Johann Gottlieb Fichte: differenze tra le versioni

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=== I ''Discorsi alla nazione tedesca'' ===
Nei ''Discorsi alla nazione tedesca'' scritti e pronunciati in pubblico nell'inverno tra il 1807 e il 1808, quando ancora i francesi occupavano la Prussia dopo lale vittoriavittorie napoleonicanapoleoniche di Jena, e Auerstedt Fichte sembrò avanzare un progetto [[pedagogia|pedagogico]] teso al rinnovamento sia [[spirito (filosofia)|spirituale]] che materiale del popolo tedesco. Lo scopo apparentemente educativo servì alla libera circolazione dell'opera di cui i francesi non identificarono la pericolosità politica.<ref>In seguito ai ''Discorsi'' di Fichte tredici uditori fondarono una [[società segreta]] anti-napoleonica, ispirata all'antico [[Ordine teutonico]] medioevale e all'idea di un ordine maschile a orientamento nazionale, il «Deutscher Orden» (Cfr. ''I riti e le associazioni politiche nella Germania romantica'', pag. 354, e ''Hitler e l'Ordine teutonico'' pagg. 288-289, nel testo ''Il Collegio di Sociologia. 1937-1939'', a cura di Denis Hollier).</ref> Il nuovo modello di educazione che vi era esposto consisteva in un compito affidato al popolo tedesco, ritenuto l'unico tra tutti gli [[Europa|europei]] ad aver conservato intatte le sue caratteristiche [[nazione|nazionali]] originarie e naturali, ed inoltre la cui lingua era l'unica priva di barbarismi, e il cui Stato il solo dove la religione non avesse influito sulla politica. Questo per Fichte è comprovato dal fatto che la [[Lingua (linguistica)|lingua]] tedesca è l'unica ad essersi conservata pura nel corso dei secoli, mantenendo così intatta la [[cultura]] germanica. Questo non è avvenuto invece per l'[[Italia]] e la [[Francia]] dove la lingua, a causa delle dominazioni straniere, si è imbarbarita dando luogo a [[dialetto|dialetti]] bastardi. Il popolo tedesco ha così conservato non solo la purezza della lingua ma anche quella del [[sangue]] e quindi della [[stirpe]] che li caratterizza come il ''popolo'' per eccellenza: lo stesso termine ''deutsch'' vuol dire infatti popolare o volgare, nel senso riferito al ''vulgus'', il popolo appunto.
 
I tedeschi quindi sono gli unici ad avere un fattore unificatore spirituale e materiale che li caratterizza come stirpe, nazione.<ref>È improprio parlare di «razza» in quest'opera, termine di cui Fichte non fa alcun uso, e che peraltro è un concetto tipicamente novecentesco.</ref> La stessa storia culturale tedesca con le grandi figure di [[Lutero]], [[Gottfried Leibniz|Leibniz]] e [[Kant]] dimostra la sua superiorità spirituale che ne fa una nazione eletta, a cui è stato affidato il compito di espandere la sua civiltà agli altri popoli. E guai se essa fallisse! Si legge infatti nella XIV e ultima lezione, dal titolo "Conclusioni generali": «Perciò non c'è nessuna via di uscita: se sprofondate voi, sprofonda l'intera umanità, senza speranza di ripristinarsi in futuro».<ref>Johann Gottlieb Fichte, ''Discorsi alla nazione tedesca'', a cura di Gaetano Rametta, Laterza, Roma-Bari 2003, ISBN 88-420-6990-6, p. 218.</ref>