Diapason: differenze tra le versioni

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il diapason e un oggetto che si usa per pulirsi il viso di specifico le narici . si mettono fazzoletti bagnati sulle stanghette e si mette nel naso
{{nota disambigua}}
{{F|strumenti musicali|novembre 2009}}
[[File:Stimmgabel.jpg|thumb|80px|Diapason]]
 
Il termine '''diapason''' in [[musica]] ha diversi significati, ma comunemente indica uno strumento acustico per generare una [[nota musicale|nota]] standard sulla quale si accordano gli strumenti musicali.
 
Se ne conoscono di vari tipi. Il più antico, e anche il più noto, consiste in una forcella di [[acciaio]] che quando viene percossa produce un suono molto puro, privo di frequenze armoniche. Questo suono può essere anche amplificato se la base della forcella viene collocata su una superficie che funga da cassa armonica: ad esempio può essere messo a contatto con la cassa di risonanza in legno di un altro strumento, quale un violino o una chitarra.
 
La sua invenzione può essere ascritta al musicista [[John Shore]] nel [[1711]].
 
La [[frequenza]] alla quale il diapason oscilla dipende dalle proprietà elastiche del materiale di cui è costituito, dalla lunghezza e dalla distanza fra i rami della forcella: è possibile reperire in commercio diapason tarati per emettere note diverse. Il più comune è il diapason in [[la (nota)|La]], che oscilla a una frequenza di 440 [[Hertz]], corrispondente al La della quarta ottava del [[pianoforte]]<ref>Denominato la<sub>3</sub>; secondo l'uso anglosassone: A4.</ref>, ed è utilizzato per accordare gli strumenti.
 
Tra i tipi più recenti di diapason sono quelli in cui il [[la (nota)|La]] è prodotto elettronicamente e quello detto corista, simile ad un particolare fischietto e costituito da un'ancia battente inserita in una breve canna, nella quale si soffia. Questo diapason deve il suo nome di "corista", perché largamente utilizzato dai direttori di coro per ricavare le note di partenza da fornire alle diverse sezioni nelle esecuzioni senza accompagnamento strumentale (dette "a secco" o "a cappella").
 
Piccoli diapason sono stati usati come generatori di frequenza standard in alcuni [[Orologio a diapason|orologi]], per esempio il [[Bulova]] Accutron.
 
Particolari oscillatori a diapason sono utilizzati per la generazione di frequenze fisse in alcuni sistemi di sicurezza per la circolazione dei treni sulla rete ferroviaria italiana.
 
In medicina il diapason è usato per trasmettere le vibrazioni per via ossea ed effettuare in questo modo diversi esami acustici: la [[prova di Rinne]], la [[prova di Weber]], la [[prova di Schwabach]], la [[prova di Bonnier]], la [[prova di Gellé]] e la [[prova di Bing]].
 
== La frequenza ==
La frequenza dell'attuale [[la (nota)|La]] sopra il [[Do (nota)|Do]] centrale è fissata a 440&nbsp;Hz, anche se sono molto diffuse altre frequenze, come ad esempio 442&nbsp;Hz e 443&nbsp;Hz. Si usa però abbassare il diapason a 392 o 415&nbsp;Hz per eseguire la [[musica barocca]] e a 430&nbsp;Hz per eseguire la musica del [[Classicismo (musica)|classicismo]].
 
Fino al XIX secolo non ci fu nessuno sforzo coordinato per determinare uno standard in campo musicale e l'intonazione variava ampiamente in tutta l'Europa. Non essendoci un riferimento comune, le altezze non solo variavano da luogo a luogo, ma c'erano grosse differenze anche all'interno della stessa città. Ad esempio l'intonazione di un organo di una cattedrale inglese nel XVII secolo avrebbe potuto essere fino a cinque semitoni inferiore a quella utilizzata per uno strumento a tastiera da camera nella stessa città.
 
Nella sola Europa, dal [[Rinascimento]] al [[XVIII secolo]] si ebbero differenti valori di frequenza per il [[la (nota)|La]]: tono romano (328&nbsp;Hz), tono francese (392&nbsp;Hz), Kammerton (da 400 a 419&nbsp;Hz), tono veneziano (430-460&nbsp;Hz), Chorton (465&nbsp;Hz), Kirchenton (da 470 a 490&nbsp;Hz), Cornetton (490&nbsp;Hz e più). Successivamente, tono pianistico del XIX secolo (432&nbsp;Hz). Il corista più basso della storia si attribuisce ad alcuni virginali del tardo [[XVI secolo]], con il La a 322&nbsp;Hz, mentre il più alto in assoluto è quello dell'organo Stertzing della chiesa di san Pietro a [[Erfurt]], del [[1702]], con il La a 519&nbsp;Hz.
 
Ad ogni modo bisogna osservare che le frequenze qui riportate si basano su misurazioni moderne e che questi dati non erano noti ai musicisti dell'epoca. Nonostante il filosofo-matematico francese [[Marin Mersenne]] avesse tentato uno studio delle frequenze sonore già nel XVII secolo, tali misurazioni non divennero scientificamente accurate fino al XIX secolo, a cominciare dal lavoro del fisico tedesco [[Johann Scheibler]] nel 1830. In seguito il matematico e musicologo Alexander Ellis, nel 1880, catalogò l'accordatura dei diapason in varie città europee.<ref>Michael Praetorius , ''Syntagma Musicum: Parts I and II. De Organographia. II, Parts 1-2'', Clarendon Press, 1991</ref> Nella [[Roma]] del Cinquecento e Seicento era l'[[Organo (strumento musicale)|organo]] a dare il La, utilizzando quello della sua quarta ottava (La<sub>4</sub>). In quell'epoca ogni chiesa aveva quindi il suo, che era generalmente di 400&nbsp;Hz ma scendeva anche a 390&nbsp;Hz.
 
Nel [[1859]] il valore di riferimento dei concerti sinfonici era 448,8&nbsp;Hz. Nello stesso anno a Parigi una commissione, composta da noti musicisti ([[Hector Berlioz|Berlioz]], [[Gioachino Rossini|Rossini]] ecc.), stabilisce con [[decreto imperiale]] la [[normalizzazione]] del diapason, per tutto il territorio [[Francia|francese]], a 435&nbsp;Hz.
 
Il matematico e musicologo [[Alexander Ellis]] nel [[1880]] catalogò l'accordatura dei diapason in varie città europee<ref>Alexander Ellis, ''The History of musical pitch'', Londra, 1880</ref>.
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! Luogo
! Anno
! Frequenza
|-
|Berlino (concerti)
|1721
|421,4655
|-
|Berlino (concerti)
|1859
|451,8
|-
|Bologna (concerti)
|1869
|443,1
|-
|Bruxelles (teatro lirico)
|1859
|442,5
|-
|Firenze (opera)
|1845
|444,9
|-
|Liegi (concerti)
|1859
|448,0
|-
|Londra (opera)
|1857
|456,1
|-
|Londra (opera)
|1880
|435,4
|-
|Londra (concerti)
|1826
|423,3
|-
|Londra (concerti)
|1877
|455,1
|-
|Madrid (opera)
|1858
|444,5
|-
|Milano ([[Teatro alla Scala]])
|1857
|451,7
|-
|Milano
|1849
|446,6
|-
|Napoli ([[Teatro San Carlo]])
|1857
|444,9
|-
|Vienna (opera)
|1823
|433,9
|-
|Vienna (opera)
|1862
|466,0
|}
 
Mentre nel 1859 il governo francese uniformava l'[[intonazione (musica)|intonazione]] degli strumenti a 435 Hz, in Italia [[Giuseppe Verdi]], insieme ad altri musicisti italiani, progettava di stabilire come misura standard i 432 Hz. Giuseppe Verdi era contrario alla generale tendenza di innalzare l'intonazione e sostenne l'uso del la a 435 Hz per l'esecuzione del suo ''[[Requiem (Verdi)|Requiem]]''<ref name=Rosen>[https://books.google.com/books?id=t_iB90JnPrwC&pg=PA17&dq=Verdi+tuning&ei=dbVwSqXPK4WyNq7gzM4O Rosen, David, ''Verdi, Requiem'']</ref><ref name=busch>[https://books.google.com/books?id=a9pxTc4FjOUC&pg=PA331&dq=Verdi+tuning&ei=dbVwSqXPK4WyNq7gzM4O Letter from Verdi to Giulio Ricordi,] ''Verdi's Aida'', Giuseppe Verdi, Hans Busch</ref>
. Dopo la proposta ufficiale fatta nel 1881, il governo italiano emise un decreto per la normalizzazione del diapason a 432 vibrazioni per secondo, nel 1884.
 
Il problema della normalizzazione fu posto seriamente a [[Vienna]] nel 1885 da un Congresso internazionale, quando si discusse la possibilità di seguire l'esempio francese del 1859 per adottare un diapason europeo. Il Congresso confermò la frequenza del diapason a 435&nbsp;Hz.
 
Prima di venir stabilita nell'attuale misura dal Congresso di Londra del 1939, la frequenza del diapason ebbe quindi notevoli variazioni da nazione a nazione e anche da un genere di musica all'altro (musica di chiesa, di teatro, [[Musica sinfonica|sinfonica]]). Storicamente, infatti, si ebbero differenti valori di frequenza per il La e numerosi sono stati i sistemi di accordatura musicale ("temperamenti") utilizzati per fissare la frequenza dell'[[altezza (suono)|altezza]] delle note in una scala.
 
Solo nel 1953, su iniziativa dell'ISO, a Londra, la frequenza passò, non senza ostacoli, all'attuale 440&nbsp;Hz.<br />
C'è voluto più di un secolo per normalizzare l'accordatura a 440&nbsp;Hz con la [[risoluzione europea]] numero 71 del 30 giugno 1971.
 
La frequenza della nota di riferimento per l'accordatura degli strumenti musicali, in Italia, è stabilita dalla '''legge 3 maggio 1989, n. 170''', pubblicata sulla gazzetta ufficiale n. 109 del 12/05/1989: "Normalizzazione dell'intonazione di base degli strumenti musicali", che all'art. 1 recita:
''"Il suono di riferimento per l'intonazione di base degli strumenti musicali è la nota la3, la cui altezza deve corrispondere alla frequenza di 440 hertz (Hz), misurata alla temperatura ambiente di 20 gradi centigradi"''.
 
Teorie [[pseudoscienza|pseudoscientifiche]] sono in disaccordo con questa convenzione e sostengono una presunta superiorità dell'accordatura a 432 Hz, ritenuta frequenza "naturale" associata a presunte proprietà paranormali, chiamata accordatura aurea (pur non avendo alcuna relazione con la [[sezione aurea]]). Il La a 432Hz corrisponde al rapporto 27/16 in scala pitagorica e deriva da un Do a 256 Hz, Do centrale dell'[[intonazione scientifica]], da cui peraltro derivano molti diversi La, a seconda della scala e del sistema di intervallo selezionato.<ref>{{Cita web|url=https://acousticengineering.wordpress.com/2013/12/13/pitch-shifting-to-432-hz-doesnt-improve-music/|titolo=Pitch shifting to 432 Hz doesn’t improve music|sito=The Sound Blog|data=13 dicembre 2013|lingua=en|accesso=13 giugno 2016}}</ref>
 
== Altri significati ==
=== Nell'antica teoria musicale greca ===
I greci utilizzavano il termine "diapason" per indicare quella che oggi è detta [[Ottava (musica)|ottava]], ovvero l'intervallo compreso tra una nota e un'altra di frequenza doppia. L'etimologia del termine infatti deriva dal [[Lingua greca|greco]] {{Unicode|διά πασῶν}} ("diá pasôn") col significato di ''attraverso tutte (le note)''.
 
Da questo originale significato deriva l'uso che si fa del termine in liuteria per indicare la metà della distanza tra il capotasto e il ponte. La corda toccata in questo punto produce infatti un suono armonico un'ottava sopra la corda suonata a vuoto. Negli strumenti a tastiera divisa da tasti, come la [[chitarra]] e il [[mandolino]], al fine che l'intonazione sia precisa, il dodicesimo tasto deve praticamente coincidere col suddetto suono armonico. Anche la nota prodotta al dodicesimo tasto è un'ottava sopra la corda a vuoto. Al dodicesimo tasto, perciò, l'armonico e la nota tastata sono omofoni.
 
Nella liuteria attuale, acustica o elettrica, così come nel gergo chitarristico, il termine diapason designa l'intera lunghezza della corda vibrante, cioè la distanza dal capotasto all'osso del ponte. Talvolta, nella costruzione degli strumenti ad arco, è anche usato per indicare la distanza tra il bordo superiore dello strumento ed il punto dove sistemare il ponticello<ref>Simone F. Sacconi, ''I "segreti" di Stradivari'', Cremona, Libreria del Convegno, 2ª ed., 1979, pag. 143</ref>, che corrisponde, negli strumenti ad arco di fattura moderna, approssimativamente ai 3/5 della lunghezza vibrante.
 
=== Registro d'organo ===
Il [[Diapason (organo)|diapason]] è anche un [[Registro (organo)|registro]] dell'[[organo (strumento musicale)|organo]]. È, sostanzialmente, un [[principale]] di taglio molto largo e dal suono forte, profondo e pronto. È il registro fondamentale degli organi inglesi.
 
== Note ==
<references />
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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