Corrado IV di Svevia: differenze tra le versioni

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venuta di corrado nelle terre di casamassima
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Preso atto della situazione disperata in Germania, Corrado decise di venire in Italia con la vana speranza di prendere possesso del [[Regno di Sicilia]], che il fratellastro Manfredi teneva come reggente, ma che aspirava a far proprio.
Nell'ottobre [[1251]] si mosse verso l'Italia, attraversò il [[Brennero]], sostò a [[Verona]] e a [[Goito]], dove incontrò i vicari imperiali; si imbarcò a [[Latisana]] sulle navi inviate dal fratellastro e nel gennaio [[1252]] sbarcò a [[Manfredonia|Siponto]], proseguendo poi insieme a Manfredi nella pacificazione del Regno.
 
Nell'aprile del [[1252]] Corrado stanziò il proprio accampamento, con le sue milizie, a ponente di [[Casamassima]], in una bassura designata con il nome di Padula. Qui gli chiese udienza il nobile [[Roberto da Casamassima]], il quale gli comunicò che il padre Giovanni era stato spogliato, dall'imperatore [[Federico II di Svevia]], del proprio feudo, passato nelle mani del nobile [[Filippo Chinardi]]. Corrado, fatta esaminare anche da suoi consiglieri la validità degli argomenti presentati, graziò Roberto da Casamassima e lo reintegrò immediatamente nel suo feudo con "rescritto imperiale in forma per Gualtiero de Ocra, cancelliere del [[Regno di Sicilia]], sub data in Campis prope Padulam Die 20".<ref>Avvenimento documentato da una pergamena originale conservata nell'archivio storico della Biblioteca di Bari</ref>
 
Nella dieta di Foggia (febbraio 1252) Corrado stabilì nuove condizioni per procurarsi la benevolenza della popolazione e di una più ampia schiera di baroni: l'abolizione della [[Colletta (diritto)|colletta generale]]; lo spostamento dell'università dalla ribelle [[Napoli]] a [[Salerno]]; l'annullamento di concessioni demaniali a favore dei [[Lanza (famiglia)|Lancia]] (parenti di Manfredi) e persino la mancata ratifica del riconoscimento a Manfredi di feudi e della completa autorità nel [[Principato di Taranto]] che pure aveva ottenuto dal testamento paterno. Nel frattempo, anche per garantire la continuità nella politica di Federico II, si circondò di consiglieri che avevano già servito l'imperatore, quali [[Pietro Ruffo]], luogotenente in Calabria e in Sicilia, [[Bertoldo di Hohenburg]], [[Federico di Antiochia]], il cancelliere [[Gualtieri d'Ocra|Gualtieri d'Ocre]], il vicario [[Oberto Pelavicino]].