Guerra civile russa: differenze tra le versioni

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{{Storia della Russia}}
 
La '''guerra civile russa''' ({{russo|Гражданскаягражданская война в России|Graždanskajagraždanskaja vojna v Rossii}}) fu una [[guerra civile]] che scoppiò in [[Russia]] in seguito alla [[Rivoluzione d'Ottobre|Rivoluzione d'ottobre]] (6-8 novembre 1917) e alla presa del potere da parte dei [[Bolscevismo|bolscevichi]]. Essa fu combattuta tra questi ultimi, detti "[[Armata Rossa|Rossirossi]]", e vari gruppi controrivoluzionari, detti "[[Bianchi (Russia)|Bianchibianchi]]", appoggiati da una coalizione di paesi quali [[Regno Unito]], [[Stati Uniti d'America]] e [[Francia]]. I "Rossi"rossi ottennero la vittoria finale nel conflitto, liquidando le forze controrivoluzionarie e instaurando il loro potere su tutto il territorio della nascente [[Unione Sovietica]].
 
Generalmente si indica la fine della guerra civile russa nella data del 25 ottobre [[1922]] con la presa di [[Vladivostok]], ma in alcune zone i combattimenti si protrassero fino oltre il [[1923]].
 
== Premesse ==
La [[Rivoluzione d'ottobre|Rivoluzione d’ottobre]], compiuta con successo nel novembre [[1917]], rappresentò l’episodiol'episodio chiave da cui evolsero le inesorabili dinamiche della guerra civile in Russia.
 
Dopo l’abdicazionel'abdicazione dello zar [[Nicola II di Russia|Nicola II]] a marzo, il subentrato [[Governo provvisorio russo]], guidato dal principe [[Georgij Evgen'evič L'vov|L’vovL'vov]] e successivamente da [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Aleksandr Kerenskij]], si dimostrò sin dal principio incapace di governare efficacemente il Paese e impossibilitato a rimediare alla disastrosa situazione al fronte nella guerra contro gli [[Imperi centrali]]. La Russia era attraversata da una pesante crisi economica (tanto che la penuria di generi alimentari generava interminabili code ai magazzini persino nella capitale) e il tessuto sociale dava preoccupanti segni di cedimento, con l’acuirsil'acuirsi della tensione tra classi e il brusco aumento dei fenomeni di violenza. Il governo provvisorio, formato dai [[Partito Democratico Costituzionale (Russia)|cadetti]] e dai social-democratici, era palesemente privo della forza e dell’autorevolezzadell'autorevolezza necessarie a risolvere tali problemi.
 
Il [[soviet]] centrale di [[San Pietroburgo|Pietrogrado]], che riuniva partiti di sinistra, sindacati e segmenti attivi della classe lavoratrice, degli studenti, dei contadini e dei soldati, già dalla [[Rivoluzione russa di febbraio|Rivoluzione di febbraio]] costituiva agli effetti un potere parallelo a quello del governo ufficiale. Nonostante la corposa presenza di [[Menscevismo|menscevichi]] e [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]] all’internoall'interno dei soviet, i [[Bolscevismo|bolscevichi]], ovvero la fazione più rivoluzionaria e intransigente, divennero presto i più organizzati e influenti nell’attivitànell'attività dei consigli rivoluzionari, galvanizzati anche dal ritorno in aprile del carismatico leader [[Lenin|Vladimir Lenin]]. I bolscevichi, oltre a organizzare i principali scioperi, le rivolte e i presidi, erano coloro che più fermamente spingevano per compiere la rivoluzione proletaria, e il loro rafforzamento in senso amministrativo e persino militare li portò verso l’estatel'estate a dominare il soviet di Pietrogrado. Così, quando a fine agosto il generale [[Lavr Georgievič Kornilov|Kornilov]] tentò la marcia su Pietrogrado, furono in larga parte le guarnigioni bolsceviche a difendere armi in pugno la capitale, nonostante l’impegnol'impegno politico profuso da [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerenskij]] (divenuto [[Primo ministro]] il 20 luglio) nello sventare il [[colpo di Stato]]. Questo episodio accrebbe ancor più la credibilità dei bolscevichi dinnanzi al popolo, mentre il consenso verso il Governo provvisorio, alienate anche le simpatie di reazionari e nazionalisti vicino a Kornilov, divenne pressoché evanescente. A questa situazione precaria si aggiungeva il pericolo delle nuove offensive dei Tedeschi, che già avevano raggiunto [[Riga]]; lo sfacelo militare dava ancor più credito alle tesi bolsceviche, secondo cui la pace immediata e incondizionata era necessaria. La guerra contro gli [[Imperi centrali]] aveva già portato via la vita a un milione e mezzo di soldati russi, era causa di massicce diserzioni tra i contadini della fanteria e causa persino di gravi ammutinamenti tra i soldati, che cominciarono a schierarsi sempre più spesso con i bolscevichi. La situazione nel settembre-ottobre 1917 era dunque critica.
 
Il 6 novembre i bolscevichi decisero di insorgere a [[San Pietroburgo|Pietrogrado]] e nella notte tra il 7 e l'8 novembre 1917 riuscirono senza sostanziali spargimenti di sangue a prendere il [[Palazzo d'Inverno|Palazzo d’Invernod'Inverno]], sede del vacillante [[Governo provvisorio russo]], ponendo di fatto fine alla proclamata Repubblica Russa e mettendo in fuga il primo ministro [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerenskij]]. Era così compiuta la [[Rivoluzione d'ottobre|Rivoluzione d’Ottobred'Ottobre]]. Il potere passò di fatto nelle mani di [[Lenin]] e dei bolscevichi, ma nel resto del Paese solo in alcune regioni e città della Russia centrale i bolscevichi riuscirono parimenti a porsi al potere. Altrove il nuovo governo rivoluzionario non venne riconosciuto e cominciarono a organizzarsi le prime forze di resistenza, tra cui un contingente di ufficiali e [[cosacchi]] raccolto da [[Pëtr Nikolaevič Krasnov|Krasnov]] su disposizione di Kerenskij, disperso però il 12 novembre a [[Pulkovo (Oblast' di Leningrado)|Pulkovo]].
 
Appena insediatasi, la giunta bolscevica guidata da Lenin proclamò la creazione di un [[Consiglio dei commissari del popolo della RSFS Russa|Consiglio dei Commissari del Popolo]] quale massimo organo esecutivo e decisionale. In una Russia divisa e solo parzialmente controllata dal governo rivoluzionario, i bolscevichi si proposero di concludere il Congresso dei soviet (indetto già nei giorni precedenti la rivoluzione) e svolgere le elezioni per l’l'[[Assemblea costituente russa (1917-1918)|Assemblea costituente]], necessarie per la legittimazione del nuovo regime ma alquanto temute dai bolscevichi. Svoltesi il 25 novembre 1917, le elezioni costituenti dimostrarono il modesto consenso verso i bolscevichi (24%) a fronte della popolarità dei [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]] (41%), che conquistarono oltre 400 seggi sui circa 700 totali. Il Paese confermava in questo modo la scelta a favore di un [[socialismo]] diverso da quello bolscevico, più “mite” e più a misura delle campagne quale quello che proponevano i socialrivoluzionari.
 
Fondamentale per i [[Bolscevismo|bolscevichi]], oltre che attuare la distribuzione delle terre e la collettivizzazione dell’industriadell'industria, era ricercare l’armistiziol'armistizio presso le cancellerie degli Imperi centrali, cosa che riuscì definitivamente con la [[pace di Brest-Litovsk]] del marzo [[1918]]. La pace avrebbe preservato la speranza di integrità territoriale della Russia post-zarista e, soprattutto, avrebbe alimentato l’aspettatival'aspettativa bolscevica di diffusione della Rivoluzione oltre confine. Ma tale aspettativa già si scontrava con la realtà russa del momento, dove la rivoluzione stentava a espandersi oltre un determinato bacino territoriale e incontrava man mano ostacoli non sormontabili con lo spontaneismo teorizzato da [[Lenin]] e [[Lev Trockij|Trockij]].
 
Dinnanzi allo sconfortante esito delle elezioni e ai seri problemi di consolidamento della rivoluzione, Lenin decise di imprimere una netta svolta autocratica al suo regime, mossa che si rivelerà determinante per la vittoria finale ma che causerà la grave recrudescenza del nascente conflitto civile.
 
All’esteroAll'estero le potenze della [[Triplice intesa|Triplice Intesa]] vissero con preoccupazione l’avventol'avvento al potere dei bolscevichi in Russia, sia perché ciò comportò la chiusura del fronte orientale con la scomparsa del fondamentale alleato russo, sia perché la rivoluzione comunista rischiava in questo modo di espandersi altrove. Esse si prepararono quindi a sostenere qualunque tentativo controrivoluzionario che si fosse intrapreso successivamente in Russia.
 
== Quadro d'insieme ==
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La guerra civile fu combattuta su tre fronti principali: meridionale, orientale e nord-occidentale.
 
Mentre i Rossi costituivano un esercito unico e fortemente irreggimentato, ossia l’l'[[Armata Rossa]] al comando [[Lev Trockij]], l’l'[[Armata Bianca]] era l’unionel'unione di più eserciti compositamente costituiti, numericamente più ridotti, dispiegati in differenti zone della Russia e comandati da ex-ufficiali zaristi. Gli eserciti bianchi più noti furono: l’l'[[Armata dei Volontari]] di Kornilov a sud, la [[Legioni cecoslovacche|Legione cecoslovacca]] e l’esercitol'esercito di [[Aleksandr Vasil'evič Kolčak|Kolčak]] a est, l’Armatal'Armata nord-occidentale di [[Nikolaj Nikolaevič Judenič|Judenič]] nel [[Mar Baltico|Baltico]]. Oltre agli eserciti controrivoluzionari, dall’afflatodall'afflato prevalentemente reazionario e grande-russo, coesistettero molteplici entità più o meno istituzionalizzate che si opponevano politicamente al regime bolscevico istituendo il proprio potere su un determinato territorio: tra queste, la [[Repubblica di Siberia]], l’l'[[Autonomia di Alash]], la [[Repubblica Popolare del Kuban'|Repubblica Popolare del Kuban]] e altre. Caddero tutte sotto gli impeti dei due eserciti.
 
Infine vi furono nazioni dell’exdell'ex [[Impero russo|Impero Russo]] che colsero l’occasionel'occasione per proclamare l’indipendenzal'indipendenza, talvolta ricorrendo a propri eserciti, come l’l'[[Repubblica Popolare Ucraina|Ucraina]], la [[Finlandia]] e l’l'[[Estonia]], che giocarono una partita sostanzialmente autonoma sebbene in funzione quasi sempre anti-bolscevica.
 
Oltre ai Rossi e ai Bianchi, rilevante fu la guerra condotta da alcuni gruppi armati contro entrambi gli schieramenti principali: si tratta in particolare delle così chiamate [[Machnovščina|Armata nera]] e [[Armata Verde|Armata verde]], che assieme costituirono un'autentica “terza forza” in conflitto. Dal carattere anarchico e nazionale (in particolare la prima, attiva in Ucraina) e in difesa degli interessi delle campagne (in particolare la seconda), costituirono esperienze para-militari limitate che cedettero alla maggiore forza delle due principali fazioni in lotta.
 
Le campagne, quando non si unirono in autonome formazioni armate quali i Verdi o i Neri, divennero funestati teatri di guerra e luoghi da cui attingere continue risorse. Il governo bolscevico in particolare impose la politica delle requisizioni coatte, chiamata “[[comunismo di guerra]]”, che sarà all’origineall'origine di fame e [[Carestie in Russia e Unione Sovietica|carestie]] soprattutto negli anni 1920-1922. Anche nelle città le condizioni di vita divennero assai dure, con l’industrial'industria ridotta all’ossoall'osso a causa della leva degli operai e le merci sottoposte a [[razionamento]], acquistabili solo con buoni cartacei forniti dalle autorità. Più che per convinzione, molte persone confluirono negli eserciti in lotta per necessità o obbligo. L’ArmataL'Armata rossa introdusse nel 1919 la [[coscrizione obbligatoria]], motivo per cui arrivò a un picco di 5,5 milioni di unità nel [[1921]], mentre gli eserciti bianchi si costituirono prevalentemente di volontari motivati e specifiche categorie combattenti, quali gli ex ufficiali zaristi e i cosacchi, ma non mancarono anche qui occasionali coercizioni alla leva.
 
== Eventi ==
Dopo il successo dell’dell'[[Rivoluzione d'ottobre|insurrezione bolscevica]] del 6-7 novembre [[1917]] a [[San Pietroburgo|Pietrogrado]] e la veloce espansione della Rivoluzione nei giorni immediatamente successivi (al 12 novembre le principali città della Russia centro-occidentale si dichiaravano bolsceviche), [[Lenin]] cominciò a rendersi conto delle prime serie difficoltà nella conduzione e nella gestione della stessa in un paese enorme e diviso come la [[Russia]]. I boicottaggi e i sabotaggi a danno delle manovre del nuovo governo si diffusero presto ovunque, mentre la resistenza controrivoluzionaria andava organizzandosi sempre più serratamente. L’esitoL'esito delle [[Elezioni russe per l’Assembleal'Assemblea costituente del 1917|elezioni dell’Assembleadell'Assemblea costituente]] inoltre metteva in grande imbarazzo i [[Bolscevismo|bolscevichi]], costretti a fare i conti con i [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]], all’internoall'interno delle nuove istituzioni. Dinnanzi a una crisi che pareva ormai galoppante, il governo di Lenin cominciò a emettere decreti per l’attuazionel'attuazione di misure sempre più rigide. Il 25 dicembre fu istituita la [[Čeka]], la polizia politica straordinaria al comando di [[Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij|Feliks Dzeržinskij]], e il 6 gennaio fu sciolta l’Assembleal'Assemblea costituente.
 
I primi gruppi armati antirivoluzionari cominciarono a raccogliersi nella regione del [[Don (fiume Russia)|Don]] già a metà novembre; si composero principalmente di ex generali zaristi e di [[Cosacco|cosacchi]] che avevano dichiarato la loro lealtà al deposto [[Governo provvisorio russo (1917)|Governo provvisorio]]. Comandante e figura di spicco dei [[Cosacchi del Don]] era l’atamanol'atamano [[Aleksej Kaledin]]. Nel frattempo, il generale [[Mikhail Vasilevič Alekseev|Mikhail Alekseev]], il vecchio Comandante in capo [[zar]]ista, iniziò ad organizzare un esercito di “volontari” presso [[Novočerkassk]]; a lui si unì in dicembre [[Lavr Georgievič Kornilov|Lavr Kornilov]], poi Denikin e numerosi altri. Il 9 gennaio 1918 fu annunciata ufficialmente la creazione dell’dell'[[Armata dei Volontari]] con Alekseev leader supremo e il generale Kornilov [[Comandante in capo]]. In collaborazione con i cosacchi di Kaledin, l’Armatal'Armata dei Volontari prese [[Rostov sul Don|Rostov-sul-Don]] nello stesso mese. Lenin decise così di mobilitare l’l'[[Armata Rossa]] dirigendola verso il basso Don, che in un'offensiva inflisse una netta sconfitta all’Armataall'Armata dei Volontari, costringendola a ripiegare verso sud in una manovra che prese il nome di ''Marcia del Ghiaccio''. Il capo dei cosacchi Kaledin si suicidò. Evacuata a sud, l’Armatal'Armata dei Volontari si unì ai [[Cosacchi del Kuban]] per montare un assalto fallimentare a [[Ekaterinodar]]. Kornilov rimase ucciso il 13 aprile e il comando passò così ad [[Anton Ivanovič Denikin|Anton Denikin]], che si ritirò fino alla foce del [[Don (fiume Russia)|Don]] per ricostituire l’esercitol'esercito.
 
Subito nei primi mesi successivi alla [[Rivoluzione d'ottobre|Rivoluzione]] molte provincie dell’exdell'ex impero dichiararono la propria indipendenza: [[Repubblica Popolare Ucraina|Ucraina]], [[Finlandia]], [[Polonia]], [[Estonia]], [[Transcaucasia]] e altre. L’UcrainaL'Ucraina in particolare, autoproclamatasi indipendente per voce della ''Central’naCentral'na Rada'' a maggioranza socialista, rappresentò una grossa perdita territoriale e un inaspettato colpo politico per il governo bolscevico. [[Lenin]] e il Commissario alle Nazionalità, [[Iosif Stalin|Stalin]], decisero per l’annessionel'annessione dell’autoproclamatadell'autoproclamata repubblica sfruttando la presenza dell’Armatadell'Armata Rossa nella vicina regione del Don. Similmente accadde anche in [[Asia]] centrale, dove i bolscevichi locali ricevettero il necessario appoggio per rovesciare il [[Autonomia di Kokand|governo di Kokand]] e instaurare il proprio governo.
 
Intanto gli intendimenti per l’armistiziol'armistizio intavolati con le cancellerie degli Imperi centrali fin da subito dopo la Rivoluzione trovarono definitivo esito nel [[Trattato di Brest-Litovsk]], stipulato il 3 marzo [[1918]]. Il governo bolscevico cedeva tutti i territori occidentali già occupati dall’esercitodall'esercito tedesco più l’l'[[Estonia]], la [[Lettonia]], parte della [[Bielorussia|Russia Bianca]] e soprattutto l’l'[[Ucraina]], che confluirono nella [[Ober Ost]] tedesca. [[Repubblica Popolare Ucraina|Ucraina]] e [[Repubblica Popolare Bielorussa|Bielorussia]] furono costituite in [[Stato fantoccio|repubbliche-fantoccio]] alla dipendenza economica e politica del [[Impero tedesco|II Reich]]. Nella [[Finlandia]] socialista vennero infine spedite truppe antirivoluzionarie. Il 14 marzo il governo bolscevico spostava la capitale da Pietrogrado a [[Mosca (Russia)|Mosca]], ritenuta più sicura.
 
Dopo la stipula della pace con le potenze centrali e a seguito dell’introduzionedell'introduzione di misure autocratiche da parte del nuovo regime, anche i [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]] e i [[Menscevismo|menscevichi]] si unirono nella lotta armata contro il potere bolscevico. Questo rispose intensificando la repressione politica, aprendo al periodo del ''[[terrore rosso]]''. Contestualmente, il nuovo regime irrigidì il monopolio su produzione e commercio, promosse la militarizzazione della società e avviò la requisizione sistematica degli ammassi nelle campagne. Si costituiva così quello stato di emergenza che [[Lenin]] aveva intuito come necessario al fine di giungere al [[comunismo]]; una [[dittatura del proletariato]] che doveva plasmare con la forza, a sua immagine e somiglianza, lo stesso proletariato russo.
 
Nelle regioni orientali e oltre gli [[Urali]] la debolezza del potere bolscevico lasciò attecchire tentativi controrivoluzionari. La [[Legioni cecoslovacche|Legione cecoslovacca]], integrata nell’nell'[[Russkaja imperatorskaja armija|esercito zarista]] prima della Rivoluzione e con oltre 50.000 soldati a carico, era rimasta bloccata lungo la [[Ferrovia Transiberiana|ferrovia transiberiana]] durante l’evacuazionel'evacuazione verso [[Vladivostok]], stabilita dal governo bolscevico. Un episodio (probabilmente uno scontro con alcuni ungheresi di ritorno) fece sollevare a maggio la Legione che presto si rivoltò contro i bolscevichi, sopraffacendoli. La Legione cecoslovacca guidata da [[Tomáš Masaryk]] prese in breve tempo [[Čeljabinsk]], [[Omsk]] e altre città della [[Siberia]] occidentale, mentre da est avanzavano i Giapponesi. Inoltre, a marzo navi inglesi erano sbarcate a [[Murmansk]] e a inizio estate contingenti statunitensi e italiani giunsero a Vladivostok.
 
Come reazione all'avanzata dei cecoslovacchi nelle regioni centro-orientali, il soviet degli [[Urali]] con sede a [[Ekaterinburg]] emanò, col nullaosta di Lenin, l’ordinel'ordine rivolto al commissario [[Jakov Jurovskij]], detentore del deposto zar [[Nicola II di Russia|Nicola II]], di eliminare l'ex-sovrano e tutti i membri della sua famiglia. Il 17 luglio l’ordinel'ordine fu eseguito e i corpi furono occultati nei boschi presso Ekaterinburg.{{vedi anche|La fine dei Romanov}}A [[Omsk]], conquistata dalla Legione cecoslovacca, si costituì a giugno il ''[[Governo provvisorio della Siberia autonoma]]'', formato da menscevichi, che a luglio proclamarono la [[Repubblica di Siberia]]. Similmente, più a ovest presso [[Samara (Russia)|Samara]], si formò a giugno con l’aiutol'aiuto di bianchi e forze dell’dell'[[Intesa]] un altro effimero governo autonomo, denominato “[[Komuč]]”, che cadde a novembre.
 
Nonostante la situazione fosse estremamente complicata e non certo rassicurante per i bolscevichi, nel periodo tra luglio e novembre i combattimenti furono limitati e sporadici (proseguirono principalmente solo nel basso Don e negli Urali). [[File:Russian civil war in the west it.svg|miniatura|destra|Mappa del fronte occidentale della guerra civile russa]]La resa della Germania nel novembre [[1918]] con l’l'[[armistizio di Compiègne]] diede però una scossa alla guerra civile in Russia. Se da una parte i bolscevichi credettero che la rivoluzione ora potesse estendersi in tutta Europa, dall’altradall'altra le forze antibolsceviche, tra cui le [[Alleati della prima guerra mondiale|Nazioni Alleate]], avevano l’opportunitàl'opportunità di calarsi più risolutamente nel conflitto russo. In Ucraina, rivolte contadine capeggiate da [[Petljura]], il social-democratico alla guida dell’esercitodell'esercito nazionale, scalzarono il regime filo-tedesco di [[Skoropad’skyjSkoropad'skyj]] e Petljura si insediò a [[Kiev]]. In Siberia, il 3 novembre, un colpo di Stato dei militari guidato dal reazionario [[Aleksandr Vasil'evič Kolčak|Aleksandr Kolčak]] pose fine al ''Governo provvisorio della Siberia autonoma'' di Omsk, instaurando la sua [[Terrore bianco|dittatura ''bianca'']]; questo fatto rappresentò un serio problema militare per i bolscevichi ma mostrò una volta per tutte che le principali forze antirivoluzionarie erano costituite da [[Reazione (politica)|reazionari]] e nazionalisti. L’AmmiraglioL'Ammiraglio Kolčak prese il comando delle [[Armata Bianca|armate bianche]], a capo di un esercito di circa 100.000 uomini. Kolčak, non molto esperto di combattimenti terrestri, volse le armate verso ovest lungo tre direzioni alla guida di tre generali: Gajda verso [[Arcangelo (città)|Arcangelo]], Chanžin verso [[Ufa (Russia)|Ufa]] e [[Aleksandr Dutov]], capo dei cosacchi, verso [[Samara (Russia)|Samara]]. I bolscevichi it si trovarono in enorme difficoltà dinnanzi alle offensive di Kolčak: l'esercito bianco prese [[Perm'|Perm]]' a dicembre, [[Ufa (Russia)|Ufa]] nel marzo 1919 e avanzò per liberare [[Kazan']] e avvicinarsi al [[Volga]]. Le rivolte antibolsceviche scoppiate a [[Simbirsk]], [[Kazan'|Kazan]]', [[Vjatka (città)|Vjatka]], e Samara favorirono gli sforzi degli uomini di Kolčak. I bolscevichi dovettero così arretrare notevolmente, ma nella primavera la situazione nell'esercito bianco si complicò: la parte più avanzata rimase tagliata fuori dai rifornimenti, i soldati erano esausti e l'Armata Rossa stava raccogliendo nuove forze in vista di una controffensiva.
 
Crollato l’l'[[Impero tedesco|Impero Tedesco]], l’Armatal'Armata Rossa provò a riconquistare i territori sottratti dal [[Trattato di Brest-Litovsk]] entrando in Bielorussia e nel Baltico. Qui tuttavia forze indipendentiste e divisioni irregolari tedesche comandate da [[von der Goltz]] respinsero l’esercitol'esercito bolscevico che non fu più in grado di riprendersi i territori sul Baltico. A sud, anche l’esercitol'esercito bianco di [[Anton Ivanovič Denikin|Denikin]] verso febbraio 1919 riprese l’offensival'offensiva antirivoluzionaria forte di più di 100.000 uomini, allarmando le divisioni bolsceviche stanziate tra il [[Don (fiume Russia)|Don]] e il [[Caucaso]]. Il potere bolscevico decise così di ricorrere nella regione a repressioni contro i [[cosacchi]]. La situazione si infuocò e così il Caucaso settentrionale divenne il teatro più sanguinoso della guerra civile in questa fase. Anche in Ucraina a partire da febbraio-marzo esacerbò il conflitto civile tra le forze di Petljura al potere e le fazioni filo-bolsceviche di Hryhoryiv, con i bianchi di Denikin che si unirono agli ultimi nel perpetrare violenti [[pogrom]] antisemiti, che causarono un numero elevatissimo di vittime. A prendere il sopravvento negli scontri generalizzati furono però le armate anarchiche di [[Nestor Ivanovič Machno|Nestor Machno]]. Quest’ultimoQuest'ultimo lasciò Kiev cercando rifugio tra le file dell’esercitodell'esercito polacco di [[Józef Piłsudski|Piłsudski]] che avanzava prepotentemente a ovest. Nel marzo del [[1919]] scoppiò così nei territori occidentali anche il [[Guerra sovietico-polacca|conflitto polacco-sovietico]] lungo la linea percorsa solo un anno prima dall’esercitodall'esercito tedesco.
 
Sul fronte orientale, a fine aprile, ebbe inizio un’offensivaun'offensiva dell'Armata Rossa contro le armate di Kolčak in grave affanno. In poche settimane riconquistarono i territori europei fino a sfondare la linea degli Urali. Le potenze dell’Intesadell'Intesa, che pure sostenevano Kolčak, non si decisero a intervenire direttamente al suo fianco con i contingenti militari già dislocati in territorio russo. Il generale francese [[Pierre-Thiébaut-Charles-Maurice Janin|Janin]] a Omsk considerava l’ammiragliol'ammiraglio bianco un mero strumento degli Inglesi, i Giapponesi si accontentarono di creare un proprio Stato fantoccio ad est del [[lago Bajkal]] (lo [[Stato cosacco di Transbajkalia]]), mentre gli americani diffidavano di un generale zarista, autocratico e spietato quale Kolčak.
 
Sempre a giugno l’Ufficiol'Ufficio politico, creato a marzo dal governo rivoluzionario e composto da [[Lenin]], [[Lev Trockij|Trockij]], [[Iosif Stalin|Stalin]], [[Lev Borisovič Kamenev|Kamenev]] e [[Nikolaj Nikolaevič Krestinskij|Krestinskij]], decise per l’interventol'intervento dell’dell'[[Armata Rossa]] nel conflitto civile in Ucraina al fine di sconfiggere successivamente le armate bianche di [[Anton Ivanovič Denikin|Denikin]]. Giunto sul posto, Trockij decise per prima cosa di liquidare le forze ''nere'' di [[Nestor Ivanovič Machno|Machno]]. Così facendo egli aprì le porte all’offensivaall'offensiva di Denikin che profittò dei varchi aperti dalle insurrezioni. A luglio e agosto [[Kiev]] passò di mano prima ai bolscevichi, poi alle divisioni di [[Petljura]] sostenute dai polacchi e infine ai Bianchi di Denikin. L’L'[[Armata Bianca|esercito bianco]] di Denikin contava orami quasi 250.000 unità e cominciò un'avanzata che generò parecchio scompiglio tra i bolscevichi.
 
La vittoria di Denikin sul fronte sud coincideva con l’avanzatal'avanzata di [[Nikolaj Nikolaevič Judenič|Judenič]] verso [[San Pietroburgo|Pietrogrado]], dove ad agosto la flotta sovietica era riuscita a respingere la flotta inglese. A est, [[Vilnius]] e [[Minsk]] erano state prese dai Polacchi. Il periodo tra settembre e ottobre 1919 segnò quindi il momento di massimo pericolo per il [[Cremlino di Mosca|Cremlino]]. L’emergenzaL'emergenza aprì una forte crisi politica all’internoall'interno del gruppo dirigente bolscevico, con Stalin in particolare che addossò le colpe della sconfitta di giugno in Ucraina a Trockij. Allo stesso tempo però l’emergenzal'emergenza indusse il regime a massimizzare lo sfruttamento interno di risorse e l’organizzazionel'organizzazione burocratico-militare. Trockij riuscì a integrare e inquadrare nell’Armatanell'Armata Rossa una massa di soldati che nell’autunnonell'autunno [[1919]] arrivò a contare 3 milioni di unità.
 
A ottobre, l’offensival'offensiva avviata dai bolscevichi contro le armate di Denikin vide un successo schiacciante e in poco tempo i Bianchi si scomposero cercando la salvezza nella fuga verso sud. [[Iosif Stalin|Stalin]] e [[Grigorij Konstantinovič Ordžonikidze|Ordžonikidze]] si assunsero i meriti della vittoria in virtù della loro ferrea condotta di guerra. Sul fronte nord-occidentale, [[Lev Trockij|Trockij]] si recò velocemente a Pietrogrado, ritenuta ormai persa, per organizzarne personalmente la difesa contro le truppe bianche guidate da Judenič. Combattuta strenuamente anche dagli operai della città schierati accanto ai soldati dell’Armatadell'Armata Rossa, la [[battaglia di Pietrogrado]] del 22 ottobre 1919 vide prevalere la resistenza rossa. A inizio novembre il generale [[Nikolaj Nikolaevič Judenič|Judenič]] decise così di ritirarsi verso l’Estonial'Estonia. A nord, il tentativo controrivoluzionario del generale Miller veniva sventato. In ultimo, sul fronte orientale l’Armatal'Armata Rossa procedeva speditamente verso [[Omsk]] senza che le truppe dell’Ammiragliodell'Ammiraglio Kolčak riuscissero più a esercitare sufficiente opposizione. Nel novembre 1919, dunque, il successo delle controffensive congiunte dell’dell'[[Armata Rossa]] lasciava presagire la vittoria del regime bolscevico.
 
In inverno l’avanzatal'avanzata dei bolscevichi continuò lungo le principali direzioni, dal momento che vasti erano ancora i territori da riconquistare. In Siberia, [[Aleksandr Vasil'evič Kolčak|Kolčak]] diede le dimissioni da comandante dell’Armatadell'Armata Bianca il 14 gennaio 1920 e una settimana dopo fu arrestato dai bolscevichi a Irkutsk, dove venne fucilato. I resti del suo esercito, nelle mani ora dell’atamanodell'atamano Semënov, si rifugiarono verso [[Vladivostok]] sotto la protezione giapponese. Dopo la vittoria a [[Orël]] dell’ottobredell'ottobre [[1919]], l’Armatal'Armata Rossa continuò a inseguire le truppe bianche di Denikin allo sbando verso sud, giungendo fino al [[Caucaso]]. Parte delle truppe rimanenti furono evacuate in [[Penisola di Crimea|Crimea]] dove il generale [[Pëtr Nikolaevič Vrangel'|Pëtr Vrangel']] tentò di ricostituire un esercito contro l'Armata Rossa. A febbraio i bolscevichi terminarono la ripresa di tutto il territorio settentrionale e dei porti sul mare Artico. A fine aprile, divisioni dell’Armatadell'Armata Rossa sbarcarono a [[Baku]] per cominciare la riconquista della [[Transcaucasia]] (attuali Azerbaigian, Georgia e Armenia) ancora occupata da Inglesi e Turchi.
 
Il problema maggiore per i bolscevichi, quindi, rimanevano l’esercitol'esercito polacco a ovest e le truppe bianche di Vrangel’Vrangel' in Crimea, sebbene insurrezioni e sacche di resistenza persistessero nel territorio controllato da Mosca. Nonostante fossero in atto timide trattative di pace, l’esercitol'esercito polacco guidato da [[Józef Piłsudski]] sferrò in aprile una potente offensiva contro i sovietici vedendo l’opportunitàl'opportunità di costruire la [[Grande Polonia]] vagheggiata dai nuovi leader nazionali. [[Kiev]] cadde nelle mani dei polacchi il 25 aprile 1920. Costernati e colti alla sprovvista, i bolscevichi si videro costretti a preparare una vasta controffensiva. [[Lev Trockij|Trockij]] e [[Lev Borisovič Kamenev|Kamenev]] diressero oltre 200.000 unità sul fronte occidentale raccogliendo le migliori forze, e organizzarono la controffensiva secondo due direzioni: nord-occidentale (Žlobin-Minsk-Grodno) con a capo il generale [[Michail Nikolaevič Tuchačevskij|Tuchačevskij]], e sud-occidentale (Kiev-Žitomir-Rivne) con a capo il generale [[Semën Michajlovič Budënnyj|Budënnyj]]. L’offensivaL'offensiva iniziò il 26 maggio e si rivelò travolgente e inarrestabile. In un mese e mezzo l’esercitol'esercito polacco arretrò di 400&nbsp;km cedendo un territorio di oltre 250.000&nbsp;km<sup>2</sup>. Ad agosto le armate bolsceviche arrivarono a 50&nbsp;km da [[Varsavia]], quando l’esercitol'esercito polacco trovò le forze, sostenuto e foraggiato dalla Francia, di reagire con una nuova controffensiva. I sovietici, disincantati ed estenuati, indietreggiarono in poco tempo, stabilendosi a ottobre su una linea 200&nbsp;km a est della [[Linea Curzon]] che diventerà il futuro confine.
{{Vedi anche|Guerra sovietico-polacca}}
Nel frattempo, a est, l’Armatal'Armata Rossa proseguiva la liberazione anche in direzione dei territori centro-asiatici. Nell’agostoNell'agosto [[1920]] i bolscevichi abbatterono l’l'[[Autonomia di Alash]] e fondarono la [[Repubblica Socialista Sovietica Kazaka|RSS kazaka]], congiungendosi con i bolscevichi del [[Turkestan]]. Il 2 settembre fu infine rovesciato anche l’l'[[Emirato di Bukhara]]. Dopo alcuni combattimenti, [[Estonia]] e [[Lettonia]] firmarono paci separate con il governo sovietico.
 
Dell’esercitoDell'esercito bianco, come detto, rimaneva ormai solo l’armatal'armata di [[Pëtr Nikolaevič Vrangel'|Vrangel’Vrangel']] in Crimea, composta da alcune decine di migliaia di uomini. A giugno essa riuscì a forzare l’l'[[istmo di Perekop]] e ad avanzare nel [[Bacino del Donec|Donbass]] sfruttando il fatto che Rossi erano impegnati nella guerra contro i Polacchi. Alle truppe controrivoluzionarie di Vrangel' si unirono nell’estatenell'estate anche gruppi di partigiani ucraini ed elementi reazionari scampati ai bolscevichi, andando a formare una resistenza di oltre 100.000 uomini scarsamente inquadrati. Arrestatosi il conflitto con i Polacchi, divisioni dell’Armatadell'Armata Rossa vennero ridirette in Ucraina orientale al fine settembre sotto il comando di [[Michail Vasil'evič Frunze|Mikhail Frunze]], al fine di liquidare le truppe di Vrangel'. L’attaccoL'attacco dei bolscevichi non fu retto dai Bianchi che a ottobre furono ricacciati nella [[penisola di Crimea]]. Il 9 novembre 1920 i bolscevichi irruppero in Crimea e, dopo un’ultimaun'ultima disperata resistenza, Vrangel' e i superstiti fuggirono il 16 novembre a bordo di navi russe scortate da navi da guerra inglesi e francesi. Era la fine dell’esperienzadell'esperienza ''bianca'' controrivoluzionaria in Russia.
 
Ormai conscio della vittoria nonostante le ingenti perdite causate dal conflitto, il governo bolscevico si adoperò nella fase finale della guerra civile per conquistare gli ultimi territori dell’exdell'ex [[Impero russo|Impero Russo]] ancora recuperabili (ad esclusione quindi di Finlandia, Paesi baltici e Polonia), per conseguire i trattati di pace e per porre fine alle ultime resistenze interne.
 
A ottobre del 1920 l’esercitol'esercito giapponese iniziò a ritirarsi dall’estremodall'estremo oriente russo favorendo la ripresa dei territori siberiani oltre il [[lago Bajkal]] da parte di Mosca. Le ultime compagini bianche restanti dell’esercitodell'esercito di Kolčak, racchiuse nella regione attigua al fiume [[Amur]], verranno tuttavia liquidate definitivamente solo due anni dopo, nel [[1923]]. Il [[Caucaso]] però rimase in quel periodo la regione più ostica alla liberazione, resa più difficile dall’opposizionedall'opposizione incrociata di etnie non russe (principalmente [[azeri]], [[georgiani]], [[armeni]]), dal territorio aspro e montuoso e dalla resistenza turca. Solo dopo oltre un anno di duri combattimenti e complesse manovre l’Armatal'Armata Rossa riuscì ad occupare l’interol'intero territorio caucasico e a sedare le resistenze armate. Il [[Trattato di Kars]], firmato il 23 ottobre 1921, stabilì la pace con la [[Turchia]] e la successiva nascita della [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica|RSSF transcaucasica]].
 
Nell’agostoNell'agosto del 1920, nella regione centrale di [[Tambov]], una ribellione contro il regime bolscevico era scoppiata nelle campagne per via della [[leva obbligatoria]] e delle requisizioni parziali di grano effettuate dal regime. La rivolta fu guidata dall’attivistadall'attivista politico [[Alexander Antonov|Aleksandr Antonov]] e dall’ufficialedall'ufficiale [[Pёtr Tokmakov]], che furono in grado di organizzare un esercito di forze antibolsceviche armate che fu ribattezzato talvolta “[[Armata Verde|Armata verde]]”, formato da circa 40.000 unità. Il governo bolscevico rispose inviando interi reparti dell’dell'[[Armata Rossa]] al comando di [[Michail Nikolaevič Tuchačevskij|Michail Tuchačevskij]] a stroncare la rivolta. I combattimenti furono sanguinosi e senza esclusione di colpi (fu osservato il ricorso a fucilazioni di massa da ambo le parti). Solo a giugno del 1921 l’esercitol'esercito bolscevico riuscì ad annientare le principali forze degli insorti.
 
Nel marzo 1921 veniva stipulata anche la [[Pace di Riga]] che metteva fine al conflitto con la Polonia, ma nello stesso mese un'altra grave rivolta alimentò le preoccupazioni di [[Lenin]] e del governo bolscevico. Il primo marzo i marinai della base navale di [[Kronštadt]] si ribellarono al potere costituito rivendicando autonomie e un [[socialismo]] più liberale. I bolscevichi ebbero mandato di sedare ogni insurrezione e il 7 marzo, al comando ancora una volta del generale Tuchačevskij, attaccarono l’isolal'isola-fortezza di Kronštadt, dove stavano asserragliati più di 10.000 soldati. Dopo oltre dieci giorni di duri combattimenti, i bolscevichi spensero la rivolta.
 
Durante tutto il conflitto fu tuttavia determinante per la vittoria dell'Armata Rossa l'appoggio degli operai nelle città e dei contadini nelle campagne. Questi ultimi non vedevano certo di buon occhio le politiche ferree del [[comunismo di guerra]] e le requisizioni nelle campagne, fondamentali per le razioni di cibo dei soldati al fronte, ma le consideravano un'alternativa migliore alla requisizione totale della terra attuata dai vari regimi dei "bianchi", che imposero col terrore le loro politiche economiche. Il periodo 1921-1922 vide però l’insorgerel'insorgere di terribili siccità e scarsi raccolti che portarono a una grave [[Carestia russa del 1921-1923|carestia]] particolarmente acuta nelle [[Regione del Volga|regioni del Volga]]. Solo l’introduzionel'introduzione della [[Nuova politica economica|NEP]] da parte di Lenin nel [[1921]] evitò un ulteriore disastro delle campagne russe.
 
Il 30 dicembre 1922 fu fondata l’l'[[Unione Sovietica]], primo stato socialista della storia, simbolo evidente della vittoria finale del [[Bolscevismo|comunismo bolscevico]] nella guerra civile in Russia.
 
== Vittime e perdite ==
La guerra civile ebbe conseguenze pesantissime per la [[Russia]] che, oltre gli sconvolgimenti politici, dovette subire immani devastazioni e ingentissime perdite umane. Lo choc economico, sociale e demografico patito fu tale che le dirette conseguenze si riverberarono nel successivo decennio.
 
Il numero di vittime provocate dal conflitto, frutto di stime basate su dati spesso imprecisi e lacunosi dell’epocadell'epoca, varia da 3 milioni fino a 7 milioni di morti (considerando anche carestie e malattie). Relativamente alla guerra civile russa, quindi, la maggior parte dei decessi nel periodo 1918-1922 furono dovuti a fame e malattie.
 
I dati più diffusi parlano di circa 2-2,5 milioni di morti nei combattimenti, tra cui 0,9-1,2 milioni di Rossi, 700.000 Bianchi e 500-700.000 soldati di altre formazioni militari. A queste morti vanno aggiunte le vittime del ''[[terrore rosso]]'', quantificabili in circa 200.000 vittime, e del [[Terrore bianco (Russia)| terrore bianco]], nell’ordinenell'ordine delle 300.000 unità (oltre a 100.000 ebrei massacrati in Ucraina). Come detto, tuttavia, la maggior parte delle morti occorse nel periodo di guerra civile&nbsp;– non sempre conteggiate come vittime del conflitto&nbsp;– furono causate dalla terribile [[Carestia russa del 1921-1923|carestia del 1920-1922]] che provocò, secondo le stime, tra i 2 e i 5 milioni di decessi. Accanto alla fame anche le epidemie, specie quella di [[tifo]], che fecero altre centinaia di migliaia di morti.
 
Ai morti si aggiungevano le masse di feriti, i 7 milioni di orfani senza tetto e, infine, circa 2 milioni di emigrati russi. La natalità si ridusse fortemente, l’equilibriol'equilibrio dei sessi si alterò in modo tale da generare un'eccedenza di donne che perdurerà fin oltre la [[Seconda guerra mondiale]].
 
L’economiaL'economia russa fu così colpita che la produttività scese sotto i livelli del 1913. La produttività dell’industriadell'industria si ridusse di cinque volte e quella agricola del 40%. I danni furono stimati in 50 miliardi di rubli-oro. La produttività tornerà ai livelli del 1914 solo alla fine degli anni ’20'20 sotto il regime di [[Stalin]].
 
== Note ==