Morano Calabro: differenze tra le versioni

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== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
Morano Calabro si trova in una verde zona collinare della valle del fiume [[Coscile]], nei pressi del confine con la [[Basilicata]]. Il suo territorio è caratterizzato da rilievi in larga parte della sua superficie, particolarmente accentuati nei versanti posti a nord e a nord-ovest. Un'ampia conca semipianeggiante intervallata da colline si situa a partire dalle adiacenze suburbane del centro abitato: essa è fiancheggiata ad ovest dal borgo sul Colle di Morano e dalle pendici del monte Calcinaia a sud,; a nord dal [[Massiccio del Pollino|Monte Pollino]] (2.248 m.), dalla [[Serra Dolcedorme|Serra del Dolcedorme]] (2.267 m.) e dalla [[Serra del Prete]] (2.181 m.),; sul versante ionico dai monti Sant'Angelo e Monzone,; in quello tirrenico dalla pietrosa scoscesa che conduce al [[Morano Calabro#Campotenese|Valico di Campotenese]]. Il pianoro in cui sorge appunto Campotenese, vista l'altezza in cui si situa, ha già caratteri prettamente montani e costituisce il naturale sbocco di accesso alla catena del Pollino che si sviluppa orizzontalmente rispetto ai due versanti calabri;. essoEsso, per via della sua posizione intermedia, separa la catena suddetta dai monti di [[Orsomarso]]: il territorio in cui è sito il centro appartiene infatti al complesso montuoso di Orsomarso e [[Verbicaro]], sebbene l'area comunale si espanda come già detto anche a nord, lambendo il crinale della catena del Pollino, e ad ovest costeggiando [[Mormanno]] e il monte Timpone del Vaccaro (1.436 m.). La superficie territoriale del comune è pari complessivamente a 112,34 km², eè compresa fra i 424 ed i 2.225 [[m s.l.m.]], con una un'escursione altimetrica pari a 1.801 m.
 
==== Caratteristiche del suolo ====
<ref>{{Cita web |url=http://www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/vas/procedimentiincorso/vas/comune_di_morano_calabro/relazione_tecnica_agro_pedologica___psc_morano.pdf |titolo=Fonte: Comune di Morano Calabro; relazione tecnica Agro-Pedologica a cura di N. Filidoro, 2012 - pag. 36 |accesso=16 maggio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924085854/http://www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/vas/procedimentiincorso/vas/comune_di_morano_calabro/relazione_tecnica_agro_pedologica___psc_morano.pdf |dataarchivio=24 settembre 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
 
La singolare conformazione [[Pedologia|pedologica]] della zona del Pollino, nonché la differenza di altitudine che si riscontra, contribuiscono alla caratterizzazione del territorio. Si evidenzia infatti un suolo di tipo collinare e montano, con formazioni sedimentarie e vulcaniche e, spesso con un substrato calcareo e carsico in particolare nelle [[dolina carsica|doline]] d'alta quota dove si alternano a zone brulle o radure, aree fitte di vegetazione e riaffioramenti rocciosi, in particolare lungo le gole. Concernentemente all'utilizzo delle risorse del suolo, in linea meramente macroscopica esso è sfruttato per [[Agricoltura|colture agricole]] al 27,02 % della sua estensione totale, mentre le aree boschive e gli ambienti semi naturali coprono il 72,37 %. Appare evidente che le zone artificiali, ovvero la superficie comunale comprendente l'area urbanizzata e industriale costituisce il restante 0,62 %, pari a 69,64 Ha. L'area boschiva in particolare è piuttosto vasta: oltre al già citato piano di [[Campotenese]] e le sue estese aree limitrofe, ricordiamo il piano di Ruggio, i boschi del ''Monaco'', di ''Pollinello'' e ''della Principessa''.<ref>[http://www.parcopollino.it/comuni/morano%20calabro.htm ''Profilo del comune di Morano Calabro'' Parco nazionale del Pollino] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081011031905/http://www.parcopollino.it/comuni/morano%20calabro.htm |data=11 ottobre 2008 }}</ref> Le [[Bosco|zone boschive]] sono così suddivise: 12 % boschi misti, 9 % boschi di [[Latifoglia|latifoglie]], 27 % di [[conifere]], mentre al pascolo naturale e alle praterie in quota è riservato il 18 % della superficie.
oltre al già citato piano di [[Campotenese]] e le sue estese aree limitrofe, ricordiamo il piano di Ruggio, i boschi del ''Monaco'', di ''Pollinello'' e ''della Principessa''.<ref>[http://www.parcopollino.it/comuni/morano%20calabro.htm ''Profilo del comune di Morano Calabro'' Parco nazionale del Pollino] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081011031905/http://www.parcopollino.it/comuni/morano%20calabro.htm |data=11 ottobre 2008 }}</ref> Le [[Bosco|zone boschive]] sono così suddivise: 12 % boschi misti, 9 % boschi di [[Latifoglia|latifoglie]], 27 % di [[conifere]], mentre al pascolo naturale e alle praterie in quota è riservato il 18 % della superficie.
 
===== Colture ed utilizzo del suolo, flora e fauna =====
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==== Chiesa arcipretale dei Santi Pietro e Paolo ====
[[File:Morano chiesa madre int.jpg|thumb|L'interno della chiesa]]
;Architettura:SorgeSituata sulla sommità dell'abitato nei pressi del Castello., La suala fondazione sirisale faagli risalireanni intorno al [[XI secolo|all'anno mille]] (probabilmente al [[1007]]), sebbene abbiano inciso sullasulle suaattuali architetturaarchitetture interventiuna serie di epocheinterventi successive,successivi. daiDa qualiquesti peròsi pare esser stato esclusoesclude il campanile in pianta quadrangolare, che meglio conserva le forme originarie: costruito in epoca medievale edsi mantiene in posizione evidentementevisivamente arretrata rispetto al restoprincipale delcorpo complesso,di conserva meglio le forme originariefabbrica. La [[facciata]], èrimaneggiata in epoca barocca ed essenziale nella sua struttura ''a capanna'', conpresenta le falde laterali ribassate eed è sormontata nel [[Timpano (architettura)|timpano]] da una [[nicchia]] con la statua di [[Pietro apostolo|San Pietro]] risalenteattestabile al [[Carlo I d'Angiò|periodo angioino]]. L'interno in tre navate a [[Basilica|pianta basilicale]] è decorato da delicati [[Stucco|stucchi]] in [[Rococò|stile rococò]] (seconda metà del [[XVIII secolo|secolo XVIII]]).
;Opere d'Arte:PregevoliLe numerose opere d'artedi vi sonopregio custodite, lasono cuitestimoni datazionedi un arco temporale che vacomincia dal [[XV secolo]] ai primi decenni dell'[[XIX secolo|'800]]. AlFra XVqueste secolosi appartengonosegnalano: un [[sarcofago]] in [[bassorilievo]] appartenente alla famiglia Fasanella (feudatari del borgo fino alla prima metà del [[XV secolo|'400]]), un [[affresco]] raffigurante la ''Vergine delle Grazie'' e proveniente dall'omonima cappella ''extra moenia ''e una ''Croce Processionale'' in argento di Antonello de Saxonia del [[1445]]. Risalgono al [[XVI secolo]] quattro statue in [[marmo di Carrara]] eseguite da [[Pietro Bernini]], padre di [[Gian Lorenzo Bernini|Gian Lorenzo]], scultore toscano attivo ina [[Napoli]], franonché lapadre secondadel metà delcelebre [[XIVGian secoloLorenzo Bernini|'500]]Gian e la prima metà del [[Anni 1610|'600Lorenzo]]., Esse ritraggonoraffiguranti: ''[[Santa Caterina d'Alessandria]]'' e ''[[Santa Lucia da Siracusa|Santa Lucia]]'' del [[1592]], ''[[Pietro apostolo|San Pietro]]'' e ''[[Paolo di Tarso|San Paolo]]'' del [[1602]]. Sono delDel medesimo periodo altresono opere: launa ''Candelora'', statua appartenente probabilmente alla bottega di Giovan Pietro Cerchiaro, un ''[[San Carlo Borromeo]]'' di Ignoto di [[Pittura napoletana|scuola napoletana]] ([[1654]]) posto su un ricco altare in marmi policromi coevo, un ''Compianto sul Cristo morto'' e due tele raffiguranti i ''Santi Pietro e Paolo'' del [[Cristoforo Roncalli|Pomarancio]], anticamente formanti un [[trittico]] appositamente commissionato dall'[[Università del Regno|Università di Morano]] per la congregazione di Santa Maria della Pietà. Importante è la presenza di due [[Pala d'altare|pale d'altare]] del [[XVII secolo|seicento]]: ''l'adorazione dei pastori'' e la ''Madonna in trono col Bambinello e quattro Santi'', attribuite al calabrese [[Giovan Battista Colimodio]] ([[1666]]). Della seconda metà del [[XVIII secolo]] è il [[Coro (architettura)|Coro]] realizzato fra il [[1792]] e il [[1805]], capolavoro d'intaglio di Mario ed Agostino Fusco. Sul lato sinistro della balaustra, è un pregevole organo portatile del [[XVIII secolo]].
:Ubicato sul lato sinistro della balaustra, vi è un pregevole organo portatile del XVIII secolo.
 
==== Collegiata di Santa Maria Maddalena ====
{{D|Collegiata di Santa Maria Maddalena}}
[[File:Morano Calabro S.MariaMaddalena di notte.JPG|thumb|Collegiata di S. Maria Maddalena (facciata)]]
;Architettura:L'antico nucleo della [[Collegiata]] sorgeva al di fuori della cinta muraria medievale come piccola cappella [[Suburbio|suburbana]] del [[1097]]. L'accresciuto numero di fedeli rese evidenti i limiti architettonici della struttura originaria ampliata nella seconda metà del [[XVI secolo]] in [[Pianta (architettura)|pianta]] basilicale a croce latina a tre [[Navata|navate]], per volontà del [[parroco|prevosto]] don Giuseppe La Pilosella. Più volte rimaneggiata fino alla prima metà del [[XVIII secolo]], assunse il titolo di ''collegiata'' il 3 febbraio [[1737]] con [[Bolla pontificia|bolla]] di [[papa Clemente XII]]. Nel [[1732]] cominciaronoun'ulteriore ulteriori restauriristrutturazione, nel corso deidella qualiquale [[Decorazione|decorazioni]]furono tardoapportati [[Barocco|barocche]]ulteriori commissionateampliamenti compreso l'attuale apparato decorativo commissionato a Donato Sarnicola, conferirono all'internoedificio l'attualela riccosua veste tardo aspettobarocca, ritenutoritenuta fra gli esempi più altiispirati dell'arte del tempo in Calabria. L'attualeGli riedificazioneinterventi settecentesca[[XVIII conservasecolo|settecenteschi]] conservarono tuttavia la pianta a [[croce latina]], con nelle navate laterali, cinque cappelle comunicanti per lato divise in [[campata|campate]] sormontate da piccole cupole, mentre la navata centrale ha [[volta a botte]] su cui si affacciano dieci finestre. Il [[campanile]] ([[1817]]) e la [[cupola]] ([[1794]]) furono rivestiti successivamente di [[Maiolica|maioliche]] in stile campano di colore giallo e verde nel [[1862]].
:La [[facciata]], completata negli [[Anni 1840|anni '40 del XIX secolo]] in stile [[Neoclassicismo|neoclassico]], è ripartita in due livelli divisi da una [[cornice marcapiano]] costituita da [[Triglifo|triglifi]] e [[Metopa|metope]] con simbologie classicheggianti; il livello inferiore è suddiviso da sei [[Parasta|paraste]] [[Ordine ionico|doriche]], il livello superiore, retto da quattro paraste [[Ordine ionico|ioniche]] contornate negli spazi da ghirlande,<ref>Mainieri, Barbara (1995), "La gran donna di Maddalo; L'architettura" in ''Memorie riscoperte'' pp. 76-89</ref> si innalza recando sul frontone l'arme della famiglia Spinelli di Scalea, feudataria del borgo al tempo dell'edificazioneultima ristrutturazione.
:
 
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</div>
[[File:MoranoCalabro Panorama con Cupola Maddalena.JPG|left|thumb|Chiesa di S. Maria Maddalena, cupola vista laterale]]
;Opere d'arte:Appartengono alla scuola di [[Pietro Bernini]] un [[ciborio]] e due ''angeli oranti'' postifacenti alleparte estremitàdel dell'altarcorredo maggioresacro, mentre è del celebre scultore del [[rinascimento]] meridionale [[Antonello Gagini]] la ''Madonna degl'Angioli'' ([[1505]]) proveniente dal monastero di San Bernardino e posta su un altare del [[transetto]] destro. Sono presenti alcune [[Pala d'altare|pale d'altare]] di [[Pittura napoletana|scuola napoletana]] del [[XVIII secolo|Settecento]]. Fra gli autori e le opere di maggior riguardopiù ricordiamosignificative: Francesco Lopez, ''[[Immacolata Concezione|L'immacolata]]'' ([[1747]]), ''L'Addolorata, [[san Giovanni Battista]] e alcuni santi'' ([[1748]]) e ad alcuni suoi bozzetti; famiglia Sarnelli, ''Miracolo di [[San Francesco di Sales]]'' (1747), ''L'incoronazione della Vergine'' (1747) e la ''Madonna del Rosario e alcuni Santi''; Giuseppe Tomajoli, ''Morte di [[San Giuseppe]]'' ([[1742]]) e la [[cimasa]] di ''San Giovannino'' dello stesso periodo; ed infine, del pittore moranese Lo Tufo ''La Vergine fra i santi Silvestro e Giovanni Battista'' ([[1763]]) e ''Le anime del Purgatorio''. Fra lei operemanufatti ligneelignei, sono assai pregevoli il coro ([[1792]]), il [[pulpito]] ed alcuni stipi sacri realizzati fra la fine del Settecento ed i primi anni dell'Ottocento da Mario ed Agostino Fusco. Sul fondo dell'[[abside]], proveniente dal monastero di Colloreto, è un fastigio in marmi [[Policromia|policromi]] dei primi del [[secolo XVII]] adornatocompletato dalle statue di [[Agostino da Ippona|Sant'Agostino]] e [[Santa Monica]] con al centro [[Maria Maddalena|Maria Maddalena orante]], attribuita a [[Cosimo Fanzago]] o al [[Michelangelo Naccherino|Naccherino]], cui fanno ala due [[Putto|puttini]] dello stesso periodo. :La sagrestia, è ricoperta da un raro [[Cassettone|soffitto a cassettoni]] di manifattura locale [[Anni 1590|tardo cinquecentesco]] appartenente all'antico corredo sacroapparato, coevo ad unaun custodiafonte per oli sacri in marmo; qui è inoltre esposto il c.d. ''[[Polittico Sanseverino]]'' di [[Bartolomeo Vivarini]] del [[1477]]. Sono custodite inoltre numerose [[Reliquia|reliquie]] di santi, fra cui una pietra del [[Santo Sepolcro (biblico)|Santo Sepolcro]] e un'orma del sandalo di [[S. Francesco da Paola]] lasciata su una roccia del monte Sant'Angelo nell'atto di benedire la [[Calabria]] prima di recarsi in [[Francia]].
 
==== Chiesa e Monastero di San Bernardino da Siena ====
[[File:MoranoCalabro SanBernardino.jpg|thumb|Monastero di San Bernardino]]
;Storia ed Architettura:Il complesso monastico, in stile [[tardo gotico]], è uno dei migliori esempi di architettura francescana del [[XV secolo|'400]] che si possano rintracciare nell'intera [[Calabria]]. Ciò si deve al fatto che sia stato costruito ''ex novo'' nella metà del [[XV secolo]], ed attraverso un accurato restauro si è giunti al completo recupero di quasi tutti gli elementi originari, offrendoesprimendo una visuale paradigmatica dell'arte del periodo.<ref>Mainieri, Francesco (1994), "San Bernardino a Morano; La chiesa e il monastero" in ''Contrade'', pp. 14-21</ref> La fondazione avvenne ufficialmente grazie all'interessamento del principe Pietrantonio Sanseverino sancita da una bolla di [[Papa Niccolò V|Niccolò V]] del 31 maggio [[1452]] con la quale si dava l'autorizzazione all'inizio dei lavori. ILa motivicostruzione chesi concorserofa alla costruzione risalgonorisalire principalmente a due ragionimotivi: alla munificenza della famiglia Sanseverino che voleva dotare di un'opera prestigiosa uno dei principali centri dei loro possedimenti (come dimostra la commissione del ''Polittico ''del'' Vivarini''[[1477]] per la chiesa); in secondo luogo si fa concorrere a ragioni eminentemente politiche, in assonanza allo stretto legame cheemerso in quegli anni fra la [[Corona d'Aragona|monarchia aragonese]] stava tessendo cone l'[[Ordine dei Frati Minori|Ordine dei minori osservanti]], che ebbe la titolarità del monastero. I lavori, protratti per oltre un trentennio, si conclusero con la consacrazione del 23 aprile [[1485]] dal [[vescovo]] di [[San Marco Argentano]] Rutilio Zenone.
:La chiesa occupa l'intero fianco destro del complesso. L'esterno è omogeneo con la complessivagenerale sobrietà delle architetture, tipicamente ispiratoispirata agli ideali pauperistici francescani. L'ingresso è aperto da un [[portico]] formato da cinque arcate in muratura a [[Arco (architettura)|tutto sesto]]; sulla parete di fondo appaiono tracce di affreschi risalenti agli inizi del [[XVI secolo]]. Al disotto di questi è il portale d'accesso alla chiesa in [[Tufo|pietra tufacea]] a sesto acuto, ed un secondo di minori dimensioni con arco ribassato che immette nel chiostro dell'attiguo monastero.<ref>Mainieri, Barbara (1994), "L'architettura e l'arte; l'identità architettonica" in ''Contrade'', pp. 34-47</ref> L'interno è costituito da una navata centrale divisa sul fondo dal [[presbiterio]] attraverso un grande [[Arco (architettura)|arco a sesto acuto]]; lungo l'intero lato destro di questa, ulteriori tre arcate a sesto acuto conducono in una piccola navatella laterale ripartita in due ambienti. Ventiquattro colonne di forma ottagonale in tufo sorreggono le arcate delil [[chiostro]], dovenel quale restanoinsistono tracce di affreschi a [[lunetta]] realizzati fra il [[1538]] ed il [[1738]] e rappresentanti la vita di [[Francesco d'Assisi|san Francesco d'Assisi]].
:L'edificio fu protagonista di una storia travagliata dovuta a numerosi atti di rimaneggiamento d'epoca barocca ([[1717]]) e all'abbandono nel [[1811]] a seguito dello scioglimento degli ordini monastici durante il [[Età napoleonica|periodo napoleonico]]. Venne destinatoDestinato nel [[1843]] a [[seminario]] estivo, eospitò quindiin ospitòseguito i locali delle scuole pubbliche, i cui interventi architettonici come la muratura del portico, lo compromisero gravemente. Alcuni locali furono adibiti a deposito di legname e nel [[1898]] un incendio distrusse buona parte dell'ala est, rimasta diruta fino ai primi [[anni 2000]]. Un grande intervento di restauro attuato negli [[Anni 1950|anni cinquanta]] a cura del professor Gisberto Martelli ripristinò la chiesa ed il portico allo stato originario, mentre il monastero fu recuperato nei decenni successivi ed è oggi divenuto un complesso polifunzionale. Nell'antica sala del [[refettorio]] si tengono le sedute del Consiglio Comunale.
 
;Opere d'Arte:Il [[soffitto]] della navata centrale della chiesa è in legno lavorato a quadri carenato alla veneziana. Sotto l'arco santo che sovrasta ldell'altar maggiore è posizionato un [[crocefisso]] del [[XV secolo]] ad opera di Ignoto meridionale dai connotati fortemente drammatico-realistici; ai piedi di questo era posizionato il già citato ''[[Polittico Sanseverino]]'', ed in alto a sinistra, domina la navata uno splendido pulpito con [[baldacchino]] del [[1611]] con decorazioni di gusto classicheggiante e raffigurazioni in [[bassorilievo]] di alcuni santi. Appartiene al corredo sacro un coro ligneo datato [[1656]] ed un leggio del [[1538]] posto nell'[[abside]] e recentemente restaurato.
 
==== Chiesa di San Nicola di Bari ====
Si trovaSituata nel cuore del centro storico ealle si mostra ai piedipendici del colle dove sorge il borgo solo sul suo fianco destro. L'ingresso, fra i vicoli del ''quartiere Giudea'', si apre sulla piazzatta da cui prende il nome, nei pressi della più antica fontana moranese e sede dell'antico seggio cittadino dell'[[Università del Regno|Universitas]] che di questa chiesa avevadeteneva il patronato. La facciata è semplice, con un portale a [[Arco a sesto acuto|sesto acuto]] con [[archivolto]] in muratura sul quale si trova rappresentato un affresco raffigurante [[San Nicola di Bari|San Nicola]].
 
La chiesa si sviluppa su due piani sovrapposti, di cui uno è la [[cripta]]. Questa, dedicata a ''Santa Maria delle Grazie'', risale all'epoca altomedievale, ed è considerata fra le costruzioni più antiche del paeseborgo. Fra le opere d'arte custodite si annoverano,: un ''giudizio universale'' in [[Pittura ad olio|olio su tela]] di Angelo Galtieri ([[1737]]), alcune statue lignee e tele del [[XVII secolo|Seicento]] e nella sagrestia, un [[Espositorio]] in argento fuso [[Sbalzo (arte)|sbalzato]] e [[Cesello|cesellato]] del [[XVIII secolo]], corone di santi della seconda metà del secolo XVIII e del terzo decennio del [[Anni 1830|XIX secolo]], calici in argento fuso del [[XVII secolo]], un [[reliquiario]] del [[XVI secolo]], edoltre ad una piccola scultura in [[alabastro]] dorato del [[XVI secolo|secolo XVI]] raffigurante la ''Madonna del Buon Consiglio''.
 
Il piano superiore, in navata unica, è stato edificato negli anni intorno al [[Anni 1450|1450]], ma venne rimaneggiato invasivamente in epoca barocca. Oggi delle architetture quattrocentesche non rimane traccia se non nel portale d'ingresso, ma si ha ragione di credere che l'interno fosse simile a quello del monastero di San Bernardino, con soffitto in legno ed arco a sesto acuto che dominava l'altar maggiore, così come ritieneritenuto lodallo storico Salmena. Fra le opere d'arte, meritano particolare attenzione un dipinto di Pedro Torres del [[1598]] ''Madonna tra Santa Lucia e Santa Caterina d'Alessandria'', un [[crocifisso]] ligneo di Ignoto del [[secolo XVI]], uno splendido [[confessionale]] del Frunzi ([[1795]]), una ''Annunciazione'' del [[1735]] di Angelo Galtieri, altre pale d'altare coeve ed un coro di Agostino Fusco del [[1779]].
 
==== Convento dei Padri Cappuccini ====
Costruito fra il [[1590]] ed il [[1606]], il monastero dei Cappuccini è una struttura semplice ed essenziale, come nello stiletipicamente [[Ordine francescano|francescanofrancescana]]. La presenza dei frati minori si fa risalireattesta già alnel [[1598]];: in questi anni infatti venne ceduto il fondo su cui sorge il complesso dal notabile Giovan Maria Rizzo per tramite del canonico moranese Don Ambrogio Cozza che, col sostegno dalla popolazione, si attivò per la sua edificazione, sospintocome dall'intimaatto devozionevotivo versonei riguardi di [[Francesco d'Assisi|San Francesco]] per una grazia ricevuta in sua intercessione<ref>http://cifis.it/marano-calabro/ Il convento dei Frati Minori Francescani, in CIFIS Collaborazione Interprovinciale Formazione Italia Sudpeninsulare</ref>. Soppresso in [[Età napoleonica|epoca napoleonica]] il 7 agosto [[1809]], durante il c.d. ''decennio francese'', fu concesso in [[enfiteusi]] dal governo di [[Gioacchino Murat|Murat]] al moranese Giuseppe Aronna, colonnello dell'esercito francese;. ilLa cenobio venne quindi riapertoriapertura al culto avvenne solo dopo la restaurazione borbonica il 16 settembre [[1855]] su sollecitazione dei cittadini e per espresso interessamento del re [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] durante la sua visita per le [[Regno delle Due Sicilie|Due Sicilie]] del [[1852]], destinandooccasione nella quale destinò ai lavori di restauro e rimaneggiamento la somma di mille [[Ducato (moneta)|ducati]] napoletani<ref>Biagio Cappelli ''I conventi francescani in Morano Calabro'', Castrovillari 1926, pp. 34 e ss.</ref>. A seguito di una seconda soppressione attuata dal nuovo governo unitario, esso venne nuovamente abbandonato dal 7 luglio [[1866]], e quindi definitivamente riaperto ai religiosi dal 6 giugno [[1877]] sino ai giorni nostri.
 
La chiesa – dedicata a santa Maria degli Angeli&nbsp;– presenta una navata con cappelle sul fianco destro; queste sono decorateadornate da ricchi altari lignei [[Intarsio|intarsiati]] alla cappuccina e risalenti al secolo XVIII, da un crocefisso monumentale in ceramica del '600, ladalla statua della Vergine dei sette dolori di [[Giacomo Colombo (artista)|Giacomo Colombo]] ([[1704]]), tele e pregevoli statue coeve. L'altar maggiore, anch'esso ligneo e finemente intagliato (con splendidoricco [[ciborio]] conin tarsie di [[madreperla]] e paliotto in [[scagliola]] policroma di scuola cappuccina), è sovrastato da una tela[[Pala d'altare|pala]] di gusto [[Manierismo|tardo-manierista]] dipinta dadi [[Ippolito Borghese]] e raffigurante ''S. Francesco d'Assisi, la Vergine in trono ed alcuni santi''.
 
Il monastero si espandesviluppa intorno ad un ampio chiostro in pietra del seicento, contornato da un austero porticato e cisterna centrale; all'interno è fornito di un'antica [[biblioteca]] con più di settemila volumi, fra i quali si annoverano pregevoli manoscritti e stampe preziose.
 
Dal [[1884]] al [[1889]] e nuovamente a partire dal [[1990]], è Comunità di formazione per i [[Noviziato|novizi]] dei [[Frati Minori Cappuccini]] dell'Italia Sudpeninsulare<ref>{{Cita news|url=http://www.cifis.it|titolo=HomePage|pubblicazione=Cifis.it|accesso=13 novembre 2016}}</ref> e di alcuni Paesi esteri che vi trascorrono l'anno canonico di formazione prima di emettere i [[voti temporanei]].
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==== Monastero di Colloreto ====
Sorge a qualche chilometro dal centro abitato, immerso nella boscaglia su di un altopiano che sovrasta la campagna circostante lo svincolo [[Autostrada A3 (Italia)|autostradale]] di Morano. Oggi le strutture sono dirute, ma nei secoli scorsi il monastero godette di grande prestigio e rinomanza, soprattutto a seguito delle munifiche elargizioni tributate dai fedeli e dalla nobiltà locale, fra i quali ricordiamo la principessa Erina Kastriota-Skanderbeg, moglie del feudatario Pietrantonio Sanseverino.
 
Il monastero di Colloreto, (la cui etimologia appare incerta, e sembra deriviprobabilmente da ''Colle Loreto'' in onore della [[Santuario della Santa Casa|Vergine di Loreto]], o da ''colorìto'', termine che ne designerebbe la ridente e pacifica posizione), fu fondato dal Beato Frate [[Ordine di Sant'Agostino|Agostiniano]] Bernardo da Rogliano nel [[1546]]., il quale Sceltoscelto il luogo, iniziò la sua esperienza religiosa in qualità di [[eremita]];. successivamenteSuccessivamente, gli fecero seguito altri uomini pii che costruirono il monastero, grazie alla beneficenza di numerosi oblatori. L'edificio, così come è ancora visibile, appare fortificato con un torrione, e fino ai primi dell'[[XIX secolo|Ottocento]] anche i suoi interni dovevano apparire sontuosi e ricchi di opere artistiche, ora disseminate nelle chiese cittadine.
 
Il monastero, divenneaccrescendo moltoil potentesuo patrimonio e quindila sua influenza, subì numerosi attacchi alla sua sopravvivenza, soprattutto a causa delle ingenti proprietà fondiarie che andò cumulando nel corso degli anni. Una prima soppressione avvenne nel [[1751]] per volere di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone]] cheper dovevail sovvenzionarefinanziamento ildel [[Real Albergo dei Poveri]] in [[Napoli]].; Launa soppressioneseconda e definitiva avvenne nel [[1809]] con l'avvento francese.
 
Oggi è divenuto una meta simbolica di [[Escursionismo|escursioni]] sulle falde del Pollino.
 
=== Architetture militari ===
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[[File:MoranoCalabro Castello.JPG|thumb|Castello Normanno-Svevo]]
[[File:NormanFort.jpg|thumb|Castello Normanno-Svevo, prospettiva laterale]]
Appare in ruderi sulla sommità dell'abitato in posizione strategica dae dominaredominante tutta la valle dell'antico ''Sybaris''. Le sue origini risalgono all'epoca romana quando vi fu eretto un [[fortilizio]], o probabilmente un [[Torre d'avvistamento|torrione di avvistamento]], il cui basamento in ''[[opus incertum]]'' d'epoca verosimilmente romana, fece da fondamento per i rimaneggiamenti d'epoca normanno-sveva e successivi.
 
In [[Medioevo|epoca medievale]], la sua posizione dominante attirò l'attenzione della milizia sveva; fu quindi sede feudale a cominciare da Apollonio Morano, primo feudatario di cui si abbia notizia. Teatro di numerosi episodi d'arme, fra i tanti si ricorda, durante la fase della [[Guerra del Vespro]], l'incursione dei mercenari [[Almogàver|Almogavari]] che, assoldati dagli [[Corona d'Aragona|Aragonesi]], conquistarono Morano difensivamente impreparata e ne espugnarono il castello facendo prigioniera Benvenuta, detta la ''Signora di Morano'', moglie del feudatario Tancredi Fasanella. Questa, nel seguente anno [[1286]], essendo Morano con [[Castrovillari]] e [[Taranto]] passata alla fedeltà di [[Carlo d'Angiò]], da prigioniera divenne carceriera di Manfredi di Chiaromonte, suo congiunto di parte aragonese. Intorno a questo periodo è probabile che il castello, dalle sue forme più rudimentali venne elevato ed ampliato significativamente<ref>Cappelli, Biagio (1988) op. cit. pp.43-44</ref>.
 
AssaiDeterminante significativoè però è il rifacimento dell'edificio neldel primo quarantennio del [[XVI secolo|Cinquecento]] (fra il [[1514]] e il [[1545]]) per volere del [[feudatario]] Pietrantonio Sanseverino che, nel compiere i lavori volle ispirarsi al modello del [[Maschio Angioino]] di [[Napoli]], richiamando per questa fabbrica le più abili maestranze. Il Castello fu dunque la residenza del [[feudatario]] a Morano in maniera più o meno continua fino ai princìpiprimordi del [[Secolo XVIII|'700]] insieme al ''Palazzo dei Prìncipi'' che sorge all'ingresso del borgo accanto alla porta sita sull'accesso dell'antica ''via delle Calabrie''.
 
Nel [[1733]] la struttura venne gravemente compromessa per ragioni non del tutto chiare, quindi il maniero fu bombardato dall'[[Grande Armata|esercito francese]] durante il [[periodo napoleonico]] nel [[1806]]; la sua sorte fu segnata inoltre da sequenziali spoliazioni, che durante il feudo della famiglia Spinelli di Scalea (seconda metà del [[XV secolo]] - [[XIX secolo]]) permisero l'asportazione di elementi murari e materiali lignei della struttura<ref>[http://www.prolocomorano.it/il-castello-normanno.html Il Castello di Morano, Pro Loco di Morano Calabro, scheda] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402122752/http://www.prolocomorano.it/il-castello-normanno.html |data=2 aprile 2015 }}</ref>, condannando l'edificiocondannandolo alla sua progressiva decadenza fino alle recenti ristrutturazioni degli [[anni 2000]] che hanno permesso il recupero di alcuni locali, dei torrioni frontali, delle dirute mura perimetrali e della spianata retrostante.
 
Le sue forme attuali suggeriscono ancora la conformazione che aveva nel primo decennio del XVIII secolo: in pianta quadrata, contornato da sei torrioni cilindrici (di cui sopravvivono integralmente solo quello centrale e quello sinistro del fronte), era inoltre circondato da [[Rivellino|rivellini]] e [[fossato]], aveva [[Baluardo|baluardi]] trimura saettine e [[ponte levatoio]]; si elevava per tre piani d'altezza ed era composto da ampie stanze divise in più appartamenti e, nel complesso, si stima avesse la capacità di una [[guarnigione]] di mille uomini<ref>[http://atlante.beniculturalicalabria.it/luoghi_della_cultura.php?id=25595|Il Castello di Morano, MIBAC - Atlante dei Beni Culturali della Calabria]</ref>.
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==== Villa Comunale ====
[[File:MoranoCalabro VillaComunale.JPG|thumb|Villa Comunale]]
Giardino pubblico del Comune di Morano, l'ingresso principale si apre sul fronte del portico di San Bernardino e si situa in un'ansa di viale Gaetano Scorza, alle pendici del centro storico del quale rappresenta il naturale confine con il più recente centro urbano. Dai tre accessi, il parco si dipana in numerosi viottoli in piano e in pendenza cinti da basse [[Siepe|siepi]] che convergono in una piazza centrale dominata da un'ampia [[Peschiera (architettura)|peschiera]] con getto d'acqua. Raccoglie numerosidiversi esemplari arborei, alcuni secolari, perlopiù di [[Pinus|pini]], [[Ulmus minor|olmi]] e [[Fagus|faggi]], piante da giardino, [[Rosa (botanica)|roseti]] e qualche scultura in siepe<ref>Cappelli, Biagio (1989), Op. cit. pp. 65-66</ref>.
 
Il luogo assolve alla medesima funzione di giardino pubblico da secoli, dapprima come "verziere" pertinente al [[Fondo (urbanistica)|fondo]] del monastero di San Bernardino, successivamente come parco civico riqualificato nell'attuale assetto a cominciare dagli [[Anni 1970|anni settanta]]- fino ai [[Anni 1990|novanta]]. Citato nella ''Monomachia'' di Giovan Leonardo Tufarello del [[1622]], in quegli anni appariva già come "bellissimo giardino, adorno e cinto di verdi alberi, funebri cipressi, alti pini ed antiche querce ed altri alberi fruttiferi e belle pergole con freschissime acque che lo irrigano"<ref>Severini, Vincenzo (1901), ''Gio: Leonardo Tufarello e le antichità di Morano Calabro''</ref><ref>Tufarello, Giovan Leonardo, Napoli (1622), ''La Monomachia, o Certame fra il Legista ed il Medico''</ref>.
 
==== Grotte di San Paolo ====
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Si trova a circa 4&nbsp;km dal centro abitato sulla [[strada provinciale]] che conduce al borgo di [[San Basile]].
 
Potrebbe trattarsi dell'antica ''Xiféo'', o secondo quanto afferma lo storico romano [[Tito Livio]], della antica cittadella di ''Lymphaeum'', coinvolta durante alcune fasi delle [[guerre puniche]]. Sta di fatto, che sullSull'antico monte, più simile ad un piccolo altopiano che cade a strapiombo sulla gola sottostante, vi sono ancora le tracce di due muraglioni al suo ingresso, su un piccolo sentiero che si diramaapre dalla strada per San Basile: questi, sono i resti di una porta che faceva breccia sull'antica [[Mura (fortificazione)|cinta muraria]]. Essa si estendeva per circa 1.500 metri e con probabilità fu eretta dai [[Longobardi]]. Non si hanno molte notizie circa la scomparsa degli insediamenti di Sassone, talora ascritta al corso del [[XIV secolo]].
1.500 metri e con probabilità fu eretta dai [[Longobardi]]. Non si hanno molte notizie circa la scomparsa degli insediamenti di Sassone; talora viene ascritta la sua misteriosa fine al corso del [[XIV secolo]].
 
Nel [[1860]] nella gola alle falde del monte è stata scoperta la cosiddetta ''grotta di Donna Marsilia'', usata come [[necropoli]] durante il [[Neolitico]] fino all'[[età del bronzo]]. Sono state rinvenute numerose reliquie, frammenti litici ed uno [[scheletro (anatomia umana)|scheletro]]: gran parte dei reperti sono custoditi al [[Museo nazionale della Magna Grecia|Museo Archeologico di Reggio Calabria]].<ref>[http://www.castrovillari.info/Sassone%20e%20la%20grotta%20di%20donna%20marsilia.htm ''Le mura di Sassòne e la grotta di donna Marsilia'']</ref>
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=== Urbanistica storica ===
[[File:Morano calabro palazzo rocco porte.JPG|left|thumb|Portale di Palazzo Rocca in via Ferrante, centro storico]]
L'antico nucleo del [[Urbanizzazione|centro urbano]] si trova arroccato su di un [[collina|colle]] di forma conica alto 694 metri s.l.m. alla cui sommità si trovano i ruderi di un antico maniero di epoca [[Normanni|Normanno-Sveva]]. L'abitato si sviluppa degradando dalla sommità alla base del colle e creando una suggestiva illusione prospettica per cui le abitazioni paiono essere attaccate le une alle altre. Tale [[Piano Regolatore Generale|assetto urbano]] si fa risalire prevalentemente all'epoca romana e medievale: è infattituttavia accertato che l'odierno castello, potrebbe ricalcare un più antico [[Fortezza|fortilizio]] difensivo di epoca romana, dal che non appare inverosimile ipotizzare un assetto urbanistico originario già caratterizzato in forma embrionale in tale periodo.
 
Nelle epoche successive, l'abitato si è esteso modellandosi sulla struttura del colle fino a sfociare verso i primi del Settecento, nel quartiere di ''via vigna della Signora'', anticamente definito ''lo burgo'', fuori dalla cinta muraria.