Paolo I Sforza, marchese di Proceno: differenze tra le versioni

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|Etnia = italiana
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita = [[File:Banner of the Holy Roman Emperor with haloes (1400-1806).svg|20px|borderbordo]] [[Sacro Romano Impero]]<br />[[File:Flag of the Papal States (pre 1808).svg|20px|borderbordo]] [[Stato Pontificio]]
|Forza_armata =
|Arma =
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|Nazionalità = italiano
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Figlio e fratello dei [[contea di Santa Fiora|conti di Santa Fiora]], era nipote diretto di papa [[papa Paolo III]].
 
== Biografia ==
=== I primi anni e l'inizio della carriera militare ===
Nato a [[Santa Fiora]], feudo di famiglia, nel [[1535]], Paolo era figlio secondogenito del conte [[Bosio II Sforza di Santa Fiora]] e di sua moglie, [[Costanza Farnese]], figlia naturale di papa [[papa Paolo III]].
 
La sua posizione di secondogenito lo rese accessorio alla successione nella conte di Santa Fiora e per questo, dal [[1544]], per volontà del nonno [[Paolo III]], venne avviato alla carriera ecclesiastica ed assunto come scrittore apostolico. Insoddisfatto per la vita curiale e certamente poco portato ad essa, decise dal [[1552]] di abbandonare tale carriera per associarsi al fratello [[Sforza Sforza di Santa Fiora|Sforza]] come capitano di ventura. In quello stesso anno prese parte alla [[guerra di Siena]] in [[Toscana]], ma venne catturato dai francesi due anni dopo presso [[Pescia]].
 
Nel [[1555]], dopo essere stato rilasciato dalla prigionia, venne dal papa ricompensato col marchesato di [[Proceno]], a cui più tardi venne aggiunto anche il feudo di [[Onano]]. Papa [[Papa Paolo IV]] lo nominò commissario generale dell'esercito pontificio.
 
Nell'agosto del [[1565]] combatté per lo Stato della Chiesa contro i turchi conducendo 1000 fanti in [[Sicilia]] da dove, imbarcatosi a [[Messina]], si portò a [[Malta]] per difenderla dall'assedio mossogli dall'Impero ottomano. Con la riuscita della difesa, venne nominato cavaliere dell'[[Ordine di Calatrava]] ed ottenne il privilegio di poter entrare a far parte del consiglio di guerra del [[regno di Napoli]].
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Nel [[1566]] prese parte alla guerra d'Ungheria, affiancando le truppe locali ancora una volta contro i turchi. Nel [[1569]] prese parte al seguito dell'esercito pontificio alle truppe di sostegno inviate in [[Francia]] per contrastare gli [[ugonotti]], distinguendosi nell'[[Assedio di Poitiers (1569)|assedio di Poitiers del 1569]].
 
=== La guerra contro i turchi ===
Nel maggio del [[1571]] ritornò in Italia ed ebbe l'incarico, assieme a Vincenzo Tuttavilla, conte di Sarno, ed a Sigismondo Gonzaga, di reclutare per conto dell'esercito pontificio 2000 fanti per prepararsi a recare supporto ad una nuova guerra contro i turchi. Dopo aver radunato le sue truppe nelle [[Marche]], le imbarcò su alcune galee di proprietà della [[Repubblica di Genova]], dei [[Casa Savoia|Savoia]] e della [[Serenissima]].
 
Nell'agosto di quello stesso anno venne chiamato a [[Messina]] dove prese parte ad un consiglio di guerra con don [[Giovanni d'Austria]] e nel settembre di quello stesso anno ottenne il comando di un contingente di soldati spagnoli imbarcati su una galea veneziana comandata da Andrea Calergi. Prima della partenza, ad ogni modo, si creano a bordo dei disordini: alcuni archibugieri spagnoli ebbero delle discussioni prima e poi una rissa con dei marinai imbarcati e Paolo intervenne in difesa dei propri uomini come loro capitano assieme a Muzio Alticozzi che ne è loro responsabile sull'imbarcazione. Il capitano generale della flotta veneziana, Sebastiano Venier, ordinò l'arresto degli autori dei disordini a bordo della galea ma ancora una volta gli archibugieri spagnoli reagirono violentemente, uccidono due guardie. A questo punto, di fronte al terrore di vedere compromessa la sua partecipazione all'operazione, Paolo decise di portarsi da don Giovanni d'Austria per far valere i propri diritti di giurisdizione sui propri uomini contro la prevaricazione del Venier.
 
In ottobre, ad ogni modo, la situazione sembrò essersi risolta e finalmente lo Sforza poté partire coi suoi uomini alla volta della [[Grecia]]. Si scontrò nella [[battaglia di Lepanto]] e poco dopo, affiancando Battistino Moretto, prese parte alla [[battaglia di Navarino (1571)|battaglia di Navarino]].
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Nel [[1572]], nuovamente impegnato in Grecia, si trovò compreso ancora una volta nella flotta di don Giovanni d'Austria, riuscendo a portare a compimento l'assalto e la conquista della fortezza di Corone.
 
=== Gli ultimi anni ===
Dopo il valente servizio prestato contro i turchi, tornò in patria per un meritato periodo di riposo che perdurò senza azioni di particolare rilievo almeno sino al [[1595]]. In quell'anno, infatti, venne chiamato a dare supporto con l'esercito dello Stato della Chiesa a quello ungherese contro i turchi. Affiancando Francesco del Monte Santa Maria e [[Diomede della Corgna]], si mosse al seguito di [[Giovanni Francesco Aldobrandini]], nipote di papa [[papa Clemente VIII]], ottenendo il comando di una compagnia di fanti.
 
In [[Ungheria]] prese parte all'espugnazione della città di [[Esztergom|Strigonio]] e poi a quella di [[Viagrad]].
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Paolo Sforza sposò nel [[1566]] Lucrezia Pio di Savoia, figlia di Lionello II Pio di Savoia, signore di Medole, e di sua moglie, Maria Martinengo. La coppia non ebbe figli.
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=ESP Order of Calatrava BAR.svg
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|}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [https://condottieridiventura.it/paolo-sforza-marchese-di-proceno/ dati biografici]
 
{{portale|biografie|guerra}}