Porta Borsari: differenze tra le versioni

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== Storia ==
 
Porta Borsari venne costruita contemporaneamente alla [[Mura romane di Verona|cortina muraria romana]] e a [[Porta Leoni (Verona)|porta Leoni]] intorno alla seconda metà del [[I secolo a.C.]], successivamentea allaseguito della definitiva romanizzazione della [[Gallia Transpadana]], avvenuta nella primavera del 49 a.C., e al conseguente spostamento dell'abitato di [[Verona]] entro l'ansa del fiume [[Adige]].<ref>{{Cita|Bolla|p. 55}}.</ref> SimilmenteLa costruzione, analogamente a porta Leoni,<ref>{{Cita|Buchi e Cavalieri Manasse|p. 12}}.</ref><ref>{{Cita|Bolla|p. 61}}.</ref> la costruzione era a pianta quadrata con corte centrale, doveluogo siin fermavanocui venivano fermati e controllavanocontrollati i viandanti, racchiusae allverso l'esternoagro era racchiusa tra due alte torri. Questo divenne l'ingresso principale della città essendo posto lungo il decumano massimo, prosecuzione della [[via Postumia]], ma l'importanza della porta la si può dedurre anche dal nome che aveva la costruzione in antichità, ovvero ''porta Iovia'': come il [[tempio di Giove Lustrale]] che sorgeva nelle immediate vicinanze, essa era dedicata a [[Giove (divinità)|Giove]], la principale divinità del ''[[pantheon]]'' romano.<ref name= bolla60 >{{Cita|Bolla|p. 60}}.</ref> Durante la prima metà del [[I secolo]] la porta, che era stata costruita completamente in laterizio, venne ricompresa nell'opera di monumentalizzazione che venne sottoposta l'importante città veneta: l'intervento previde la giustapposizione di nuove facciate lapidee sul prospetto lato [[Foro (Verona)|Foro]] e lato campagna.
 
Nei pressi della porta era presente in epoca romana una stazione di posta in cui operavano ''mancipes'', che erano coloro che avevano ricevuto in appalto il servizio postale e dei trasporti riservato alle necessità della pubblica amministrazione, e ''iumentarii'', un'associazione professionale che si occupava degli animali e della pulizia delle stalle.<ref>{{Cita|Bolla|pp. 60-61}}.</ref>mIn [[Medioevo|età medievale]] la porta cambiò nome in Borsari, prendendo il nome dai ''bursarii'' che in quell'epoca riscuotevano i dazi delle merci in entrata e in uscita.<ref name= bolla60 /> La porta fu oggetto di studio e osservazioni fin dall'[[Rinascimento|età rinascimentale]] da autori quali [[Giovanni Caroto]] e [[Andrea Palladio]], anche se venne criticata anche da studiosi importanti come [[Sebastiano Serlio]], che non la giudicò degna di essere riprodotta nella sua opera.<ref name= verona.com >{{Cita web|url=https://verona.com/it/verona/Porta-Borsari/|titolo=Porta Borsari|accesso=06 ottobre 2019}}.</ref>
Questo divenne l'ingresso principale della città essendo posto lungo il decumano massimo, prosecuzione della [[via Postumia]]. L'importanza della porta si può dedurre anche dal nome che aveva la costruzione in antichità, ovvero ''porta Iovia'': come il [[tempio di Giove Lustrale]] che sorgeva nelle immediate vicinanze, essa era dedicata a [[Giove (divinità)|Giove]], la principale divinità del ''[[pantheon]]'' romano.<ref name= bolla60 >{{Cita|Bolla|p. 60}}</ref>
 
Nel corso dei secoli la porta ha subito diverse mutilazioni e ad oggi è sopravvissuta solo la facciata ''ad agro'' di età imperiale, che ha subito importanti interventi di restauro negli anni settanta e ottanta del [[XX secolo]], in particolare fissando gli elementi più danneggiati tramite stuccature in resine epossidiche o tondini d'ottone inseriti nella pietra, e ricoprendo le superfici esposte con lastre di piombo, per evitare pericolosi ristagni d'acqua.<ref name= verona.com />
Nei pressi della porta era presente in epoca romana una stazione di posta in cui operavano ''mancipes'', che erano coloro che avevano ricevuto in appalto il servizio postale e dei trasporti riservato alle necessità della pubblica amministrazione, e ''iumentarii'', un'associazione professionale che si occupava degli animali e della pulizia delle stalle.<ref>{{Cita|Bolla|p. 60-61}}</ref>
 
Durante la prima metà del [[I secolo]] la porta, che era stata costruita completamente in laterizio, venne monumentalizzata con la giustapposizione di due nuove facciate lapidee, una verso il [[Foro (Verona)|Foro]] e l'altra verso campagna.
 
In età medievale la porta cambiò nome in Borsari, prendendo il nome dai ''bursarii'' che in quell'epoca riscuotevano i dazi.<ref name= bolla60 />
 
==Descrizione==
 
Della porta ''Iovia'' è scomparso completamente il fronte verso città e si conserva solo quello di età imperiale verso l'agro, che ha preso l'attuale denominazione di Borsari. La struttura difensiva è alta e larga circa 13 metri, mentre lo spessore della muratura è di 93 cm al terreno e 50 cm in cima.<ref name= verona.com />
 
La facciata, realizzata in pietra bianca della Valpantena,<ref name= verona.com /> presenta al piano inferiore due [[Fornice|fornici]] impostati su un alto [[Zoccolo (architettura)|zoccolo]], oggi interrato. I fornici sono entrambi inquadrati in [[Edicola|edicole]] composte da due [[Lesena|semicolonne]] con [[capitello]] [[Ordine corinzio|corinzio]] sorreggenti [[trabeazione]] e [[frontone]], secondo un partito architettonico frequente dall'età augustea. Al di sopra si sviluppano altri due piani, ciascuno con sei finestre incorniciate da una fine decorazione: nel primo piano, le due finestre centrali sono caratterizzate da piccole edicole e sono riunite in un avancorpo cui ne fanno da contrappunto altri due alle estremità del piano, anche queste entro edicole; nel secondo livello, le finestre sono invece comprese tra colonnine coronate da una trabeazione articolata in corpi rientranti e sporgenti, disposti alternativamente rispetto all'andamento dell'ordine sottostante.<ref name= buchi30 >{{Cita|Buchi e Cavalieri Manasse|p. 30}}.</ref>
 
I singoli piani divenivano parte di una composizione unitaria tramite la notevole ricchezza ornamentale e il gusto coloristico assai marcato, che erano caratteri distintivi della facciata, come era necessario per la funzione di rappresentanza che aveva il principale ingresso a [[Verona romana]].<ref name= buchi30 />
 
Il lato verso la città della porta è priva di decorazioni in quanto, originariamente, essa si saldava alla preesistente porta in laterizio di epoca tardo repubblicana, come si può ancora vedere a [[Porta Leoni (Verona)|porta Leoni]].<ref>{{Cita|Puppi|p. 64}}.</ref>
 
Il complesso della porta era costituito da un edificio rettangolare con i due fronti ''a foro'' (verso l'interno delle mura) e ''ad agro'' (verso l'esterno delle mura). Nei resti della linea del fronte ''a foro'', costituiti da basamenti di [[Pilastro|pilastri]] in [[laterizio]] rinforzati da spigolature in [[tufo]], sono visibili gli [[Scasso|scassi]] per i cardini.
Fra i due fronti correva un [[cortile]] oggi scomparso ma di cui si possono vedere i basamenti nell'adiacente [[palazzo Serenelli-Benciolini]]: nell'androne sono murati vari frammenti romani mischiati con altri reperti moderni; incassata sulla destra del portico che serve da [[androne]] al palazzo c'è una [[lapide]] in marmo locale con incise le lettere ''[[SPQR|SPOR EANT]]''.
 
Dei muri che univano i due fronti non sono rimaste tracce, come nulla è rimasto della porta repubblicana, che doveva trovarsi in posizione arretrata rispetto all'attuale facciata imperiale.
Al fianco di Porta Borsari si devono supporre le due [[Torre di guardia|torri di guardia]] e i passaggi di [[ronda (guardia)|ronda]] che, congiungendo i due fronti, permettevano un controllo preciso e attento su chi entrava e chi usciva: un vero e proprio [[fortilizio]].
 
La pianta di questo complesso è del tipo "italico", a due [[Fornice|fornici]], ed è fra le più antiche. Porta Borsari è quindi importante come prototipo di un elemento d'[[ingegneria militare]] che Roma svilupperà anche nelle [[Gallie]] e nelle [[Spagna romana|province ispaniche]].<ref>Porta Borsari [http://www.verona.com/it/Guida-Verona/Porta-Borsari/ Tratto da ''Verona.com'']</ref>
 
== Note ==