quattro giorni di tempo per l'attuazione delle misure "concordate").