Favolello (genere): differenze tra le versioni

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Un '''fabliaufavolello''' (tradottodal in[[lingua passatofrancese|francese]] con''fabliau'', o meno comunemente l'italiano'fableau''; a volte italianizzato in "'''favolellofabliò'''", {{IPA|/fabliˈɔ*/|it}})<ref>• {{Treccani|favolello|Favolello|v=sì|accesso=15 ottobre 2019}}<br>• {{Treccani|fabliau|Fabliau|v=sì|accesso=15 ottobre 2019}}</ref><ref>{{DOP|id=54856|lemma=fabliau}}</ref> è un breve racconto in versi dalla trama semplice e divertente, sviluppatosi in epoca [[Medioevo|medievale]] in [[Francia]].
 
== Origine del nome ==
Il nome originale francese di questi poemetti è "''fabliaux''", come dovrebbe essere di regola in base alla derivazione dal [[lingua latina|latino]] ''fabula''; la forma "''fabliaux''", con la "''i"'' in luogo della "''e"'', era di origine [[Piccardia|piccarda]] e venne adottata nel resto della Francia attorno al XVIII secolo<ref name=zini>Marisa Zini, Introduzione a ''Il diavolo zoppo'' di Alain-René Lesage, Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1959</ref>. Si è ritenuto a lungo che i fabliauxfavolelli fossero di origine orientale, venuti a conoscenza degli occidentali per tradizione orale o attraverso traduzioni latine di raccolte arabe o ebraiche; la cultura alla base dei circa 150 ''fabliaux'', scritti quasi tutti fra il [[XIII secolo|XIII]] e il [[XIV secolo]], è tuttavia tipicamente quella francese medievale<ref name=zini/>. I ''fabliaux'' furono raccolti nella seconda metà del [[XIX secolo]] in sei volumi da Anatole de Montaiglon e Gaston Raynaud<ref>Anatole de Montaiglon e Gaston Raynaud, ''Recueil général et complet des fabliaux des XIIIe et XIVe siècles imprimés ou inédits, publiés d'apres les manuscrits'', Paris : Librairie des bibliophiles, 1872-1890</ref>.
 
==Le caratteristiche del genere==
[[Joseph Bédier]], fra i primi studiosi del genere, ha coniato la fortunata definizione di "''contes à rire en vers"''<ref>{{cita libro|cognome=Bédier |nome=Joseph | wkautore=Joseph Bédier|titolo=Les fabliaux. Études de la littérature populaire et d'histoire littéraire du moyen âge |anno=1894 | editore=Champion | città=Paris |pagine=p.30}}</ref>: sembra infatti che l'unico intento perseguito da questi testi sia di divertire i lettori; questo li distingue da altri generi di letteratura francese breve come i ''[[dit (poesia)|dits]]'', che sono dei racconti che si occupano di soggetti del tutto differenti, o il [[romanzo]], che è sempre scritto in versi ma ha una trama e una struttura più complesse, o ancora le [[Canzone (metrica)|canzoni]] o i ''[[Lai (poesia)|lais]]'', storie d'amore di ispirazione [[letteratura arturiana|bretone]], scritte con uno stile molto ricercato e con numerosi ricorsi al mondo magico e fantastico.
I temi più frequenti sono la sessualità (soprattutto gli adulteri), gli inganni, le disavventure; i protagonisti sono per lo più borghesi o villani, con qualche eccezione aristocratica, come in ''[[Le Chevalier qui fit les cons parler]]''. La struttura è sempre formata da [[ottosillabi]] rimati a coppie o [[assonanza]]ti; lo stile nella maggior parte dei casi è trascurato (sono esclusi i fabliauxfavolelli d'autore che, invece, presentano una cura stilistica e formale estrema); inoltre questi racconti sono caratterizzati dalla ''[[brevitas]]'', cioè dalla concisione sia qualitativa che quantitativa (trattano una sola azione, non citano né cosa è avvenuto prima né cosa avverrà in futuro, ci sono pochi personaggi e tutte le premesse aperte nell'introduzione sono risolte).
 
Altro elemento caratterizzante del genere è il marcato [[Naturalismo (letteratura)|naturalismo]] che si nota nella scelta dei temi che trattano per la maggior parte di fatti della vita quotidiana senza volerli idealizzare o infiocchettarli; impossibile dunque trovare lunghe e complicate descrizioni, mentre saranno numerosi i ricorsi alla [[satira]] e ai trivialismi.
 
Essendo i fabliauxfavolelli racconti comici, gli autori ricorrono alle innumerevoli categorie del riso per rendere i loro racconti piacevoli al pubblico: avremo storie che altro non sono che la parodia dell'amore cortese o dei valori dell'epoca, o ancora, testi che spingono ai massimi livelli la volgarità legata soprattutto alla sfera sessuale e fisiologica. Numerosi sono anche i testi che, per far ridere, ricorrono alla [[satira del villano]] (ad esempio: ''Le pet au vilain'' di [[Rutebeuf]]).
 
In realtà, gli stessi fabliauxfavolelli variano molto l'uno dall'altro, per diversi aspetti:
*la lunghezza: in media si attestano sui 300 versi, e secondo Bédier non dovrebbero superare i 1200; tuttavia, ''[[Trubert]]'', di [[Douin de Lavesne]], si autodefinisce ''fabliau'' e supera i 3000 versi.
*i temi trattati: dalla comicità più grossolana di ''Le pet au vilain'', all'esemplarità di ''[[Des sohaiz que Sainz Martins dona Anvieus et Coveitos]]''.
*lo stile e il tipo di vocaboli utilizzatiadoperati.
 
La definizione di Bédier risulta così vaga, perché potrebbe comprendere anche ''dits'' e laislai, e restrittiva, perché esclude tutti i fabliauxfavolelli che non provocano riso. Secondo Rychner, studioso di fabliauxfavolelli in tempi più recenti, l'unica definizione accettabile sarebbe di "bonnes histories à servir après le repas"<ref>{{cita libro|cognome=Rychner |nome=Jean |titolo=Les fabliaux: genre, styles, publics, in "La littérature narrative d'imagination, Colloque de Strasbourg (23-25 avril 1959)| editore=PUF | città=Paris |anno=1961 |pagine=p.51}}</ref>, ossia storie adatte a essere recitate dopo i pasti.
 
Vista la mancanza di una definizione certa, anche il conteggio dei fabliauxfavolelli esistenti è controverso: Bédier ha contato 140 testi prodotti fra il [[1159]] e il [[1340]]; [[Per Nykrog]] ne ha scovati 160<ref>{{cita libro|cognome=Nykrog |nome=Per |titolo=Les Fabliaux. Nouvelle édition | editore=Droz | città=Genève |anno=1973}}</ref>; per il recente "Nouveau Recueil Complet des Fabliaux" di Willelm Noomen e Nico van den Boogaard, i ''fabliaux'' sarebbero invece 127<ref>{{cita libro|cognome=Noomen |nome=Willelm |titolo=Nouveau Recueil Complet des Fabliaux (NRCF) | editore=Van Gorcum | città=Assen |anno=1983-1998}}</ref>.
 
I fabliaufavolelli e gli altri generi della narrative breve medievale si evolvono nella [[novella]], di cui troviamo una delle migliori espressioni nel ''[[Decameron]]'' di [[Boccaccio]],; il fabliau del ''vilain mire'' ha influenzato l'opera di [[Molière]] "''[[Médicin malgré lui]]"''.
 
==Gli autori==
I fabliauxfavolelli sono testi per la maggior parte anonimi, ma si suppone che siano stati composti soprattutto da ''[[clerici vagantes]]'' (chierici girovaghi, detti ''vagantsvagantes'') e [[giullari]]. Va ricordato che il più delle volte venivano recitati anche da chi non era autore dei testi, com'era usanza nel Medioevo.
Gli autori conosciuti sono [[Rutebeuf]], [[Jean Bodel]], [[Milles d'Amiens]], [[Jean de Condé]], [[Watriquet de Couvin]], [[Douin de Lavesne]], [[Huon le Roi]], [[Henri d'Andeli]] e [[Gautier le Leu]], alcuni di loro perché già scrittori di altri opere.
 
==Il pubblico==
Si è molto discusso sulla composizione del pubblico dei fabliauxfavolelli. Secondo [[Joseph Bédier]], considerati i temi trattati, si tratterebbe di un tipo di letteratura destinato ai [[borghesia|borghesi]]; secondo Nykrog invece, i fabliauxfavolelli sarebbero nati come parodia delle canzoni di gesta, rivolgendosi quindi allo stesso pubblico cortese, appartenente all'[[aristocrazia|alta società]].
Rychner ha però ipotizzato, vista l'esistenza di diverse versioni di molti dei fabliauxfavolelli, che i giullari possano aver mutato stile e parti delle trame adattandoli di volta in volta al tipo di pubblico da intrattenere.
 
== Esempi di fabliauxfavolelli ==
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* ''[[Li sohaiz desvez|Il folle sogno]]'', [[Jean Bodel]]
* ''Le Curé qui mange des mûres''
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* ''La borjoise d'Orléans''
* ''Brifaut''
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==Note==